Dell’Eguaglianza (seconda parte) [R.R. Arcadi]

Dell’Eguaglianza (seconda parte)

Roberto Ruhollah Arcadi

La dottrina appunto dell’ascesa, dell’evoluzione creativa dalla materia o dal nulla, il “nulla eterno” del Foscolo, della dualità che pretende d’opporsi al mondo celeste, del Signore della voragine infernale, che si arroga in tutta velleità il diritto di creare, così come tanti, o tutti gli altri diritti, contrapponendosi pretestuosamente al Signore Celeste dell’essere. Di Cui egli pure non è se non una mera produzione, infima tra gli infimi, al Quale tenta di opporre la sua pretesa creazione, che tale non è, né tale sarà giammai.

È la piramide tronca, che ascende dalla sua superficie inferiore, dalle acque corrosive, negando il vertice autentico, il culmine e principio trascendente, è la pretesa, in vario modo giustificata, di fare da sé, anche ricorrendo ad un Dio ozioso, per i Mutaziliti, od inflessibile per Protestanti ed Ašariti, in definitiva contro la natura propria. È la dualità e la pluralità scambiata per libertà, persino in divinis, secondo l’assunto degli eguali, considerata in quanto tale “più democratica”, niente meno, come se non ci fosse libertà se non nell’essere.

Sarà rimarchevole, a questo medesimo riguardo, la varietà delle dottrine che portano a questo medesimo risultato di fondo, da quelle di Protestanti ed Ašariti, nella loro accentuazione della trascendenza divina, che le fa in definitiva perdere il contatto con il mondo creato, alle varie concezioni dell’immanenza, dal Rinascimento in poi, sino agli illuministi ed alla “Dea Ragione” della Rivoluzione Francese. Coi Mutaziliti nel mondo islamico, con la loro dottrina della rinunzia e della delega divina e favore dell’uomo, reso così “emancipato”.

Ora, quello che andrà rilevato a questo medesimo riguardo, sarà che il nulla niente ed in nessun modo potrà produrre, il medesimo assunto valendo per i suoi successivi suppositi, vale a dire, l’essere indefinito e la materia prima. La creazione sarà tale in quanto profusione della pienezza dell’essere, non dell’indigenza esistenziale inferiore od infima, vale a dire, del nulla puro. Niente di tutto questo, trattandosi di un assunto affatto infondato, ed arbitrario, non avente nessun riscontro nella natura delle cose, né nei principi dell’intelletto.

Sarà a questa medesima stregua che, nei confronti del nulla, o chi per esso, con la sua velleitaria produzione, le determinatezze dell’esistenza verranno ad essere tutte quante eguali, dato che il nulla niente possa largire, laonde saranno un “uno” invertito, annichilito, e caricaturale, come una maschera carnevalesca, in definitiva del tutto identico a quel nulla dal quale pretenderebbe di procedere. Saranno dunque “eguali”, appunto perché in definitiva, sotto questo medesimo riguardo, saranno solamente nulla, e nient’altro.

Gli eguali sono dunque insussistenti, sicché la pretesa dei rivoluzionari francesi di fondare su di essi un nuovo, o vecchio mondo, secondo i punti di vista, vale a dire, dell’origine o del termine, si rivela così affatto immaginaria ed ingiustificata. “Tutti sono uguali davanti alla legge”, perché in effetti non esistono più leggi, vale a dire leggi autentiche, come avevamo già visto in precedenza, quanto all’informe pretesa legge di natura, così come quanto a quelle dell’arbitrio umano, assunto per norma superiore o suprema.

Ma una cosa saranno quelli che si equivarranno proporzionalmente, senza essere eguali, sottostando ad un principio superiore personificato, tramite della produzione e della finalità divina. Nei confronti del quale, vale a dire, dell’ascesa esistenziale attuativa trascendente, verranno ad esservi più vie, così come recita il Sacro Corano, già sopra citato, come anche ci è stato tramandato dalle narrazioni, per cui le vie ad Iddio Altissimo, somma Ne sia la lode, sono pari al novero degli aliti delle creature, secondo quanto già dicevamo.

Ed una cosa a sé sarà quella pretesa eguaglianza di un astratto insussistente nei confronti di un astratto insussistente, che si riflette nelle pretese leggi illuministe e post illuministe, tra l’altro nella negazione di quelle varie realtà articolate che, con i loro diritti particolari, sono pur sempre sottoposte alla legge, così come alla persona che, in vario modo ed a vari livelli, la incarna. Tanto che il tutto si ridurrà a privilegi meramente personali, contro quella pretesa eguaglianza davanti alla legge, conferito grazie a brighe ed abusi vari.

Sarà necessario qui nuovamente osservare, che a rigore a questo proposito non andrà considerato l’individuo, ma la persona umana, essendo quest’ultima sottoposta a tutto un insieme d’articolazioni comunitarie, prolungamento della sua sussistenza, a vari livelli d’inclusione. Sarà qui che si renderà opportuno e necessario un chiarimento ulteriore, dovuto appunto alla distinzione tra l’indigenza d’essere dell’individuo, e la ricchezza esistenziale profusiva della persona, in quanto tramite della discesa della trascendenza.

Dicevamo che il rapporto di separazione tra gli enti dei livelli inferiori dell’esistenza sarà meramente mentale e fittizio, dato che ne sia la velleitaria estrapolazione dall’eminenza inclusiva dei livelli superiori dell’essere. Ma l’essere umano, così come tutti gli enti di natura, sarà inserito, non certo accidentalmente, in un articolarsi distintivo d’essere che concorrerà a definirlo. Com’è che starà dunque la cosa quanto ai rapporti suddetti? In quale caso il rapporto sarà immaginario od accidentale, quale invece sarà esenziale e reale? Perché i suddetti rapporti potranno essere o, reali o mentali.

