Disputa, Monito, Vaniloquio. La Questione del “Dialogo” (seconda parte)

Disputa, Monito, Vaniloquio. La Questione del “Dialogo” (seconda parte)

R.Arcadi

Dicevamo che tutto questo dovrebbe essere l’oggetto di una discussione obiettiva e spassionata, “sine ira nec studio”, per dirla con Tacito, condotta con tutte le buone maniere, come già dicevamo sopra, non certo di un banale “dialogo ecumenico” nel senso contemporaneo. Discussione la quale abbia a procedere ad una risoluzione, vale a dire, ad accettare quello che andrà accettato, ma con un’inclusione ascendente che risolva le particolarità esclusive delle varie concezioni, portando a livello operativo ad una decisione risoluta, che sarà quella di procedere sulla via d’Iddio, eccelsa Ne sia la lode.

Tutto questo conseguentemente, da quello stesso principio, contro i vari abomini moderni e contemporanei, i quali tendono a ridurre quella Sua via ad un accessorio meramente strumentale ed equivoco di una dissoluzione infera progressiva, per via di tutto un insieme di concezioni o meramente secolari, od addirittura luciferine. Quando s’abbia presente il fatto, che ci troviamo oggi alla presenza di quelle vicende dissolutive, conseguenti al previo indurimento corporeo di questo nostro basso mondo. Dunque trasposizione trascendente attuativa, rifiuto dell’errore, e lotta contro ogni sorta d’abominio.

Sola a questa condizione varrà dunque la pena discutere e confrontarsi, non certo appiattendosi al livello più basso della mancanza di qualità, perché le vie dell’ascesa conducono alla somma delle qualità, ed alla loro unità semplice e distintiva nella prossimità divina, preludio all’attestazione della Sua Unità Suprema, non certo a quella mancanza di qualità che preconizza solo la dissoluzione nella materia prima, nell’essere indefinito, oppure nel nulla puro. Dissoluzione che non avrà mai luogo, perché essa non farà che cedere il posto all’essere, dato che, per dirla con Parmenide, l’essere è, il non essere non è.

Presentando a questo medesimo riguardo la sottomissione a Iddio, sia magnificato ed esaltato, e ad essa invitando, perché appunto sarà questo il senso anche verbale dell’Islam, siccome della via, da Lui definita, della fede incoativa, della conoscenza variamente consumata, e dell’operare a Lui accetti, che condurranno alfine alla Sua prossimità ed alla Sua Intimità. Essendo questa in effetti la religione universale, pur nel prendere una forma a Lui gradita, in quanto supposito e definizione di quella, nella sua trascendenza.

Si dovrà inoltre affrontare, in sede di discussione, o di “’dialogo”, che dir si voglia, la divergenza tra le principale varianti di questa medesima via, vale a dire, dell’Islam, in quanto da Lui definita. Vale a dire, quella dei seguaci della Famiglia benedetta del Nunzio divino, e quella che tenta invece d’estrapolarne, sebbene alquanto contraddittoriamente, altro abusivamente aggiungendovi, la via e l’esempio dalle loro conseguenze ineludibili, sotto il riguardo sia del Libro, sia delle narrazioni, identici in sostanza alla via dell’intelletto.

Si tratta della vexata quaestio dell’unità dei Musulmani, in effetti nulla di nuovo sotto il sole, essendo essa anzi all’origine stessa di questa via e della sua Rivelazione. L’Inviato d’Iddio Altissimo, ed i suoi eredi e successori della sua Famiglia immacolata, sempre preposero questa unità ad ogni altra considerazione fattuale, nulla potendo valere in loro, a differenza che in altri, l’interesse personale, essendo quella un’incombenza divina, nulla avente a che fare con qualsivoglia considerazione mondana, che le veniva sempre sottomessa.

Essendo la Comunità dei Credenti qualcosa di tanto elevato, con la sua unità e le sue leggi, da essere ognuno dei membri eccelsi di quella medesima Famiglia benedetta pronto a dare la sua stessa vita mortale per essa, come avvenne in particolare per Husayn, la pace su di lui. E com’è che osserva per lo stesso Atteso Ben Guidato l’Imam Khomeyni, che Iddio ne esalti il rango, suscitando le reazioni stizzite ed i frizzi ed i lazzi di certi ignoranti ed imbecilli al soldo dell’oppressione mondana, non dovendo invece la cosa suscitare meraviglia.

Fatto sta, che la Comunità verrà ad avere la sua unità trascendente, non una sua unione dal basso, ci permettiamo di osservare, dato che essa sia dall’alto, da Iddio Altissimo, eccelsa ne sia la lode. Essendo questo peraltro il senso corretto del termine arabo “tawĥīd”, “fare uno”, ed “essere fatto uno”, da parte di Lui, non degli uomini in quanto tali, come avviene invece per le varie unioni contemporanee, nella loro esteriorità e velleitarietà costruttiva dal basso, dal fumo pretenzioso di un vano operare umano, troppo umano, se non addirittura infero.

Essendo questa stessa unità dunque uno dei tramiti ordinati tra la Trascendenza Divina, e questo nostro basso mondo, essendole sottese le sue varie realtà. Ivi incluse le stesse esistenze corporee e mortali delle sue Guide pure e benedette, non certo il loro fonte trascendente, le quali le andranno dunque sacrificate all’occorrenza, sia pure nella sopreminenza della luce pura della loro natura superna nell’Intimità divina, costituendo il tramite per eccellenza del profonderseNe dell’Essenza Santissima nei vari mondi subordinati.

Unità dunque. Ma che cosa significa questa unità? Significherà forse, che i Puri della Famiglia benedetta del Nunzio divino dovranno rinunziare alla loro eminenza ed ai loro diritti a favore di chicchessia? E ci riferiamo con questo alla trascendenza delle loro prerogative, oltre e più che al loro aspetto effettuale contingente. Si tratterebbe forse del fatto, che si dovrebbe rinunziare a discutere quest’argomento, del loro mandato divino, così come di tutta la dottrina e di tutta la realtà ad esso sottese, che gli danno il suo senso?

Quali il significato dell’Intimità Divina, della Luce Muhammadica e del suo stato nei Suoi confronti. Con la sua sequela profusiva, l’Evento per eccellenza e la Narrazione per eccellenza, dell’Intelletto Primo, od Agente, prima Sua processione ad extra, con il suo annunzio all’universo, la sua Rivelazione primordiale, dalla quale non è distinto se non formalmente, secondo ragione, e dei vari livelli dell’essere in cui s’insea questa medesima realtà, costituendone il centro inclusivo e produttivo delle varie realtà subordinate.

