L’Imam Musa Sadr e la Resistenza contro Israele

L’Imam Musa Sadr e la Resistenza contro Israele

Quella che segue è la traduzione dall’arabo del discorso tenuto dal professor Asaad Al-Naderi alla quinta conferenza annuale “Parola Comune: La Resistenza e la società della Resistenza”, tenutasi a Beirut il 23, 24 e 25 novembre 2000. Vi hanno preso parte, tra gli altri, anche l’allora Presidente del Consiglio Supremo Islamico Sciita del Libano Shaykh Mohammad Mahdi Shams al-Din, il suo vice Shaykh Abdul Amir Qabalan, il Segretario Generale di Hezbollah il martire Seyyed Hassan Nasrallah, e il capo del Movimento Amal e Presidente del Parlamento libanese Nabih Berri.

 

Non è esagerato affermare che l’Imam Seyyed Musa Sadr è considerato il fondatore del movimento del jihad contemporaneo nel Libano meridionale, culminato nella liberazione del Sud il 24 maggio 2000 e nel conseguimento di una vittoria storica per la Resistenza islamica e nazionale libanese contro uno degli eserciti più potenti del mondo, quello israeliano, dotato delle armi e della tecnologia militare americana più avanzate.

Non si tratta di un’affermazione esagerata dato che le due principali componenti della Resistenza libanese, Hezbollah e il Movimento Amal, vedono nell’Imam Musa Sadr il loro punto di riferimento nel jihad.

Abbiamo avuto cura di descrivere il movimento del jihad del Sud del Libano come contemporaneo, per evitare che qualcuno possa pensare che si tratti di un fenomeno nuovo. La storia del Libano meridionale, sia antica che moderna, è ricca di esempi di resistenza e sfida nei quali, i sapienti religiosi in particolare, hanno svolto un ruolo pionieristico e di primo piano.

In ogni caso, è degno di nota che il movimento politico che l’Imam Musa Sadr ha sostenuto fin dal suo ritorno in patria, la terra dei suoi padri e nonni, ruotasse attorno a due obiettivi principali e interconnessi: il primo è quello di resistere militarmente al nemico sionista, utilizzando i mezzi politici e mediatici disponibili per denunciare i suoi continui attacchi al territorio libanese e le ambizioni da esso nutrite per la terra e le acque libanesi; il secondo è far luce sulla privazione di vaste aree e segmenti del popolo libanese, dei servizi statali e degli elementi più basilari per una vita umana dignitosa, nonché sui mezzi di deterrenza di fronte alla quotidiana aggressione sionista.

In base a questi due obiettivi, l’Imam Musa Sadr perseguì una serie di questioni e prese di posizione. Per raggiungere questi due obiettivi, nel 1967 fu istituito il Consiglio Supremo Islamico Sciita onde sovrintendere gli affari di questa comunità, difenderne i diritti, tutelarne gli interessi, supervisionarne le istituzioni e adoperarsi per migliorarne la reputazione. Il suo programma d’azione, annunciato dall’Imam Musa Sadr dopo la sua elezione a presidente del Consiglio il 23 maggio 1969, stabiliva una serie di traguardi, tra cui l’esercizio delle responsabilità nazionali e panarabe; la preservazione dell’indipendenza, della libertà e dell’integrità territoriale del Libano; la lotta all’ignoranza, all’arretratezza, all’ingiustizia sociale e alla corruzione morale; il sostegno alla Resistenza palestinese, e la partecipazione attiva con i Paesi arabi fratelli alla liberazione dei territori occupati da Israele.

Per raggiungere i due obiettivi principali menzionati, nel 1975 fu creato il Movimento Amal, una fondazione contrassegnata dalla dichiarazione dell’Imam Musa Sadr secondo cui questo nobile movimento nazionale si impegnava a offrire tutto ciò che i suoi membri possedevano onde preservare la dignità della patria e impedire a Israele di sferrare facili attacchi. Per tale motivo, le note posizioni della guida religiosa libanese nel sostenere e difendere la Resistenza palestinese, la riconciliazione e l’unità nazionale e l’attenzione alle questioni di sviluppo sociale, hanno dato vita a numerose associazioni e istituzioni caritatevoli e culturali, che hanno concretizzato la necessità e la volontà per il raggiungimento di questi obiettivi.