La distinzione dovuta alla finità di un ente lo porrà sempre ed essenzialmente in rapporto ad un altro ente, questo è scontato. Ma dato che l’ente stesso venga estrapolato nella sua pretesa eguaglianza riduttiva di poc’anzi, che ne rimarrà dunque della sua distinzione? Non ne resterà niente. Questa distinzione verrà ad essere per mero assunto mentale, non essendo per nulla effettualmente. Un’astrazione siffatta, con tutti i suoi annessi, non avrà nessuna sussistenza effettuale, com’è che già avevamo detto in precedenza.

Sarà a quel livello dell’“individuo”, dell’“atomo”, vale a dire, della specie indivisibile, equivoca ed inadeguata, che andrà dunque riferita l’insussistenza di quei rapporti, in quanto meramente mentali ed immaginari. Mentre il loro articolarsi quanto a contenuti d’essere effettuali li definirà anche comunitariamente in modo inscindibile, questo a vari livelli d’inclusione, dando dunque una realtà, vale a dire, un’unità, a quel loro articolarsi comune.

Sarà dunque che, nel primo dei due casi suddetti, non avrà nessun senso la cosiddetta “volontà popolare” delle pretese “democrazie”, o piuttosto, delle democrazie liberali, dato che la volontà abbia a qualificare una persona, vale a dire, un essere, l’essere umano nella sua inclusione, o reale o virtuale che sia, del suo livello d’esistenza, come osservato da Molla Sadra, e ribadito da Guénon. Laddove invece l’individuo non avrà nessuna volontà, ogni asserto in contrario a questo riguardo risultando meramente velleitario ed inconsistente.

Dicevamo delle cosiddette “democrazie liberali”, perché a dire il vero, il termine “democrazia” non andrebbe a rigore ristretto ad esse, andando ad includere anche altre forme di governo, quand’anche esso venga assunto, com’è risulterà poi corretto, in senso platonico, non in un senso solo equivoco. Il fatto è che sia i fascismi, sia i comunismi furono democrazie, “popolari” questi, “nazionali” quelli, come sostenuto correttamente da taluni autori, a prescindere dall’appoggio della maggioranza della popolazione, che peraltro quelle nazionali poterono quasi sempre vantare, quelle liberali invece no.

Laddove nel caso dell’articolarsi personale, comunque esso sia, si avrà un’unità comunitaria, e sopraordinata per un verso, ed inerente per un altro verso alla realtà personale stessa, scaturigine divina che ne verrà a dare anche un significato alle deliberazioni collettive, a differenza del caso precedente, nel senso che queste scaturiranno da quella che potrà essere a buon diritto considerata siccome l’anima, o meglio le anime collettive del popolo, intesi l’una e l’altro nel senso esistenziale suddetto, mercé della scaturigine superiore.

Volontà sopraordinata ed immanente, la quale sarà in realtà una scaturigine superna, da quel livello eminente centrale, ai vari livelli dell’esistenza creata, impersonificato dalla realtà inclusiva dell’Uomo Perfetto, tramite della processione creativa dei vari livelli dell’esistenza, e realtà stessa, come avevamo già chiarito di sopra per quel che concerne i vari livelli trascendenti dell’essere, delle realtà frammentarie e subordinate delle immagini di natura. Sarà questo il senso dunque del vario associarsi umano, sussistente e non arbitrario che sia.

Nel medesimo senso per cui l’Uomo Perfetto sarà anche universale, com’è stato peraltro erroneamente tradotto l’arabo Insān Kāmil, mercé della sua perfezione semplice, eminentemente inclusiva della sua profusione, avendo egli, dunque nei confronti del suo medesimo livello d’esistenza, una funzione simile a quella della trascendenza nei confronti dei vari livelli trascesi, nel senso dunque di una sorta di trascendenza immanente ed inerente.

Sarà così che, a rigore, la singola persona, così come anche ogni singola realtà, avrà in linea di principio il suo essere in quel suo fastigio efficiente, che gli sarà ingiunto di realizzare nell’ascesa iniziatica. Il quale culmine verrà dunque ad avere così per pieno diritto l’incombenza, preconizzata dalla dottrina platonica, realizzata eminentemente e pienamente nella Rivelazione Divina e nel Messaggio dei Suoi Nunzi, del governo degli uomini, scaturendone quella legge essenziale costitutiva, la quale regola tutto l’universo creato.

Sarà in questo stesso modo che, da quest’eminenza ed eccellenza, scaturiranno i vari gradi esistenziali, nella fattispecie quelli di questo nostro basso mondo, di questo nostro livello dell’esistenza, con tutta una serie di tramiti successivi, fondati e sulla distinzione degli esseri, e sulla loro unità a vari livelli, nel senso che dalla seconda proverrà successivamente la prima, valendo il medesimo discorso anche per le articolazioni entro ogni singolo livello.

Laonde sarà in questa stessa guisa che quell’apparente associarsi in vario modo verrà a prendere senso e consistenza, non certo sotto il riguardo delle specie indivisibili, degli individui “eguali”, o presunti tali. Quello che qui vogliamo sottolineare, applicando questo discorso all’ambito pubblico e sociale, è che in una società ordinata nel verso e sotto il riguardo dell’essere, avrà senso pure quella volontà comune velleitariamente millantata di liberali.

