Il Messaggio rivelato da Dio (M.H. Abdekhoda’i)

Il Messaggio rivelato da Dio

Hujjatulislam M.H. Abdekhoda’i

 “Questo è un Libro benedetto che abbiamo fatto scendere su di te, affinché gli uomini meditino sui suoi versetti e ne traggano un monito i savi.” (Sacro Corano, 38:29)

Il Sacro Corano è il Libro che è stato rivelato al Nobile Profeta dell’Islam (S) durante i ventitré anni della sua missione profetica. Esso è formato da centoquattordici capitoli e migliaia di versetti ed è il fondamento del pensiero e degli insegnamenti islamici tramandato da milioni di musulmani attraverso i secoli, dal tempo del Nobile Profeta (S) fino ad oggi.

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Genesi e derivazione del Corano

Il Sacro Corano è l’unico fra i Libri rivelati ad essere stato tramandato, dal tempo del fondatore della religione fino ai nostri giorni, in forma chiara e certa.

Durante la vita del Nobile Profeta (S) centinaia di migliaia di persone aderirono alla religione islamica e fu fondato un governo che comprese l’intera Penisola Arabica e penetrò nelle regioni limitrofe.

I musulmani di quel tempo erano risoluti e seri nell’impegno concernente l’apprendimento, la recitazione, la comprensione, la memorizzazione e la trascrizione del Sacro Corano.

Dalla conoscenza del Libro Sacro dipendeva il grado di considerazione e d’importanza delle singole persone. Perciò al momento della scomparsa del Nobile Profeta (S) tutti i musulmani conoscevano a memoria alcune parti del Corano, mentre alcuni di essi ne avevano memorizzato l’intero testo.

Inoltre, circolavano fra i musulmani varie copie manoscritte del Libro che furono poi trasmesse di generazione in generazione fino ai nostri giorni.

Il Corano che oggi leggiamo è insomma quello stesso Corano rivelato al Nobile Profeta dell’Islam (S), conservato attraverso le generazioni dei musulmani nel corso dei secoli.

Fra i Libri rivelati solo il Sacro Corano possiede tale peculiarità e può vantare una derivazione certa. Nessuno dei Libri Sacri {tramandati fino a noi} può essere fatto risalire in maniera sicura e diretta al Profeta (S) che ne fondò la religione.

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La necessità dei miracoli

I Profeti furono uomini eminenti e puri inviati da Dio con la missione di guidare e orientare l’umanità. Per dimostrare la veridicità delle proprie affermazioni e il carattere divino della propria missione essi dovettero produrre prove certe e inconfutabili.

L’unica prova che potesse dimostrare la veridicità delle affermazioni di un Profeta era la produzione di miracoli. Questo significa che il Profeta doveva produrre un effetto che l’uomo comune non era in grado di compiere, affinché si dimostrasse che era stato prescelto da Dio. I Profeti inviati da Dio produssero numerosi miracoli al di fuori della capacità umana, fra cui quello del bastone del Nobile Mosé (as), che destò lo stupore degli abili maghi del tempo, o la guarigione di malati congeniti da parte del Nobile Gesù (as).

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Il miracolo del Corano

Fra tutti i miracoli compiuti dai Profeti, quello del Sacro Corano risalta in maniera particolare. Prima di entrare nel merito di questa discussione, enunciando i suoi vari aspetti miracolosi, accenneremo a due peculiarità di questo Sacro Libro.

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1) Il carattere scientifico del Corano

Il Corano è un Libro di profondo contenuto scientifico, consono all’opera di guida ed orientamento propria dei Profeti.

La principale missione dei Profeti, infatti, consisteva nell’orientamento e nella guida dell’umanità, non nel resuscitare i morti o donare la vista ai ciechi. Il fine principale dei Profeti era la vita reale, l’esistenza spirituale, o in altri termini l’arricchimento della fede e l’innalzamento delle opere fra gli uomini. Perciò i miracoli rappresentarono semplicemente una premessa ai più alti compiti dei Profeti.

