FONTI SULL’OCCULTAZIONE DEL XII° IMAM
Jassim M. Hussain
La credenza nell’occultazione di un Imam della progenie del Profeta dell’Islam (S) che si manifesterà verso la fine dei tempi con l’appellativo “al-Qa’im al-Mahdi” è parte integrante della dottrina Sciita Imamita.
Molti scrittori Sciiti hanno raccolto tradizioni risalenti al nobile Profeta (S) e agli Imam dopo di lui riguardanti questo fenomeno. Tali opere possono essere classificate in tre categorie in base al loro periodo di appartenenza: opere scritte prima del 260 H., opere scritte tra il 260 H. e il 329 H., e opere scritte dopo il 329 H..
Opere scritte prima del 260 H.
I sapienti Imamiti hanno scritto circa 400 libri (al-usul al-arba’ mi’a) durante il periodo dei primi undici Imam (AS). Alcuni di essi riguardano l’occultazione del dodicesimo Imam e riportano tradizioni del nobile Profeta (S) e degli Imam (AS) dichiaranti che verrà un tempo in cui un Imam si occulterà dall’occhio pubblico. Queste tradizioni, comunque, non fanno il nome di questo Imam e non fissano una data per l’inizio del suo occultamento. Tale ambiguità ha incoraggiato molti Sciiti ad applicare il fenomeno a più Imam. Ad esempio la setta nota come “Al-Waqifa” ritenne che l’Imam Musa al-Kadhim (AS), il settimo Imam, fosse entrato in stato di occultazione mentre la setta nota come “Zaydiyya al-Jarudiyya” ritenne che l’Imam occulto sarebbe stato il dodicesimo ma senza identificarlo con il nome[1] .
Nonostante il fatto che la maggior parte di questi lavori non è giunta ad oggi, pare che durante il quarto e il quinto secolo gli autori Imamiti si siano basati molto su questi primi scritti circa la questione dell’occultazione. Di seguito proponiamo alcuni esempi di testi Waqifiti, Zayditi e Imamiti su questo soggetto.
Testi waqifiti
– Al-Anmati Ibrahim Ibn Salih Al-Kufi, era un compagno del quinto Imam, al-Baqir (AS) (morto nel 114 H.). Egli scrisse un libro intitolato “Al-Ghayba” il quale rappresenta il punto di vista waqifita sebbene le informazioni fornite sono state poi riprese da sapienti successiv quali Ahmad Ibn ‘Ali Ibn Nuh (morto prime del 423 H.) e al-Tusi in sostegno della dottrina Imamita[2] .
– Al-Ta’i al-Tatari, ‘Ali Ibn al-Hasan, era un compagno del settimo Imam, al-Kadhim (AS) (morto nel 183 H.), il quale venne da lui definito “Imam Occulto”. A sostegno della sua tesi egli scrisse “Kitab al- Ghayba” che divenne poi l’ispirazione di tutte le opere waqifite posteriori [3] .
– Al-Hasan Ibn Muhammad Ibn Suma’a, scrisse un libro sull’occultazione seguendo le impronte del suo insegnante Al-Ta’i al-Tatari[4] . Comunque gli Imamiti che vissero tra il 260 H. e il 339 H., come al-Hasan al-Saffar (morto nel 292 H.) e al-Kulayni (morto nel 329 H.) utilizzarono le sue informazioni a sostegno della loro tesi dichiarante che l’Imam occulto fosse il dodicesimo e non il settimo[5] .
Testi zayditi
– Abu Sa’id ‘Abbad Ibn Ya’qub al-Rawajini al-‘Asfari (morto nel 250 H.), fu uno dei sapienti più prominenti della setta zaydita. Egli compilò un libro di tradizioni intitolato “Kitab Abu Sa’id al-‘Asfari”. L’importanza di questo lavoro risiede nel fatto che l’autore cita una tradizione sull’occultazione almeno dieci anni prima del suo inizio. Egli cita poi altre tradizioni che indicano il numero degli Imam in numero pari a dodici e che l’ultimo di essi sarebbe stato “al-Qa’im”. Comunque, a differenza degli Imamiti, egli non menziona il suo nome.