I quali se l’arrogano in esclusiva, seppure senza avervi nessun diritto, estrapolandola da una mera insussistenza, astrazione di un’astrazione, nulla di un nulla. Volontà a cui, nella sua varia inclusione esistenziale comunitaria, sarà subordinata quella singola, essendo essa a sua volta sottoposta all’eminenza dell’Uomo Perfetto, Vicario in terra d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, oppure del suo rappresentante visibile, se l’Uomo Perfetto, com’è nella dottrina imamita, ci è al momento occulto.

Ed è così che non sarà da menare scandalo dall’elezione di un consiglio consultivo islamico, secondo quanto recita lo stesso Sacro Corano (III, 159), che a rigore sarebbe soltanto tenuto a rivolgersi a chi gli è preposto, fattane salva la delega. Vale a dire, a colui a cui spetta l’incombenza del governo della comunità, attuandone la volontà che egli include eminentemente nella sua persona, nel senso di attuare mediatamente quella divina, la cui legge sarà tenuto ad applicare, conoscendola ed interpretandola senza nessun arbitrio.

Tenendo conto del fatto che, nello stato presente d’occultamento dell’Uomo Perfetto, la cosa non potrà essere compiutamente, ma andando riferita alla sua persona vicaria, sia pure nelle sue inevitabili manchevolezze, quella sostanza comunitaria che egli rappresenta per volere divino, senza che essa abbia dunque ad essere lasciata a sé stessa, ridotta che sia così, in questo modo, obliterata che ne sia quella necessaria mediazione, ad un mero coacervo insussistente d’individui insussistenti, da cui verranno soltanto abomini.

Al contrario di quello che avviene nel cosiddetto “stato di diritto” dei liberali, da loro tanto esaltato, con l’arbitrarietà aleatoria delle sue presunte leggi, approvate senza nessuna nozione di causa da congreghe di presunti “eguali”, ignoranti ed imbroglioni, eletti a loro volta da “eguali”, vale a dire, il nulla del nulla, dal nulla del nulla. Leggi che avranno dunque la stessa sostanza insussistente di chi le produce a iosa, senza poterne dare nessuna ragione, se non quelle accidentali, o quelle dell’astrazione immaginativa, riferita sempre al medesimo coacervo insussistente di pretesi “eguali”, e nulla più.

Sarà da osservarsi a questo medesimo riguardo, com’è che in quest’ultimo caso, oltre ad aversi un mero arbitrio individuale mascherato da “diritto”, si avranno inoltre pretese “istituzioni”, istituite non si sa come da chi. Vale a dire, le tanto esaltate “istituzioni democratiche”, quali quelle della nostra sventuratissima repubblica, nate dalla “resistenza”…ai vinti, e fondata sul “lavoro”…altrui, che non avendo una scaturigine personale, andranno riferite a tutt’altra fonte, da ricercarsi molto più in giù ancora del suo già basso livello d’esistenza.

Escludendo dunque quella dall’alto, palesemente rifiutata, senza che a questo suo grado dell’essere s’abbia a rilevare nessun agire volontario, data l’inconsistenza esistenziale sia di quegli individui con i loro aggregati, sia di quanti eleggono, vale a dire, tanto la pretesa “volontà popolare”, quanto quella di quanti vengono da essa eletti, andando dunque l’origine mediata dei loro atti, del loro volere, e della loro sostanza ricercata altrove. Pur sempre fatta salva l’efficienza divina, immediata per quello stesso tramite causale.

A questo nostro livello d’esistenza s’avranno i cosiddetti “poteri forti”, dei quali oggigiorno tanto si va ciarlando del tutto a vanvera, niente capendone. In passato, nell’Atene mercantile di Platone, così come anche nella Firenze usuraia di Dante, si avevano, con più evidenza, quei capipopolo, ovverosia i “demagoghi”, che blandivano, al fine del loro potere, la bassa concupiscenza della plebe, da intendersi qui sotto il riguardo della stazione umana, non del censo, preparando la via all’oppressione arbitraria di un singolo, del “tiranno”.

Si trattava lì dunque di singoli, non di gruppi. Ai nostri giorni abbiamo invece i cosiddetti “poteri forti”, almeno come causa prossima, nozione introdotta dal sociologo tedesco Karl Schmitt al tempo del governo nazionalsocialista in Germania, donde il discredito che si tenta di gettare sulla sua figura. Che sono gruppi ed associazioni varie: gruppi sionisti come l’Aipac negli Stati Uniti, mafia, specie ai suoi livelli più alti, Framassoneria, potentati finanziari ed industriali, congreghe di asseriti consiglieri autorevoli, solo assai sfumatamene singoli, com’è che invece accadeva in passato.

Si porrebbe peraltro, a questo medesimo riguardo, la stessa difficoltà che si poneva in precedenza per la pretesa e presunta cosiddetta “volontà popolare”: com’è che potranno sussisterne, al loro livello subordinato d’indigenza esistenziale, la volontà e l’efficienza, trattandosi pur sempre di meri aggregati d’individui? Sarà qui da considerarsi una circostanza assai importante, la quale finirà col coinvolgere quella stessa suddetta “volontà popolare”, di cui avevano mostrato tutta l’inconsistenza sotto il riguardo dell’essere.  

Si tratterà di rilevare, a questo medesimo riguardo, in che senso si potrà asserire l’esistenza, non la mera inesistenza, di quelle che verranno ad essere pur sempre a loro modo delle realtà. Riferendone la scaturigine alla loro causa mediatrice, donde per suo tramite verranno a loro modo a riferirsi a quella che ne sarà pur sempre la causa superiore immediata, sia pure esplicandosi per il tramite di una siffatta concatenazione apparentemente mediante di causa ed effetto, quantunque nella sua scaturigine principiale immediata.

