TESTAMENTO POLITICO-SPIRITUALE DEL
MARTIRE GENERALE HAJJ QASSEM SOLEIMANI
Presentiamo qui di seguito la traduzione integrale dal persiano del testamento del Martire Generale Hajj Qassem Soleimani, il Comandante della Forza al-Quds dei Guardiani della Rivoluzione Islamica assassinato a Baghdad il 3 gennaio scorso in un vile attacco terroristico americano. La sua vita è stata caratterizzata da una fede profonda, da un esemplare coraggio e da un appassionata fedeltà e dedizione alla Wilayat (1). Possa egli riposare in pace e abbeverarsi alla Fonte della benedizione eterna. Il contenuto del testamento è stato reso pubblico per la prima volta il 13 febbraio 2020, nel quarantesimo giorno dal martirio del Generale Soleimani, durante una cerimonia in suo onore tenutasi nella Mosalla Imam Khomeyni di Teheran, e letto su volontà della famiglia del martire dal nuovo Comandante della Forza al-Quds, il Generale Esmail Qa’ani.
Col Nome d’Iddio Clemente e Misericordioso
Rendo testimonianza dei principi dell’Islam
Testimonio che non vi è altra divinità al di fuori d’Iddio, testimonio che Muhammad è il Messaggero di Dio e testimonio che Ali ibn Abi Talib e i suoi discendenti Immacolati sono i nostri dodici Imam e le Infallibili Prove di Dio (Hujjaj Allah).
Testimonio che il Giorno del Giudizio è verità, che il Corano è verità, che il Paradiso e l’Inferno sono verità, che il rendiconto (nel Giorno del Giudizio) è verità, e che la Resurrezione, la Giustizia di Dio, l’Imamato e la Profezia sono verità.
O Dio, Ti ringrazio per le Tue Benedizioni
O Dio, Ti ringrazio di avermi trasferito di grembo in grembo, di secolo in secolo, concedendomi così la benedizione di vivere in un’epoca in cui ho potuto vedere uno dei Tuoi più eminenti Amici e Intimi (awliya), prossimo e compagno degli Infallibili, il Tuo servo giusto (abd salih) – il grande Khomeyni – e combattere per lui. Seppure non ho avuto la benedizione di trovarmi in compagnia del Tuo Grande Messaggero Muhammad al-Mustafa, se non ho vissuto durante il periodo dell’oppressione di Ali ibn Abi Talib e dei suoi infallibili e oppressi discendenti, Tu mi hai comunque collocato sul sentiero nel quale costoro hanno donato le proprie vite – le più preziose dell’intero creato.
O Dio, Ti ringrazio per avermi fatto intraprendere il sentiero dell’altro Tuo giusto servo (abd salih), successore del caro Khomeyni, la cui oppressione per l’ingiustizia subita (mazlumiyyat) supera la sua stessa virtù; un uomo che possiamo definire il saggio (hakim) dell’Islam, della Shi’a, dell’Iran e del mondo politico dell’Islam: il caro Khamenei (possa io sacrificare la mia vita per lui).
O Dio, Ti ringrazio per avermi concesso la compagnia dei Tuoi migliori servi, per avermi dato l’opportunità di baciare i loro volti celesti e per avermi lasciato assaporare il loro profumo divino: i combattenti (mujahidin) e i Martiri su questo sentiero.
O Dio – Eccelso, Onnipotente, Misericorde e Sostentatore – mi prosterno davanti a Te in gratitudine e umiltà per avermi aiutato a seguire il sentiero della pura Fatimah e dei suoi figli nella scuola Sciita – il vero profumo dell’Islam –, e per avermi concesso l’onore di versare lacrime per i discendenti di Ali ibn Abi Talib e della pura Fatimah. Che grande benedizione, la Tua più grande e preziosa benedizione! Una benedizione che contiene luce, spiritualità e un’irrequietezza che rappresenta in realtà la quiete più assoluta. Una tristezza che dona tranquillità e spiritualità.
Dio, Ti sono grato per avermi concesso di beneficiare di genitori poveri ma devoti, innamorati della Famiglia del Santo Profeta dell’Islam e da sempre in cammino sul sentiero della purezza. Ti chiedo umilmente di donare loro la compagnia dei Tuoi Intimi nel Tuo Paradiso e di permettermi di incontrarli nell’Aldilà.
O Dio, spero nel Tuo perdono
O Dio – Eccelso e Unico Saggio Creatore – le mie mani sono vuote e vuota è la mia bisaccia. Vengo a Te senza alcuna provvista, con la sola speranza nel Tuo perdono e generosità. Non ho portato alcuna provvista con me: ma di quale provvista necessita un uomo povero alla presenza di un Signore Generoso?
Ho infilato i miei vecchi scarponi con il cuore colmo di speranza nella Tua Clemenza e Generosità. Ho portato con me due occhi chiusi che, oltre alle loro impurità, contengono un tesoro. Questo gioiello è costituito dalle lacrime versate per Husayn figlio di Fatimah, dalle lacrime versate per la Famiglia del Profeta e dalle lacrime versate in difesa degli oppressi, degli orfani e degli innocenti intrappolati negli artigli degli oppressori.
O Dio, non c’è nulla nelle mie mani, né da offrire né per difendermi. Conservo comunque in esse qualcosa in cui ripongo ogni mia speranza, qualcosa che è stato un continuo anelito a Te. Quando ho alzato le mie mani verso di Te, quando per Te le ho poggiate a terra o sulle mie ginocchia [nelle differenti fasi della Preghiera rituale, as-Salat], e quando ho impugnato un’arma per difendere la Tua religione: questa è la ricchezza nelle mie mani e spero Tu voglia accettarla.
O Dio, le mie gambe sono fragili e prive di forze. Non hanno il coraggio di attraversare il ponte (sirat) che passa sopra l’Inferno. Esse tremano anche quando attraversano un ponte ordinario. Guai a me, poiché il Tuo sirat è più fino di un capello e più tagliente di una spada. Ciò nonostante nutro qualche speranza di non tremare e trovare la salvezza. Con questi piedi sono entrato nel Tuo santuario e ho girato attorno alla Tua Casa (la Sacra Ka’bah a Mecca), li ho fatti correre nudi nei santuari dei Tuoi Intimi (awliya) e tra quelli di Husayn e Abbas. Ho piegato le mie gambe dentro interminabili trincee, ho corso, saltato, strisciato, pianto, riso e fatto sorridere, pianto e fatto piangere, sono caduto e mi sono rialzato in difesa della Tua religione. Spero che in virtù di questi salti, gattonamenti e per la santità di quei luoghi sacri da essi attraversati, sia le mie gambe che i miei piedi possano ottenere il Tuo perdono.
O Dio, la mia testa, il mio intelletto, le mie labbra, il mio naso, le mie orecchie, il mio cuore e ogni parte del mio corpo nutrono la stessa speranza. O Dio, il Più Misericorde dei Misericordiosi, purificami perché non voglio altro che il Tuo incontro. Il mio Paradiso è la Tua prossimità, o Allah.
O Dio, sono rimasto indietro rispetto alla Carovana dei miei amici
O Dio, o Eccelso, è da molti anni ormai che sono rimasto indietro rispetto ad una Carovana. Ho costantemente inviato altri verso di essa, mentre io sono rimasto indietro. Tu Stesso sai che non sono mai stato in grado di dimenticarli. Il loro ricordo e i loro nomi sono stati una costante eco, non nella mia mente ma nel mio cuore e nei miei occhi, con sospiri e lacrime.
Mio Caro, il mio corpo si sta indebolendo. E’ mai possibile che non accetti qualcuno che ha atteso alla Tua soglia per quaranta anni? Mio Creatore, mio Amato e mio Amore, Ti ho sempre pregato di colmare il mio cuore e la mia anima del Tuo amore. Fammi ardere dal dolore della separazione da Te e morire in queste fiamme [per ricongiungermi a Te].