Trattandosi di realtà, vale a dire di essere, o di esistenza, giammai di quiddità astrattiva, come pretenderebbero invece taluni ignoranti e presuntuosi, dalla Realtà Suprema non condizionata da condizioni, a quella condizionata dalla sua stessa assolutezza, per usare quivi il linguaggio d’Ibn Arabi, di Molla Sadra, e di altri grandi uomini di conoscenza, come l’Imam Khomeyni in questo nostro tempo. Essendo questo peraltro il senso di tutti gli assunti in tal senso, quand’anche non abbiano ad esplicitarne la realtà di fatto.

Si tratterà dunque di prevaricare, con l’insulto e l’aggressione verbale, come fanno taluni insipienti, che peraltro rifiutano anche quella dottrina sopraeminente alla quale andrà sottesa di diritto la concezione della Guida divina, nella sua esplicitazione suddetta, dottrina preconizzata almeno implicitamente dal Libro Rivelato e dalle narrazioni, senza la quale quella concezione non avrebbe nessun senso, ma sarebbe solamente una vana petizione di principio? Non è certo a questo che vorremo ridurci, come fanno invece certuni.

O si tratterebbe invece, con la scusa di questa medesima unità, come nella “notte in cui tutte le vacche sono nere”, addirittura di rinunziare alle peculiarità sopraeminenti della dottrina delle Genti della Dimora del Vaticinio, asserendo che non esisterebbe più di fatto una corrente dei loro seguaci? Dato che in definitiva queste, secondo certuni, sarebbero discussioni affatto trascorse ed oziose, nulla aventi a che vedere con l’effettualità contemporanea, quanto alla quale sarebbe doveroso occuparsi di ben altre faccende.

Rifacendosi dunque in questo modo solamente al Libro Rivelato, all’Inviato d’Iddio Altissimo, al suo esempio, ed alle sue narrazioni. Varrà la pena d’osservare, a questo medesimo riguardo, che amputare dal Libro e dalle narrazioni una parte di quello che v’è contenuto, sarebbe risultato di un assunto affatto arbitrario ed innovativo, che altererebbe completamente la via dell’Islam, vale a dire, della completa sottomissione ad Iddio, eccelsa Ne sia la lode, sostituendola di fatto con un’altra strada, a quella non confacentesi.

Visto che dovremo riferirvici, questo significherà accettarne tutto quello che vi viene incluso, oppure che ne consegue. Senza poi prescindere dal fatto che, in realtà, estrapolare principi da principi, e conseguenze da principi, e conseguenze da conseguenze, finirebbe col portare anche ad una distorsione d’ordine operativo, nel senso che tutto questo condurrebbe da ultimo nell’effettualità a non sapere più bene per chi e che cosa adoperarsi e combattere, venendo meno quei lineamenti che identificano gli obiettivi dell’agire attuativo.

Dato che si siano omesse certe peculiarità qualificanti a questo medesimo riguardo, che ne sarebbe di fatto della realtà della Guida, con la sua rappresentanza in vario modo visibile? Che ne sarebbe di tutto quel patrimonio e dottrinale ed operativo, che darà un senso compiuto a che ci si batta sulla via d’Iddio, sia magnificato ed esaltato, stabilendo quella mediazione vicaria tra i vari livelli dell’essere, che farà sì che tutto questo venga ad avere significato e realtà, vale a dire, di fatto, oltre ogni estrapolazione?

Lo si vede bene, che quando un qualche anello della catena delle mediazioni viene a mancare, quando ci si riconduca a rifiutarne un qualche elemento, allora di contraccolpo, ci si ridurrà all’incapacità di operare correttamente, perché si verrà a questa stregua a dovere accettare talune condizioni limitative, le quali in definitiva verranno ad essere d’impedimento, a che la profusione divina abbia a manifestarsi in tutta la sua compiutezza ed efficienza. Si avranno dunque in questo modo, od inazione, o distorsioni snaturanti.

Tanto che non vi sarà certo da menare nessuno scandalo dal fatto di ricordare ai fratelli di fede, pur con tutte le cautele ed i modi dovuti, che fu proprio da quell’abuso che seguì alla morte del Nunzio divino, da quel consesso illegittimo che ne elesse un successore al cospetto degli uomini, non d’Iddio, Ne sia esaltato l’Essere, secondo le Sue stesse indicazioni, che ebbero origine tanti traviamenti e tanti orrori, siccome causa occasionale almeno, se non efficiente completa, degli abusi dell’anima concupiscibile e passionale (XII, 53).

Errore simile, anche se non identico, a quello di quanti, rifiutando la funzione dell’intelligenza, con riferimento e nesso alla sua dimensione eminente, trascendente e presenziale, si danno in definitiva ad un’attitudine di mera attesa passiva ed incapacitante del palesamento glorioso finale dell’Atteso Ben Guidato. Attitudine che viene sbugiardata dalle stesse ingiunzioni coraniche, dato che alla creatura umana spetti di riflettere, operando poi di conseguenza, come vi viene affermato reiteratamente ed insistentemente

Essendo l’uomo un elemento non passivo del concento universale, al quale spetterà d’espletare i vari aspetti della propria natura, senza la qual cosa la stessa profusione della luce divina verrà, se non impedita, certo in un certa misura ostacolata, almeno ritardata nel suo ineluttabile esito finale. Con tanto, ci permettiamo di rimarcarlo, di atteggiamento arrendevole nei confronti e della miscredenza, e degli avversari interni della fede, della qual cosa fa parte a pieno diritto il cosiddetto “dialogo”, nel suo senso aberrante sopra esposto.

Attitudine infingarda che ha portato, o viene a fondarsi, su una concezione meramente passiva della cosiddetta “pazienza”, in arabo “şabr”, di cui il Sacro Corano ingiunge invece di farsi carico persino sul campo di battaglia (II, 250, e III, 146), della lotta estrema sulla via della realtà e dell’esito divino. Avendo essa prodotto autentici disastri per la Comunità dei Credenti, indotti a solo a subire, nell’attesa passiva di una salvezza che verrà alfine, ma al momento della quale si dovrà rendere conto della mancata cooperazione al disegno divino (IV, 75).