Trattandosi dunque del fatto, che quelle suddette saranno solamente efficienze apparenti, aventi una loro scaturigine più profonda, luciferina, radicata in quelle inautentiche personalità infere dotate non d’intelligenza, quindi non di volontà, ma loro contraffazioni invertite, che la imitano contraffacendola, nel verso della dissoluzione inferiore e del nulla puro. Come appunto risulta dal detto dell’Imam Ja’far, la pace su di lui, quando venne richiesto che cosa fosse l’intelligenza, e se fosse tale quanto a Muhawia.

Ora questa scaturigine, a suo modo efficiente e finale, ma pur sempre subordinata all’efficienza ed alla finalità divine, finisce col dare a quegli aggregati esterni, com’era per quelli orientati nel verso della trascendenza, una sorta di spirito collettivo, il che ne farà i loro agenti per eccellenza, essendo lo spirito suddetto contraddistinto da un grado superiore di dissolvimento esistenziale, nel verso appunto dei domini inferi dell’esistenza. Spiccando tra questi enti collettivi quel giudaismo degenerato, immemore della propria autentica tradizione, ridotta ad una contraffazione luciferina dei segni attuativi divini, troncato il contatto con i domini superiori.                        

Avviene dunque che, in questo medesimo dominio esistenziale dissolutivo, verranno a stagliarsi indeterminatezze collettive larvali, contraffazione invertita delle unità trascendenti, che pretenderanno di farla da scaturigine di quelle entità a loro volta debilitate e corrosive, con tutte le loro nefaste influenze medianti. Tutto questo nel senso in cui, nell’identità processiva di essere e nulla costitutiva del mondo creato, il nulla verrà a farla velleitariamente ed illusoriamente da padrone dell’ente, vale a dire, del nulla relativo.

Influenzando in questo modo un “popolo” inesistente, non più materia formata ricettiva di forme superne che lo foggino a loro volta, tanto da renderlo per ciò stesso il più delle volte reattivo ad ogni sovvertimento, come avveniva in passato, ma nel senso del coacervo insussistente di “eguali”, che pretendano di darsi un essere. Dandolo a loro volta, mediante la pretesa “volontà popolare”, a quegli inconsistenti e caduchi parlamenti d’ignoranti e di presuntuosi da loro eletti, che s’arrogano il potere di legiferare.

È rimarchevole peraltro come che il Sacro Corano raccomandi sì la consultazione a quel medesimo Nunzio divino che pur non ne aveva bisogno, a modo di comportamento esemplare da seguire dagli uomini comuni, vedi anche, oltre al verso sopra riportato (XLII, 38). Nondimeno condanni nel modo più reciso, senza eccezioni di sorta, come invece pretenderebbero pretestuosamente taluni quanto alla comunità dei credenti, il principio aberrante della “maggioranza”, su cui si fonderebbe la volontà popolare (VI, 116).                       

Dov’è da rilevarsi in primo luogo che, mercé delle norme della lingua araba, la “maggioranza” in quel verso andrà intesa nel senso di una maggioranza qualsivoglia, non di quella di tutti gli uomini che vivono sulla terra, il che peraltro non avrebbe nessun senso, nel significato di quei gruppi che s’arrogano, in tutta la loro ignoranza, il diritto superiore d’inventarsi la legge, senza nessun principio superiore. Tanto che l’Imam Ķomeinī affermò che avrebbe resistito da solo contro tutti, in caso di violazione della Legge Divina.

Essendo anche da osservarsi che tutti i disastri e gli abomini che hanno coinvolto la Comunità dei Credenti, con tutto il genere umano, sono da ricondursi a quell’arbitrio indicibile che la coinvolse, allorché nella famosa Şaĥīfaħ venne eletto un successore dell’Inviato d’Iddio Altissimo contro i suoi ordini e le prescrizioni del Libro Divino. Abuso che ha portato ad altri abusi, tanto che taluni rinnegano la religione prostituendosi a Lucifero, nella pretesa d’interpretarla a loro modo, com’era stato peraltro in generale proibito.

Ora dunque, nella prospettiva trascendente e divina, l’universo tutto, ivi incluso quello corporeo, sarà variamente animato, nel senso di trascendere il mero aggregato di enti separati e separabili, la cui consistenza sarebbe meramente immaginaria, tanto che nel sacro Corano si recita che se Iddio, Ne sia esaltato l’Essere, non desse loro vincoli, vacillerebbero annichilendosi. Dove la “terra”, in quel verso medesimo, va intesa nel senso generale di sostanza esistenziale, così il termine che viene comunemente tradotto come “montagne”, andrà inteso nel significato generale di “vincoli” (S.C. XXXI, 10).

Il popolo verrà a ridursi invece nell’altro verso, precluse che gli siano state le vie dell’ascesa, delle quali Egli è detentore (LXX, 3), ad una congrega infima, dissolutiva nel verso infero, come un residuo esaltato da un’anima ed una volontà luciferina, com’ebbe ad osservare acutamente Guénon, nel modo di quei traditori di cui dice Dante nel Cocito, nell’infimo dell’inferno. In conformità di quello che l’Imam Ja’far ci dice di quel punto bianco sito nell’anima umana, via via annerito dai peccati, alla cui scomparsa non v’è rimedio.

Donde una collettività meramente numerica, che s’articolerà illusoriamente, pretendendo persino di darsi da sé delle “istituzioni” e dei “diritti”, specie dei singoli, com’è poi conseguente che sia, come già dicevamo, istituite e stabiliti in definitiva da nessun altro se non da Lucifero stesso. Dove l’aspetto controiniziatico di apertura ai segreti dissolutivi inferi sarà mediato da insiemi di esponenti del suo “partito”, che si raggruppano per seguirlo, di coloro che si sono presi per capi quelli con cui Iddio, sia benedetto e glorificato, è adirato (S.C., LVIII, 19), opponendosi velleitariamente al “Partito d’Iddio” (V, 56).