In questo senso il Sacro Corano rappresenta sia la premessa, in quanto vero miracolo, sia l’effetto finale, in quanto guida per gli uomini. Il miracolo coranico conquista a sé i cuori di coloro che conoscono attraverso la via interiore e le menti dei pensatori, rappresentando la miglior guida per i filosofi e la più alta forza ispiratrice per i riformatori. Il miracolo coranico può gettare la sua luce nelle università e nei centri di ricerca.

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2) Il carattere eterno del Corano

Il Corano è un miracolo eterno di Dio, che non si può costringere nei limiti dello spazio e del tempo. Esso risplenderà eternamente in ogni luogo. Gli altri miracoli dei Profeti di Dio furono limitati al loro tempo ed apparirono a poche persone. Gli altri uomini poterono solo udire il racconto del miracolo e prestar fede alle parole dei narratori. Il miracolo del Corano, al contrario, può essere testimoniato in ogni tempo ed è accessibile a chiunque voglia ricercarlo. Il miracolo del bastone di Mosè (as) trasformato in serpente o di Gesù (as) che resuscitò il morto fu una prova solo per il limitato numero di coloro che poterono assistervi. Oggi non è rimasto alcun segno né del bastone trasformato in serpente, né del morto resuscitato. Il Sacro Corano, invece, è un miracolo che risplenderà eternamente.

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Aspetti miracolosi del Corano

Il Sacro Corano presenta numerosi aspetti miracolosi, nella scienza e nella sapienza, nella profezia del futuro, nel fecondo e prezioso contenuto, nella suggestiva armonia delle forme. Accenneremo di seguito ad alcuni di essi.

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La sapienza del Corano

Il Sacro Corano è un vasto e profondo mare di scienza e sapere. Già ad una prima lettura risulta evidente che esso non può essere frutto dell’ingegno di un uomo, o di più uomini, ma che sgorga e discende direttamente dall’inesauribile fonte della grazia divina. Il Sacro Corano rappresenta il complesso della dottrina islamica e della visione del mondo secondo tale religione, espresso al più alto livello scientifico e culturale.

I versetti coranici si riferiscono a vari argomenti fra cui Dio e i Suoi attributi, l’universo e l’esistenza, l’uomo e i precetti a lui necessari, il Giorno del Giudizio e il cammino dell’uomo verso Dio, i Profeti e la loro fulgida esistenza, l’evoluzione della storia e il destino di probi e oppressori, le norme e le leggi, la morale e gli insegnamenti.

Il Sacro Corano è latore di una filosofia e di una psicologia, di un diritto e di una sociologia, di una politica e di una morale. Esso contiene racconti, ma anche storie sapienziali, parla del culto di Dio, ma anche di affari e commerci.

Da un lato questo celeste Libro parla dell’adorazione e della glorificazione di Dio, dall’altro descrive il volto luminoso di coloro che vegliano la notte per pregare. Recita il Sacro Corano: “Strappano i loro corpi dai letti per invocare il loro Signore, con timore e speranza, e sono generosi di quello che abbiamo loro concesso.” (Sacro Corano, 32:16)

Dall’altra parla della filosofia del jihad, della lotta sulla Via di Dio, recitando: “Perché non combattete per la causa di Dio e dei più deboli tra gli uomini, le donne e i bambini, che dicono: ‘Signore, facci uscire da questa città di oppressori; concedici da parte Tua aiuto e protezione?” (Sacro Corano, 4:75)

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Vastità del Corano

Il Sacro Corano non è un Libro semplice, che si limiti alla trattazione di qualche problema etico. E’ invece un Libro assai vasto, che comprende in sé l’intero dominio dell’esistenza. E’ uno specchio del Libro della Creazione di Dio, offerto agli uomini in forma di ordinata compilazione.

In esso si celano una vasta sapienza e conoscenze scientifiche. Ed è su questo principio che fino ad oggi sono state scritte, in differenti lingue, migliaia di opere esegetiche relative al Sacro Corano, in ognuna delle quali vengono analizzate e discusse una o più prospettive.

