S.H.M. Jafri
Il martirio dell’Imam Husayn (A) ebbe un enorme effetto sui cuori degli sciiti. Il tragico destino del nipote del Profeta (S) colpì profondamente i sentimenti dei seguaci dell’Ahl al-Bayt, in ispecie a Kufa. Dopo il mancato appoggio alla causa di Husayn (A), la gente di Kufa si sentì incredibilmente in colpa e molti decisero di pentirsi con l’intenzione di voler espiare i loro peccati.
Essi credettero necessario esporsi alla morte cercando di vendicare il sangue dell’Imam Husayn (A). Formarono quindi un gruppo che si auto-denominò “Tawwabun” (i penitenti).
Il movimento ebbe inizio sotto la guida di cinque anziani compagni dell’Imam ‘Ali (A) a capo di circa un centinaio di irriducibili seguaci dell’Ahl al-Bayt a Kufa, tutti ultrasessantenni. Le cinque guide erano: Sulayman Ibn Surad al-Khuza’i, Musayyab Ibn Najaba al-Fazari, Abdullah Ibn Sad Ibn Nufayl al-Azdi, Abdulla Ibn Walin al-Taymi e Rifa’ Ibn Shaddad al-Bajali. Questi cinque nomi erano assai rispettati a Kufa e il loro centinaio di seguaci era descritto come “gli scelti tra i seguaci di ‘Ali”.
Verso la fine dell’anno 61 Hijri si riunirono per la prima volta nella casa di Sulayman Ibn Surad. Degno di nota è il fatto che tra le qualifiche necessarie per la guida del movimento vi era quella di essere stati Compagni del Profeta (S) sin dal periodo della Jahiliyya.
Sulayman Ibn Surad accettò l’incarico di essere il primo del gruppo e delineò le linee per tutti coloro che erano pronti a sacrificare la propria vita per la causa dell’Islam. Le risposte che ricevette furono tutte positive.
I membri del movimento chiedevano il perdono divino attraverso il giuramento di combattere fino alla morte gli assassini del nipote del Profeta (S). Onde provare la propria sincerità, molti aderenti si liberarono di tutti i loro averi e possedimenti, donandoli come sadaqa, all’infuori che delle armi.
Sulayman nominò Abdullah Ibn Walid al-Taymi come tesoriere al fine di raccogliere i contributi e prepararsi per la missione.
Sulayman entrò ben presto in corrispondenza con sostenitori dell’Ahl al-Bayt in altre città: Sad Ibn Hudhayfa al-Yaman in Madain e Muthanna Ibn Mukharriba in Basra. Comunque il movimento rimase segreto per la durata di tre anni crescendo in numero e in forza.
Nel 64 Hijri, l’inaspettata morte di Yazid incoraggiò i Tawwabun ad uscire allo scoperto. Sulayman iniziò la sua campagna pubblica apertamente nominando i suoi rappresentanti nelle varie città.
La campagna dei Tawwabun ottenne il sostegno di 16.000 abitanti di Kufa e la morte di Yazid fece tremare il trono Ummayade. In Siria due gruppi tribali si contendevano il potere: i Kalb e i Qays. Damasco era nel caos, incapace di controllare quello che avveniva in Iraq. In Hijaz, Abdullah Ibn Zubayr ebbe modo di consolidare il suo potere e si autoproclamò “Amir al-Muminin” (Comandante dei Credenti). Ubaydullah Ibn Ziyad, governatore Ummayade di Basra e Kufa, fu costretto a fuggire a Marwan in Siria. Abdullah Ibn Zubayr mandò quindi alcune sue forze nell’area.
Così Sulayman Ibn Surad si preparò all’azione finale del suo movimento. Scrisse alle guide sciite di Madain e Basra chiedendogli di incontrarsi a Nukhayla, fuori Kufa, il 1 Rabi al-Thani del 65, ed essi accettarono.
