«La nostra lotta è fondata sul rifiorire dell’Islam». Epoca intervista l’Imam Khomeini (1978)
Da una casa molto povera, a 40 chilometri da Parigi, in un sobborgo chiamato Naufle le Chateau, un uomo dirige la rivolta iraniana. E’ l’ayatollah Khomeini, il capo religioso sciita di cui parlano oggi le cronache di tutto il mondo. Lo circondano discretamente, i suoi discepoli e i suoi fedeli. Ne sorvegliano la casa gendarmi francesi e uomini dei servizi di sicurezza. Le giornate del grande vecchio se ne vanno secondo rituali immutabili: si alza all’alba, prega su un tappeto accanto a una stufetta elettrica: ascolta i rapporti e le notizie che giungono da Teheran; minaccia lo Scià e le grandi potenze che lo sostengono, dicendo che a queste, domani, “il governo islamico” taglierà i rifornimenti di petrolio; conduce altre preghiere nel gelido giardino della casa.
Daniele Lucini, un italiano studioso di problemi orientali, è la prima persona che sia riuscita a entrare in questo mondo chiuso e a condividerne i rituali. Nelle interviste fino ad oggi concesse, Khomeini si era sempre espresso brevemente, con formule lapidarie. Lucini ha vissuto, invece, per due giorni accanto all’ayatollah, ascoltando dalla sua viva voce i motivi più profondi della rivolta che egli conduce contro lo Scià e le ragioni segrete del dramma che sconvolge l’Iran. Ecco il sunto di questa lunga conversazione.
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– Noi conosciamo molto poco del movimento islamico in Iran. Che cos’è?
“L’Islam nega e contraddice tutto ciò che è basato su ‘shrik’ e ‘tughyan’. Shrik significa considerare qualsiasi essere, persona o corpo fisico non divino, come un partner o come un associato di Dio, sia negli attributi sia nell’autorità. Tughyan vuol dire invece trasgressione contro Dio. L’unica strada per perseguire gli obiettivi dell’Islam è proclamare la sovranità di Dio ed eliminare tutte le trasgressioni contro Dio. Il nostro movimento è, dunque, una guerra contro il trasgredire e continuerà fino all’applicazione della legge di Dio in ogni aspetto della vita. In Iran, il sistema imperiale dello Scià è ormai diventato l’incarnazione di questa violazione, una violazione menzionata dal Corano, il movimento islamico continuerà quindi nella sua azione per rovesciare e sradicare il regime imperiale, fino a stabilire un governo islamico e un ordine sociale basato sull’unicità di Dio”.
“L’inizio del movimento può risalire al tempo in cui Raza Khan, padre dello Scià, prese il potere con un golpe militare degli inglesi. Negli ultimi decenni, e in particolare dal ’68 ad oggi, gli Ulemà, cioè gli intellettuali musulmani e i coraggiosi figli dell’Iran, hanno fatto sforzi tremendi ed eccezionali. L’ultimo decennio ha anche portato alla luce il fallimento della politica dello Scià. La bancarotta di un’economia condotta contro ogni regola e la completa sudditanza dei nostri affari agli stranieri, sono state senza precedenti. Le torture, i massacri di massa e la calunnia continua della ideologia del nostro movimento: tutto ciò ha contribuito a intensificare la rivolta”.
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– Pensate al vostro come a un movimento politico o religioso?
“Nell’Islam non c’è separazione tra religione e politica e il nostro movimento islamico rivoluzionario progredisce e si espande in ogni direzione, tanto politica quanto religiosa”.
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– Il movimento islamico iraniano è da lungo tempo un movimento di proteste e dimostrazioni. Pensate di prendere le armi?
“Speriamo che in questa fase della nostra lotta non dobbiamo avere bisogno di prendere le armi e che possiamo risolvere i nostri problemi con l’attuale forma di lotta. D’altronde se lo Scià e i suoi sostenitori continueranno ad ostinarsi, noi considereremo questa possibilità”.