È questa la “società aperta” del sionista Popper, foraggiato per sua stessa testimonianza da quella “Fondazione Rockfeller” che è uno dei “poteri forti” di cui sopra, vale a dire, di quei gruppi che danno consigli più o meno larvati, ma in realtà ordini autentici, nel verso del conseguimento del “libero mercato”, ma solo per loro, e della “democrazia”, o “libertà”, sempre solo per loro. Società aperta verso l’Inferno, chiusa alla trascendenza divina, contrapposta a quelle società “chiuse” di Platone, di Hegel, di Marx, apparentemente senza nessun rapporto tra loro, se non nel delirio dell’autore suddetto.

Ma per un certo altro qual verso, non verrà a trattarsi di sole apparenze. Platone sarà certamente irriducibile a Marx ed a Hegel, in quanto il suo mondo sarà quello tradizionale della Rivelazione Divina, aperto non ai mondi inferi, ma alla Sua profusione ed alla Sua conoscenza costitutive. Di Hegel avevamo già detto in precedenza, della sua velleitaria produzione del mondo dal nulla preteso della presunta mente divina. Soltanto che negli assunti iniziali della sua Scienza della Logica, il nulla appare soltanto secondariamente siccome identico ad un essere primario infimo ed indefinito.

Questo in tutto contrasto, a nostro modesto avviso, con le schiette dottrine framassoniche, che preconizzano all’origine una voragine, l’“abisso”, meramente dissolutiva. Nel mentre la concezione hegheliana richiamerebbe più propriamente quella esiodea del disordine, del “caos” preteso primordiale, forse sa riferirsi, cosi come quella framassonica, a concezioni degenerative del mondo atlantideo, ed antidiluviano, e di antichissime civiltà tralignate di cui nelle varie tradizioni, com’è che avevamo appunto già detto in precedenza

Hegel fu tra l’altro nemico giurato della pretesa di richiamarsi alla “volontà popolare”, che sarebbe poi sfociata nel successivo liberalismo, alla quale opponeva il preteso fastigio pubblico del suo contemporaneo regno di Prussia, unità e contemperamento di singolo e di comunità, come risulta dalla sua Enciclopedia delle Scienze Filosofiche. Andando a nostro modesto avviso egli accostato più propriamente a quelli che sarebbero stati i successivi movimenti fascisti, sviluppatisi circa un secolo dopo la sua scomparsa.

In effetti, nel fascismo e nel nazionalsocialismo si ebbe un tentativo di superamento delle magagne contemporanee, con un loro slancio verso l’alto, oltre e contro l’“individuo”, affatto rimarchevole, ma proveniente non dall’alto, ma dal basso, come di chi pretendesse di volare solo saltando, come i polli, non con le ali, come le rondini. Mancando in definitiva un riferimento alla Rivelazione ed al sopra mondo, fatto salvo il nobile tentativo di Cornelio Codreanu in Romania, con la sua “Legione dell’Arcangelo Michele”, significativamente prodottosi in ambiente ortodosso, non cattolico o protestante.                           

Laonde quel salto finirà col rovinare inevitabilmente in sé stesso, ma senza andare certo confuso con le magagne e gli orrori del liberalismo e del liberismo integrali odierni, proiettantisi dal dominio amministrativo, a quello produttivo, a quello morale, ai quali ebbe anzi il coraggio di opporsi recisamente.  Perché la sua pietra di fondamento era ancora l’essere, non il nulla puro, com’è invece per le concezioni liberali, e fra massoniche e per le loro applicazioni, sfociando nel rifiuto dell’insussistenza dell’“individuo” e degli “eguali”.

La cosa è evidente nel nazionalsocialismo, che non fa che estrapolare una delle identità comuni superiori di cui sopra, quella razziale, di un caso particolare delle quali fa menzione peraltro anche la Bibbia nel libro di Tobia, che sarebbero le anime, vale a dire, gli “angeli dei popoli”. Alla quale cosa fa riferimento in modo complessivo anche il Sacro Corano (VI, 38) che riferisce ad Iddio stesso, sia magnificato ed esaltato, quelle Comunità, in arabo “umum”, plurale di “ummaħ””, a cui tutti gli esseri inevitabilmente appartengono.

Avendo in arabo il vocabolo “ummaħ” lo stesso senso di “matrice”, e la stessa radice di “madre”, il che va a richiamarsi al beneficio divino, alla “raĥmaħ”, avente significativamente anch’esso la stessa radice di “raĥim”, “vulva”, nel senso della mediazione creativa strumentale sottoposta a Iddio, Ne sia esaltato l’Essere, nella sua natura di purità femminile del tutto passiva e ricettiva nei Suoi confronti. Donde nell’Islam la grande importanza attribuita ai rapporti generativi comuni, da riferirsi alla stirpe, secondi solamente a quelli spirituali, della religione, più propriamente ed eminentemente trascendenti.                     

È in questo caso come se, divelti illusoriamente i legami operativi, anche se non esistenziali, con la trascendenza divina, permanga nel corpo degli aggregati umani come un fluido, di cui non si sappia dare ragione: una “razza” da riferirsi ad un corpo ed alla sua vita, entro certi limiti reale, quantunque in definitiva mal definita, ma che non va assolutizzata, com’è successo invece nel nazionalsocialismo, non andando confusa con quelle “razze spirituali” conformi ad un modello trascendente, delle quali tratta invece Evola.