A questo punto anche la figura di Mukhtar Ibn Abi Ubayda al-Thaqafi, un devoto seguace dell’Ahl al-Bayt, apparì in Kufa. Il suo obiettivo era lo stesso dei Tawwabun, vale a dire quello di vendicare il sangue di Husayn (aA), ma differiva riguardo alla politica. Egli infatti credeva che si sarebbe dovuti giungere agli obiettivi attraverso una potenza militare più organizzata. Mukhtar cercò quindi di convincere i Tawwabun a non intraprendere alcuna azione che non li avrebbe portati al successo. Ma i Tawwabun rifiutarono di unirsi a Mukhtar e non deviarono dal loro scopo ultimo del sacrificio. Essi dissero che avrebbero seguito soltanto “Shaykh al-Shi’a” (appellativo conferito a Sulayman Ibn Surad).
Mukhtar disse che Sulayman non aveva la capacità di organizzarsi militarmente per una battaglia, né la conoscenza necessaria della diplomazia e della politica. Inoltre, vi era il fatto che Mukhtar era sostenuto da Muhammad Ibn Hanafiyya, figlio dell’Imam ‘Ali (A).
Ma il rifiuto dei Tawwabun alla causa di Mukhtar dimostra come questi non fossero interessati a nessun tipo di avventura militare, né alla politica. Inoltre, non erano disposti ad accettare l’autorità di un Imam (Muhammad Ibn Hanafiyya) che non proveniva dalla stessa linea di discendenza di Fatima (A). I Tawwabun non proclamarono nessun Imam specifico per il loro movimento all’infuori di ‘Ali Ibn Husayn (A), il quarto Imam.
Il nome di Muhammad Ibn Hanafiyya non era mai stato citato durante il primo incontro dei Tawwabun nel 61 Hijri. Mukhtar arrivò a Kufa dopo la morte di Yazid nel 64 Hijri ed iniziò la sua campagna in nome di Ibn Hanafiyya. Dunque il nome di Ibn Hanafiiya apparve per la prima volta quando i Tawwabun erano già pronti a terminare il loro programma.
Poiché ‘Ali Ibn Husayn (A) si rifiutò di fare dichiarazioni pubbliche o di permettere a Mukhtar di combattere in suo nome, così anche i Tawwabun se ne astennero.
Comunque, circa 2.000 tra i Tawwabun passarono poi al fianco di Mukhtar con la speranza di una prospettiva politica migliore.
Sulayman Ibn Surad e le altre guide continuavano ad enfatizzare il fatto di astenersi da ogni sorta di conquista politica e vantaggio materiale.
Dei 16.000 membri dei Tawwabun, soltanto 4.000 mantennero fede alle loro promesse incontrandosi a Nukhayla. Il governatore di Abdullah Ibn Zubayr, Abdullah Ibn Yazid, cercò di dissuaderli ad unirsi al suo esercito. Ma la loro intenzione era quella di vendicare l’Imam Husayn (A) e affermare l’Imamato sciita o morire. Non avrebbero mai accettato né Abdullah Ibn Zubayr, né gli Ummayadi. I 4.000 Tawwabun trascorsero tre giorni in ricordo di Dio a Nukhayla. Gli sciiti da Madain e Basra non erano ancora arrivati, ma Sulayman diede l’ordine di incamminarsi dicendo: “Ci sono due tipi di persone: coloro che cercano il beneficio dell’Aldilà, e che si affrettano verso di esso senza badare a ricompense mondane, e coloro che agiscono motivati da guadagni effimeri”. Tra i 4.000 Tawwabun, 1.000 non seguirono la loro guida.
I rimanenti 3.000 aderenti al movimento si recarono a Karbala alla tomba dell’Imam Husayn (A) dove piansero e manifestarono espressioni di lutto mai viste in precedenza.
Arrivarono poi a Qarqisiya, un villaggio di brava gente. La popolazione di questo paese informò Sulayman che Ubaydullah Ibn Ziyad aveva raggiunto Ayn al-Warda con 30.000 uomini. I Tawwabun si diressero verso Ayn al-Warda e quando vi giunsero gridarono: “Il Paradiso! Il Paradiso per i Turabiti [i seguaci di Abu Turab]!”.
La battaglia durò tre giorni. Il primo ad essere ucciso fu Sulayman Ibn Surad, seguito da Musayyab Ibn Najaba, Abdullah Ibn Sad Ibn Nufayl e Abdullah Ibn Walin al-Taymi. Dopo i tre giorni, Rafa’ Ibn Shaddad diede l’ordine ai superstiti di ritirarsi. La maggior parte dei Tawwabun aveva comunque compiuto la propria missione.
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