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– Cosa ci può dire a proposito dei cosiddetti marxisti-islamici?
“I marxisti-islamici non esistono. Sono un’invenzione dello Scià e della sua propaganda. In occidente vengono riportate numerose deformazioni di questo genere. Il movimento in Iran è al cento per cento un movimento islamico. Gli Ulemà hanno un ruolo di leader in questo movimento e lo Scià è uno stupido a far credere queste cose, perché chiunque conosca appena un poco l’Islam, sa che non può combinarsi con il marxismo”.
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– In Occidente siete visti a volte come fanatici religiosi, a volte come reazionari. Si dice che siete contro il progresso, contro lo sviluppo, contro la modernizzazione e contro l’emancipazione delle donne; voi stesso avete interesse nel feudalesimo e vi opponete alla distribuzione delle terre tra i senza terra e i piccoli proprietari. Qual è la vostra risposta?
“Io chiedo dove qualcuno può vedere qualcosa nell’Islam, che indichi che l’Islam sia contro lo sviluppo e il progresso umano. Quando mai qualcuno dei nostri studiosi ha detto cose del genere? E’ lo Scià che ci accusa e suggerisce che l’Islam sia reazionario. La ragione è ovvia poiché è stato l’Islam e i suoi giusti Ulemà che si sono sollevati contro i crimini dello Scià. Chi possiede le terre? Sono l’Islam o gli Ulemà che hanno grandi possedimenti di terre o è lo Scià con il suo clan e i suoi accoliti che ha saccheggiato le nostre ricchezze, sia sopra sia sotto il suolo? Chi è in cima all’elenco dei più grandi proprietari terrieri del mondo? E’ perché siamo contro i contadini e i poveri, che questi sono tutti con noi, denunciando lo Scià e domandando i propri diritti usurpati? Noi ci opponiamo al sistema dello Scià perché questo tende a distruggere la nostra agricoltura, allineare e soggiogare la nostra economia agli interessi degli stranieri. Ognuno oggi può vedere come la nostra agricoltura sia completamente in rovina e l’economia in stato di bancarotta”.
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– E’ stato anche detto che se lo Scià se ne dovesse andare, sarebbero i comunisti che lo sostituirebbero. Qual è la reale forza della sinistra in Iran?
“Questo rappresenta un altro aspetto della propaganda dello Scià, che cerca di dimostrare che il popolo che si è rivoltato contro di lui, o è marxista o è marxista-islamico. Il fine dello Scià è far credere all’Occidente che se lui se ne andasse, i comunisti salirebbero al potere, ma ognuno sa che i comunisti in Iran sono veramente un piccolo numero, che non hanno nessun movimento di fronte al nostro movimento islamico e che non avrebbero nessun potere neppure se appoggiati da una forza straniera”.
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– Sembra che voi siate ben determinati a scacciare lo Scià e a non ammettere alcun compromesso al riguardo, ma c’è ancora qualcuno in Iran che cerca di rimpiazzare l’attuale governo di repressione con un giusto ordine islamico, senza allontanare lo Scià.
“Noi ci opponiamo alla monarchia perché il concetto di una sovranità umana è contro il nostro fondamentale credo di una Sovranità Divina. L’islam è contro la monarchia, quindi anche noi siamo contro la monarchia”.
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– Ipotizzando che domani lo Scià venga rovesciato, come proponete di ricostruire la struttura politica del Paese?
“Il nostro popolo vuole la costituzione di una Repubblica Islamica: questo significa un governo basato sulle elezioni generali del popolo. I rappresentanti del popolo lavoreranno insieme, alla stesura di una nuova costituzione che definirà i rapporti interni tra potere giudiziario, legislativo ed esecutivo”.
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– Cosa intendete esattamente con le parole Repubblica Islamica?
“Ho proposto una Repubblica Islamica perché credo che sia diritto del popolo partecipare direttamente alla determinazione del proprio destino ed eleggere le persone che ritenga fidate. Il popolo iraniano è nella stragrande maggioranza musulmano. E’ di conseguenza logico che la forma e la struttura di un governo che lo rappresenti debba essere basata sui princìpi islamici. Anche nel particolare caso dei rapporti con gli altri Paesi dovranno essere osservati i princìpi islamici”.
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– Cosa proponete rispetto alla legge costituzionale del 1906?
“In primo luogo l’abolizione della monarchia, che è contro l’Islam ed è odiata dalla popolazione, in secondo luogo riportare tutti gli articoli e i provvedimenti in conformità con i princìpi e i criteri dell’Islam”.
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– Quale dovrebbe essere il ruolo degli Ulemà?
“Il loro ruolo sarà di guidare e sorvegliare il lavoro dei governanti”.
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– Qual è la vostra posizione a proposito delle minoranze ebraiche e non musulmane in Iran?
“La Repubblica islamica sosterrà e proteggerà i diritti di tutte le minoranze religiose. Non penso che ci possa essere un governo o un sistema politico che possa proteggere i diritti delle minoranze religiose meglio di un governo islamico. Fa parte della propaganda dello Scià l’idea che un governo islamico scatenerebbe persecuzioni alle minoranze religiose”.
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– Recentemente si è accennato alla possibilità che la formazione di una Repubblica Islamica dia luogo ben presto ad una frammentazione del Paese in un numero di piccoli stati e quindi alla possibilità della formazione di una ‘Repubblica Sovietica dell’Iranistan’. Cosa pensate a proposito delle pressioni che sono sorte qua e là, in varie parti, come per esempio nel Belucistan o nell’Azerbaijan?
“Questa è ancora propaganda dello Scià. Tutti questi gruppi etnici sono musulmani e se il governo islamico li tratta onestamente con spirito egualitario, e rispetta i loro propri diritti, non saranno certamente causa di scontenti o separatismo di carattere etnico. I problemi etnici cui avete accennato sono causati dall’ingiustizia attuale. In quanto alla possibile sovietizzazione, il numero dei comunisti è molto piccolo in Iran e le attuali dimostrazioni evidenziano chiaramente che la grande maggioranza dell’opposizione è musulmana”.
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– Quale sarà la posizione della Repubblica Islamica dell’Iran verso i vostri vicini e il mondo islamico in generale?
“Sicuramente i legami di fraternità tra noi e gli altri musulmani richiederanno rapporti speciali. Il governo islamico dell’Iran si accorderà con chiunque mantenga le basi della fratellanza islamica. Questi governi che si regoleranno e che condurranno i loro affari in accordo con i princìpi dell’Islam saranno i nostri migliori amici”.
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– Voi avete scartato l’idea di governare voi stesso la Repubblica Islamica dell’Iran. Perché?
“La selezione dei propri leaders e rappresentanti è nelle mani del popolo iraniano. Tra gli iraniani ci sono parecchie persone che possono, in base ai loro meriti, assumersi questa responsabilità. Per quanto mi riguarda, la mia età, la mia posizione, la mia ambizione e il mio desiderio non mi permettono di accettare questo incarico”.
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– Quando pensate di rientrare in Iran?
“Io sarò ovunque pensi di poter essere utile al coraggioso e nobile movimento iraniano. Di conseguenza ritornerò in Iran non appena lo giudicherò possibile ed appropriato”.
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– Non pensate che un definito prolungarsi della lotta possa creare dei nuovi e magari più complessi problemi?
“La nostra lotta è fondata sul rifiorire dell’Islam. L’Islam non permetterà mai di accettare, neppure per un solo minuto, il governo di un uomo che commetta i crimini del tradimento, dell’adulterio, dell’assassinio, dell’usurpazione e del saccheggio delle ricchezze del popolo. Nessun musulmano lo accetterebbe. Il nostro fine non è cambiare uno Scià con un altro, ma cambiare il sistema”.
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«La Repubblica che voglio per l’Iran». Intervista esclusiva a Ruḥollāh Khomeini di Daniele Lucini (Epoca, 23 dicembre 1978).
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