Autorità e Tradizione (G. Kakaie)

Autorità e Tradizione

Hujjatulislam Ghasem Kakaie*

L’autorità, nella terminologia islamica, può essere definita come ”wilayah”. Letteralmente questo termine possiede il significato di intimità, assistenza, amore e permanenza in carica. Colui che possiede simili qualità è chiamato ”wali”. In accordo al Sacro Corano, Dio è conosciuto come “wali”. A Dio appartiene tutta l’esistenza (1) e come risultato, Egli guida l’universo (2). Poiché Dio è Wali e Guardiano del mondo intero, Egli è anche la sua “Guida”. Dio, Che possiede l’autorità sull’intera esistenza, guida ogni tipo di esistente verso la sua via di perfezione. A differenza della maggior parte degli esistenti, la perfezione umana deve essere raggiunta coscientemente e liberamente. Per questo l’uomo necessita di insegnamento così che questa consapevolezza e libertà possano crescere.

Esistono due tipi di guida divina:

– Guida ontologica (al-wilayah al-takwiniyah): Dio ha autorità sull’intera esistenza e guida il mondo intero alla perfezione. Questa autorità è deterministica e innegabile.

– Guida legislativa (al-wilayah al-tashri’iyah): Gli esseri umani sono dotati di un altro tipo di guida. Attraverso i Profeti, agli esseri umani è stata conferita la Legge Divina, ed essi sono liberi di accettarla ed agire in accordo ad essa. Se essi l’accettano, otterranno la felicità, altrimenti saranno traviati. La Rivelazione garantisce agli esseri umani ciò di cui necessitano per la felicità, e soddisfa le loro necessità individuali e spirituali attraverso prescrizioni personali e devozionali, incluse invocazioni e preghiere.

In accordo all’Islam, la felicità oltremondana degli esseri umani passa per questo mondo e, quindi, gli esseri umani devono essere attivamente coinvolti nella vita sociale. Uno degli aspetti rimarchevoli del Santo Corano è che esso annuncia piani e norme per la vita sociale. A questo riguardo, ci sono quattro doveri per il Santo Profeta (S):

I- Ricevere quanto rivelato da Dio.

II- Comunicare la Rivelazione alle genti.

III- Interpretare la Rivelazione. Nella ricezione e comunicazione, il Profeta deve essere infallibile e libero da errori. Il linguaggio della Rivelazione è comunque a volte di una certa complessità; così deve essere spiegata e commentata. Il Profeta stesso era responsabile per l’interpretazione del Corano e la spiegazione della Legge Divina in modo maggiormente dettagliato. Nel fornire dettagli e commentare la Rivelazione, il Santo Profeta (S) era infallibile e libero da errore. Allo stesso tempo, alla gente era chiesto di agire come il Santo Profeta (S) li istruiva: “Prendete quello che il Messaggero vi dà e astenetevi da quel che vi nega” (59:7). Qualsiasi cosa riferita dal Santo Profeta (S) è di origine rivelata: “neppure parla d’impulso: non è che una Rivelazione ispirata” (53:3/4). Quindi i detti del Santo Profeta (S) sono assolutamente validi e devono essere accettati. Questo è vero anche per la sua condotta: “Avete nel Messaggero di Dio un bell’esempio per voi” (33:21). Quindi, in aggiunta al Santo Corano, la guida legislativa di Dio è stata rivelata nella sunnah del Santo Profeta (S), vale a dire nei suoi detti e nella sua condotta.

IV- Amministrare le norme divine: l’Islam ha molteplici norme sociali, politiche ed economiche. Ovviamente la mera esistenza di norme non può garantire la felicità della società. Queste norme devono essere eseguite e governare la società. Qui il quarto dovere del Santo Profeta (S) affidatogli da Dio è l’esecuzione delle norme e la fondazione di uno Stato. In altre parole, il Santo Profeta (S) ha autorità anche in questo campo. Non si tratta soltanto di un diritto, ma anche di un dovere affidato al Santo Profeta (S) da Dio. Per esempio, nel Sacro Corano, Dio ordina al Santo Profeta (S): “affinché giudichi tra gli uomini secondo quello che Dio ti ha mostrato” (4:105).

