Gli Sciiti del Libano (Hujjatulislam S.M. Rizvi)

  Gli sciiti del Libano

Hujjatulislam S.M. Rizvi


Mausoleo della figlia dell’Imam Husayn, Sayeda Khawla, a Balbek

L’emergere del Libano

Il Libano, porta di accesso al Medio Oriente, segna la fascia costiera del Mar Mediterraneo sull’Occidente, confinando al nord ed all’est con la Siria e coesistendo precariamente con l’attuale “Israele” nel sud.

Anteriormente alla Prima Guerra Mondiale il Libano era parte della provincia siriana dell’Impero Ottomano. La Siria, nel periodo che precedette la guerra, includeva Libano, Giordania e Palestina (oggi conosciuta come “Israele”); essa era amministrata da governanti designati da Istanbul. Ma quando l’imperialismo europeo penetrò in Medio Oriente, iniziò a dividere i Musulmani fomentando gli Arabi contro i loro fratelli Turchi. La maggior parte degli Arabi, su istigazione britannica, si rivoltò contro l’Impero Ottomano, che terminò durante la Prima Guerra Mondiale. La rivolta araba era guidata da Sharif Husayn bin ‘Ali, il governatore del califfo ottomano nell’Hijaz. L’Hijaz era una provincia sul Mar Rosso comprendente Mecca, Jeddah e Medina.

Sharif Husayn e i nazionalisti arabi supportarono gli Alleati nella speranza che i Britannici rispettassero le loro promesse e riconoscessero la terra araba come paese indipendente [1]. Gli Alleati divisero invece il Medio Oriente arabo tra loro: la Gran Bretagna ottenne il mandato sull’Iraq e la Palestina.

Come rispetto simbolico delle sue promesse, la Gran Bretagna riconobbe il Regno Hashemita dell’Hijaz sotto il governo di Sharif Husayn bin ‘Ali ed installò Faisal, figlio di Husayn, come Re della Siria (che includeva il Libano). Ma nello stesso tempo la Gran Bretagna aveva anche promesso alla Francia, sua alleata, il controllo sulla Siria! La breve vita del governo arabo siriano, sotto Re Faisal bin Husayn, terminò nel 1920 quando i Francesi occuparono la Siria con la forza. I Britannici, allora, presero Faisal e lo installarono come re dell’Iraq. Abdullah, un altro e più astuto figlio di Sharif Husayn, occupò la parte orientale della Palestina con l’aiuto delle sue truppe beduine – che diventò la Giordania. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la Palestina venne data dall’Occidente ai sionisti come loro patria, conosciuta come Israele.

Il Libano, come parte della Siria, venne occupato dai Francesi nel 1920, e nel 1926 venne dichiarato Repubblica costituzionale separata sotto il controllo mandatario francese. Nel Giugno del 1941 il Libano venne formalmente dichiarato paese indipendente.

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La Shi’a e il Libano

Tracce di Shi’a tra le genti del Libano risalgono agli inizi dell’era islamica – molto prima che l’Iran diventasse uno Stato sciita. Abu Dharr al-Ghifari, un Compagno intimo del Profeta (S) e un forte sostenitore dell’Imam ‘Ali (A), venne esiliato durante il terzo califfato a Ruzbah, località ubicata allora nella Grande Siria.

I biografi dei nostri ‘ulamà e i diari di viaggio delle storie del passato mostrano che la Shi’a fosse altamente diffusa in Siria e Libano. Per esempio Seyyed Murtaza, un famoso sapiente del quindicesimo secolo dell’Egira, scrisse due opere intitolate “Al-Masa’ilu‘t-Trablusiyyah (I e II)”. Il titolo – ‘I problemi di Tripoli’ – indica che essi vennero scritti in risposta alle domande degli Sciiti di Tripoli in Libano. Egli scrisse anche “Al-Masa’ilu‘s-Saydawiyyah” (‘I problemi di Sidone’) in risposta alle domande degli Sciiti di Sidone. Ibn Barraj (m. 481 dell’Egira), un altro celebre sapiente, visse a Tripoli come giudice per almeno venti anni.