Nulla andrà tenuto in non cale di quel che procede dall’eminenza della Rivelazione e dell’esempio dell’Inviato. L’una e l’altro dovranno sì unire, ma senza che ne vengano meno conseguenze e premesse necessarie, con tutti quanti gli annessi giudizi di valore, i quali daranno un contenuto ed un senso all’agire umano, in tutta la sua completezza, alla quale ci si dovrà in ogni caso attenere, per quanto ciò sia possibile, senza tentennamenti di sorta, senza rinunzie nella ricerca vana dell’altrui compiacimento, non di quello divino.

Perché l’unità sarà alcunché d’eminente, la quale non procede, ma che in quanto compito non può prescindere dalle differenze. Perché l’unità è l’invito ad un dovere, non certo la dimenticanza o la cancellazione di tutto quel patrimonio esistenziale, operativo e dottrinale, che ci mette in grado di batterci sulla via d’Iddio, Ne sia esaltato l’Essere, secondo la nostra compiutezza. Essendo dunque solo quella compiutezza, non altro, che verrà a dare un senso alla nostra lotta, al nostro procedere nel verso della Sua attuazione.

Tant’è che, a differenza di quello che affermano taluni male illuminati interpreti quanto a questo medesimo dovere, quella che noi consideriamo di diritto la Guida di tutti Musulmani più volte ha fatto menzione nei suoi discorsi di movimento “sciita”, vale a dire, della corrente dei seguaci della Famiglia immacolata del Nunzio divino. Che è il medesimo che la “Parte d’Iddio”, in arabo “ĥizb”, di “quelli che vinceranno” (V, 56), di cui Abramo, così come gli altri Nunzi divini, la Sua pace su tutti quanti loro, erano membri eminenti, in quanto Suoi Seguaci, vale a dire, della “Sua šīºaħ” (S. C., XXXVII, 83).

Essendo peraltro il tempo presente un lasso terribile della sequela delle vicende umane, nel quale le porte degli inferi sembra abbiano incominciato ad aprirsi, scatenandovisi quelle orde di Gog e di Magog, vessillifere di quella dissoluzione luciferina successiva all’indurimento materiale estremo, come appunto ci spiega Guénon. Orde preconizzate dal Sacro Corano (XVIII, 94; XXI, 96), così come anche dall’Apocalissi Giovannea, la quale, tra i Libri Sacri dei Cristiani, è appunto quello che ci descrive gli eventi ultimi.

Questa ultima espressione potendosi peraltro riferire sia alla consumazione minore di questo nostro tempo, vale a dire, al palesamento glorioso dell’Atteso ben Guidato ed alla discesa dal cielo di Gesù, la pace su di loro, sia alla consumazione maggiore, ovverosia al Giorno del Giudizio Finale, col dissolversi del dominio della contingenza, ed il ritorno al Suo Volto, che permarrà dopo l’estinguersi di ogni cosa, come recita la Duºā’ Kumayl di Alì, la pace su di lui. Essendo l’una la fine dei tempi, l’altra di un tempo, come bene osserva Guénon.

Da ogni parte dunque si vanno moltiplicando i segni inquietanti. Ma il fatto più sconcertante di tutti è certo l’avvicinarsi, e l’avvicendarsi, il prendere corpo di quelle fattezze precorritrici del volto stesso di quell’“Impostore” deforme, il “Dajjāl” appunto dei Musulmani, l’Anticristo dei Cristiani, quale che ne sia la natura e la sussistenza, o quella di una persona, o quella d’un gruppo, od altro ancora, che preluderà a quel palesamento finale, tentando vanamente d’opporglisi. Sarà quella dunque la prova suprema, prima del nuovo inizio di luce.

Essendo il suo il tentativo vano e momentaneo d’imporsi al mondo, ovverosia a questo nostro basso mondo, non riuscendogli a quelli trascendenti, della potenza delle tenebre, con tutto il suo orrore di sovversione, di tralignamento, d’inganno, d’oppressione, di discordia, d’ingiustizia, che allora prevarranno, così come tendono già ora a prevalere nella sua più parte. Quantunque non manchino certo le resistenze, a loro volta in aumento qua e là, seppure con alti e bassi, a dispetto di tutte le forze opposte.

Il fatto è, come dicevamo, che le fattezze esterne di questo supposito del Nemico dell’Uomo sono varie, a prescindere della sua stessa persona. Non solamente quella violenza esterna, che sempre l’accompagna, non sempre quella prevaricazione, ch’egli impone, non solamente stragi, genocidi, ed errori vari, con i quale egli s’adopera per aprirsi la strada tra gli uomini, per terrorizzarli e per conculcarli. Non solamente questo, che è anzi l’aspetto più visibile e più facilmente riconoscibile del suo stesso agire perverso d’oppressore.

Oltre a tutto ciò, anche un potenziale suadente di ammiccamenti amichevoli, che lasciano il tempo che trovano, atti ad attrarre, con la pania viscosa dei vari sorrisi ingannevoli, gonzi, ingenui, ignoranti. Vale a dire, chi verrà messo alla prova, e tutti verremo in realtà messi alla prova, “saremo setacciati, e poi ancora setacciati”, com’è che appunto recita l’Imam Jafar, la pace su di lui, a cominciare da quanti mostreranno d’essere dei suoi, dell’Impostore, da sempre, ab eterno nella sostanza del Decreto divino trascendente.

Tutto questo mercé della sua “argilla” (XVIII, 28), come anche nella Bibbia, della sua sostanza corrotta e predestinata ab aeterno nella Prescienza Divina, ma a cui Iddio, eccelsa Ne sia la lode, non ha chiesto, siccome recita Ibn Arabi sulla scorta delle narrazioni del Nunzio divino e del Sacro Corano, nulla più di quello che egli poteva, II, 286. Donde dovrà poi essere responsabile della sua scelta, della sua dannazione, in virtù di quel deposito primordiale della fede, rifiutato con sgomento dalle altre creature, ch’egli aveva invece accolto (XXXIII, 72), costruendosi così il suo inferno con le sue stesse mani (XXX, 41).