L’esegesi coranica di Mulla Sadra si basa ad esempio su una prospettiva filosofica; l’opera Kashf al-asrar e il Tafsir (“opera di esegesi coranica”) di Qusayri si basano su un’interpretazione gnostico-mistica; il Tafsir di Fakhr Razi prende in considerazione il punto di vista teologico; l’opera Ayat al-ahkam di Muqaddas al-Ardabili analizza il punto di vista giuridico-religioso; le opere esegetiche Al-manar e Fi zilal al-Qur’an prendono in esame una prospettiva socio-politica; altre, come il Tafsir al-Javahir di Tantawi, prestano attenzione alle scoperte della scienza moderna, ovvero, come Al-burhan e Dar al-manthur, agli aspetti psicologici; altre opere sono dedicate alle storie coraniche come il Ma°a al-Anbiya’ fi’l-Qur’an; altri commenti esegetici favoriscono invece maggiormente osservazioni di carattere letterario, come i Tafsir al-Tabiyan e al-Baydawi.

Alcuni fra gli esegeti coranici hanno potuto dedicarsi all’interpretazione di alcuni capitoli. Alcuni Tafsir sono assai estesi e particolareggiati, come quelli di Fakhr Razi e Kassaf, e possono superare i venticinque volumi complessivi; altri sono sintetici e meno estesi, come i Tafsir di Safi e Sobbar; alcuni Tafsir prendono in considerazione solo una prospettiva, altri si dedicano a vari aspetti contemporaneamente, come nel caso del Majma’ al-Bayan e del Tafsir al-Mizan.

Le opere di esegesi coranica per la maggior parte sono state scritte in arabo, ma non mancano esempi di Tafsir scritti in persiano, come quelli di Abu al-Futuh al-Razi, o il Tafsir Gazer e il Tafsir-e Nemune.

La varietà di opere esegetiche scritte fino a oggi e i differenti criteri di valutazione, testimoniano la vastità della sapienza coranica e la magnificenza del Testo Sacro.

Il Corano può essere paragonato ad un mare vasto e profondo, dove s’immergono migliaia di pescatori per raccogliere una manciata di perle o coralli. Se si trattasse di un piccolo specchio d’acqua, esso non potrebbe contenere così tanti pescatori!

Allo stesso tempo, tutti gli esegeti coranici riconoscono di non avere ancora potuto percorrere quel vasto e profondo mare nella sua interezza. Essi ne hanno tratto solo pochi sorsi d’acqua, non potendo offrire che poche spighe di quell’abbondante messe di grazia divina.

Tutte queste menti e tutta questa scienza si sono applicate su un Libro lasciatoci mille e quattrocento anni orsono da un uomo illetterato. Non è già questo un miracolo?

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Lo stile del Corano

Il Sacro Corano è nello stesso tempo scientificamente profondo e semplicemente chiaro. Non è una semplice biografia come il Vangelo, né complesso come un libro di filosofia.

Esso esprime i più alti concetti e la più alta dottrina attraverso un’esposizione semplice e chiara. Non è ermetico e indecifrabile, ma è luce pura e buon consiglio. Nelle opere poetiche o filosofiche anche i concetti più semplici vengono talvolta espressi in maniera ambigua e oscura.

Il Sacro Corano, al contrario, laddove è possibile espone la sua alta scienza in forma piana e chiara. Dai primi versetti della Sura Al-Hadid o da quelli conclusivi della Sura Al-Hasr, dove sono descritti gli attributi di Dio, può trarre profitto una persona comune, secondo il suo grado di comprensione, ma anche un dotto di vasto spessore, il quale si addentrerà nelle profondità del loro significato.

Il Sacro Corano è logica ferrea e prova certa per il filosofo, percezione interiore e coscienza per chi conosce attraverso la via del cuore, epopea e comandamento per il combattente. Tutti possono trarre giovamento da questa fonte eterna di luce, sia l’uomo semplice che il dotto filosofo, a condizione che non siano in malafede. Recita infatti: “esso {il Libro} è una guida per i timorati” (Sacro Corano, 2:2)

Il Sacro Corano è paragonabile alla natura. Uno scalatore vede l’esterno della montagna, un geologo ne indaga le viscere; un pastore prova piacere nella visione del cielo stellato, un astronomo ne penetra le profondità infinite, soprattutto se la sua osservazione sarà accompagnata dalla lettura del seguente versetto: “Osserva con il tuo stesso occhio: vedi un qualche spiraglio? Osserva ancora una volta, il tuo sguardo cadrà stanco e sopraffatto (per lo stupore del cielo infinito).” (Sacro Corano, 67:3-4)

Un uomo comune, in grado di comprendere la lingua araba, in tutta semplicità può intendere l’intensità morale del seguente versetto, che recita: “In verità Allah ha ordinato la giustizia, la benevolenza e il perdono nei confronti dei parenti. Ha proibito la dissolutezza, ciò che è riprovevole e il sopruso. Egli vi ammonisce affinché ve ne ricordiate.” (Sacro Corano,14:90)

Un uomo colto, invece, può ben comprendere la profondità e la grandezza del seguente versetto, che recita: “Mostreremo loro i Nostri segni nell’universo e in loro stessi, affinché sia loro chiaro che Egli è la Verità. Non ti basta che il tuo Signore sia presente in ogni luogo?” (Sacro Corano, 41:53)

Ognuno, in misura della propria intelligenza e conoscenza, può trarre conoscenza dalla limpida fonte divina del Corano. Può attingere sia ad una sapienza pratica, come nel caso del primo versetto citato, sia ad una sapienza teorica, come nel caso del secondo.

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La sfida del Corano

In molti versetti coranici si afferma che il Libro Sacro è disceso da Dio e che gli uomini non sono in grado di produrne uno simile. Il Sacro Corano chiama a sfida coloro che negano tale evidenza.

In alcuni versetti del Sacro Corano si sfidano gli uomini a produrre dieci capitoli (al sing. Sura) simili a quelli coranici, in altri versetti a produrne anche uno solo [1].

Il Sacro Corano esprime questi argomenti con assoluta fermezza, invitando gli uomini a chiamare chiunque in aiuto nella sfida. La certezza del Celeste Libro è tale, che in un versetto recita: “Di’: ‘Se anche si riunissero gli uomini e i jinn per produrre qualcosa di simile a questo Corano, non ci riuscirebbero, quand’anche si aiutassero gli uni con gli altri.’” (Sacro Corano, 17:88).

 A questo riguardo riteniamo opportuno aggiungere le seguenti osservazioni:

1. Sin dai tempi antichi coloro che si opponevano all’Islam hanno cercato di divenire più forti e sconfiggere tale religione. A questo scopo hanno costantemente scritto opere di propaganda a proprio vantaggio, producendo allo stesso tempo, scritti contro l’Islam; hanno inoltre condotto infinite lotte e battaglie contro l’Islam e i musulmani, in vari ambiti, culturale, politico e militare, dalle crociate fino al neocolonialismo. Oggi, una sola fra le emittenti radiofoniche gestita da coloro che si oppongono all’Islam trasmette programmi in 37 lingue; il Vangelo e la Torah sono stati tradotti nelle maggiori lingue vive del mondo; i predicatori cristiani hanno fondato le loro basi propagandistiche nei luoghi più remoti del mondo.

2. Nei paesi arabi vi sono molti letterati e scrittori cristiani di madrelingua araba, alcuni dei quali specializzati proprio in linguistica e letteratura araba, fra cui si annoverano anche sacerdoti cristiani. Essi producono eccellenti liriche e fanno uso di una prosa raffinata.

Ciò nonostante, considerando le due osservazioni appena esposte, i detrattori dell’Islam, nel corso di quattordici secoli, pur possedendo ogni mezzo possibile, scientifico e letterario, e pur avendo in animo di combattere l’Islam, non sono mai stati in grado di falsificare una sola Sura coranica. Questo dimostra l’incapacità, al di fuori dell’universo islamico, di produrre qualcosa di simile al Sacro Corano o anche solo una Sura di esso.

Questi argomenti sono sufficienti e convincenti anche per chi non possiede strumenti scientifici e culturali adeguati, perché rendono manifesto il fatto che nemmeno i dotti avversi all’Islam si sono avventurati in tale prova di forza, tentando di produrre anche solo una Sura simile a quelle coraniche per dimostrarne la presunta falsità. Se avessero posseduto tale capacità, avrebbero accettato la sfida, anche solo per sconfiggere il proprio nemico e vanificarne le pretese.