 

Il Discorso della Resistenza

L’Imam Musa Sadr ha sottolineato fin dall’inizio la legittimità della Resistenza da una prospettiva religiosa, legittimità che secondo lui non necessita di alcuna discussione, poiché i suoi membri sono coloro che applicano i valori umani, sono incaricati di preservare l’etica e attuano la volontà di Cristo, di Muhammad e di Dio. Secondo l’Imam Musa Sadr, infatti, i combattenti della Resistenza attuano la volontà celeste.[1] È degno di nota che, nel conferire legittimità divina all’attività della Resistenza, l’Imam Musa Sadr ha spesso invocato gli insegnamenti islamici e cristiani come fonte di tale legittimità, aderendo all’unità nazionale islamo-cristiana come garanzia fondamentale per la continuazione e la vittoria della Resistenza. Per questo egli afferma che la mano di Dio, la mano di Cristo, la mano di Muhammad e la mano dei valori emergono dai palmi di coloro che attuano queste volontà divine – riferendosi ai combattenti della Resistenza – e sono rappresentate dalle loro armi, dal loro sangue e dal loro jihad, al fine di eseguire questi decreti divini.[2]

Diventa quindi chiaro che combattere Israele non è solo una posizione politica, ma piuttosto un dovere religioso: “Non è una lotta contro gli individui, ma piuttosto una lotta contro la corruzione, la deviazione, l’oppressione e l’idea di discriminazione razziale. I profeti ci hanno avvertito: espellete gli ebrei dalla Penisola Arabica. Non abbiamo ascoltato questo appello quando non avevano basi fisse, come possiamo quindi farlo oggi, con questo pericolo imminente davanti a noi?”[3]

Combattere Israele è considerato un dovere religioso perché la fede, dalla prospettiva dell’Imam Musa Sadr, non riguarda solo la predicazione, né la mera frequentazione di moschee e chiese, né è legata al luogo di nascita o alla carta d’identità: la religione riguarda piuttosto l’assumere una determinata posizione, e la fede attiene alla fermezza nella decisione e nella volontà e alla consapevolezza nel comportamento e nella condotta.[4]

Questa lotta è un jihad per liberare Gerusalemme, al quale partecipano i cristiani, a cui è stato ordinato di “non dare Quds (Gerusalemme) ai cani e ai porci“; i musulmani partecipano a questa guerra perché Gerusalemme, che è la capitale dei palestinesi, come dice l’Imam Musa Sadr “è la nostra qiblah, il luogo d’incontro dei nostri valori, l’incarnazione della nostra unità e l’ascesa del nostro messaggio. È la nostra Gerusalemme e la nostra causa, e il loro jihad per liberarla è il nostro jihad e nostra responsabilità”.[5]

Poiché Gerusalemme gode di un così grande prestigio sia tra i musulmani che tra i cristiani, l’Imam Musa Sadr si rivolge ad Arafat dicendo: “O Abu Ammar, il nobile rango di Gerusalemme rifiuta di essere liberato se non per mano dei credenti”. La guida religiosa libanese mette sin da subito in guardia contro i tentativi dei sionisti di giudaizzare Gerusalemme, ritenendo che “questa giudaizzazione, la profanazione della Moschea di Al-Aqsa e della Chiesa del Santo Sepolcro, e la diffusione della corruzione delle trame politiche a Gerusalemme, siano profondamente contrarie all’Islam e richiedano continui incessanti sforzi. Pertanto, la ‘pace’ (basata sulla giudaizzazione) non potrà non essere stabilita nel mondo finché ci sarà un solo musulmano devoto”.[6]

L’Imam Musa Sadr invita lo Stato libanese a istituire l’addestramento militare, armare il popolo, istituire la coscrizione obbligatoria, costruire rifugi, rafforzare l’esercito nazionale e dotarlo di armi moderne per difendere la patria, partecipare alla liberazione della Terra Santa insieme agli Stati arabi fratelli e sostenere la giusta Resistenza palestinese.