L’opera di al-‘Asfari, assieme alle raccolte di Sulaym Ibn Qays (morto tra l’80 H. e il 90 H.) e Hasan al-Mahbub al-Sarrad (morto nel 244 H.) venne usata da Imamiti quali al-Kulayni (morto nel 329 H.), al-Nu’mani (morto nel 360 H.) e al-Saduq (morto nel 381 H.) per provare l’esistenza del dodicesimo Imam e la sua seguente occultazione.
Testi imamiti
– ‘Ali Ibn Mahzayar al-Ahwazi fu un intimo compagno del nono Imam, al-Jawad (AS). Egli venne nominato da quest’ultimo come suo rappresentante ad Ahwaz e continuò il suo incarico anche durante il periodo del decimo Imam, al-Hadi (AS). Egli scrisse due libri: “Kitab al-Malahim” e “Kitab al-Qa’im”, entrambi inerenti l’occultazione del dodicesimo Imam e la sua futura rivolta con la spada[6] . Tra il 260 H. e il 329 H. i suoi due figli, Ibrahim e Muhammad, divennero i rappresentanti ufficiali del dodicesimo Imam ad Ahwaz. E’ sulla loro autorità che al-Kulayni e al-Saduq forniscono importanti informazioni circa i metodi di comunicazione impiegati nelle attività segrete degli Imamiti.
– Nel suo lavoro sull’argomento dell’occultazione chiamato “Al-Mashyakha”, al-Hasan Ibn Mahbub al-Sarrad (morto nel 260 H.) riporta vari aneddoti spesso attribuiti agli Imam (S). Questo testo è andato perduto ma diverse citazioni tratte da esso sono ancora disponibili in lavori Imamiti successivi.
– Al-Fadl Ibn Shadhan al-Nisaburi (morto nel 260 H.) era un sapiente Imamita molto conosciuto ed ottenne la fiducia e gli elogi dell’undicesimo Imam (AS). Egli compilò un libro chiamato “Al-Ghayba”[7] ma la maggior parte del suo contenuto venne tratto dal lavoro di al-Hasan Ibn Mahbub[8] . Poiché al-Fadl morì due mesi prima della morte dell’undicesimo Imam (AS) nel 260 H., l’importanza del suo lavoro risiede in quelle tradizioni che egli ha riportato indicanti il dodicesimo Imam come “Al-Qa’im”. Molti scrittori posteriori, come al-Tusi nella sua opera “Al-Ghayba”, hanno fatto affidamento al lavoro di al-Fadl. Anche Baha’ al-Din al-Nili (morto nel 790 H.) compilò un testo chiamato “Al-Ghayba” riassumendo in esso il lavoro di al-Fadl[9] . Nonostante il testo originale di al-Fadl sia andato perduto, il “Kifayat al-Muhtadi fi Ma’rifat al-Mahdi” di Mirlawhi (morto nel 12° secolo H.) e il “Kashf al-Astar” di Mirza Husayn Nuri (morto nel 1320 H.) sarebbero copie del suo lavoro[10] .
Opere scritte tra il 260 H. e il 329 H.
Durante gli anni della occultazione minore (260 H.-329 H.) furono scritti molti libri sulla questione dell’occultazione. Tali raccolte si basano su lavori scritti antecedentemente al 260 H. I loro autori erano giuristi o propagandisti che partecipavano alle attività dell’organizzazione segreta degli Imamiti con alla guida il dodicesimo Imam stesso. Per questo furono in grado di raccogliere informazioni importanti che non possono essere rintracciate nei libri di storia compilati nello stesso periodo.
Nel 262 H., Ibrahim Ibn Ishaq al-Nahawandi (morto nel 286 H.) affermò di essere il rappresentante del dodicesimo Imam a Bagdad[11] . Egli scrisse un libro sull’occultazione rispecchiando le posizioni degli estremisti (al-ghulat). Più tardi, al-Nu’mani (morto nel 360 H.) fece ampio uso delle sue informazioni per la composizione nel suo ben noto libro “Al-Ghayba”[12] .