“Questo è un Libro benedetto che abbiamo fatto scendere su di te, affinché gli uomini meditino sui suoi versetti e ne traggano un monito i savi.” (Sacro Corano, 16:44).

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 L’assenza di incongruenze

Si tratta di uno degli aspetti che denotano il carattere miracoloso del Sacro Corano. L’incongruenza può essere analizzata secondo le due manifestazioni che essa assume. Esiste infatti una incongruenza che deriva da incoerenza concettuale o di pensiero, e una incongruenza che deriva invece dall’errore. Ne spiegheremo ora le caratteristiche.

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L’incoerenza del pensiero

L’uomo è soggetto a mutamenti e cambiamenti sia dal punto di vista fisico e corporeo, sia dal punto di vista psichico e del pensiero. Con il passare degli anni ed il progredire degli studi e dell’esperienza, l’uomo concepisce nuove idee e propositi che spesso si differenziano rispetto alle sue idee precedenti. Possiamo constatare tali evoluzioni e mutamenti nei grandi scienziati e teologi della nostra cultura.

L’eminente teologo mu’tazilita Wasil Ibn ‘Ata, attraverso un processo di evoluzione del pensiero, si allontanò dalla dottrina del suo maestro dando vita alla scuola mu’tazilita. Allo stesso modo, Abu-l-Hasan Ash’ari si allontanò dalla dottrina mu’tazilita dando vita alla scuola Ash’arita. Fu una evoluzione del pensiero a far si che il grande pensatore Al-Ghazali lasciasse l’insegnamento nella scuola Nezamiye di Baghdad per ritirarsi in isolamento. Un mutamento interiore in senso mistico fece sì che il principe Ibrahim Adham rinunciasse al proprio rango ritirandosi a vita monastica.

Constatiamo invece che nel corso dei ventitré anni in cui il Profeta (S) predicò agli uomini i versetti del Sacro Corano, non si verificò alcuna metamorfosi.

I versetti che il Nobile Profeta (S) recitò negli ultimi anni della sua predicazione sono perfettamente coerenti, dal punto di vista del contenuto, con i versetti che aveva predicato nei primi tempi della sua missione; e il pensiero che il Profeta (S) aveva predicato all’inizio della sua missione si mantenne coerente fino alla fine dei suoi giorni. Il Sacro Corano ed il Profeta (S) offrirono un piano e una dottrina che si inserivano nel quadro di una strategia ordinata e dotata di precise finalità, che abbracciava i più svariati ambiti e realizzò il proprio obiettivo.

Le idee del Profeta (S) e il contenuto del Sacro Corano avevano mantenuto la loro coerenza e uniformità rispetto ai primi giorni della missione profetica. Tale carattere di immutabilità dimostra che i versetti coranici discesero da Dio, Eterno e Immutabile, e non sono frutto del pensiero mutevole dell’uomo.

Il Sacro Corano fa riferimento a tale verità laddove recita: “Non meditano sul Corano? Se provenisse da altri che da Allah vi avrebbero trovato molte contraddizioni.” (Sacro Corano, 4:82)

Allamah Tabataba’i, dopo aver citato il versetto coranico che recita: “Per il cielo che restituisce {sotto forma di pioggia ciò che assorbe} e per la terra che si fende, in verità questa è Parola che discerne {il Vero dal Falso} e non è parola futile.” (Sacro Corano, 86:11-14) scrive: “In verità, Iddio Altissimo ha giurato sul cielo e sulla terra mutevoli per dimostrare la verità coranica che è basata su una verità costante e immutabile; questa è per certi versi l’interpretazione del senso coranico“.

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L’incongruenza frutto dell’errore

La dimenticanza e l’errore sono caratteristiche naturali dell’uomo, tanto che si dice “errare è umano”. Questo è tanto più vero per gli illetterati, i quali non possono annotare il proprio pensiero. Prestate attenzione a questo fatto: nel corso dei ventitré anni della sua missione, fra i quaranta e i sessantatré anni di età, il Nobile Profeta (S) recitò agli uomini migliaia di versetti coranici, in ogni condizione, nei periodi di sosta o di viaggio, in tempo di pace o di guerra.