Non è un segreto che questo appello contrasti con la logica politica secondo cui ‘la forza del Libano risiede nella sua debolezza’, logica che ha governato la politica libanese per lungo tempo, e alla quale l’esercito libanese è stato costretto ad adattarsi prima che gli Accordi di Taif cambiassero la situazione.

L’Imam Musa Sadr ha più volte ribadito la sua opposizione a questa logica politica, affermando che “lo Stato non ha agito sulla base del fatto che siamo una società militare, e neanche una società di difesa. La società libanese deve diventare una società militare per fronteggiare la battaglia fatale che si trova ad affrontare. Lasciamo che almeno il Sud, che sta affrontando la guerra, formi questa società in modo che possa affrontare il nemico nel modo dettato dall’interesse nazionale e dalla realtà della battaglia”.[7]

La traduzione pratica di questo appello a costruire una società militare, secondo il sapiente religioso sciita libanese, è armare e addestrare gli uomini, garantire la sicurezza di bambini e donne e i loro mezzi di sussistenza, nonché la costruzione di villaggi fortificati e armati nelle retrovie per supportare le linee del fronte contro qualsiasi aggressione.

Con la visione perspicace di un responsabile consapevole e intraprendente, l’Imam Musa Sadr vede che “qualsiasi movimento urbano, comprese fortificazioni, costruzioni e sviluppo, creerà attività economiche nel Sud, ponendo fine alla tragedia della fame che ha colpito la popolazione della regione. Questo le donerà speranza e rafforzerà la sua determinazione a sopravvivere e resistere a qualsiasi aggressione”.[8]

Alla luce del fallimento dello Stato libanese nell’adempiere al proprio dovere di proteggere la popolazione meridionale, difendere i confini nazionali e contrastare gli attacchi israeliani, è naturale per l’Imam Musa Sadr trovare nella Resistenza palestinese l’incarnazione della sua fede nel jihad e della sua posizione politica, che vede la Resistenza come un destino inevitabile nell’affrontare la più grande causa araba, quella della Palestina appunto. Lo vediamo quindi affermare che i libanesi si impegneranno a mobilitare tutte le loro energie per servire questa causa, sottolineando chiaramente che quella “della Resistenza palestinese è la causa di un intero popolo sfollato dalla terra in cui ha vissuto per migliaia di anni”.[9]

Egli, infatti, crede fermamente che il conflitto con Israele sia esistenziale. Secondo l’Imam Musa Sadr il regime israeliano minaccia gli arabi, i palestinesi e i libanesi: “La soluzione è rimuovere la presenza israeliana dalla Palestina, e l’unica via che emerge è la Resistenza palestinese. Questa Resistenza deve intensificarsi fino a diventare il nucleo di una guerra popolare globale”.[10]

Tale decisa posizione è ribadita nella risposta dell’Imam Musa Sadr alla domanda di un giornalista: “Se lei fosse al posto dell’Arcivescovo Capucci e il suo Paese fosse occupato e imprigionato, cosa farebbe?”. L’Imam afferma: “So, come tutti, che Israele è nemico degli arabi, dei musulmani, dei cristiani, dell’umanità e di Dio Onnipotente. Non credo che nella storia si possa trovare una posizione più chiara di quella da assumere nei confronti di Israele. Probabilmente coloro che aspirano al martirio sulla via di Dio non possono trovare una presa di posizione più onorevole di questa. Pertanto, in Libano e altrove, Cisgiordania compresa, considero mio dovere dedicare tutto ciò che possiedo, compresa la mia vita, alla lotta contro Israele, sottolineando che questa lotta è un grande servizio anche per gli stessi ebrei, per i quali il sionismo e il conseguente dominio razzista sionista costituiscono i pericoli maggiori e i traumi più profondi”.