‘Abdullah Ibn Ja’far al-Himyari (morto dopo il 293 H.) scrisse un libro intitolato “Al-Ghayba wa-l-Hayra”. L’importanza del suo lavoro risiede nel fatto che egli era uno dei compagni intimi del decimo e dell’undicesimo Imam e, successivamente, divenne un agente dei primi due luogotenenti del dodicesimo Imam (AJ). Sfortunatamente, questa opera, come il “Al-Imama wa-l-Tasbira min al-Hayra” di Ibn Babawayh (morto nel 329) non è più disponibile. Comunque, il figlio minore di Ibn Babawayh, al-Saduq (morto nel 381 H.), e al-Tusi (morto nel 460 H.) fanno uso di questi lavori.
Al-Kulayni (morto nel 329 H.) dedicò molto spazio, nella sezione intitolata “Al-Hujja” del suo “Al-Kafi”, alla questione dell’occultazione. Egli riporta informazioni importanti sulla situazione generale degli Imamiti tra il 260 H. e il 329 H. con enfasi speciale sul ruolo dei luogotenenti dell’Imam durante questo periodo. Egli cita queste informazioni da autori waqifiti ed Imamiti precedenti come al-Hasan Ibn Mahbub (morto nel 224 H.), ‘Abbad Ibn Ya’qub al-‘Asfari (morto nel 250 H.) e al-Hasan Ibn Suma’a (morto nel 263 H.). I luogotenenti del dodicesimo Imam (AJ) furono la principale fonte di informazione delle attività segrete degli Imamiti.
Opere scritte dopo il 329 H.
Il fenomeno dell’occultazione maggiore nel 329 H. condusse ad uno stato di panico tra gli Imamiti. Cinque testi scritti durante questo periodo possono essere considerati le basi di tutte le opinioni Imamite susseguenti riguardanti l’occultazione.
Un contemporaneo di al-Kulayni fu Abu al-Qasim al-Balkhi, un mu’tazilita che morì intorno all’anno 301 H. Egli sostenne nel suo “Al-Mustarshid”, il quale è una risposta di confutazione al “Insaf” di Ibn Qubba, che l’undicesimo Imam (AS) morì senza lasciare successori. Sfortunatamente il suo lavoro è andato perduto. Comunque, a giudicare dalle citazioni riportate nel “Mughni” di al-Qadi Abdul-Jabbar (morto nel 415 H.), pare che al-Balkhi fece affidamento su al-Hasan al-Nawbakhti (morto nel 310 H.) per le informazioni inerenti alle divisioni degli Imamiti dopo l’anno 260 H.[18] .
Al-Ash’ari (morto nel 324 H.) dipese da al-Balkhi per ottenere informazioni sugli Imamiti. Infatti dopo la conversione di al-Ash’ari al gruppo degli “Ahl al-Hadith”, più tardi conosciuti come “Ahl al-Sunna wa-l-Jama’a”, i suoi libri divennero la principale fonte per gli scrittori Sunniti successivi quali al-Baghdadi (morto nel 429 H.) in “al-Farq bayn al-Firaq”[19] Ibn Hazm (morto nel 456) in “al-Fasl fi al-Milal wa-l-Ahwa’ wa-l-Nihal” e, in seguito, da al-Shahristani (morto nel 548 H.) in “al-Milal wa-l-Nihal”[20] . Le informazioni contenute nei lavori più tardi riguardo allo scisma Imamita dopo alla morte di al-Askari (AS) differiscono dall’esposizione di al-Balkhi e al-Hasan al-Nawbakhti riportata da Qadi Abdul-Jabbar e quindi si deve fare attenzione all’affidarsi su di esse.
I lavori biografici
Tra le fonti primarie degli studi storici vi sono i libri di rijal i quali trattano delle biografie scientifiche dei narratori e dei compilatori delle tradizioni e fanno menzione del livello della loro autorità e affidabilità e delle loro inclinazioni politiche.