Contro quello che egli stesso ab origine, forse in quella plenitudine esemplare, in quel mondo della nebulosità impalpabile, in arabo “ºamā’, che secondo le narrazioni precedette la creazione del mondo, o nella luce dell’Intelletto Primo, oppure nella stessa Sostanza Divina, ebbe ad accettare, nella sua risposta affermativa alla Sua domanda primordiale: “Sono Io il vostro Signore?” (VII, 172). Sulla scorta di quella sua natura originale, nella quale Iddio, sia magnificato ed esaltato, lo creò ab origine, riversandosi i Suoi nomi (II, 31).

La qual cosa avrebbe quindi tolto ogni vana scusa successiva, ogni pretesto fuorviante a che egli avesse in seguito a rifiutarNe la servitù adorante ed i dettami attuativi, dal loro principio, o dai loro principi, alle conseguenze, quelle palesi secondo la legge di natura, identica a quella Rivelazione, la quale ne fa perspicue e vincolanti anche le conseguenze non palesi ed immediate, perché Egli non impone a nessuno oltre le sue possibilità (II, 286; VI, 152).

Dicevamo dunque quanto al cosiddetto “dialogo ecumenico”, di un invadente e fuorviante apparato di sorrisi ingannevoli, sempre più accattivanti, tra ammiccamenti, ed i torbidi contorcimenti sentimentali d’un amore preteso “universale”. Ma che nulla ha a che vedere con quell’amore fondato sulla visione intellettiva delle identità varie della Sua luce profusa, con piena nitidezza di distinzione di tutto quel che ne consegue, dando corpo all’alito del Suo beneficio, senza nessuna confusione e senza nessuna separazione.

Avendosi qui invece, in questo modo, tutta una poltiglia informe, nella quale la separazione la fa da controparte alla confusione ed all’indistinzione dovute al materiamento. Queste ultime in quanto inversione e caricatura immonda di quell’unità ed Identità, la quale in sé medesima e nelle sue profusioni sarà invece nitidezza di distinzione, ed unità della visione intellettuale presenziale. Nulla dunque di tutto questo, nulla che abbia a che vedere con l’ordine delle dignità degli esseri, secondo l’intelletto trascendete.

Essendo in effetti le profferte velleitarie di quel preteso amore universale solamente vacue estrapolazioni astratte riempite di sentimentalità, che la faranno da controparte di quella sudicia poltiglia informe, sensuale, concupiscibile, e passionale, alla quale in definitiva va ad applicarsi, nella pretesa assurda di farne la legge suprema del mondo, ma facendone invece il succedaneo illusorio ed erroneo dell’amore autentico dell’intelligenza trascendente. Riferendovisi dunque, secondo il giudizio di valore che compete ad entrambi, quella stessa contraffazione infera a cui quello va ad applicarsi.

Ed è così dunque che ad esempio, in ambito cristiano, o meglio, cattolico romano, il che è più grave, abbiamo avuto modo di assistere alle penose esternazioni di un Pontefice che, senza mostrare di averne capito nulla, se la prendeva con i pretesi “Profeti di sventura”. Questo in nome di quei suoi “segni dei tempi”, che egli identificava non con le premesse della dissoluzione, ma con quelle “magnifiche sorti e progressive” di matrice massonica, delle quali altri ebbe a dire, venendo perciò fatto passare per il “Papa buono”.

E quindi ad un altro che la fece da complice attivo dei piani framassonici della liberaldemocrazia usuraia internazionale, altro che “liberazione dei popoli”, con la conseguenza di guerre continue con stragi innumerevoli, ed un crescendo d’oppressione e corruzione. Che ebbe l’ardire di riconoscere nel criminale di guerra e di pace che gli aveva fatto da intermediario della sua ispirazione infera, che Iddio lo maledica e lo sprofondi, un “grande capo democratico”.

Attestando inoltre la permanenza dell’elezione, di fatto invece condizionata, di quel medesimo popolo d’Israele, riprovato e condannato dal Sacro Corano e dal Nuovo Testamento, per il suo tralignamento e la sua superbia, proclamando la ‘fraternità maggiore” di quello che era di fatto oramai un ramo secco e traviato della vicenda della Rivelazione Divina, avendo peraltro a dare un attestato visibile del suo prossimo esito infausto poco prima della sua morte.

Andando avanti con un preteso “tradizionalista”, “Benedetto” non si sa da chi, che ravvisava negli Stati Uniti d’America una nazione “religiosa”, nel senso di Lucifero sì e della Framassoneria, ci permettiamo noi d’’aggiungere, festeggiando, ospite onorato il suo ottantesimo compleanno, in quella “Casa Bianca” centro dell’oppressione, delle ruberie, delle strage, dei genocidi, della corruzione, accolto da quello che va forse considerato più grande criminale di guerra di tutti i tempi. Che ebbe ad esaltare, ancor peggio del primo, nel ramo secco degli Ebrei attuali, le radici sue, e di quelli come lui.

Che ebbe quindi a permettersi d’attestare, che Quello Stesso Che i cristiani invocano, come fece lo stesso Gesù, la pace su di lui, come risulta dal loro stesso Libro, nel Padre Nostro, dicendo “sia fatta la Tua volontà”, avrebbe rinunziato a favore dell’uomo, o peggio, dei suoi “diritti”, alla Sua stessa Onnipotenza. Per garantirne nientemeno appunto che i famigerati cosiddetti “diritti umani”, gli stessi concessigli gentilmente dai frammassoni delle Rivoluzioni Americana e Francese, e dal consesso della Nazioni Unite senza dio.’

La stessa cosa che affermarono nell’ambito dell’Islam i Mutaziliti, riprovati dalla Comunità dei Credenti, con la dottrina della “delega” divina, in arabo “tafwīď”, rifiutata in primo luogo dalle Guide delle Genti della Dimora del Vaticinio, dottrina che in definitiva è anche quella, alquanto infantile, di Cartesio, padre conclamato del pensiero moderno, con la sua concezione della macchina dell’universo, sottoposta all’impulso divino solamente iniziale.

Dimenticandosi degli apparati dottrinali di Tommaso d’Aquino, con la sua “predeterminazione fisica”, che mette tutto nelle mani d’Iddio sia magnificato ed esaltato, anche la libertà dell’uomo, ma senza che essa venga lesa alla maniera dei Protestanti, del “servo arbitrio” di Lutero. Oppure anche la “scienza media” del Molina, tra quelle degli enti possibile e necessari, che trova il modo anch’egli d’accordarla con onnipotenza divina, per tacere, a questo medesimi riguardo della sapienza islamica, nella fattispecie quella delle Guide Suddette, che rigetta gli estremi della delega e del conculcamento.