La battaglia contro Israele, come la vede l’Imam Musa Sadr, è una battaglia di civiltà a lungo termine e multiforme: nazionale, patriottica e religiosa. È una battaglia del passato, del futuro e del destino. Ciò significa che siamo tenuti a prepararci non solo per i prossimi giorni e settimane, ma per anni e decenni, su tutti i fronti, a tutti i livelli e con tutte le energie.[11]

La battaglia possiede tale livello di completezza e ampiezza perché è, in sostanza, una battaglia contro il male incarnato da Israele. Pertanto, l’Imam Musa Sadr pronuncia le sue famose parole: “Israele è un male assoluto e un pericolo per gli arabi, i musulmani e i cristiani, e per la libertà e la dignità…” L’Imam aggiunge: “Questa logica fa della rivoluzione palestinese un bene assoluto e dunque un dovere assoluto quello di sostenerla. Siamo responsabili della sua protezione, a qualunque costo”.[12]

Il fondatore di Amal si rende presto conto dei pericoli dell’infiltrazione israeliana sul fronte meridionale, mettendo in guardia dal trattare con il nemico e avvertendo che ogni goccia di medicina israeliana è un veleno mortale che intossica i nostri corpi e quelli dei nostri figli. Sottolinea che chiunque visiti le sue cliniche entra in una tana di vipere e serpenti, e che ogni servizio che Israele ci fornisce, ogni bene che acquistiamo e ogni viaggio che ci offre è un colpo mortale alla nostra patria, alla nostra storia e alla nostra dignità. Per poi lanciare il suo famoso slogan: “Trattare con Israele e cercare la sua assistenza in qualsiasi modo o in qualsiasi misura è proibito, è infido e costituisce un tradimento”.[13]

L’Imam Musa Sadr mette in guardia dal pericolo che i villaggi di confine vengano isolati dall’entroterra libanese, il che potrebbe costringere i cittadini a trattare con Israele, e considerandola Resistenza un dovere religioso e una posizione strategica non negoziabile, è naturale per lui dedicarle tutte le sue energie e capacità, impegnandosi a creare le condizioni appropriate per favorirne la vittoria.

Fin dall’inizio fu in grado di instaurare le migliori relazioni possibili con la rivoluzione palestinese, per la cui causa mise a disposizione l’alta posizione di cui godeva nel Sud, in Libano e nel mondo in generale. Avvertì Arafat rispetto a coloro che si mettevano a disposizione della rivoluzione palestinese per ottenere onore e gloria personali, avvertendolo che in precedenza avevano cercato di frammentarla ma non appena la rivoluzione era emersa e si era manifestata all’orizzonte con il sangue dei mujahidin in Palestina, si erano precipitati ad abbracciarla. Poi si rivolse a lui dicendo: “Il vero sostegno della rivoluzione è questo mio turbante, la nicchia della preghiera rituale e il pulpito (minbar)”[14], evidenziandone così il significato: “Attraverso il potere e la forza di Dio, noi siamo i protettori della Resistenza e coloro che ne impediscono la divisione”.[15]

Il discorso dell’Imam Musa Sadr sulla questione della Palestina si concentra nel considerarla un tema di diritto e giustizia, considerando la tragedia del popolo palestinese una macchia nera sulla coscienza globale. La lotta del popolo palestinese rappresenta per lui la correzione di un grave evento storico, che travalica la Palestina, costituendo piuttosto una difesa delle religioni e della santità di Gerusalemme.[16]

Afferma pertanto di essere sempre e per sempre a favore della continua presenza armata palestinese e che rimarrà nella stessa trincea con la Resistenza; il suo discorso sulla causa palestinese si concentra anche sul rafforzamento della solidarietà tra il popolo libanese e la rivoluzione palestinese, considerandolo come un connubio tra le due cause più sante per gli arabi: quella della coesistenza e quella palestinese.[17]

Poiché il discorso dell’Imam Musa Sadr sulla Palestina si basa su una posizione razionale e consapevole che tiene conto dei fatti reali, della storia, della geografia e della Ummah, egli sottolineò che la Siria è il polmone, la culla e la madre della rivoluzione palestinese, e che alcuni degli alleati della rivoluzione palestinese stavano alimentando le fiamme della discordia con Damasco, proprio come i suoi oppositori stavano contribuendo ad ampliare la controversia.[18]