Gli Imamiti hanno compilato molti lavori biografici, i più importanti sono i seguenti quattro:
– Il primo è il “Ma’rifat al-Naqilin ‘an al-A’imma al-Sadiqin”, compilato da Muhammad Ibn ‘Umar al-Kashshi. Egli era un nativo della città di Kashsh, vicino a Samarqand, laddove venne educato sotto gli auspici del sapiente Imamita Muhammad Ibn Mas’ud al-Samarqandi e laddove trascorse la sua intera vita. Secondo al-Tusi egli morì nell’anno 368 H.[21] . Al-Kashshi citò le sue informazioni da cinquantatre narratori ma la sua fonte principale fu ‘Ali Ibn Muhammad Ibn Qutayba di Nishapur il quale visse durante il periodo dell’occultazione minore ed aveva stretti legami con gli agenti dell’Imam in Khurasan. Ibn Qutayba fornisce importanti informazioni concernenti l’evoluzione dell’organizzazione segreta degli Imamiti (al-Wikala) dopo al-Sadiq (AS) (morto nel 148 H.). Il lavoro di Al-Kashshi divenne una fonte importante per i sapienti Imamiti successivi e al-Tusi (morto nel 460 H.) lo riassunse dando vita al “Ikhtyiar Ma’rifatal-Rijal”.
– I lavori di al-Tusi, “al-Fihrist” e “al-Rijal” sono due dei principali libri di rijal Imamiti. Egli cita differenti catene di trasmissione (isnad) viste come autentiche che ci aiutano a scoprire il collegamento tra i sapienti Imamiti e i loro agenti durante l’occultazione minore.
– Il quarto lavoro Imamita di questa breve lista è il “Fihrist Asma’ Musannifi al-Shi’a” scritto da Ahmad Ibn ‘Ali al-Najashi (morto nel 450 H.), un nativo di Kufa. A Kufa ricevette la sua prima formazione Sciita per poi recarsi a Baghdad laddove divenne uno dei sapienti più eminenti assieme ad al-Murtada (morto nel 436 H.). La vita in queste due città gli permise di stabile forti relazioni con quarantacinque sapienti Imamiti che avevano in possesso documenti inerenti al periodo dell’occultazione minore. Tali documenti fanno luce su vari gradi all’interno dell’organizzazione Imamita e forniscono utili informazioni sull’occultazione risalenti a prima e dopo il 260 H..
Oltre ai quattro lavori principali, al-Barqi (morto nel 278 H.) fornisce un lavoro di valore riguardo alla relazione tra gli Imam e i loro seguaci, in particolare in riferimento al decimo e l’undicesimo Imam poiché egli fu loro contemporaneo.
Infine, nonostante il fatto che il lavoro di al-Dhahabi (morto nel 748 H.) intitolato “Mizan al-I’tidal” sia una fonte tarda, esso contiene alcuni spunti che ci delucidano sulla questione dell’occultazione e sulla sua connessione con la rivolta di al-Qa’im.
I libri di storia generale
Al-Tabari (morto nel 310 H.) visse durante il periodo dell’occultazione minore. La sua opera dal titolo “Tarikh al-Rasul wa-l-Muluk” è priva di informazioni sulle attività dei luogotenenti del dodicesimo Imam e ciò è un’ulteriore indicazione che fa pensare allo svolgersi delle attività Imamite nella segretezza. Comunque egli non segue le attività militanti di altri gruppi Sciiti come i qaramiti e gli ismailiti fino allo stabilirsi del loro Stato nel 296 H.. Egli inoltre fa risalire l’utilizzo delle tradizioni profetiche riguardanti al-Qa’im al-Mahdi proprio a questi gruppi nella loro lotta per il potere durante il periodo dell’occultazione minore.
Al-Mas’udi (morto nel 346) visse durante il periodo della seconda occultazione e fornisce importanti informazioni riguardo il maltrattamento nei confronti degli Imam e dei loro seguaci da parte del califfato Abbasside e gli effetti di questa politica in occasione dell’occultazione. Ciò è reperibile nei suoi lavori intitolati “Muruj al-Dhahab”, “al-Tanbih wa-l-Ishraf” e “Ithbat al-Wasiyya”.