Similmente, Abu Fath al-Karajaki (m. 449 dell’Egira), uno studente di Shaykh Mufid [2], visse per un certo tempo a Sidone e Tiro. Ci sono inoltre indicazioni che anche a Gerusalemme e Amman nel passato fosse presente un gran numero di Sciiti [3]

A quel tempo anche la Siria vantava una grande presenza di Sciiti. Per esempio, al-Qitfi [4] scrive nel “Ta’rikhu ‘l-Hukamà” che nel 420 dell’Egira “gli ulamà di Aleppo prendevano decisioni in accordo alla scuola [sciita] Imamita”. Ibn Kathir, nel descrivere gli eventi del 580 dell’Egira, scrive in “Al-Bidayah wa‘n-Nihayah” [5] che quando Ibn Nuru‘d-Din Zangi incitò la gente di Aleppo a combattere contro Salahu’d-Din al-Ayyubi, essi acconsentirono a patto che la frase ““hayya ‘ala khayril ‘amal” [6] fosse reintrodotta nell’’Adhan, che esso venisse recitato apertamente nel mercato….che i nomi dei dodici Imam fossero menzionati nei loro riti funebri…”. Ibn Jubayr menziona nel suo diario di viaggio che nella seconda metà del sesto secolo dell’Egira a Damasco vi fossero più sciiti che sunniti [7]. Questa presenza di sciiti in Siria è un grande tributo alla Shi’a, poiché la Siria era il cuore della dinastia Ummayade che combatteva contro l’Ahlu ‘l-Bayt con tutti i mezzi possibili!

La ragione per lo status minoritario degli sciiti in questa regione durante gli ultimi secoli può probabilmente essere attribuita alle circostanze politiche che obbligarono molti sciiti ad adottare la politica della taqiyya; e, conseguentemente, le generazioni successive non ereditarono interamente le conoscenze dei loro antenati.

Tomba della figlia dell’Imam Husayn, Sayeda Khawla, a Balbek

Oggi gli sciiti sono presenti principalmente in due aree del Libano: nel sud e nel nord. Nel sud del Libano essi sono presenti in gran numero a Sidone, Jabal ‘Amil e Tiro (Sur). Nel nord, o più precisamente nella Valle della Bekaa, essi hanno una forte presenza a Baalbeck e Hermel” [8]

Tra tutti questi luoghi Jabal ‘Amil merita una menzione speciale. Esso fu il principale punto di collegamento tra il mondo sciita ed il Libano.

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Il contributo di Jabal ‘Amil alla Shi’a

Jabal ‘Amil è un’area situata nel sud del Libano, ed è oggi divisa tra le province di Sidone e di Nabatiyyah.

Il numero degli ‘ulamà e la letteratura prodotta nel Jabal ‘Amil è maggiore della sua proporzione geografica. E’ stato detto che durante l’apogeo del Jabal ‘Amil, al funerale di un mujtahid ” [9] si siano radunati almeno ottanta mujtahidin locali! Esiste un’opera biografica specifica sugli ulamà di Jabal ‘Amil conosciuta come “Amalu ‘l-Amil fi ‘Ulamà Jabal ‘Amil”.

La posizione geografica del Jabal ‘Amil giocò un ruolo importante nello sviluppo della Shi’a in questa area: Jabal ‘Amil era considerato un luogo sicuro dalle angherie dei governanti. Seyyed Muhsin al-Amin riteneva la maggioranza degli ‘ulamà del Jabal ‘Amil prima del VI° secolo islamico come immigrati provenienti da Aleppo, Tripoli e Sidone perché consideravano Jabal ‘Amil “un luogo protetto dalle persecuzioni dei governanti sunniti” [10].

Ancora oggi alcuni degli ‘ulamà del Jabal ‘Amil godono di una certa notorietà nel mondo sciita. Di seguito menzionerò solo alcuni di essi.