Mio Caro, ho vagato nei deserti con inquietudine, vergognandomi di essermi attardato; ho vagato da una città ad un’altra e da un deserto all’altro, d’inverno e d’estate, perché nutro una speranza. O Generoso, o Amato, le mie speranze sono riposte nella Tua Generosità. Sai che io Ti amo e che non voglio altro che Te. Permettimi di raggiungerTi.
O Dio, il terrore ha sconvolto la mia intera esistenza. Non sono capace di controllare la mia anima (nafs). Non disonorarmi. Ti chiedo, per amore di coloro la cui santità Tu hai promesso di proteggere, di unirmi alla Carovana che è giunta a Te prima di vedere dissacrata la santità di questi sacri luoghi.
Mio adorato, mio Amore e mio Amato, io Ti amo. Ti ho visto e percepito molte volte. Non posso più rimanere separato da Te. Basta. Basta. Accettami, affinché finalmente io sia degno di Te.
Una parola ai miei fratelli e sorelle combattenti (Mujahid)…
Miei fratelli e sorelle combattenti (Mujahid) in questo mondo, voi che avete consacrato le vostre teste a Dio, prendendo le vostre vite e mettendole all’asta al bazar dell’amore, prestate per favore attenzione. La Repubblica Islamica è il centro dell’Islam e della Shi’a. Oggi il quartier generale di Husayn ibn ‘Ali è l’Iran. Sappiate che la Repubblica Islamica è un santuario (haram) e se questo santuario verrà protetto, anche gli altri saranno protetti. Se il nemico distruggesse questo santuario, non rimarrebbe nessun santuario – né quelli abramitici né quelli muhammadiani.
Fratelli e sorelle miei, il mondo dell’Islam necessita costantemente della Guida: una Guida collegata agli Immacolati Imam e indicata da loro, per mezzo della Shari’ah e i criteri della giurisprudenza islamica. Sapete bene che il più integro tra i sapienti musulmani, colui che scosse il mondo intero e ravvivò l’Islam, il nostro grande e puro Khomeyni, ha affermato che la Wilayat Faqih (2)è l’unica via per la salvezza di questa Ummah. Quindi sia voi, che vi credete in quanto musulmani sciiti e quindi per fede, sia voi che vi credete in quanto musulmani sunniti e quindi per logica, messa da parte ogni divisione, sappiate che non dovrete mai abbandonare la tenda della Wilayat. Essa è la tenda del Messaggero di Dio. Tutta la diffusa inimicizia contro la Repubblica Islamica poggia sulla nefasta volontà di bruciare e distruggere questa tenda. Voi dovete fare quadrato intorno ad essa. Giuro su Dio, giuro su Dio, giuro su Dio, che se questa tenda verrà danneggiata, allora verrà danneggiato anche il Corano e non rimarrà traccia alcuna della Casa di Dio (Baytul-Haram), del mausoleo del Santo Profeta a Madinah, di Najaf, Karbala, Kadhimiya, Samarra e Mashhad.
Una parola ai miei fratelli e sorelle iraniani
Miei cari fratelli e sorelle iraniani, voi nobile e glorioso popolo; che la mia vita e la vita di quelli come me siano sacrificate per voi migliaia di volte, come voi avete sacrificato a centinaia di migliaia le vostre vite per l’Islam e l’Iran! Dovete avere cura dei Principi (Usul) [della Religione]. I Principi sono custoditi ed esemplificati nella figura del Wali Faqih: che questo sant’uomo saggio, oppresso, eminente in spiritualità, giurisprudenza, gnosi e conoscenza – l’amato Khamenei – sia per voi particolarmente caro: sappiate che il rispetto nei suoi confronti equivale al rispetto della sacralità.
Fratelli, sorelle, padri, madri, miei cari! La Repubblica Islamica sta sperimentando oggi il suo più glorioso periodo. Sappiate che nulla importa quello che il nemico pensa di voi. Cosa pensava il nemico riguardo al vostro Profeta? Come si sono comportati i nemici con il Messaggero di Dio e i suoi discendenti? Quali accuse hanno lanciato contro di lui e come hanno trattato i suoi puri discendenti? Le accuse e le minacce dei nemici non debbono dividervi.
Voi dovete sapere – e lo sapete – che la più grande opera del caro Khomeyni è stata l’aver applicato l’Islam per aiutare l’Iran, e l’aver messo l’Iran al servizio dell’Islam. Se non fosse stato per l’Islam, e se lo spirito islamico non avesse governato sulla nostra nazione, Saddam avrebbe sbranato il nostro paese come un lupo feroce e gli Stati Uniti avrebbero fatto lo stesso alla stregua di un cane rabbioso. Invece l’Imam Khomeyni ha condotto l’Islam in aiuto di questa nazione. Egli ha rivitalizzato Ashura, il mese di Muharram, il mese di Safar e Fatimiyah [il periodo di lutto per la nobile Fatima Zahra] per soccorrere questa nazione. Egli ha creato più rivoluzioni all’interno della rivoluzione. E’ per questo motivo che, in ogni periodo, migliaia di persone pronte al sacrificio hanno offerto le loro vite per proteggere voi, la nazione iraniana, la terra iraniana e l’Islam. Hanno umiliato le più grandi potenze materiali del pianeta. Miei cari, non dividetevi sui Principi [religiosi].
I Martiri costituiscono per tutti noi l’asse della dignità e del rispetto. Essi si sono immersi nel vasto oceano di Dio, il Puro, non solo per oggi ma per l’eternità. Devono essere grandi ai vostri occhi, nei vostri cuori e sulle vostre lingue, in quanto tali sono nella realtà. Dovete far conoscere ai vostri figli i loro nomi e le loro immagini. Dovete guardare con rispetto ed educazione i figli dei Martiri: essi sono gli orfani di tutti voi. Dovete rispettare le loro mogli e i loro genitori. Con la stessa amorevolezza con cui trattate i vostri figli, così dovrete comportarvi con loro, in assenza dei loro padri, madri, mogli e figli.
Dovete rispettare le vostre Forze Armate guidate dal Wali Faqih per la vostra personale sicurezza e per la difesa della vostra scuola [sciita], dell’Islam e della nazione. Ugualmente, le Forze Armate devono rispettare, proteggere e sostenere questa nazione, il suo onore e la sua terra, allo stesso modo in cui difenderebbero le loro stesse case. Come ha detto il Comandante dei Credenti (l’Imam ‘Ali): “Le forze armate devono essere una fonte di orgoglio per la loro nazione.” Devono essere la fortezza e il rifugio dei diseredati e della popolazione nonché l’ornamento della nazione.
Una parola alla cara popolazione di Kerman
Un piccolo pensiero per la cara popolazione di Kerman, gente amorevole che ha compiuto grandi sacrifici durante gli otto anni di Difesa Sacra (3) e sacrificato grandi generali e nobili combattenti (mujahidin) per l’Islam. Mi sono sentito sempre umile di fronte a loro. Hanno avuto fiducia in me per otto anni per amore dell’Islam e hanno inviato i loro figli sui campi di battaglia e in terribili guerre, come nelle operazioni Karbala-5, Valfajr-8, Tariqul-Quds, Fathul-Mobin, Baytul-Moqaddas e altre operazioni militari. E hanno animato una grande e valorosa realtà in nome e per amore del nostro Imam Infallibile, Husayn ibn Ali: la Divisione “Tharallah” (3). Questa Divisione è stata spesso l’orgoglio della nostra nazione e dei musulmani tutti; essa, operando come una spada tagliente, ha rimosso il dolore dai loro cuori.
Miei cari! Oggi non sono più tra di voi in virtù del disegno divino. Vi amo più di mio padre, di mia madre, dei miei figli, delle mie sorelle e dei miei fratelli, poiché ho speso più tempo con voi che con loro, nonostante essi fossero la mia carne e il mio sangue ed io il loro erede. Essi hanno accettato che dedicassi la mia vita e la mia esistenza a voi e alla nazione iraniana.
Vorrei che Kerman rimanesse con la Wilayat sempre e fino alla fine. Questa Wilayat è la Wilayat di Ali ibn Abi Talib e la sua tenda è la tenda di Husayn figlio di Fatima. Dovete farvi quadrato. Io sono con tutti voi. Sapete benissimo che ho prestato maggiore attenzione all’umanità, all’amore e alla profonda essenza delle cose piuttosto che all’apparenza dei colori politici. Mi rivolgo a tutti voi che mi considerate di famiglia, come un vostro fratello o figlio.
Vi chiedo, in questo mio testamento, di non abbandonare l’Islam in quest’epoca in cui si è manifestato nella Rivoluzione e nella Repubblica Islamica. Difendere l’Islam richiede intelligenza e attitudine speciale. Nelle questioni politiche, quando si parla dell’Islam, della Repubblica Islamica, della sacralità e della Wilayat Faqih, sappiate che tutte queste realtà possiedono il “colore di Dio” [Sacro Corano, II: 138]; perciò preferite i colori di Dio ad ogni altro colore.
Una parola alle famiglie dei Martiri
Miei figli, mie figlie, figli dei Martiri, padri e madri dei Martiri, luci splendenti della nostra nazione, fratelli e sorelle, leali e pie mogli dei Martiri! La voce che ho ascoltato ogni giorno e a cui ero molto legato, che mi ha donato così tanta tranquillità al pari di quanto faceva quella del Corano, e che io considero la mia più grande fonte di sostegno spirituale, era la voce dei figli dei Martiri, che ascoltavo quasi ogni giorno, e anche quella dei padri e delle madri dei Martiri con i quali rivivevo la presenza dei miei stessi genitori.
Miei cari, finché sarete i veterani di questa nazione, dovrete aver cura del vostro valore. Riflettete e manifestate l’esempio dei vostri Martiri in voi stessi, in modo che chiunque vi veda, veda nei genitori e nei figli le immagini viventi dei Martiri, con il loro stesso livello di spiritualità, potenza e qualità.
Perdonatemi. Non sono stato in grado di fare quello che era necessario per molti di voi e neanche per i vostri figli martiri. Chiedo il vostro perdono.
Spero che il mio feretro venga portato in spalla dai figli dei Martiri, nella speranza di ricevere l’attenzione di Dio grazie al contatto delle loro pure mani con il mio corpo.
Una parola ai politici della nazione
Ho un breve appunto da rivolgere ai politici della nazione, tanto a coloro che si definiscono “Riformisti” quanto a coloro che si definiscono “Conservatori”. Quello che mi ha fatto soffrire di più è che noi generalmente dimentichiamo – o anzi sacrifichiamo – Dio, il Corano e gli alti valori che ne conseguono in due circostanze. Miei cari, non importa quali dibattiti e rivalità voi abbiate gli uni con gli altri; se le vostre azioni, parole e discussioni indeboliscono la Religione e la Rivoluzione in un modo o in un altro, dovete sapere che attirerete su di voi l’ira del Santo Profeta dell’Islam e dei Martiri. Dovete definire un terreno comune. Se volete stare insieme, la condizione è quella di convergere sui Principi (Usul) [della Religione] ed esprimerli in maniera chiara. I Principi non sono né astrusi né complicati (e quindi non passibili di interpretazioni). I Principi sono composti da pochi importanti fondamenti:
1. Il primo è credere realmente nella Wilayat Faqih. Ciò significa prestare attenzione ai suoi consigli ed agire in base alle sue raccomandazioni e ammonimenti quale vero ‘medico’ nelle scienze e norme religiose. Una persona che volesse ricoprire incarichi di una certa rilevanza in seno alla Repubblica Islamica deve sapere che il principale requisito è una sincera fede nella Wilayat Faqih e la conseguente fedeltà alle sue direttive. Non parlo di “bruciare nella fornace della Wilayat” (4), né di seguire la Wilayat in quanto legge. Nessuno di questi due aspetti risolverà il problema dell’unità. La Wilayat in quanto legge riguarda la popolazione in generale – musulmani e non-musulmani – ma la Wilayat nell’azione è un dovere morale di tutti quei funzionari che vogliano impegnarsi per il bene della nazione, una nazione islamica madre di tutti questi Martiri.
2. Avere vera fede nella Repubblica Islamica e in ciò su cui è stata fondata. Questo include morale, valori e responsabilità, si tratti di responsabilità nei confronti della nazione o nei confronti dell’Islam.
3. Utilizzare persone pure che credano nella nazione e che ne siano servitori, non individui che evochino il ricordo dei passati Khan, anche quando ottengono una misera poltrona in un piccolo villaggio.
4. Che il loro metodo di agire includa il combattere la corruzione e l’astenersene, evitando inoltre uno stile di vita opulento.
5. Durante il periodo del loro incarico, in ogni posizione di responsabilità, devono considerare il rispetto per la popolazione ed il servizio ad essa dovuto come atti di adorazione. Essi devono promuovere i valori, non boicottarli con vani pretesti.
Agendo come padri della società, costoro hanno il dovere di proteggerla ed edificarla, aborrendo tutti quei comportamenti – frutto di negligenza, decadenza, magari al fine di raccoglier voti – che promuovono divorzio e corruzione, causando insanabili spaccature in seno alle famiglie. I governi sono i principali attori sia nel rafforzamento che nell’annientamento della famiglia intesa come istituzione. Se i Principi verranno messi in pratica, tutti cammineranno sul sentiero della Guida, della Rivoluzione e della Repubblica Islamica. Allora sì che vi sarà una sana competizione volta ad eleggere la persona moralmente più idonea.
Una parola ai miei fratelli nei Guardiani della Rivoluzione Islamica e nell’Esercito
Voglio rivolgere poche parole ai miei cari e generosi fratelli nei Guardiani della Rivoluzione Islamica e nell’Esercito. Che il coraggio e la capacità di gestire le crisi siano i principali criteri nel designare i comandanti. E’ naturale non menzioni la Wilayat poiché essa non è un semplice dettaglio, bensì la base stessa su cui le Forze Armate fondano la propria esistenza. Questa condizione è inviolabile.
Altro punto fondamentale è l’addestrarsi a prevedere per tempo le tattiche del nemico, i suoi obiettivi e la sua politica; dopodiché prendere le necessarie contromisure ed agire di conseguenza e con decisione. Se in cosiffatti frangenti non si agisse con la necessaria tempestività, le conseguenze sulla vostra vittoria potrebbero rivelarsi irreparabili.
Una parola ai sapienti (Ulamà) e alle Autorità Religiose (Maraja Muazzam)
Una breve parola da un soldato, per quarant’anni presente sul campo di battaglia, ai riveriti sapienti e alle eminenti autorità religiose che portano la luce e sradicano l’oscurità dalla società, in particolare alle Grandi Autorità Religiose. Il vostro soldato, dall’alto della sua torre di guardia, ha compreso che se la Repubblica Islamica venisse danneggiata, la Religione e tutti quei valori per i quali avete duramente lottato e vissuto, verranno irreparabilmente distrutti. Quest’epoca è assai differente da tutte le altre. Se i nostri nemici prendessero il sopravvento, nulla rimarrebbe dell’Islam. Proprio per questo l’unica via percorribile è un sostegno incondizionato alla Rivoluzione, alla Repubblica Islamica ed al Wali Faqih. Voi – che siete la fonte di speranza dell’Islam – non dovete permettere a nessuno di farvi esitare.
Tutti voi avete amato l’Imam [Khomeyni] e creduto nel suo sentiero. Il sentiero dell’Imam era quello della lotta contro gli Stati Uniti e del sostegno alla Repubblica Islamica e ai musulmani – oppressi dalla potenze arroganti – sotto lo stendardo del Wali Faqih. Io stesso, pur nella mia semplicità, ho potuto riconoscere individui malvagi che, attraverso gesti e parole ambigui e pretestuosi, tentavano di indurre influenti Autorità e sapienti religiosi al silenzio e all’esitazione. La verità è chiara. La Repubblica Islamica, i valori e la Wilayat Faqih sono il lasciato dell’Imam Khomeyni (che Iddio ne abbia misericordia). Quindi devono essere ardentemente sostenuti.
Vedo il nobile Grande Ayatullah Khamenei fortemente oppresso e solo. Egli necessita della vostra collaborazione e assistenza; e voi, grandi personalità, avete l’oneroso compito di guidare la società con i vostri pronunciamenti, con il vostro sostegno e con la vostra fattiva presenza. Se questa Rivoluzione verrà danneggiata, la situazione diverrà persino peggiore del tempo del maledetto Shah. L’Arroganza farà del suo meglio per promuovere la miscredenza e la più profonda deviazione, e non si potrà più tornare indietro.
Bacio le vostre mani benedette e chiedo scusa per queste parole. Avrei voluto dirvi queste parole di persona ma non vi è stata occasione.
Il vostro soldato che bacia le vostre mani
Chiedo a tutti di perdonarmi
Chiedo ai miei vicini, ai miei amici e ai miei colleghi di perdonarmi. Chiedo ai combattenti della Divisione Tharallah e alla grande Forza al-Quds, che sono una spina nell’occhio del nemico e una solida fortezza contro di lui, di perdonarmi, in particolare a coloro che mi hanno aiutato in modo fraterno.
Non posso evitare di menzionare Husseyn Pur-Ja’fari (6) che mi ha aiutato con la migliore intenzione, come un fratello o un figlio, e che ho amato nello stesso modo in cui ho amato i miei stessi fratelli. Chiedo scusa alla sua famiglia e a tutti i miei fratelli rivoluzionari e combattenti a cui ho creato disagi a causa mia. Ovviamente tutti i fratelli della Forza al-Quds mi hanno mostrato amore fraterno e sostegno, incluso il mio caro amico Generale Qa’ani, che mi ha sopportato con pazienza e diligenza.
NOTE
1) Wilayat, derivato della parola wala’, significa potere, autorità o un diritto di un determinato tipo. Nella teologia sciita, wilayat è l’autorità della quale sono stati investiti il Profeta (S) e l’Ahlul Bayt (as) come rappresentanti di Dio Onnipotente su questa terra. Secondo l’eminente teologo e filosofo Ayatullah Morteza Motahhari, la wilayat possiede quattro dimensioni:
a) Il diritto all’amore ed alla devozione (wila’ muhabbat): questo diritto colloca i musulmani sotto l’obbligo di amare l’Ahlul Bayt.
b) L’autorità nella guida spirituale (wila’ imamat): questo aspetto riflette il potere e l’autorità della Ahlul Bayt nella guida dei propri seguaci nella sfera spirituale.
c) L’autorità nella guida socio-politica (wila’ zi´amat): questa dimensione della wilayat riflette il diritto della Ahlul Bayt a guidare i musulmani negli aspetti sociali e politici della vita.
d) L’autorità sulla natura universale (wila’ tasarruf): questa dimensione riflette il potere su tutto l’universo con il quale sono stati investiti il Profeta (S) e la Ahlul Bayt (as) per Grazia di Dio Onnipotente. Quest’ultimo aspetto, a differenza degli altri tre, non è accettato all’unanimità dai sapienti sciiti.
Per approfondimenti sulla Wilayat, cfr.: S.M.Rizvi “La Wilayat e le sue dimensioni” http://islamshia.org/la-wilayat-e-le-sue-dimensioni/; M.Motahhari “L’Intimità Divina (Wala’)” http://islamshia.org/lintimita-divina-wala/; J.Amoli “Il concetto di Wilayat nelle tradizioni” http://islamshia.org/il-concetto-di-wilayat-nelle-tradizioni-ayatullah-javadi-amoli/.
Secondo la quasi totalità dei sapienti sciiti, inoltre, durante l’occultazione del dodicesimo Imam, l’Imam Mahdi, la wilayat socio-politica è conferita al giurisperito sciita sapiente, retto, coraggioso e con capacità di governo. Per maggiori approfondimenti vedere la nota 2.
2) La dottrina della Wilayat al-Faqih costituisce l’asse centrale del pensiero politico sciita contemporaneo. Essa adotta una concezione politica basata sull’autorità del giurisperito, vale a dire sull’autorità di un giurista retto e competente, che si assume la guida del governo durante l’assenza di un Imam infallibile. Comunque, sebbene l’autorità di un sapiente religioso di livello elevato sia universalmente accettata in tutte le teorie di governo Sciite, vi sono alcune differenze d’opinione per quanto riguarda taluni particolari, quali il ruolo del giurista e l’ambito della sua autorità.
La teoria della Wilayat al-Faqih trae origine dal principio dell’Imamato, che costituisce la pietra di fondamento della Shi’a e uno dei suoi Principi (Usul) di fede.
Per approfondimenti sulla Wilayat al-Faqih consultare: A. Vaezi “Il pensiero politico sciita (prima parte)” http://islamshia.org/il-pensiero-politico-sciita-prima-parte/; seconda parte http://islamshia.org/il-pensiero-politico-sciita-seconda-parte-shaykh-a-vaezi/ ; terza parte: http://islamshia.org/il-pensiero-politico-sciita-perche-la-wilayat-al-faqih-terza-parte-a-vaezi/; G.Kakaie “Autorità e tradizione” http://islamshia.org/autorita-e-tradizione-g-kakaie/; K. Ghazi Zadeh “Principi generali sul pensiero politico dell’Imam Khomeyni” http://islamshia.org/principi-generali-sul-pensiero-politico-dellimam-khomeyni-k-ghazi-zadeh/; “La Wilayatal–Faqih” http://islamshia.org/la-wilayat-al-faqih/.
3) Con “Difesa Sacra” ci si riferisce all’eroica e mistica resistenza che dal 1980 al 1988 l’Iran Islamico e Rivoluzionario oppose all’invasione del suo territorio da parte del regime secolarista baathista di Saddam che – con il sostegno degli USA, dell’Europa e dei regimi arabi asserviti al sionismo – credeva di poter abbattere la neonata Repubblica Islamica nel giro di pochi giorni o settimane. Cfr. Martire M. Chamran “La Rivoluzione Islamica e la Guerra Imposta” http://islamshia.org/la-rivoluzione-islamica-e-la-guerra-imposta-m-chamran/ .
4) Tharallah è il nome della Divisione dei Guardiani della Rivoluzione Islamica di Kerman, città natale del Martire Generale Soleimani, che si è distinta per eroismo durante la Guerra Imposta.”Thār” letteralmente significa “vendetta per il sangue”. Nella sua forma verbale significa l’uccisione di un assassino onde vendicare la vittima. Negli hadith e nelle opera sciite “Thar Allah” è uno dei titoli conferiti all’Imam Husayn (as).
5) Riferimento a una narrazione dell’Imam Sadiq (as) dove egli chiese a uno dei suoi fedeli seguaci, Harun al-Makki, di sedersi in una fornace ardente e questo immediatamente obbedì al suo ordine senza esitazione. Cfr. “L’Imam as-Sadiq (as), Sahl al-Khorasani e Harun al-Makki” http://islamshia.org/limam-as-sadiq-as-sahl-al-khorasani-e-harun-al-makki/
6) Si tratta di uno degli amici del Generale Soleimani sin dai tempi della Guerra Imposta, anche lui diventato martire nel vile attacco terroristico americano del 3 gennaio a Baghdad, quando un drone statunitense ha colpito le due automobili nelle quali si trovavano il Comandante della Forza al-Quds, il martire Hosseyn Pur-Ja’fari, il Comandante delle Forze di Mobilitazione Popolare irachene (Hashd al-Shaabi) Abu Mahdi al-Muhandis e altri cinque combattenti.
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