Per giungere all’ultimo, al sedicente Papa Francesco, se la legittimità anche formale dell’elezione papale sarebbe stata compromessa dalla sostituzione forzata ed illegittima di Giovanni XXIII a Gregorio XVII, a dire di taluni. Il quale manda, col suo sorriso melenso e perenne all’americana, i miscredenti in Paradiso, riducendo la coscienza umana, sempre valida e giustificatrice per lui, ad un livello inferiore a quello dei Protestanti, che pure pretenderebbero il loro presunto “libero esame” individuale illuminato dalla luce dello Spirito Santo.

Che esalta Eugenio Scalfari, senza dio dichiarato, ed Emma Bonino, forse per il suo celebre aborto col bastone nella vulva, cosi come l’immondo e sconcio Giacinto Pannella, detto Marco, sozzo immondezzaio ambulante di tutte le sconcezze contemporanee, propugnatore di droga, aborto, libertinaggio ed inversione sessuale, nascondendosi dietro il velo di un vieto ed abusato umanitarismo, che lascia il tempo che trova, per coprire le sue poco edificanti imprese.

Che proclama per parte sua, la fine della Chiesa Cattolica, ridotta a modesta “portinaia”, all’inizio di scale ed ascensori certo discendenti, dopo d’averla trasformata in Chiesa “universale”, invece che “Cattolica Romana”, sull’onda di quel “dialogo ecumenico”, del quale stiamo appunto trattando, forse ignorando il significato del termine “cattolico”, che in greco antico significa appunto “universale”, forse l’ultimo Papa, secondo le predizioni di Malachia. Come farebbe intendere il rifiuto di fare seguire al suo nome un numero d’ordine

Del che non ci rammarichiamo certo, se il prossimo, a Iddio piacendo, secondo avvento del Cristo, ne casserà la pretesa funzione vicaria, anche secondo quel riguardo meramente formale che sembrava avesse voluto sopravvivere a tutto ed a tutti, ad ogni magagna, alle imposizioni costantiniane, alla pornocrazia papale di Marozia, con tanto di Papessa Giovanna, non si sa se inventata o no di sana pianta, al cesaropapismo ottoniano.

Così come al servaggio francese, che mise l’Italia alla mercé degli orrori guelfi ed angioini, alla “servitù babilonese” d’Avignone, alla materialità godereccia ed agli abusi delle corti rinascimentali, all’opportunismo profittatore dei vari “Cardinal nepote”. All’appoggio, severamente condannato da Dante Alighieri, concesso, contro il principio imperiale ghibellino avviato con Carlo Magno in Occidente dalla Chiesa stessa, a quelle medesime forze borghesi e nazionali, mercantili ed usuraie, come alla città di Firenze loro centro, che in seguito avrebbero fatto di tutto per compierne e sancirne la morte, e così via dicendo, in questa galleria degli orrori.

Chiesa “una, santa, cattolica apostolica, romana”, che ebbe in Occidente sino a Pio XII compreso, non con Giovanni XXXIII, Paolo VI, Papa polacco, Benedetto XVI, né tanto meno con “Papa Francesco”, specialmente dopo la fine del Medioevo, quando in una certa misura ebbe a rendersi conto degli errori commessi in precedenza, un ufficio di argine morale, e di barriera dottrinale, persino in quegli aspetti da noi non condivisibili. Tanto che il Sillabo di Pio IX, e la condanna del modernismo di Pio X, restano indubbiamente pietre miliari nella lotta agli errori del mondo moderno e contemporaneo.

Dando forma e sostanza, dopo la fine dell’evo antico, ad una civiltà autentica e completa, quella di Tommaso d’Aquino e di Dante, giunta alle vette della spiritualità, e della stessa formazione della comunità umana d’Occidente, a prescindere dai difetti di cui sopra. E che, messa sulla difensiva dal precipitare degli eventi, non rinunziò mai, sino a Pio IX, a Pio X, ed a Pio XII, prima dei tralignamenti del Concilio Vaticano II, a fare da barriera morale e dottrinale contro il pervertimento e la sovversione d’Occidente.

Prima che tutto fosse assai significativamente compromesso, vale la pena ripeterlo, specie da quell’ultimo, presunto Papa Francesco, dati i suddetti dubbi sulla sua stessa legittimità formale, che da buon perito chimico, quale egli era prima di darsi ad altri studi, avrebbe forse fatto meglio ad occuparsi dei calcoli stechiometrici, nei quali forse sarebbe riuscito assai meglio che nelle scienze divine, dati l’assenza di esiti, o gli esiti assai penosi in questa sua ultima incombenza. Perché neppure con i Borgia si era vista tanta degradazione.

Papa Francesco il quale assai significativamente, oltre a togliere ogni sanzione canonica sacramentale contro l’aborto indiscriminato, difende in un modo più o meno aperto quell’abominio dell’inversione sessuale, giunta ai nostri giorni oggi sino all’inverosimile dell’assurdo. Con abusi quali non si erano visti in nessun tempo, neanche nell’Ellade antica, e forse neppure in quella celebre città di Lot, la pace su di lui, della quale si narra nella Bibbia e nel Sacro Corano, distrutta alfine dall’ira d’Iddio, sia magnificato ed esaltato.

Con tanto di sconci matrimoni pretesi legali, per la legge umana, non certo per quella divina, di affidamento criminale di fanciulli innocenti e sventuratissimi alle loro voglie schifose, con il prossimo venturo perseguimento penale, forse anche retroattivo, di chi osi opporsi a tanto sudicio abominio. Nell’attesa di altri orrori, di altre nefandezze, la cui lista sarebbe peraltro già pronta, tanto che abbia ad accettarsene il contenuto perverso, essendo peraltro in Occidente le voci di dissenso poche e soffocate.

Non è certo con simili figuri che si potrà o dovrà discutere. Tranne nel caso in cui, come ebbe a dire la Guida dei Musulmani Alì Khamenei, quanto all’eventualità consimile di coloro che hanno per mestiere di sporcarsi le mani del sangue delle loro vittime, leggi americani, sionisti, europei, e regoli arabi, li si debba ammonire, per dire loro “temi Iddio, Ne sia esaltato l’essere, recedi dal ludibrio del tuo sozzo abomino, rinunzia alfine ad uccidere, a corrompere, ad ingannare col sorriso sulle labbra, pentiti dei tuoi peccati”.

Tanto da fare comunella con i peccatori peggiori, con gli oppressori dell’umanità, come Obama, Netanyahu, ed altri ancora, che Iddio li maledica e li sprofondi, che Egli ha maledetto, le Guide della miscredenza che Egli ha ingiunto di combattere (S. C., IX: 12, 29), per confermarli in definitiva, coi loro intrattenimenti amichevoli, nei loro peccati e nei loro crimini. Tutto il contrario di quello che faceva invece Gesù, la pace su di lui, invocato a sproposito a questo medesimo riguardo, che invece li redimeva e trasformava.

Tanto che oggi il contatto, e se vogliamo dire il “dialogo”, andrà ricercato da parte musulmana, od almeno di quelli che si richiamano all’Islam autentico, piuttosto con quella Cristianità Orientale, con quell’Ortodossia mantenutasi, per lo meno in certe sue varianti, in generale immune dal degradamento occidentale. Al quale essa non ha mai contribuito in nessun modo, forse proprio in ragione di quella sua indole orientale, che la distingue in seno all’Europa stessa, e nell’Asia Anteriore, come direbbe giustamente Guénon.

Com’è anche stato confermato dalla presente alleanza pubblica e militare, con quella Russia che oggi ha ritrovato, dopo la chiusura a suo modo provvidenziale della materialità del comunismo marxista, sforzandosi di sfuggire agli adescamenti dell’Occidente corruttore e prevaricatore, sotto la Guida del rigenerato Patriarcato di Mosca, la sua indole cristiana. Col posto che le spetta nel fronte che si batte con la sovversione mondana ed infera, capeggiata nell’ambito visibile da Israele, Stati Uniti, Unione Europea, e Regoli arabi.

Ravvisando mercé dei suoi migliori esponenti nell’ambito culturale e spirituale, nell’Iran della Rivoluzione Islamica e della Guida spirituale dei Musulmani, che viene da Iddio, sublimi Ne sono i nomi, non dagli uomini, posti alla testa del fronte dei credenti autentici, il suo alleato per eccellenza in quella lotta cruciale, che prelude assai verosimilmente all’esito finale di questo nostro tempo. Alleanza la quale peraltro ha portato nell’ambito visibile a risultati assai rimarchevoli.

Veniamo adesso, o meglio torniamo al nostro mondo musulmano, Avendo detto già in precedenza quale fosse il senso della tanto conclamata “unità”, per quello che lo concerne. Il fatto è che al presente, appunto sulla scorta di quegli eventi cruciali, che dicevamo sarà affatto lecito almeno presumere, possano preludano alla consumazione degli eventi di questo nostro tempo, di un tempo, non dei tempi, sarà possibile ravvisare, per quello che lo concerne, tutta una serie di abomini, i quali stanno tentando d’intaccarne la sostanza stessa.

Abomini che, falsandone sino all’inverosimile la realtà, ne presentano al mondo di proposito una contraffazione invertita, una caricatura infernale, secondo la legge generale della corrispondenza e dell’inversione dei segni. Dicevamo dunque che l’unità, alla quale attenersi sotto il riguardo operativo, non significa certo l’obliterazione, di fatto e di principio, in un senso sia effettuale, sia trascendente, di tutto quel patrimonio sapienziale, dottrinale ed attuativo che ha consentito alla sua variante più genuina di sopravvivere, e d’affermarsi provvidenzialmente in questi tempi, certo i più difficili, i tempi ultimi.

Quando la Guida dei musulmani dice di “passaggio” dalle differenze all’unità, non intende certo negare queste ultime, siccome pretenderebbero invece insipientemente ed imprudentemente certuni. Significando con ciò l’opporsi alle mene dei nemici d’Iddio, sublime Ne sia la lode, e dell’uomo, condividendo quel patrimonio comune, a cui si attennero col loro esempio le Genti pure della Famiglia immacolata del Nunzio divino, posponendovi e sacrificandovi, all’unità della Comunità dei Credenti, le proprie persone e vite mortali.

Non certo rinunziando ai loro diritti, d’origine trascendente, il che quelle Genti benedette non potevano certo fare, inconcussibili e stabiliti com’essi sono ab aeterno da Iddio stesso, sia magnificato ed esaltato. I quali diritti indefettibili costituiscono la garanzia medesima della sopravvivenza non solamente della Comunità dei Credenti, ma dell’umanità intera, sotto il riguardo dell’essere oltre che quello morale, così come dello stesso universo creato, se andiamo a ravvisarne le radici esistenziali nella medesima Trascendenza Divina.

I nostri compagni di lotta sono dunque i nostri fratelli. E non soltanto i Musulmani, per dirla più correttamente, ma anche i Cristiani, e tutti quegli uomini liberi di buona volontà, nobili ed oppressi, com’ebbe a dire l’Imam Khomeyni, che abbiano ad attenersi a quel principio irrinunciabile per cui Egli, l’Uno, è il solo nostro Signore, quantunque implicitamente, o senza volerne o poterne trarre tutte quelle debite conseguenze irrinunciabili, necessarie quando ci si abbia a volgere ai principi con purità d’intelletto, o se Ne accetti il Messaggio.

Ora avremo da un lato quel cosiddetto “ecumenismo”, che prendendo le mosse dal mondo cattolico, o non più tale, dopo il Concilio Vaticano II, fa d’ogni erba un fascio, bruttando ogni eminenza nel nome di un informe appiattimento riduttivo. Tornando sempre in definitiva a favore di chi tira le fila della squallida tresca, andando sempre a fare gli interessi di chi sta in basso, senza tendere a chi sta in alto, delle bassure infernali, non della dei vertici della conoscenza attuativa, della sozzura del fango, non dalla purità delle vette.

Portando poi a risoluzioni comuni come quella che, in un recente incontro islamo-cristiano, condannava sì le persecuzioni religiose, ma andando tenuto conto del fatto, che la propaganda occidentale le attribuisce falsamente e pretestuosamente, fatta eccezione per wahabiti e salatiti, che Musulmani non sono, ma manutengoli dell’Occidente, in tutta ignoranza colpevole o malafede, proprio all’Islam, finendo col condannare solo quest’ultimo. Non certo biasimando le complicità con i poteri mondani ed inferi, prevaricatori e degradanti, ai quali si sono prostituiti indecentemente i vari fautori dell’“amore universale”, e del “dialogo ecumenico”, della “democrazia”, e dei “’diritti umani”.

Vale a dire, dei diritti estrapolati dell’ultimo tra gli uomini, dell’infimo tra gli infimi (S. C., XCV, 4-5), non del suo modello trascendente e perfetto in divinis. Con tanto di quell’amore sentimentale, basso, torbido, sporco, fangoso, nella sua negazione pretestuosa di quello fondato invece sull’intelligenza trascendente, che tiene pienamente conto delle dignità esistenziali, come afferma Tommaso d’Aquino, confermato da Ibn Arabi e da Molla Sadra. È a questi fondi inferi che ci si vorrà così ridurre, invece che ai principi divini.

Perché come dicevamo, il rapporto, o disputa, o discussione, o monito, ad anche il “dialogo”, preso nel suo significato genuino e non contraffatto, che dir si voglia, sarà certo qualcosa d’imprescindibile, così com’è imprescindibile la notizia d’Iddio, sublimi Ne sono i nomi, al mondo, che lo costituisce. Implicando dunque esso la realtà stessa dell’essere, lande verrà ad avere il senso di bandirla e predicarla, com’è che appunto fecero Gesù, la pace su di lui, e Muhammad, benedica Iddio lui e la sua Famiglia immacolata.

Non trattandosi d’accettare supinamente gli errori dell’avversario, non di mettere da parte le differenze d’essere e non essere, giustizia ed ingiustizia, rettitudine e fallacia In ogni caso tenendo conto del fatto, che con taluni non avrà più nessun senso conversare o dibattere, il che sarebbe dare loro una qualche dignità, che invece hanno perduto del tutto, e non avranno mai più, perché la loro sarà una via senza ritorno, la via di coloro che, per dirla con Dante, “hanno perso il ben dell’intelletto”, e sono stati esaminati, giudicati e condannati, come il re di Babilonia nella Bibbia alla vigilia dell’avvento di Ciro.

Come fece Gesù, la pace su di lui, che disdegnò di rispondere ad Erode, maledisse i farisei, e frustò i mercanti nel tempio, come fecero il Nunzio dell’Islam con gli Ebrei di Khaybar, Elia con i sacerdoti di Baal ed Alì con i Kharigiti, Mosè con quelli del vitello d’oro, passati a fil di spada, la pace su di loro. Come fece anche l’Imam Khomeyni, allorquando i manutengoli dell’oppressore sanguinario gli proposero un abboccamento, ai quali disse “sono persona di colloquio e di discussione, ma con quella gente non discuto”.

Anche se Gesù ed Alì, la pace su di loro, ebbero scambi verbali iscritti con Pilato, Caifa, Muhawia il maledetto, così come Muhammad, benedica Iddio lui e la sua Famiglia, con i Re di quel tempo, e più recentemente l’Imam Khomeyni non rifiutò di ricevere e farsi intervistare persino da una baldracca fallita, una pennivendola come Oriana Fallaci, fallace come il suo nome, “nomen numen”, come dicevano gli antichi, Iddio la maledica e la sprofondi, nemica giurata dell’Islam, per comunicare loro messaggio, l’appello, il monito divino.

Dunque a seconda dei casi, discutere, annunziare, ammonire, oppure ricusare ogni contatto, almeno nella terza eventualità senza fraternizzare, secondo gli esempi suddetti. Certo tutto questo sarà difficile, occorrerà essere capaci di discernere gli spiriti, capire chi è perduto e chi no, tanto che a nostro avviso, nella maggior parte dei casi, sarà assai più opportuno e sicuro rifiutare ogni contatto, a scanso di equivoci e di contraccolpi indesiderati, i quali abbiano a ledere l’integrità del singolo che dovesse farsene carico.

Ora è da qualche tempo a questa parte che, come ha giustamente osservato la Guida dei Musulmani, anche nel mondo islamico, seguendo i vezzi “ecumenici” di un cattolicesimo pervertito, che ha già superato i limiti delle defezione, si è andata diffondendo la fissazione ossessiva del “dialogo” ad ogni costo, inteso questo nel suddetto senso depravato e spurio, con tutti. Senza discutere, non presentando il proprio argomento, se si è veridici, per giungere ad un risultato univoco, conformemente all’ingiunzione coranica (XXVII, 64).

Con tutti ci si ridurrebbe in definitiva a sorridere, alquanto stolidamente, nella pretesa che solo così, ammesso che lo si voglia, con questa falsa pesta che se non si coprisse così a mo’ di simulazione, addurrebbe ogni sorta d’insulto e di calunnia, si avrebbero a ricondurre alla ragione quei cuori induriti, i quali invece, rifiutate che abbiano le esortazioni dei Nunzi divini, saranno con tutta probabilità liquefatti infelicemente soltanto dal fuoco dell’Inferno.

Un sorrisetto basterebbe a fare quello che altri non ha fatto, ben più in alto di noi, vale a dire Iddio stesso, sia magnificato ed esaltato, tramite i Suoi Nunzi con il Suo Verbo, dimenticando che in questi casi il silenzio od il monito sono la risorsa migliore. Con tutti si dovrebbe dunque ridacchiare o sorridere, accettandone tutte le mene, le brighe, gli abomini, come “Papa Francesco”, col suo sorriso o stolido od ingannatore che lascia il tempo che trova.

Da qualche tempo a questa parte taluni hanno incominciato a trescare, per loro stessa scelta, facciamo riferimento alla nostra comunità, con autentici tizzoni d’Inferno, con i rigurgiti schifosi del vomito della simulazione, con gli escrementi della miscredenza e dell’abiura. A tutti sono noti gli abomini dei Wahabiti prevaricatori, i crimini immondi dei loro Regoli beduini, simulatori, beoni, sifilitici, traditori, ed omicidi, ributtante sottospecie subumana.

Che hanno pervaso il mondo dell’orrore indicibile e della puzza nauseante delle loro tristissime imprese, le loro, così come quelle dei loro manutengoli e seguaci ed imitatori vari, da quando, dopo la Prima Guerra Mondiale, vennero messi, nella loro completa estraneità all’Islam, al potere da quel governo di sua maestà britannica, che è stato ed è tuttora uno dei più sconci palesamenti mondani del Nemico d’Iddio, sia magnificato ed esaltato, e dell’uomo.

A tutti sono noti i crimini con cui questi diavoli, “più pertinaci nella miscredenza e nella simulazione”, siccome recita il Sacro Corano dei beduini, IX, 97, hanno aggravato la lista nera del loro già pesantissimo atto d’accusa, che li condanna senza appello agli occhi d’Iddio, sublime Ne sia la lode, della Comunità dei Suoi Credenti, di quelli autentici, ci permettiamo d’aggiungere, invitando alla ripulsa di siffatte imitazioni e caricature infernali.

I peggiori tagliagole sanguinari salatiti al loro servizio sono all’opera in tutta l’Asia Anteriore ed altrove, con stragi, torture, prigionieri innocenti decapitati, crocifissi, ed arsi vivi, donne violentate e vendute schiave, e chi più ne ha, più ne metta, in questa galleria degli orrori, in combutta col grande Satana statunitense, colla bestia sionista, suo parto mostruoso e mentore sempre ascoltato, ed i satelliti dell’Unione Europea e della Nato, proni al loro volere.

Il fatto è costoro, da qualche tempo a questa parte, stanno tentando di darsi, di dare alle loro imprese immonde, specie in Occidente, in quell’Occidente che peraltro li approva e li appoggia, la copertura di un belletto suadente. Avvalendosi degli esponenti, e dei sedicenti “Maestri”, di certi movimenti “sufi” deviati, in una convergenza strana, data la loro previa inimicizia, apparente almeno, ma che la dice lunga sul potere di seduzione e di attrazione dei manutengoli del Nemico dell’Uomo in questo nostro basso mondo.

Ed è così, non è da molto, che ha fatto uno dei pretesi “Maestri” di questi gruppetti a rigore insignificanti, non fossero gonfiati dalla propaganda e dai danari dei poteri mondani? Che fa, mentre le schiere dei migliori credenti di tutte le parti dell’Islam stanno versando il loro sangue purissimo per liberare le città della Siria e dell’Iraq dagli artigli schifosi di quei diavoli immondi, sull’onda della propaganda dell’Occidente prevaricatore, che sulla scorta di calunniosi asserti affatto infondati, com’è costume specie degli anglosassoni dai tempi di Wallace e di Giovanna d’Arco, sta tentando di presentarli come criminali e genocidi?

Uno di questi presunti “Maestri”, invece di condannare chi andava condannato, si è permesso addirittura di rispondere, ad una domanda di quei criminali sul da farsi di quelle stesse donne che essi schiavizzano e stuprano, per difendersi da pretese violenze nemiche inventate di sana pianta, ha osato addirittura rispondere, con un parere giuridico illegittimo e fasullo, per il quale non ha nessuna autorità, di non suicidarsi, di avere fede in “dio”! In un qualche dio, aggiungiamo noi, niente meno! Il bugiardo matricolato, il calunniatore incallito, il complice, il simulatore, l’impostore, il cieco guida di ciechi!

Fede in quale “dio”? Nel suo “dio”, in Satana il maledetto? Ma nulla di più potremmo aspettarci dalla sudicia bocca fetida di menzogna e bestemmia, e dal cuore di tenebra di un figuro siffatto, che ha avvallato tanti e tali crimini dei reggicoda del nemico dell’Uomo, adoperandosi per calunniare quelli che ne difendono le vittime! Il fiore dei credenti, che versano il loro sangue benedetto sulla via d’Iddio, sia magnificato ed esaltato, a pro del genere umano, del medesimo a cui costui invece irride, calunniandone i propugnacoli, sarebbero degli stupratori!

Altri personaggi vanno a braccetto con tali magnifici esemplari della specie umana, si fa per dire, con gli allievi di Hind, la baldracca mangiatrice del fegato dei campioni della fede, di suo marito Abu Sufian, il capo dei miscredenti che s’opposero al Nunzio divino, del loro degno figlio Muhawia, il ribelle soppiantatore. E dulcis in fundo, del degno figlio di costui Yazid, il carnefice della Famiglia benedetta dell’Inviato d’Iddio Altissimo, su cui addirittura invocano e preconizzano il perdono divino, perché perdono per tutti, ma non per chi s’adoperano sulla Sua via combattendo i Suoi nemici.

Costoro sono purtroppo scelti da taluni fratelli ingenui nientemeno che come interlocutori privilegiati di colloqui amichevoli. Con tanto di sorrisetti, di ammiccamenti e di riconoscimenti reciproci. È a questo punto che sono dunque giunte le cose, com’ebbe a dire l’Imam Alì, la pace su di lui! Per non farli scappare, dicono! Da che cosa? Non farli scappare dalle loro pesantissime responsabilità, e dal monito divino? Sarà tutto in contrario, in effetti!

Per colmare la misura, esponenti immondi del peggior sionismo internazionale, le fattezze deformi del cui volto, il sorriso di scherno infernale, la voce stridula e chioccia, come quella del diavolo Pluto nell’Inferno dantesco, dovrebbero pur sempre dirla lunga, inducendo ad un qualche sospetto, non fosse per le imprese reiterate di siffatti mascalzoni, esemplari, della loro propaganda fuorviante, del loro stare sempre dalla parte di oppressori, ed ingannatori, e dei loro crimini che gridano vendetta in cielo in terra.

Siffatti individui ributtanti vengono scelti anch’essi come interlocutori con cui fraternizzare, accattandone od accettandone con orgoglio interviste penose, nel corso delle quali taluni la fanno penosamente da vecchi amici, con tanto di apprezzamenti reciproci, nella disperata ricerca di un qualche riconoscimento, da parte di costoro, dai figli di Satana, dai complici e propagandisti degli esecutori dei suoi crimini? Temi Iddio, sia magnificato ed esaltato, e basta, quand’anche si volesse avere con loro uno scambio verbale.

Noi vogliamo sperare che questi errori possano essere presto emendati, noi vogliamo sperare, che questi fratelli non si facciano più ingannare e fuorviare dal sorriso accattivante da Lucifero di questi squallidi soggetti, noi ci aspettiamo che sappiano vedere alfine al di là delle loro maschere grottesche, potendosene ben dire, con il Sacro Corano: “Essi si sono alleati con coloro con cui Iddio è adirato…essi sono il partito di Satana, essi sono i perdenti” (LVIII, 14, 19).

 

Per leggere la prima parte: https://islamshia.org/disputa-monito-vaniloquio-la-questione-del-dialogo-prima-parte/

 

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Writer : shervin | 0 Comments | Category : Il pensiero islamico , Novità

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