Tali versetti riguardano i più svariati argomenti: parlano di dottrina e di fede, contengono storie e racconti, discutono le più complesse questioni sul libero arbitrio e sulla predestinazione, offrono precetti categorici e chiari.

Talvolta un episodio storico viene esposto in differenti occasioni, secondo diverse prospettive, senza che si verifichi la benché minima incongruenza. Il Nobile Profeta (S), dopo che i versetti gli erano stati rivelati, li recitava ai suoi compagni e seguaci, fra cui alcuni scribi che li annotavano. Nelle prediche e nei sermoni che teneva successivamente in tempo di sosta o di viaggio, recitava nuovamente tali versetti, senza che nemmeno in un caso si sia verificato un errore, una incongruenza o una contraddizione.

L’assenza di incongruenze fra migliaia di versetti e argomenti nel corso di ventitré anni di predicazione di un uomo illetterato, è motivata dal fatto che tali versetti erano stati rivelati da Dio, che è immutabile e immune da errore. Iddio preservò dall’errore anche il Suo Profeta (S). Recita il Sacro Corano: “Non muovere la tua lingua per affrettare la recitazione {del Sacro Corano}: invero spetta a Noi la sua riunione e la sua recitazione . Quando lo recitiamo, ascolta {attento} la recitazione. Poi spetterà a Noi la sua spiegazione.” (Sacro Corano, 31:16-19)

E’ stato tramandato che il Nobile Profeta (S) mostrava apprensione per la memorizzazione del Corano. Iddio gli disse di non preoccuparsi, ché a Lui spettava di custodire intatto il Corano [2].

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Gli aspetti letterari del Corano

Uno degli aspetti miracolosi del Sacro Corano è proprio la bellezza ed efficacia letteraria dei suoi versetti. Esso è universalmente riconosciuto come un testo arabo elevato e facondo [3]. Faremo precedere la discussione di questo aspetto da alcune osservazioni introduttive.

All’epoca della Jahiliyya (ignoranza pre-islamica), gli arabi, pur arretrati scientificamente e lontani dalla civiltà, avevano raggiunto alte vette retoriche e poetiche. La loro poesia, dal punto di vista del contenuto, era forse vuota e priva di valore, ma dal punto di vista dell’allitterazione e della rima, delle similitudini e delle metafore, era costruita su simmetrie armoniose. Era immorale e indegna nei contenuti, ma affascinante e incantevole nelle forme.

Il Sacro Corano, nel corso della storia, si è distinto come testo di notevole bellezza letteraria. Dai tempi della Rivelazione ai nostri giorni, letterati ed oratori si sono dedicati allo studio delle raffinatezze letterarie del Sacro Corano.

Iddio, nel Sacro Corano, ha espresso i più alti concetti attraverso le più belle forme estetiche, allo stesso modo in cui in natura ha disposto i migliori elementi nelle più belle forme, ponendo le vitamine all’interno di frutti belli e gustosi e creando le migliori essenze per i più bei fiori.

Il Sacro Corano non è poesia né prosa. Possiede le migliori prerogative di entrambe, senza averne i difetti. Non è poesia, perché la creazione poetica si accompagna in primo luogo all’iperbole e all’esagerazione, in secondo luogo alla fantasia.

L’iperbole è una forma di esagerazione verbale e quindi di menzogna. Il Sacro Corano, invece, non contiene esagerazioni; ogni suo passo coincide appieno con la verità e la realtà. Esso esprime ogni concetto nella sua esatta misura, senza nulla aggiungere né sottrarre.

Il mondo della fantasia, poi, non corrisponde mai al mondo reale. Nel mondo fantastico i ‘manti’ si trasformano in ‘monti’ e la leggenda si sostituisce alla verità; nel mondo fantastico si narra della fenice e del mitico monte Qaf. Il Sacro Corano, invece, è specchio delle realtà dell’Universo creato e raffigurazione delle verità dell’esistenza. Gli insegnamenti coranici non sono mescolati alla superstizione, e la storia, nel Corano, non è mescolata al mito. Ogni cosa nel Libro corrisponde alla verità e alla realtà.

Il Sacro Corano, dopo aver raccontato l’edificante e bella storia di Giuseppe, recita: “Nelle loro storie c’è una lezione per coloro che hanno intelletto. Questo Corano non è certo un discorso inventato, ma è la conferma delle verità passate, spiegazione dettagliata di ogni cosa, guida e misericordia per coloro che credono”. (Sacro Corano, 12:111).

Il Corano non è nemmeno mera prosa, poiché ha un ritmo, una musicalità ed un ordine particolari, che penetrano fino al profondo dei cuori, affascinandoli. Esso, pur non esprimendosi nell’arido linguaggio filosofico, racchiude in sé la più alta filosofia. Pur non esprimendosi in un linguaggio meramente giuridico, possiede in sé la fermezza della legge; e mentre esprime i più alti concetti della conoscenza, medita sulla creazione, laddove recita: “In verità, nella creazione dei cieli e della terra e nell’alternarsi del giorno e della notte, ci sono certamente segni per coloro che hanno intelletto, che in piedi, seduti o coricati su un fianco, ricordano Allah e meditano sulla creazione dei cieli e della terra dicendo: – Signore, non hai creato tutto questo invano. Gloria a Te! Preservaci dal castigo del fuoco!” (Sacro Corano, 3:190-191).

Mentre prescrive la migliore legge sociale, ovvero la legge del contrappasso, ne spiega anche il senso, la morale. Recita infatti: “Nel contrappasso c’è una possibilità di vita, per voi che avete intelletto. Forse diverrete timorati”. (Sacro Corano, 2:179)

Mentre espone la legge con fermezza e risolutezza, il Sacro Libro consiglia un comportamento morale, raccomandando la clemenza e la misericordia. Recita: “Colui che sarà perdonato da suo fratello dovrà comportarsi in maniera bene accetta e fare il bene nei suoi confronti”. (Sacro Corano, 2:178)

Nessuno scritto in prosa ha la stessa armonia del Sacro Corano, un’armonia spirituale. Nessuna voce ha il fascino della voce spirituale del Celeste Libro, che risuona in mille riverberi da quattordici secoli, dal tempo in cui l’Imam as-Sajjad (as), con voce davidica ne salmodiava i sacri versetti, fino ai salmodiatori coranici odierni che si distinguono a livello internazionale.

Il fascino e la bellezza del Libro Celeste toccano la profondità del cuore e spingono lo spirito ad elevarsi, suscitando il pianto. Un ladro che vaga di notte, udendo il versetto che recita: “Non è forse giunto per i credenti il momento in cui rendere umili i loro cuori nel ricordo di Allah e della verità che è stata rivelata?” (Sacro Corano, 57:16) espia il suo peccato scegliendo, in luogo del furto in case innocenti, la via della preghiera del mattino e della sottomissione al cospetto di Dio.

Il Libro Sacro esprime e spiega i più alti concetti nella forma più breve e più bella. Basta riflettere su queste quattro parole: “Il Re, Santo, Eccelso e Saggio” (Sacro Corano, 57:1) dove il Sacro Corano, al termine ‘Re’ – che riferisce a Dio Re del Creato – fa seguire tre attributi. Il possesso di tali attributi è imprescindibile, pur nell’ambito dei limiti intrinseci, per ogni sovrano. Mancando uno di essi, non solo la figura del sovrano è priva di beneficio, ma diviene addirittura controproducente e pericolosa. Di seguito, una breve definizione dei tre attributi in questione:

1) Santo: significa puro, privo di ogni male o abiezione, difetto o lacuna;

2) Eccelso: significa onnipotente ed invincibile;

3) Saggio: significa onnisciente.

Ci dedicheremo ora ad un’analisi dei tre attributi.

Un sovrano, che non sia esente dall’oppressione, dall’abuso, dall’immoralità e dalle passioni, per quanto possa essere saggio e potente, è pericoloso, perché usa il suo potere e la sua saggezza in funzione del vizio e della passione, sacrificando il suo paese a velleità personali.

Se questo stesso sovrano è saggio e moralmente integro, ma non possiede capacità e potere sufficienti, da una parte gli affari del suo paese ristagneranno, dall’altra i nemici avranno su di lui il sopravvento.

Il terzo caso è quello del sovrano che possiede potere ed integrità, ma non saggezza. In questo caso il sovrano non sa come agire, e l’integrità e la purezza si mutano in ingenuità e stoltezza, lasciando spazio agli abusi degli ingiusti e degli indegni, i quali sfrutteranno il suo potere per fini impropri ed illeciti.

Se ne conclude che il possesso di tutti e tre gli attributi indicati nel Sacro Corano dopo il sostantivo ‘Re’, in arabo ‘al-Malik’ , è per un sovrano imprescindibile. Quale dotto discorso è più chiaro e diretto di questo, per un politico saggio? Il carattere miracoloso è insito nella natura del Corano, così come è insito nella natura di tutte le cose create da Dio.

Pensate ad un frutto gustoso: gli scienziati sono in grado di analizzare le caratteristiche di ogni sua singola vitamina o elemento nutritivo, ma non possono creare di per sé nulla di simile, e in particolare la vita insita in esso, quella vita che consente al seme di divenire albero fruttifero.
Allo stesso modo lettere e parole sono a disposizione di letterati, oratori e studiosi, i quali non sono mai stati, e non sono, però in grado di produrre una sola Sura simile a quelle coraniche.

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 La sfida del Corano sulla perfezione formale

Il Corano sfida l’umanità a riprodurre il miracolo della bellezza espressiva e formale del testo sacro, reputandola incapace di questo. Dice Iddio: “Sappiamo bene che essi dicono: ‘C’è un qualche uomo che lo istruisce. Ma colui a cui pensano è straniero, mentre questa è lingua araba pura”. (Sacro Corano, 16:103)

I miscredenti sostenevano, mentendo, che il Sacro Corano non era parola di Dio, ma di uno straniero, la cui lingua madre non era l’arabo, che istruiva il Profeta (S).

Il Celeste Libro, rispondendo a tale calunnia fa esplicito riferimento alla perfezione della lingua araba usata per la sua compilazione e all’alto contenuto scientifico delle Sure che non potevano pertanto derivare da altri all’infuori di Dio [4].

Molte opere di esegesi coranica si sono dedicate in maniera sistematica e puntuale agli aspetti letterari del Sacro Corano, altre vi hanno fatto solo cenno. A parte le opere esegetiche, letterati e scrittori di prim’ordine hanno dedicato interi saggi al tema della raffinatezza formale e stilistica del Sacro Libro. Ne sono un esempio l’opera Dala’il al-I’jaz di Shaykh ‘Abd-ul-Qadir Jurjani e l’opera I’jaz al-Qur’an di Rafi’i.

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NOTE

1) Come per esempio il versetto 13 della Sura Hud, n.11: “Oppure diranno: « Lo ha inventato ». Di’: « Portatemi dieci sure inventate [da voi] simili a questa: e chiamate chi potete, all’infuori di Allah, se siete sinceri»”.

2) Come per esempio il versetto 23 della Sura al-Baqara, n.2: “E se avete qualche dubbio in merito a quello che abbiamo fatto scendere sul Nostro Servo , portate allora una Sura simile a questa e chiamate altri testimoni all’infuori di Allah, se siete veritieri”. Oppure il versetto 13 della Sura Hud, n.11, citato in precedenza ed altri ancora.

3) In effetti Dio dice a questo proposito nel Sacro Corano: “Noi abbiamo fatto scendere il Monito, e Noi ne siamo i custodi” (Sura al-Hijr, 15 :9).

4) Il Sacro Corano ha arricchito e conservato la lingua araba. Per secoli è stato, e tuttora è, un elemento di continuità per la cultura e per la scienza. Gli intellettuali di oggi possono così leggere e comprendere perfettamente testi redatti in arabo mille anni fa. Questo fenomeno ha avuto un riflesso anche nella lingua persiana, dove hanno trovato alta dignità concetti e termini coranici. E’ sufficiente paragonare la lingua araba ad una lingua europea derivata dal latino per comprendere come effettivamente il Sacro Corano ha preservato la lingua araba da trasformazioni radicali e complessive e come ha arricchito le lettere e la cultura araba e persiana.

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* Ex ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran in Vaticano.

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Writer : shervin | 0 Comments | Category : Dottrina , Scienze coraniche

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