Oppure uno stato assunto di per sé, come nel fascismo italiano e spagnolo, una sorta di dio insussistente, nei cui confronti la religione, in questo caso il Cattolicesimo Romano, andrebbe assunta siccome mero “instrumentum regni”, nella maniera del Machiavelli, mancandogli in definitiva una ragione sufficiente della sua predominanza esistenziale. Avendosi peraltro soltanto nelle concezioni del Codreanu, come dicevamo, un superamento di questi difetti.

Essendo così che, in una sorta di gara tra gli errori del mondo moderno e contemporaneo, ai movimenti fascisti, seppure con tutti i loro limiti e le loro magagne, andrebbe assegnato il primo premio, sotto il riguardo della dignità esistenziale, non dell’errore. Per la loro maggiore vicinanza, o meglio, minore lontananza alla concezione tradizionale, vale a dire, al mondo della Rivelazione Divina, esemplificata qui, nel caso degli assunti di Popper, con Platone.

Dov’è da rilevarsi che, come dicevamo, qui non si parte mai dall’“eguale”, si tenta anzi di trascenderlo già all’inizio, non facendosene subito risucchiare dalla nullità. Il che salva le suddette concezioni dal preteso non essere primordiale, che esse si sforzano anzi in qualche modo di superare, adoperandosi per dare all’essere umano un qualche orizzonte trascendente, ma senza avere mai chiara la questione del contatto col dominio superno divino e con la sua Rivelazione, che terranno anzi contraddittoriamente in non cale.                         

Vengono poi le concezioni comuniste o socialiste, più in particolare quelle marxiste, senza peraltro volerle confondere. Ci troviamo qui in genere di fronte ad alcunché di meramente materiale, ad elaborazioni razionali e fini orientati in tal senso, nel verso dunque della materia, formata o no che sia. Sembrerebbe a prima vista, ad essere sinceri, che la sostanza dei movimenti precedenti, nella sua insussistente generalità, debba addirittura avere un grado inferiore a quello della materia, nel verso dell’avvicinamento al nulla puro.

Solamente che quell’essere indefinito andrà inteso nella sua possibilità d’inerire anche a realtà superiori, sia pure venendovi risolto senza sussistere di per sé stesso, com’è che è avvenuto in effetti quanto alle concezioni e alle opere dei vari movimenti fascisti, non solo nella particolarità materiale, limitata, che andrà da quelle distinta. Nel senso che qui intendiamo, dell’uno e quanto all’altra, la realtà immanente, invece che la mera astrazione mentale di per sé insussistente, estrapolata indebitamente siccome principio dell’esistenza.

Persino la “razza” dei nazionalsocialisti sarà superiore, in questa medesima guisa, al mondo produttivo marxista, od alle pulsioni goderecce dei socialisti francesi cosiddetti prescientifici, i quali si rifacevano con ciò ad un mero limite esistenziale individuale. Dove ci troviamo per il comunismo? Ci troviamo su un limitare, siamo ancora al di qua del dominio meramente dissolutivo ulteriore, vale a dire, del mondo dei liberali e della loro “democrazia”, dove nulla sarà più come prima, dove tutto sarà assunto per venirvi travisato.

Dopo che la Rivoluzione francese aveva aperto la via ad un mondo di orrori, di fatto o di principio, qui si tenta invece pur sempre di ricostruire qualcosa, quantunque di meramente materiale, sovrapponendolo all’individuo, all’“eguale”, ma non ancora in un verso completamente dissolutivo, che abbia ad accentuare all’inverosimile, fino all’inconsistenza assoluta l’eguaglianza nella separazione individua, bandendola come il supremo destino dell’uomo.

Ma finendo così col fagocitare sia l’individuo, sia la persona, nel tentativo di superarli, quantunque velleitariamente, per i suddetti limiti esistenziali, non di sprofondarli nell’infimo della voragine. Perché la materia, come afferma acutamente Guénon, di per sé sarebbe chiusa alla dissoluzione, costituendo a questo medesimo riguardo un argine in un qualche modo provvidenziale, prima che le fessure di questa muraglia consentano l’irruzione finale delle orde di Gog e Magog, di cui nel Sacro Corano (XXI, 96), e nell’Apocalissi.

Il fatto certo è, che la materia sarà per parte sua un qualcosa di ambiguo, non avendo di per sé nessuna consistenza, laonde dovrà volgersi od alla trascendenza divina, oppure aprirsi alla scaturigine velleitaria ed immaginaria dei mondi inferi, se dovrà darsi una qualche forma, se la forma non potrà averla da sé stessa, mercé della sua indefinitezza ed indigenza esistenziale, tertium non datur. La sua presenza sarà sempre come una sfida ed una prova, a che ci si abbia a volgere nell’uno o nell’altro di questi due versi.

Laonde non mancheranno anche nei movimenti fascisti, mercé del loro aspetto materiale tutt’altro che trascurabile, aperture infere, nella fattispecie nel nazionalsocialismo, o per certi aspetti vitalisti e futuristi del fascismo italiano, per di più con tutto il suo armamentario framassonico risorgimentale. Contro quelle tendenze di cui avevamo detto dianzi, in definitiva tutt’altro che trascurabili, ma nondimeno incapaci, come dicevamo, date certe premesse errate od incomplete, d’assurgere alla compiutezza profusiva della luce divina, com’è per il dominio del Messaggio Rivelato.

Dato che spetti appunto all’uomo d’aprirvisi scientemente e volontariamente, vale a dire, aprirle il cuore del suo essere, anche se in una misura più o meno compiuta, dato che gli competa quell’incombenza dell’assenso e del rifiuto, radicata nel suo disporvisi primordiale ed essenziale, che sarà l’essere del suo essere stesso. Incombenza che gli consentirà di meritarla, l’ascesa, ex congruo, come dicevano gli scolastici, vale a dire, ancora per grazia divina, non certo ex condigno, per suo merito in senso stretto.

Essendo accaduto per i movimenti comunisti nelle recenti vicende umane, che al di là di là delle prime ebbrezze luciferine risolutive del rivolversi infero, che all’inizio della Seconda Guerra Mondiale si sia dato valore, seppure strumentale, proprio a quella Cristianità Orientale, vale a dire, all’Ortodossia dapprima aspramente conculcata, con tutta la sua superiorità in seno alla Cristianità contemporanea. Riconoscendovi come l’anima del popolo russo, sempre profondamente cristiano, a dispetto delle precedenti persecuzioni non solamente comuniste, ma anche del regime degli Zar, da Pietro in poi.

Facendo volare in aereo su tutta la Russia, a sua protezione, l’immagine veneratissima della Madonna di Kazan all’indomani di quell’attacco tedesco, che avrebbe significativamente portato la Germania alla sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale. E soprattutto, ripristinandovi quel patriarcato ortodosso di Mosca, abrogatovi dal primo sovrano assoluto modernizzatore, appunto lo Zar Pietro, precorritore di Mustafa Kemal in Turchia e di Reza Kan in Iran.                                        

Patriarcato oggi all’origine di quelle vicende, che pongono la Russia della variante orientale del Cristianesimo, la meno corrotta, a dispetto della sua rivoluzione comunista, dalle vicende della modernizzazione, sotto l’influenza appunto del Patriarca ortodosso di Mosca, al fianco della lotta combattuta dai credenti contro le scaturigini infere di matrice anglo americana e sionista, con il loro tentativo di sovvertimento, inversione, e dissoluzione

La stessa trascorsa Unione Sovietica, seppure nel suo crasso materialismo, la fece a lungo, anche se soprattutto per inerzia, a dispetto dei suoi abusi, ed anche dei suoi orrori, da barriera provvidenziale contro i peggiori conati dissoltivi luciferini del mondo occidentale, ad essa inferiore nella scala dell’essere, ritardandone l’irruzione infera. Avendo oggi la Russia ripreso, ne sia lodato Iddio Altissimo, ad un livello ben più alto e consapevole, questo suo ufficio.

Laonde oggi noi ci ritroviamo di fronte ad un’alleanza inedita tra un mondo musulmano, condotto senza nessuna prevaricazione dalla sua variante dei retti seguaci della Famiglia immacolata del Nunzio Divino, e la Cristianità orientale, la quale sembra essersi messa di nuovo a capo, da indiscrezioni pervenuteci, quell’autorità spirituale del Monte Athos, nella sua eminenza realizzativa e conoscitiva in quell’ambito, uscita dal suo secolare e sdegnoso isolamento.

La quale eserciterà prima o poi la funzione direttiva che le compete anche in ambito pubblico, in primo luogo su quella Grecia, con tutto il suo significativo patrimonio di sapienza e civiltà, che aspetta solo di staccarsi dalla barbarie framassonica ed infera della famigerata Unione Europea. Per volgersi ai suoi fratelli d’Oriente, cristiani o musulmani che siano, al fine costruire un fronte unito contro il Protestantesimo sovvertitore, la defezione cattolica, l’orrore salafita, e soprattutto, a loro capo, l’abominio sionista. Ma Iddio ne sa di più.

Al di là delle vicende incresciose di quella rivolta greca, condotta da framassoni educati all’occidentale e protetti dagli Zar modernizzatori, e dai colonizzatori inglesi e francesi, contro quell’oppressione turca, che fu sì, almeno nei suoi ultimi tempi, aberrante e sanguinosa, ma da addebitarsi, oltre alle lacune ottomane nel campo della religione, ai predecessori nazionalisti di quei Giovani Turchi d’origine giudaica, complici del sionismo, dal cui seno scaturirà a sua volta il mostro del kemalismo modernizzatore.      

Di fronte a tutto questo un fronte assai variegato, come dicevamo. Le “democrazie” occidentali, che noi peraltro per tali riconosciamo, senza poi pretendere, come fanno invece taluni, di riconoscervi, specie negli Stati Uniti d’America e nella Gran Bretagna, delle “oligarchie”, il che significherebbe far loro onore di merito, ignorando del tutto la questione, di cui sopra, dei “poteri forti”, oltre ogni vano sproloquio a questo medesimo proposito.

Alla luce di quelle nostre precedenti considerazioni, che rendono conto degli attori nascosti, com’ebbe a confessare lo stesso Benjamin Disraeli, Primo Ministro della Regina Vittoria, i quali muovono le fila dell’inesistente, tanto invocata “volontà popolare” dello “stato di diritto”, oggi tanto millantata nel mondo, a dispetto di tutti i suoi orrori inenarrabili. Che fanno fare una figura assi meschina ai poveri Hitler e Stalin, le cui malefatte, debitamente amplificate, vengono pretestuosamente invocate dalla propaganda avversa

Basterà qui ricordare i 45 milioni di morti inflitti all’umanità degli ultimi tempi dalle “guerre per la democrazia”, com’essi le definiscono, specie americane, inglesi, e francesi, secondo talune fonti non indegne di fede, uno dei titoli di disonore del loro libro nero. Ripetendo che, a dispetto dell’orrore che legittimamente suscitano queste imprese orrende, si tratterà pur sempre di un aspetto affatto subordinato alla loro opera di distruzione morale e spirituale.     

Quindi i regimi arabi, con a capo quei regoli beduini beoni e sifilitici condannati a chiare lettere dal Sacro Corano (IX, 97), in quanto conculcatori dell’Islam, all’origine di quell’abominio contrapposto ad Iddio, sia magnificato, ed esaltato, ed all’uomo, di quanti rispondono al nome di salafiti o wahabiti, non andiamo qui per il sottile con le differenze. Al vertice di tutto questo, l’aberrazione sionista, forse quell’“abominio della desolazione” menzionato dalla Bibbia, quanto di più vicino al male assoluto al nostro livello d’esistenza.

In effetti qui ci ritroviamo, più in generale, come avevamo già prima chiarito, davanti ad un coacervo di realtà inferiori richiamantisi a qualcosa di infimo, cioè di infero, vale a dire, a quelle larve infernali invertite, che la fanno da padrone con la marionetta dell’“individuo”, dell’”eguale”, maschera priva di qualità. Siamo qui dunque ad un livello ancor più basso di quelli che avevamo esaminato in precedenza, ovverosia dei movimenti fascisti e comunisti.

Siamo al livello dei soldati americani, per lo più beoni e drogati, che vengono mandati in giro per il mondo a compiere stragi e genocidi, presi con le blandizie o con la forza, com’era per i famigerati arruolatori della marina inglese, dal proletariato dei suburbi più squallidi e miserabili delle loro città, con le immagini delle loro attrici, delle loro baldracche pitturate, non in nome della razza, o della nazione, oppure del proletariato internazionale oppresso.

Che poi il mondo liberale dei “poteri forti” si sia evoluto con poche scosse violente, non fa che confermare la sua indole infera, nel senso d’imporsi ad una natura umana degradata, che può, nel suo tralignamento, e deve prescindere, fatte salve le poche eccezioni, da sommovimenti interni, nel suo moto apparentemente naturale, radicandosi nelle latebre di un’anima concupiscibile e passionale prona al male (S. C., XII, 53), fattene salve le escrescenze razionali.

Senza che ci sia bisogno, dopo le violenze degli inizi, di ulteriori sommovimenti nel procedere agli esiti dissolutivi ultimi. Poche dunque le rivoluzioni, a questo medesimo riguardo: dopo quella americana, la francese, almeno in parte, a prescinder da certi suoi aspetti d’ulteriore regressione, quelle del Cronwell, e di Guglielmo d’Olanda in Inghilterra, la francese del ‘30, i tumulti europei del ’48. Dopo nulla più per oltre un secolo e mezzo, sino ad oggi.                                

La qual cosa potrebbe dare l’illusione che le rivoluzioni comuniste siano un ulteriore esito dissolutivo, successivo nel tempo, com’era ad esempio l’opinione di un Evola, che vi vedeva l’affermarsi ultimo del ceto proletario dopo di quello borghese. Essendo la reazione fascista rivolta significativamente contro entrambi, laonde non ebbe il senso di una regressione ulteriore, quantunque si facesse prendere la mano dalla lotta contro il comunismo.

Donde l’apparente procedere della società borghese in sé medesima sarà solamente un’illusione, specie se si tiene conto del divenire dei suoi esiti ultimi, essendovi qui un passaggio dall’“oligarchia” alla “democrazia”, ovverosia ai “poteri forti” precorritori dell’oppressione ultima dell’Impostore deforme dei Musulmani, dell’Anticristo dei Cristiani, nel quale s’attuerà nella sua guisa definitiva la “tirannide“ preconizzata da Platone nella sua Politeia.

Essendo stato dunque il comunismo un’estrapolazione dell’ordine proletario in seno a questo medesimo divenire, che si oppone agli esiti del “lunpenproletariat”, all’“oclocrazia” dei greci, al dominio informe della feccia del popolo, di criminali, baldracche, pervertiti, profittatori, oltre che a quel potere borghese oramai oltrepassato dal suo medesimo divenire, del quale non costituisce certo l’esito ultimo inevitabile, come peraltro mostrano i fatti.                                       

Mentre il fascismo fu un tentativo aristocratico opposto sia al divenire borghese, sia alla reazione proletaria. Dov’è rimarchevole la caduta della sinistra contemporanea che, nella perdita d’ogni di riferimento, si è data a proteggere quella medesima feccia del popolo, che aveva in precedenza condannato e combattuto. Mentre una parte della destra, si è lasciata, sempre per perdita d’orientamento, fagocitare dal sionismo, nella sua pretestuosa opposizione all’Islam.               

Ultimo atto di siffatto abominio, dopo il costituirsi sanguinario del sedicente stato d’Israele, con tutti gli orrori che ne sono seguiti, la turpitudine salafita e wahabita, cancro esterno apposto al corpo vivo dell’Islam, che s’adopera dal suo interno, non dall’esterno, pur nella sua piena estraneità, in combutta con occidentali e sionisti, di capovolgere nel verso infero la Rivelazione Divina, facendosene la caricatura orrenda e sanguinaria, com’è nelle maschere infernali.

Per attirare quei credenti ingenui, ignoranti, o corrotti, incapaci di assurgere, anche per infima partecipazione, alle vette della trascendenza divina, riducendola ad un fatto temporale ed infero, d’accordo con le mene dei poteri forti. Del che chiediamo protezione a Iddio, sia magnificato ed esaltato, scongiurandoLo di salvarci in quel vaglio reiterato e minuto cui, come recita l’Imam Jafar, la pace su di lui, saremo sottoposti alla vigilia del palesamento glorioso dell’Atteso Ben Guidato: “Sarete setacciati, setacciati, ed ancora setacciati”.    

 

Per leggere la prima parte:  https://islamshia.org/10452-2/        

 

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Writer : shervin | 0 Comments | Category : Il pensiero islamico , Novità

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