Sulla base di questa posizione, l’Imam Musa Sadr dedicò gran parte del suo tempo e dei suoi sforzi alla mediazione tra le due dirigenze arabe, quella siriana e quella palestinese. Nel febbraio del 1978 invitò i palestinesi presenti nel Libano meridionale a disciplinarsi favorendo l’ingresso dell’esercito libanese nel Sud. In tal modo avrebbero evitato di essere accusati di quanto stava accadendo e respinto lo scontro armato tra movimenti palestinesi ed esercito libanese, che era quanto Israele desiderava.

E sempre sulla base di questa posizione, l’Imam Musa Sadr rivelò fin dall’inizio il piano israeliano di insediare i palestinesi nel Sud del Libano, perché Israele aspirava a sminuire la futura patria palestinese: la Cisgiordania e la Striscia di Gaza. Pur sottolineando che i leali leader palestinesi non avrebbero mai accettato una patria alternativa, nel respingere questi insediamenti la guida religiosa libanese sosteneva la necessità di regolare le relazioni libanesi-palestinesi, organizzare la presenza palestinese nell’ambito degli accordi esistenti, estendere la sovranità libanese sul Sud del Paese e consentire all’esercito di raggiungere il confine.[19]

Parallelamente a questa razionale posizione rivoluzionaria, basata sull’accogliere e sostenere la Resistenza palestinese e sull’avvertire dei pericoli che ne minacciavano la causa attraverso il caos, gli insediamenti o il coinvolgimento in inutili conflitti collaterali, l’Imam Musa Sadr assunse una posizione nobile e umanitaria, rifiutando le condizioni dei campi palestinesi, simili a quelle dei quartieri poveri e indigenti: Queste condizioni di vita, secondo lui, devono essere corrette e i campi essere forniti di tutti i beni di prima necessità.[20]

La resistenza dell’Imam Musa Sadr a Israele non è limitata all’aspetto politico, manifestandosi nel sostegno alla rivoluzione palestinese e nel miglioramento delle relazioni con la Siria, bastione della lotta araba e allora principale sostenitore dei libanesi e dei palestinesi nel contrastare l’aggressione sionista. Questo movimento trascende l’aspetto politico per approdare direttamente all’aspetto militare, manifestandosi nella creazione delle brigate di resistenza libanesi “Amal”. L’Imam Musa Sadr afferma: “È dovere di ogni cittadino – e lo dico a nome dell’Imam Husayn – combattere. Il nostro dovere è quello di essere una Resistenza libanese prima di essere scacciati dalle nostre terre. Ogni giovane deve addestrarsi e portare le armi per forgiare una Resistenza libanese che impartisca una lezione al nemico. E se dieci di noi morissero e di loro uno soltanto, sarebbe comunque un grande successo”.

Ha insistito sulla necessità di prepararsi ed addestrarsi con le armi, considerandolo un dovere come la preghiera rituale, e il possedere le armi un dovere al pari del possedere il Corano: “Le armi non sono giocattoli: dobbiamo prepararle per affrontare il nemico e usarle quando necessario per fronteggiare i tiranni”.[21] Non ha esitato a sottolineare che il primo proiettile sparato dai nostri fucili avrebbe cambiato gli equilibri interni ed esterni: “Alziamoci in piedi, armiamoci e formiamo una Resistenza libanese”.[22]

Questa è una delle sue profezie più straordinarie. Una profezia di ciò che la Resistenza libanese avrebbe realizzato, formulata dall’Imam Musa Sadr prima della nascita di questa Resistenza che ha davvero cambiato tutti gli equilibri.