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1) Shaykh Shamsu’d-Din Muhammad bin Makki al-‘Amali

Ritratto di Shahid al-Awwal

Famoso come “Ash-Shahid al-Awwal” (il Primo Martire), egli nacque nella terza decade dell’ottavo secolo islamico a Jizzin, Jabal ‘Amil, e ricevette un’educazione elementare sotto suo padre. Nel 750 dell’Egira lasciò la sua casa per Hilla, in Iraq, allora centro di studi sciiti. A Hilla lo Shahid studiò sotto gli studenti di ‘Allamah Hilli [11], in particolare il figlio di ‘Allamah, Fakhru ‘l-Muhaqqiqin. A causa del suo interesse per la giurisprudenza comparativa, dopo Hilla si trasferì a Baghdad per studiare la giurisprudenza sunnita.

Dopo Baghdad, lo Shahid realizzò un lungo viaggio: a Damasco, Gerusalemme, Cairo, Mecca e Medina; e in tutti questi luoghi egli beneficiò dai prominenti ulamà sunniti di queste città. Lo Shahid continuò i suoi studi lasciando che la gente credesse che egli fosse un sunnita shafi’ita.

Lo Shahid emerse come un grande sapiente tanto nel mondo sciita quanto sunnita. Egli ritornò in Libano e stabilì un centro di studi a Jabal ‘Amil che attirò studenti da luoghi remoti e rapidamente sorpassò Hilla (Iraq) come nuovo centro di studi sciiti.

Egli venne messo a morte a Damasco nel 786 dell’Egira in base alle fatawa di un muftì malikita e di uno shafi’ita [12]. Le circostanze intorno alla sua morte non sono molto chiare. Un sapiente contemporaneo, Shaykh Ja’far al-Muhajir, ha fornito prove circostanziate per mostrare che fu l’attivismo politico dello Shahid ad infastidire i governanti, i quali trovarono agevole sollecitare una fatwa di morte contro un sapiente sciita da parte di muftì sunniti. Lo Shahid venne ucciso, poi il suo corpo crocifisso e infine bruciato [13].

Tra le opere di Shahid al-Awwal il più famoso è “al-Lum’a ad-Dimishqiyyah”, un’opera concisa ma completa sulla giurisprudenza islamica. Quest’opera  venne scritta dallo Shahid per ‘Ali ibn al-Muayyad, un governatore sciita del Khorasan dal 766-783 dell’Egira. Al-Muayyad aveva inviato un proprio emissario per invitare lo Shahid nel Khorasan, ma questi, probabilmente considerando le sue responsabilità locali, declinò. Lo Shahid scrisse allora “al-Lum’a ad-Dimishqiyyah” e lo dedicò ad al-Muayyad.

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2) Shaykh Zaynu’d-Din ‘Ali bin Ahmad al-‘Amili

Shaykh Zaynu’d-Din nacque nell’anno 911 dell’Egira a Jabal ‘Amil. Egli venne messo a morte a Istanbul nel 966 dell’Egira (1668 d.C.) dai regnanti Ottomani. A causa della natura della sua morte, divenne conosciuto come “ash-Shahid ath-Thani” (il Secondo Martire).[14]

Questo sapiente è collegato al precedente Shahid per più di una via: entrambi provenivano da Jabal ‘Amil, entrambi morirono martiri, entrambi viaggiarono in diverse città: Damasco, Gerusalemme e il Cairo. Il Secondo Shahid si recò anche a Istanbul, dove venne martirizzato.

E il collegamento finale tra i due è che Shaykh Zaynu’d-Din annotò “al-Lum’a ad-Dimishqiyyah” dello Shahid al-Awwal e lo intitolò come “Sharh Lum’ati’d-Dimishqiyyah”. Le annotazioni del Secondo Shahid hanno trasformato il breve trattato originale del Primo Shahid in un dettagliato testo sulla giurisprudenza sciita. E’ anche grazie a questo grande sapiente che ai giorni nostri “Sharh Lumati’d-Dimishqiyyah” è il solo testo completo sulla giurisprudenza insegnato nei seminari religiosi sciiti.

Un’altra importante opera del Secondo Shahid è “Masaliku ‘l-Afham”, un dettagliato commentario al “Sharayau’l-Islam” di Muhaqqiq Hilli. Si tratta di un altro importante riferimento per i successivi mujtahidin.

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3) Shaykh Muhammad bin Husayn al-Baha’i (953-1030 dell’Egira)

A cavallo del XVI° secolo cristiano, quando Shah Isma’il Safawi dichiarò la Shi’a religione ufficiale dell’Iran, ebbe difficoltà ad assicurarne il rispetto a causa della scarsità di ‘ulamà Sciiti iraniani. Egli si volse – fra tutti i luoghi – al Libano. Questo fatto storico dovrebbe aprire gli occhi a coloro che equiparano la Shi’a con il nazionalismo iraniano!

Durante il tempo di Shah Isma’il Safawi molti sapienti sciiti migrarono dal sud del Libano in Iran. Oltre all’attrattiva di vivere in una società governata da sciiti, vi era un altro fattore che portò molti ‘ulamà a migrare dal Jabal ‘Amil in Iran: l’oppressione crescente sugli sciiti dei governanti Ottomani. Il martirio del Secondo Shahid a Istanbul segnò il declino del Jabal ‘Amil come centro di studi sciita. Con la migrazione dei suoi ‘ulamà in Iran, il centro si trasferì a Isfahan, che era la capitale durante il periodo Safavide.

Tra coloro che emigrarono in Iran vi fu Shaykh Husayn al-‘Amili, uno studente del Secondo Shahid. [15] Il giovane figlio di Husayn, Baha-d-Din al-‘Amili (1546-1622) divenne un sapiente sciita molto celebre. E’ conosciuto come Shaykh Baha’i. Egli studiò a Isfahan e Qawzin; viaggiò poi per diciotto mesi in Hijaz, Gerusalemme, Cairo, Damasco e Istanbul. Come il Primo Martire, durante i suoi viaggi, era solito presentarsi come un sunnita shafi’ita.

Egli divenne Shaykh ‘l-Islam [16] durante il regno di Shah ‘Abbas il Grande nel 996 dell’Egira, e morì nel 1030 dell’Egira. Il suo corpo venne trasferito, su insistenza di Shah ‘Abbas, per essere sepolto a Mashhad all’interno del mausoleo dell’Imam ‘Ali al-Rida (A).

Shaykh Baha’i era un sapiente di grande fama. E’ stato autore di molte opere su soggetti diversi. Egli è, probabilmente, il primo ‘alim ad aver scritto un testo sulle norme della Shari’ah in farsi in uno stile facilmente comprensibile dalle masse iraniane. Esso è conosciuto come “Jami’ ‘Abbasi”. Un’altra sua opera, “Al-Fawa’idu-s-Samadiyyah”, sulla grammatica araba, continua ad essere un importante testo insegnato a livello elementare nei centri teologici sciiti.

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4) Shaykh Hasan bin Hurr al-‘Amili (m. 1104 dell’Egira)

Shaykh Hurr è stato autore di più di ventisette opere. Egli è conosciuto soprattutto per il suo “Wasa’ilu ‘sh-Shi’ah”, una raccolta di venti volumi di ahadith fiqhi raccolti in ordine di argomento. Questa opera è il risultato di venti anni di duro lavoro nel quale l’autore ha raccolto 35.850 ahadith. Si tratta della raccolta di ahadith a cui fanno maggiore riferimento i mujtahidin del nostro tempo.

Egli è anche l’autore di “Amalu’l-Amil fi ‘Ulama’ Jabali’l-‘Amil”, una biografia degli ‘ulamà di Jabal ‘Amil.

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5) Seyyed ‘Abdul Husayn Sharafu ‘d-Din al-Musawi (1873-1957 d.C.)

Durante questo secolo, il più famoso ‘alim prodotto da Jabal ‘Amil è Seyyed Abdul Husayn Sharafud ‘d-Din al-Musawi. Seyyed Sharafud ‘d-Din era molto attivo in Libano sia nel campo sociale che in quello scientifico; egli iniziò non pochi progetti filantropici per gli sciiti del Sud del Libano.

Durante la Prima Guerra Mondiale Seyyed Sharafu ‘d-Din resistette con successo al tentativo del governo Ottomano di emarginare gli ‘ulamà sciiti, mentre esentava le loro controparti sunnite e cristiane poiché si trattava dei soli clerici riconosciuti nell’impero.

Quando la Francia assunse il controllo della Siria, i cristiani pressarono i loro correligionari colonialisti a separare il Libano dalla Siria. I musulmani, dall’altro lato, erano per l’unità della Siria. Seyyed Sharafu’d-Din si trovava in prima linea nel movimento che difendeva la causa dell’unità siriana. La sua attività contro la potenza mandataria portò al saccheggio della sua casa a Tiro da parte dei soldati francesi e alla demolizione di un’altra residenza nel suo villaggio nativo, Shhur [17]. La grande tragedia fu la distruzione del materiale in possesso di Sharafu’d-Din, e della sua particolarmente ricca libreria, che conteneva anche diciannove manoscritti di suoi lavori inediti. [18]

Successivamente il Seyyed venne obbligato all’esilio a Damasco, ma dovette lasciare la città il 26 Luglio 1920, dopo la sconfitta del governo arabo. Da qui egli viaggiò ad Haifa (Palestina), poi a Il Cairo – che egli aveva visitato otto anni prima – e divenne ben conosciuto tra gli ‘ulamà della città, in particolare da Shaykh Salim al-Bishri, il rettore dell’Università al-Azhar dal 1900 al 1904 e poi dal 1909 alla sua morte nel 1916 [19]. Egli ritornò poi a ‘Alma al-Buhayra, un villaggio sulla frontiera libanese-palestinese e lì visse per quattordici mesi prima che il Generale Henri Gouraud lo invitasse a tornare in Libano. Egli ritornò a Tiro il 20 Giugno 1921. [20]

La sua fama nel mondo sciita, comunque, è legata soprattutto alle sue pubblicazioni, specialmente “al-Muraja’at” e “an-Nass wa’l-Ijtihad” [21]. “Al-Muraja’at” è una raccolta della corrispondenza intercorsa tra lo scrittore e il summenzionato Shaykh Salim al-Bishri dell’Egitto. Entrambi affrontarono le differenze Sciiti-Sunniti in una modalità scientifica e amichevole senza il coinvolgimento delle loro emozioni. Si tratta di un capolavoro dell’apertura mentale e della discussione obiettiva su questioni molto delicate che dividono il mondo islamico.

Al-Muraja’at” è stato tradotto in persiano, urdu, francese, inglese e spagnolo. La traduzione inglese, “The Right Path”, venne realizzata da Muhammad Amir Haider Khan e pubblicata in Pakistan. E’ stata ristampata diverse volte in Iran e USA.

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Note:

[1] Cfr. Antonious, “The Arab Awakening” (1938); Kedourie, “In the Anglo-Arab Labyrinth” (1976); Hourani, “The Arab Awakening Forty Years After” in the “Emergence of the Modern Midle East” (1981).

[2] Muhammad Ibn Muhammad Ibn Nu’man al-Baghdadi, noto anche e soprattutto come “Shaykh Mufid”, nacque nell’anno 336 H. o nel 338 H. nella città irachena di Ukbara. Ben presto si trasferì a Baghdad ove perseguì la gran parte dei suoi studi sotto la tutela di grandi tradizionisti come Ibn Qulawayh. Fu insegnante di celebri sapienti quali Shaykh al-Murtada e Sharif al-Radi. Grande teologo e giurista del suo tempo, si distinse a motivo della propria caparbietà nell’interagire con dotti ed eruditi appartenenti ad altre scuole quali gli ashariti, i mutaziliti, gli zayditi e gli ismailiti. (n.d.t.)