L’Islam, quindi, non traccia alcuna linea netta tra questo mondo e l’altro, tra aspetti devozionali e politici. Molti precetti devozionali islamici sono piuttosto, allo stesso tempo, anche politici. Nessuno può mettere in dubbio infatti che il Santo Profeta (S) abbia fondato uno Stato, durante il quale egli ha guidato i Musulmani e designato alcune persone per determinate posizioni. Inoltre, in alcune occasioni, ha impartito certe istruzioni nelle quali le responsabilità di governo sono state chiarite. Per dirimere dispute tra la gente ha designato dei giudici. Ha applicato il codice penale islamico. Tra lui e altre tribù e nazioni sono stati conclusi dei patti. Per studiare i problemi delle persone e delle tribù ha designato alcune persone per raccogliere informazioni; ha assegnato risorse naturali, in accordo alle leggi, ad alcune persone affinché le sfruttassero. Per raccogliere le tasse islamiche venne stabilita una precisa organizzazione; e molte volte ha organizzato e inviato gente per resistere agli attacchi di altre tribù e stati. Simili attività hanno senso solo alla luce di uno Stato guidato dal Santo Profeta (S).

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Dopo il Santo Profeta (S)

Per i Musulmani Muhammad (S) è l’ultimo, finale, Profeta. In altre parole, dopo la sua scomparsa, la ricezione e la comunicazione della Rivelazione sono giunte ad una fine. Ma come menzionato, il Santo Profeta (S) aveva anche due altri compiti, uno dei quali era la spiegazione infallibile della Rivelazione. L’altro era che il Santo Profeta (S) aveva l’autorità e, in base ad essa, egli applicava la Legge Divina e presiedeva lo Stato. Dopo la morte del Santo Profeta (S) alcune questioni sorsero riguardo queste due ultime responsabilità. L’esposizione infallibile della religione è giunta ad una fine dopo la morte del Santo Profeta (S)? Vi sono altri riferimenti la cui spiegazione della religione non può esser messa in questione? Dall’altro lato, vi è qualcuno designato da Dio ad eseguire la Sua religione e le norme sociali in essa contenute? Nel rispondere a queste questioni, si formarono due punti di vista generali. Il primo, che è quello dei Sunniti, considera la rivelazione del Sacro Corano e la sunnah del Santo Profeta come sufficienti e, in quest’ottica, nessuno è stato designato da Dio col compito di far eseguire la religione. In altre parole, in accordo ad essi, non vi è alcuna autorità speciale per uno Stato Islamico.

La Shi’a, dall’altro lato, crede che dopo la morte del Santo Profeta (S), sua figlia, la Signora Fatima (A), e dodici Imam siano infallibili. Dopo il Santo Profeta (S), essi furono incaricati di commentare e spiegare le norme religiose nella stessa maniera in cui lo fece il Santo Profeta (S). In altre parole, allo stesso modo in cui il Santo Profeta (S) fece derivare le scienze religiose da una fonte infallibile e le comunicò alle genti, e dichiarò norme che non erano state apparentemente descritte loro nel Sacro Corano, dopo di lui le summenzionate persone si trovarono con lo stesso incarico, libere da errori nel commentare la religione, e infallibili. In accordo a quanto contenuto nelle Tradizioni (ahadith) della Shi’a, essi sono a conoscenza di tutti gli aspetti apparenti ed occulti del Sacro Corano. Queste persone possiedono tre caratteristiche. La prima è che essi sono infallibili. La seconda è che essi possiedono la conoscenza del mondo occulto e la terza è che essi, per questo importante incarico, sono stati designati da Dio e introdotti dal Santo Profeta (S) ai Musulmani, ed hanno ricevuto l’incarico dell’Imamato uno dopo l’altro. Essi sono esseri umani perfetti e possiedono le più alte caratteristiche umane. Quindi, allo stesso modo del Santo Profeta (S), le loro Tradizioni, vale a dire i loro detti e la loro condotta, sono una vera e propria guida. In altre parole essi non hanno ricevuto la Rivelazione, ma commentano la Scrittura (il Sacro Corano) in maniera infallibile. In aggiunta a spiegare la Rivelazione, questi esseri umani perfetti sono incaricati dell’applicazione delle norme divine e allo stabilimento di uno Stato religioso.

Durante i 250 anni di presenza degli Imam, essi hanno avuto tale posizione sapienziale che i dotti di tutte le scuole dell’Islam hanno potuto trarre un ampio beneficio dalla loro conoscenza. In questo periodo gli Imam (A) hanno formato molti discepoli nelle scienze islamiche. Le loro direttive spirituali influenzarono enormemente i Musulmani, ed essi ci hanno lasciato molte invocazioni e hadith.

Per quanto attiene al sistema amministrativo e allo stabilimento di uno Stato, gli Imam (A) dovettero confrontarsi con molti ostacoli creati dagli oppositori e oppressori, e questi ostacoli portarono al martirio dei primi undici Imam; ed a parte un breve periodo alla fine della vita dell’Imam ‘Ali e all’inizio dell’Imamato dell’Imam Hasan, non vi fu possibilità per gli altri Imam di stabilire uno Stato. Giunse infine il dodicesimo Imam. La Shi’a raggiunse qui un nuovo stadio, e la teoria dell’occultamento che era stata predicata nelle fonti religiose e dottrinali sciite e sunnite, si concretizzò. Durante questo periodo il dodicesimo Imam è occulto alla vista, ma come il sole coperto dalle nuvole, egli mostra la sue benedizioni esistenziali. La sua guida ontologica continua a guidare spiritualmente le genti; ma esse sono private della sua guida legislativa e apparente. In accordo al credo sciita, egli è vivo, ed alla fine dei tempi egli verrà insieme con altri profeti, incluso Gesù Cristo (A), e stabilirà la giustizia ed uno Stato giusto. Credere in un Salvatore, che è parte delle credenze fondamentali di tutte le religioni, è quanto traspare, dal punto di vista sciita, attraverso l’esistenza dell’Imam del Tempo (A). La Shi’a attende costantemente il suo ritorno. Simile fede garantisce un potere spirituale all’essere umano: nonostante tutte le difficoltà ed i problemi, egli considera sé stesso felice e speranzoso.

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L’occultazione e la questione dell’autorità religiosa

Durante la vita degli Imam, molti sapienti hanno tratto beneficio dalla loro conoscenza. Quando l’occultazione minore è iniziata, l’accesso a questa fonte di insegnamento e commento infallibile della Scrittura era molto limitato. Dopo questo tempo, il ruolo esoterico degli Imam era ereditato in una certa misura dagli gnostici e santi, e la loro autorità legislativa dai giurisperiti. Ci sono state, ovviamente, persone che possedevano entrambe le dimensioni.

Tutti i grandi gnostici erano, direttamente o indirettamente, sotto la formazione e la guida dell’Imam ‘Ali (A) e degli altri Imam (A). Per esempio, quella di Kumayl è attribuita ad ‘Ali (A), di Ibrahim Adham al quarto Imam, di Bayazid Bastami al sesto Imam, di Shafiq Baljhi e Boshr Hafi al settimo Imam, e di Ma’ruf Kharki all’ottavo Imam. Questi maestri gnostici che considerano loro stessi ispirati dagli Imam, condussero altri alla perfezione e designarono i loro successori; e in questo modo, varie catene del Sufismo vennero formate. Questi grandi gnostici credevano che la religione di Dio non fosse soltanto la Scrittura e la Tradizione del Santo Profeta (S) giunta ad una fine con la sua morte; ma doveva esservi piuttosto un Imam ed un’autorità, insieme alla Scrittura, per poterla commentare successivamente; e questo incarico ricadde su ‘Ali (A) ed i suoi successori. Questo tipo di gnosi è quindi per certi aspetti simile all’esoterismo sciita.

L’aspetto exoterico e l’autorità legislativa degli Imam venne ereditata dai giurisperiti. All’inizio, comunque, i sapienti religiosi si limitarono a narrare i detti e la condotta del Santo Profeta (S) e degli Imam (A). Gradualmente e con l’apparizione di varie, intricate e nuove necessità, il bisogno di riflettere e analizzare sugli ahadith sorse, ed il ruolo della ragione venne riconosciuto nella deduzione dalla Scrittura e dalla Tradizione; e l’ijtihad, vale a dire deduzione razionale dei nuovi responsi dedotti dalla Scrittura e dalla Sunnah emerse come una disciplina. Data l’importanza riposta dagli sciiti nella ragione, la teologia e la filosofia assunsero una posizione eminente nei loro circoli.

Un giurisperito religioso è colui che raggiunge la capacità, attraverso lo studio di determinate scienze e la loro padronanza, di dedurre norme religiose dalle loro fonti (ijtihad). La differenza tra il punto di vista di un giurisperita e quello di un Imam è che il primo può sbagliare, a differenza di quello di quest’ultimo. Qui un giurisperito è simile ad ogni esperto di qualsiasi altra disciplina, che può sbagliare sebbene gli altri debbano seguirlo. Quindi, il seguire ad esempio un giurisperito equivale a seguire la conoscenza e l’esperienza e non la persona del giurisperito in quanto tale. L’autorità del giurisperito (wilayat al-faqih) significa, infatti, autorità della giurisprudenza. Secondo la giurisprudenza sciita, un giurisperito religioso da seguire deve esser vivo in modo che egli possa riconoscere i requisiti e le necessità del tempo e dedurre norme islamiche pertinenti dal Sacro Corano e dalla Sunnah. Questo garantisce vitalità alla giurisprudenza sciita, invece di rimanere bloccata alle posizioni dei giurisperiti del passato.

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Autorità del Giurisperito nella società

Come menzionato precedentemente, in aggiunta alle norme individuali e alle questioni devozionali, l’Islam possiede molteplici precetti sociali, politici ed economici. L’Islam è interessato inoltre alla felicità di tutta l’umanità e non solo di coloro che sono vissuti in una particolare era. Durante le epoche del Santo Profeta (S) e degli Imam, essi avevano la responsabilità di fare del loro meglio per stabilire un ordinamento socio-politico nel quale le norme islamiche fossero pratiche e la felicità umana garantita. Nell’epoca dell’occultazione, comunque, da un lato simile compito non può essere abbandonato e le genti non possono esserne private, e dall’altro lato non vi è Imam accessibile. Quindi, la questione è: chi è incaricato e competente per assumere questa responsabilità?

Ci sono due prominenti caratteristiche degli Imam che li distinguono dagli altri: l’infallibilità (essere liberi da errori e peccati) e la conoscenza immensa. Quando non vi è accesso agli Imam naturalmente le genti devono fare riferimento a qualcuno che più gli si avvicini, ovvero qualcuno che possieda un alto livello di pietà e conoscenza. Per questo la Shi’a ritiene che durante il tempo dell’occultazione il governo di uno Stato Islamico sia competenza del giusto giurisperito la cui pietà, conoscenza e competenza siano maggiori degli altri. Questa è la stessa idea che si è cristallizzata nella Rivoluzione Islamica dell’Iran ed è conosciuta come l’autorità del giurisperito (Wilayat al-Faqih).

Questo Stato, comunque, trae la sua accettabilità dalle genti, poiché in accordo all’Islam Sciita, senza l’accettazione della gente, lo Stato sarà dispotico. Per questa ragione lo Stato Islamico in Iran è emerso come Repubblica Islamica. Il termine “Repubblica” determinata la forma dello Stato ed il termine “Islamico” specifica i suoi contenuti. Repubblica Islamica significa uno Stato la cui forma è popolare, il cui presidente è eletto dalla gente ed il suo contenuto è Islamico. Il ruolo svolto da un giurisperito in un paese islamico, ovverosia un paese nel quale la gente ha accettato l’Islam come condotta di vita, è quello di un supervisore o di una guida. Il suo dovere è quello di supervisionare l’applicazione delle strategie e l’ulitizzo generale dello Stato. Quindi la gente deve scegliere tra i giurisperiti il più competente e, ascoltandolo, dargli il potere di praticare la sua autorità.

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Note

[1] “Ad Iddio appartiene tutto ciò che è nei cieli e sulla terra” (Sacro Corano, 2:284).

[2] “Iddio, Egli è il solo Wali (42:9), “Al di fuori di Lui non avete alcun Wali (32:4).

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* L’Hujjatulislam Ghasem Kakaie insegna nell’Università di Shiraz, nella Repubblica Islamica dell’Iran. E’ specializzato in gnosi, filosofia e teologia islamica e in gnosi e teologia comparativa. La sua opera “L’Unità dell’Essere secondo Ibn Arabi e Meister Eckhart” ha ricevuto un importante riconoscimento letterario quando è apparso in Iran, nel 2002.

Il presente articolo è stato presentato al “Secondo dialogo cattolico-sciita” tenutosi in Gran Bretagna nel Luglio del 2005 e pubblicato in “Catholic-Shi‘a Engagement: Reason & Faith in Theory and Practice” (2006). E’ stato successivamente pubblicato sul trimestrale “The Message of Thaqalayn” – Volume 10, Numero 1, Primavera 1430/2009.

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Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte

Writer : shervin | 0 Comments | Category : DOTTRINA , Dottrina

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