L’Imam Musa Sadr vide l’imminente pericolo sionista che minacciava il Sud del Libano. Nel marzo 1978 predisse l’invasione sionista una settimana prima che si verificasse, per poi dichiarare: “La responsabilità di liberare il territorio, eliminare il nemico e sfinirlo, se non si ritira dal Sud, è solo nostra. Non vogliamo che nessuno dei nostri fratelli, né la Resistenza palestinese, contribuiscano ad affrontare questo problema. Israele usa questa scusa quando i non libanesi entrano per liberare la nostra terra. Ce ne occuperemo, sfidando così il mondo”.[23] L’Imam Musa Sadr lesse il ‘libro del futuro’ e vide quello che sarebbe accaduto decine di anni dopo. Si rese conto che questa Resistenza libanese, allora agli albori, prima o poi sarebbe stata in grado di raggiungere l’obiettivo della liberazione e di ottenere la vittoria sul quarto esercito più potente del mondo.

Discutere il discorso di Resistenza dell’Imam Musa Sadr sarebbe incompleto senza affrontare la situazione nel Sud del Libano e il suo rapporto con tale questione. È vero che il ruolo di guida dell’Imam Musa Sadr e la sua grande reputazione nazionale proviene principalmente dal Libano meridionale, da Jabal Amal, a cui appartiene e dove affonda le sue radici. È vero che la sua responsabilità religiosa richiede un lavoro instancabile al servizio dei suoi figli e seguaci della scuola sciita. Tuttavia, chiunque studi il pensiero dell’Imam Musa Sadr e le sue posizioni riguardo al Sud del Libano, può vedere chiaramente che dalla sua prospettiva la questione meridionale possedeva una dimensione che andava oltre la privazione di cui parleremo*, giacché mirava a raggiungere l’unità sulla principale e fondamentale questione nazionale, panaraba e religiosa, ovvero il confronto con il nemico sionista e garantire gli elementi necessari per questo scontro. Fin dall’inizio, l’Imam Musa Sadr ha visto nel calvario del Sud il calvario di tutto il Libano[24] e di tutti gli arabi: è la difficile situazione della Palestina ferita e la difficile situazione dell’umanità in ogni tempo e luogo. Sin da subito, ha visto che un Sud forte rappresenta la barriera del Libano e dei libanesi, l’arma degli arabi e della giustizia, e un interesse urgente e profondo per ogni persona in Oriente e altrove.[25]

Per questo lo vediamo – come accennato prima – chiedere l’addestramento della popolazione del Libano del Sud all’uso delle armi per supportare l’esercito[26]. Perciò inizia anche a criticare la politica dello Stato, che non agiva come una società militare e nemmeno una società di difesa, e comincia a chiedere di garantire gli strumenti di deterrenza per gli abitanti del Libano meridionale e di accordare la preferenza al Sud nel bilancio generale, per un anno o due, dopo esserne stato privato per decenni.[27]

La questione del Libano del Sud e quella della Palestina sono per lui inscindibili, e pertanto invita i re e i presidenti arabi riuniti al vertice del Cairo nel 1976 a fare del Libano meridionale una questione di tutti gli arabi, al pari di quella palestinese, perché sono inseparabili e la rivoluzione palestinese non può avere successo senza il Libano meridionale.

È a seguito della continua campagna dell’Imam Musa Sadr per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle dimensioni della questione del Sud del Libano e per chiedere allo Stato di fortificare i villaggi di confine, addestrare alle armi i cittadini meridionali, promulgare una legge sul servizio militare e attuare progetti di sviluppo in quelle zone, il 22 gennaio 1970 il governo libanese adotta la decisione di elaborare un piano generale onde determinare le condizioni della regione del confine meridionale. Uno dei metodi politici utilizzati dall’Imam Musa Sadr nel Libano meridionale è l’istituzione del “Comitato per il Sostegno al Sud”, da lui stesso avviato con la collaborazione di leader religiosi di varie confessioni della regione. Un altro è il famoso sciopero nazionale pacifico da lui indetto il 26 maggio 1970, a cui aderisce tutto il Libano: uno dei risultati di questo sciopero fu l’approvazione da parte del Parlamento dell’istituzione di un Consiglio per il Sud per soddisfare le esigenze di questa regione e garantirle sicurezza e protezione.

 

Note

[1] Discorso a una cerimonia di iftar (conclusione quotidiana del digiuno del mese di Ramadan) del movimento Fatah il 26/12/1968 (26 Ramadan 1388 AH), pubblicato dalla rivista Al-Usbu’ Al-Arabi nel numero del 23/1/1969.

[2] Ibidem.

[3] Discorso a una cerimonia di iftar per il movimento Fatah, rivista Al-Usbu’ Al-Arabi, 23/2/1968.

[4] Sermone tenuto nella Moschea di Tiro il 20/5/1973, dal giornale Nidaa Al-Watan del 21/5/73.

[5] Messaggio al popolo libanese del 31/12/1976 in occasione dell’anniversario dell’Ashura (Muharram 1396).

[6] Dichiarazione a una conferenza stampa a Bonn sulla questione palestinese e le ambizioni di Israele in Libano il 7 Jumada al-Thani 1390 AH (10 agosto 1970).

[7] Intervista pubblicata sul giornale Al-Muharrar il 22/5/1970.

[8] Ibidem.

[9] Dichiarazione a una conferenza stampa a Bonn, in Germania, sulla causa palestinese e le ambizioni israeliane in Libano il 7 Jumada al-Thani 1390 AH (10 agosto 1970 d.C.)

[10] Discorso tenuto il giorno dello sciopero nazionale generale indetto dallo stesso Imam Musa Sadr il 26/5/1970.

[11] Conferenza stampa tenuta il 19/11/1969, i cui atti sono stati pubblicati sui giornali libanesi il giorno successivo.

[12] Sermone al Centro Imam Sadiq di Tiro in occasione dell’anniversario di Al-Ghadir il 21/12/1975.

[13] Appello in occasione dei risultati della Conferenza al Vertice di Riyadh e dell’inizio della Grande Prova nel Sud. Cfr.: An-Nahar, numero del 22 ottobre 1976.

[14] Discorso al Festival del Movimento dei Diseredati, Sala dell’UNESCO, il 23/5/76 (Giorno dei Martiri).

[15] Ibidem.

[16] Intervista rilasciata al quotidiano parigino La Croix, numero 26657, il 30 agosto 1970.

[17] Dichiarazione rilasciata in occasione dell’anniversario della Battaglia di Badr il 12/9/1976.

[18] Ibidem.

[19] Sermone pronunciato alla moschea di Al-Safa, riportato dal quotidiano An-Nahar, numero 13411, il 7 gennaio 1978.

[20] Discorso del 15/6/75 ad una cerimonia di riconciliazione tra due tribù. Cfr. An-Nahar del 16/6/1975.

[21] Discorso in occasione dell’anniversario della nascita del Profeta (S), il 25 marzo 1975.

[22] Discorso al Collegio Amiliyah di Beirut, il 20 gennaio 1975, in occasione di Ashura.

[23] Sermone alla Moschea di Al-Safa, venerdì 31 marzo 1978. Cfr.: An-Nahar, 1 aprile 1978.

[24] Dichiarazione al popolo libanese del 10/6/1969.

[25] Lettera ai parlamentari libanesi sulla situazione e le esigenze della regione meridionale. Riportata dai quotidiani il 4 dicembre 1969.

[26] Intervista sulla situazione nel Sud del Libano. Cfr. Al-Muharrir, numero del 22 maggio 1970.

[27] Conferenza stampa pubblicata sui giornali il 20/11/1969.

 

*La dissertazione di Al-Naderi è divisa in due parti: nella prima viene presa in esame l’importanza della Resistenza militare contro Israele secondo l’Imam Musa Sadr e il ruolo svolto dal sapiente religioso sciita libanese in tal senso; nella seconda parte lo studioso ha invece trattato del tema della situazione di abbandono in cui era stato lasciato il Libano meridionale e gli sforzi dell’Imam Musa Sadr per ripristinare i diritti delle genti che lo abitavano. La presente è la traduzione della prima delle due parti del discorso.

 

Originale in arabo: https://imamsadr.net/Home/news-details.php/3803?srsltid=AfmBOoqbM7qVEq8zErToRfQb1QVqKgxHTMJlgFU4YZYHvCwnl3QVTZbq

 

Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte

Writer : shervin | 0 Comments | Category : Attualità, politica e società , Novità

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