[3] Al-Muhajir, Ja’far, “Al-Hijratu‘l-‘Amiliyyah ila Iran fi‘l-‘asri‘s-Safawi” (Beirut: Dar ar-Rawzah, 1989), p. 53.

[4] Abu al-Hasan Jamaluddin Ali Ibn Yusuf Ibn Ibrahim Ibn Abdul-Wahid al-Shaybani (1172-1248 d.C.), noto come “al-Qifti”, fu un storico ed eresiografo musulmano che studiò nelle città di Cairo, Gerusalemme ed Aleppo. E’ celebre per aver compilato l’opera “Tarikh al-Hukamà” tutt’oggi disponibile, anche se molti dei suoi lavori di eresiografia sono purtroppo andati perduti. (n.d.t.)

[5] “Bidayah wa Nihayah” è un’opera che tratta delle vicende storiche che hanno caratterizzato l’Islam dal suo primo periodo formativo sino al Medioevo. L’autore è il famoso sapiente sunnita hanbalita Ibn Kathir, autore inoltre di un forse ancor più noto commentario coranico. (n.d.t.)

[6] Si tratta di una formula che originariamente veniva inclusa nell’adhan e nell’iqamah ma che poi venne abolita. La scuola sciita ha comunque preservato questa tradizione a motivo delle numerose tradizioni trasmesse dall’Ahl al-Bayt. Degno di nota è che anche vari sapienti sunniti hanno riportato tradizioni a favore della necessità di tale formula durante l’adhan e l’iqamah come al-Bayhaqi nell’opera “Al-Sunan al-Kubra”, “Ibn Abi Shayba nel suo “Musannaf” e al-Haythami nell’opera “Majma’ al’Zawa’id”. (n.d.t.)

[7] Ibid, p. 44-46.

[8] Smock, D.R. & Smock, C.S., “The Politics of Pluralism” (N.Y.: Elsevier Co., 1975), p. 96.

[9] Un mujtahid è un esperto in materie legali islamiche in grado di dedurre le norme islamiche dalle loro fonti legittime: il Corano, la Sunna, l’intelletto e il consenso dei sapienti. (n.d.t.)

[10] Al-Muhajir, op.cit., p. 51. 

[11] Jamal al-Din Hasan Ibn Yusuf Ibn ‘Ali al-Hilli, noto anche come “Ibn al-Mutahhar”, fu un eminente sapiente sciita imamita nonché grande teologo e giurista della sua era. Nacque nell’anno 648 H. nella città irachena di Hilla. Approfondì la logica presso il grande teologo, astronomo e matematico Khwaja Nasir al-Din al-Tusi il quale frequentava lezioni di giurisprudenza presso lo stesso al-Hilli. In generale possiamo dire che fu abbastanza critico nei confronti dei filosofi soprattutto quando le loro opinioni erano in contrasto con la teologia prevalente del suo tempo. (n.d.t.)

[12] Hitti, P., “Lebanon in History”, p. 410-411.

[13] Al-Muhajir, op.cit., pp. 69-.81.

[14] Hitti, “Lebanon in History”, p. 410-411

(15) Ibid.

(16) Si tratta della più alta carica religiosa, non priva di connotazioni politiche, in vigore soprattutto durante il periodo safavide. (n.d.t.)

(17) Halawi, M., “A Lebanon Defied” (Boulder, Westview Press, 1992) p. 122.

(18) Murtaza Al Yasin, nella sua prefazione a “Al-Muraja’at” di Sharafu ‘d-Din (Beirut, 1982), p. 30.

(19) Ibid, p. 31.

(20) Halawi, op. cit., p. 122; Al Yasin, op. cit., p. 31.

(21) Questo testo è stato tradotto e stampato in inglese con il titolo “Al-Nass wel-Ijtihad – Text and interpretation”, Ansaryan Publications, Qom (Iran), 2004. (n.d.t.)

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Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte

Writer : shervin | Comments Off on Gli Sciiti del Libano (Hujjatulislam S.M. Rizvi) Comments | Category : Storia Islamica

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