Nella sua opera intitolata “al-Kamil fi al-Tarikh”, Ibn al-Athir (morto nel 630 H.) riporta interessanti tradizioni riguardo allo scisma tra gli agenti del dodicesimo Imam (AJ) e il ruolo degli estremisti in tale scisma, in ispecie al-Shalmaghani. E’ anche possibile che Ibn Athir citi informazioni dal lavoro Imamita “Tarikh al-Imamiyya” di Yahya Ibn Abi Tay (morto nel 630 H.). Sfortunatamente questo lavoro non è più reperibile.
Esistono molti altri lavori e libri storici e geografici ognuno dei quali deve essere sempre usato con lo stesso metodo critico di tutti gli altri.
[1] Il fondatore di questa setta fu Abu al-Jarud Ziyad Ibn al-Mundhir, un compagno dell’Imam al-Baqir (AS). Dopo la rivolta di Zayd Ibn ‘Ali, Abu al-Jarud abbandonò la sua alleanza con l’Imam al-Baqir (AS) seguendo l’ideologia di Zayd. Alcuni aderenti a questa setta ritengono che il numero degli Imam sia di dodici mentre altri credono che sia di tredici, includendovi Zayd.
[2] Ahmad Ibn al-‘Abbas al-Najashi, Kitab al-Rijal (Tehran, n.d.), 12, 19; Muhammad Ibn al-Hasan al-Tusi, al-Fihrist (Mashhad 1972), 14; Ibn Dawud al-Hilli, Kitab al-Rijal (Tehran 1964), 15, 416.
[3] Al-Najashi, op. cit. 193; al-Tusi, op. cit., 216-7.
[4] Al-Najashi, op. cit., 32-3; al-Tusi, op. cit. 97-8.
[5] Muhammad Ibn Ya’qub al-Kulayni, Al-Kafi fi ‘Ilm al-Din (Tehran, 1381), vol. I, 335-6; al-Najashi, 39.
[6] Al-Najashi, 191; al-Tusi, op. cit., 226.
[7] Al-Najashi, 235-6.
[8] Lutfullah al-Safi Al-Golpaygani, Muntakhab al-Athar fi al-Imam al-Thani ‘Ashar, (seconda edizione, Tehran, n.d.), 467.
[9] Muhammad Muhsin al-Tehrani Buzurg, al-Dhari’a ila Tasanif al-Shi’a, vol. XIX, 201, Najaf, 1936-70.
[10] Buzurg, op. cit., XVI, 82; al-Golpaygani, op. cit., 467.
[11] Al-Majlisi, Bihar al-Anwar (Tehran, 1395), vol. LI, 300-1.
[12] Muhammad ibn Ibrahim al-Numani, Kitab al-Ghayba, Tabriz, 1317-1899, pp. 143, 156, 163, 185.
[13] Al-Numani, op. cit., 82-6, 100.
[14] Al-Numani, op. cit. 91-2.
[15] Muhammad ibn Ali ibn Hossein Ibn Babaway al-Saduq, Kamal ad-Din Tamam al-Ni’ma, Tehran, 1378-1958, p.19.
[16] Al-Saduq, op. cit., pp. 127, 133, 187, 211, 222, 174, 381.
[17] A.A. Sachedina, A Treatise on the Occultation of the Twelfth Imamite Imam, Studia Islamica (Paris, 1978), XLVIII, pp. 117-24.
[18] ‘Abdul-Jabbar Abul-Hasan al-Qadi, al-Mughni fi Abwab al-Tawhid al-Imama, Il Cairo, 1963, vol. II, pp. 176, 182.
[19] Abdul-Qahir ibn Tahir Al-Baghdadi, al-Farq bayn al-Firaq, Beirut, 1393-1973, pp. 24, 51-2.
[20] ‘Ali Ibn Muhammad Ibn Hamz, al-Fasl fi al-Milal wa-l-Ahwa’ wa-l- Nihal (Cairo, 1317-21), IV, 180-188; Muhamad bin Abdul-Karim al-Shahristani, Kitab al-Milal wa-l-Nihal, Londra, 1864, p. 128.
[21] Al-Najashi, op. cit., pag. 228; al-Tusi, op. cit., pag. 458.
.
Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte