La Rivoluzione Islamica e la Guerra Imposta (M.Chamran)

La Rivoluzione Islamica e la Guerra Imposta

del Martire Mustafa Chamran

(comandante in capo delle operazioni di guerriglia e rappresentante dell’Imam Khomeyni nell’Assemblea Consultiva Islamica, martirizzato nel 1981)

La Rivoluzione Islamica dell’Iran e i suoi effetti sulla regione, i paesi islamici e il mondo

Il trionfo della Rivoluzione Islamica dell’Iran, ripristinando nuovi valori, ha fatto tremare le instabili fondamenta dei governi reazionari e servili della regione, che miravano congiuntamente a unire il loro potere al fine di ostacolare il processo rivoluzionario e di impedirne l’espansione.

A causa di ciò gli Stati Uniti d’America hanno perduto la loro più grande base nella regione, come anche i loro interessi petroliferi e altre preziose risorse nel nostro paese. Di conseguenza, essi non possono tollerare in alcun modo la continuazione di questa Rivoluzione, soprattutto accorgendosi della minaccia che costituisce nei confronti dei loro interessi anche in altri paesi della regione, poiché la Rivoluzione iraniana minaccia di estendersi ai paesi vicini e di estirpare il colonialismo e lo sfruttamento da questi paesi.

Allo stesso modo, il sionismo internazionale, avendo perduto il suo più grande alleato e la sua più grande base nella regione, si trova adesso di fronte a un nuovo potente nemico rivoluzionario e intrepido, e non può che tenerne conto.

Alcune cospirazioni avvennero nel tentativo di arrestare la Rivoluzione Islamica dell’Iran – dalle difficoltà e conflitti provocati all’interno del paese all’azione militare diretta degli Stati Uniti a Tabas, la quale, sia detto per inciso, è fallita miracolosamente.

L’imperialismo sferrò numerosi colpi contro la Rivoluzione iraniana: ha complottato in diverse regioni di frontiera, negli uffici governativi, nell’esercito; ha causato conflitti sotto la copertura delle organizzazioni radicali di sinistra e tramite l’intermediazione di gruppi associati al Taghut (in questo e negli altri casi in cui viene questo termine viene utilizzato nell’articolo, ci si riferisce allo Shah, n.d.t.), o sotto la copertura delle nazionalità e religioni differenti; ha fomentato scioperi nelle officine in modo da attaccare l’industria nazionale; ha provocato disordini nell’agricoltura per interrompere la produzione agricola; ha lanciato un blocco economico, una propaganda malevola e promosso delle calunnie; ha fatto girare false voci, menzogne, e così via. Queste sono alcune manifestazioni della cospirazione, ben coordinata dai nemici su tutta la linea, contro la Rivoluzione Islamica dell’Iran, al fine di isolare il nostro paese nel mondo.

Infine l’Iraq, immaginando che il nuovo governo in Iran fosse sul bordo del precipizio, lanciò un attacco pensando di dare il colpo di grazia. Alle ore quattordici del 23 Settembre 1980 l’aviazione irachena bombardò l’aeroporto di Teheran e quelli della maggior parte delle altre città. Dodici divisioni irachene, che si tenevano pronte all’azione al di là della frontiera, scatenarono un’invasione combinata lungo 800 km, dal nord di Qasr-e-Shirin a Khorramshahr e Abadan.

Mentre l’esercito era occupato nelle sue difficoltà interne, alcuni lanciavano slogan chiedendone la dissoluzione, altri davano libero corso ai risentimenti accumulati contro di esso durante gli ultimi decenni e altri ancora cercavano di smembrarlo come un montone sacrificato. Perplessi, confusi, depressi per il loro complesso d’inferiorità, i soldati avevano perso totalmente la loro personalità umana e militare. Gli ufficiali non erano più in grado di comandare e i sottoposti non obbedivano più ai loro comandanti.

Gli scioperi, gli scontri e la confusione all’interno delle forze armate si susseguivano. La quinta colonna del nemico, lanciando slogan veementi e sediziosi ed eccitando i sentimenti del personale militare, eliminava in pratica la disciplina militare e impediva ogni misura costruttiva. Il blocco economico imposto dagli Stati Uniti aveva provocato una penuria di pezzi di ricambio per l’equipaggiamento militare. Soprattutto l’espulsione degli specialisti militari stranieri aveva causato, oltre allo smarrimento, un fermo completo ovunque. Ciò che era rimasto delle nostre forze militari era già stato estenuato nel corso dei combattimenti locali in Kurdistan, a Gombad-e-Qabus e a Khorramshahr.

Di conseguenza, all’inizio dell’invasione nemica, solo due divisioni – la 92esima divisione di Ahvaz e di Kermanshah – dettero segno di vita. Ma queste erano organizzate in modo imperfetto, equipaggiate mediocremente, demoralizzate e totalmente sprovviste d’impeto all’azione. Ecco come il nemico, forte di dodici divisioni blindate, avanzò rapidamente guadagnando ben presto le vicinanze delle grandi città di Abadan, di Ahvaz e di Dezful. L’invasione di grande portata del Khuzestan venne avviata a seguito di un attacco di diversione nella regione di Qasr-e-Shirin.

L’illusione di Saddam

Saddam, basandosi unicamente su una stima riguardante le forze irachene e iraniane, notando queste ultime in condizioni assolutamente sfavorevoli, e spinto dai calcoli occidentali, immaginava di poter rovesciare il governo Islamico dell’Iran in tre giorni; con questa vittoria egli poteva compensare l’amarezza delle disfatte degli arabi nelle loro guerre contro Israele, presumendo oltretutto di poter assumere, in quanto vincitore – il vincitore della nuova battaglia di Qadissiya – la guida del mondo arabo, ambizione a cui egli pensava già da vari anni.

L’esercito di Saddam, dunque, schiacciando le forze indebolite dell’esercito islamico iraniano, avanzò rapidamente fino a raggiungere i bordi delle grandi città. Fu qui che lo stesso popolo iraniano entrò in scena sbarrando l’avanzata del nemico. Gli eroici abitanti di Khorramshahr, sacrificando i loro figli e assestando duri colpi al nemico, compirono tali alte gesta di devozione, di coraggio e di martirio che Khorramshahr venne ribattezzata “Città di Sangue e di Resistenza”, rimanendo così immortale nella storia per la sua accanita resistenza popolare e la sua grande devozione per la Rivoluzione Islamica dell’Iran. Le forze irachene dovettero dunque fermarsi ovunque incontravano masse popolari, di modo che alla fine passarono dall’offensiva alla difensiva; il corso della guerra cambiò e i progetti di Saddam per la conquista dei punti strategici dell’Iran e il rovesciamento del governo Islamico iraniano fallirono.

I primi giorni dell’invasione le forze nemiche si trovarono in una situazione favorevole allorquando le nostre si trovavano nelle più sfavorevoli condizioni. La forza nemica era venti volte più grande della nostra; soprattutto per quanto riguarda l’equipaggiamento e le munizioni, non c’era alcuna parità fra le due parti in guerra. Frattanto, il nemico non riuscì a prendere che una parte del deserto, delle regioni di frontiera inabitate e alcune piccole cittadine.

Dopo l’arruolamento del popolo nella lotta, impedendo così l’avanzata del nemico, l’esercito fu a poco a poco in grado di equipaggiarsi e di organizzarsi, di riparare i suoi carri armati e veicoli di trasporto del personale, di condurli sul campo di battaglia e di risolvere a poco a poco i suoi problemi interni. Pian piano l’esercito riuscì a portare il rapporto di forze iniziale da 20 a 1 a un nuovo rapporto di 3 a 1. Poiché, secondo le leggi militari, le forze offensive devono essere all’incirca tre volte superiori alle forze difensive, fu così stabilito un equilibrio pratico tra le due parti.

Dopo la stagnazione dell’avanzata nemica, le nostre forze combattenti lanciarono dei contrattacchi di cui qualche brillante risultato può essere visto nelle vittorie di Bazidéraz, di Chuch (Suse) e di Allaho-Akbar. Le forze iraniane avanzavano e le forze irachene retrocedevano. L’equilibrio delle forze cambiava continuamente in favore della Rivoluzione Islamica dell’Iran; di conseguenza l’invasione irachena è votata alla disfatta, e noi saremo testimoni di più grandi vittorie della Rivoluzione in un prossimo avvenire.

.

Perché Saddam si è sbagliato?

Ora, è evidente che Saddam e i suoi protettori si erano ingannati nei loro calcoli poiché, traendo come sempre valutazione da una stima personale e soggettiva, essi avevano considerato solo le loro forze militari e la loro superiorità circostanziale. Ma nel corso della guerra sono entrati in gioco alcuni fattori imprevisti, che hanno fatto fallire le loro valutazioni. I principali che non sono stati presi i considerazioni sono i seguenti:

1) Il fattore del popolo

Saddam e i suoi protettori non avevano assolutamente tenuto conto del potere del popolo. In effetti i dittatori non si fidano dei loro sottoposti e non li tengono in considerazione. Essi rimangono sempre ostili nei confronti dei loro popoli, che li odiano, imponendogli la loro volontà. Dittatori come Hitler e Stalin si appoggiavano sulla loro potenza militare e sui loro terribili servizi di informazione; imponevano il loro giogo satanico attraverso la via della costrizione, dell’intimidazione e della tortura. Di conseguenza stimavano il potere delle altre nazioni inferiori alla loro potenza militare, in base alle loro armi pesanti e leggere e alla capacità dei loro servizi di informazione. E’ per questo che, trascurando il potere inesauribile del nostro popolo in rivolta, Saddam fu incapace di prevedere che gente del popolo potesse sacrificare la propria vita in questo modo per la difesa del loro governo e del loro esercito.

La Rivoluzione Islamica dell’Iran è sorta dal seno del popolo. Di conseguenza è il nostro popolo che ha accettato con tutto il cuore tutte le condizioni sfavorevoli e le difficoltà con la sua pazienza e la sua tolleranza rivoluzionaria, e che non risparmia nessun sacrificio per salvaguardare i risultati della propria Rivoluzione. La potenza militare dell’Iran si appoggia sul potere della nazione, il quale deriva dall’Infinito e rappresenta la volontà sempre eterna di Dio.

Durante la guerra abbiamo visto decine e centinaia di migliaia di giovani unirsi con entusiasmo alle unità combattenti e offrire i loro corpi contro le bombe e le schegge di granata con la ferma determinazione di sacrificarsi per la Rivoluzione. Abbiamo incontrato anziani, adolescenti e donne che imploravano l’autorizzazione per recarsi al fronte al fine di ricevere il grande onore del martirio. Abbiamo visto delle madri rifiutare anche il pane quotidiano ai loro figli per inviarlo ai nostri combattenti al fronte.

Anche gli arabi del Khuzestan su cui Saddam aveva contato per la fedeltà e l’assistenza -immaginando che egli potesse attirarli dalla sua parte fomentando un sentimento nazionalista e razziale – diedero prova della loro fedeltà all’Iran, ignorando ciò che Saddam aveva loro promesso, abbandonando tutti i loro beni e preferendo la vita nei campi lontani con tutte le privazioni che comporta una vita errante al dominio dei partigiani di Saddam, servendo così  da lezione a Saddam e a ben altri razzisti!

2) L’esercito della Repubblica Islamica dell’Iran

Durante i decenni precedenti la Rivoluzione il nostro esercito ero impiegato al servizio del Taghut, contro il bene pubblico e l’interesse nazionale, a protezione dell’egemonia degli Stati Uniti in Medio Oriente. Il nostro esercito era infatti asservito al Taghut, al sionismo e all’imperialismo; non aveva né volontà né personalità, idolatrava il Taghut e gli obbediva ciecamente.

Saddam e i suoi consiglieri immaginavano che il nostro esercito, visto il suo passato, fosse contro la Rivoluzione Islamica in Iran e che, nel momento dell’invasione irachena, avrebbe approfittato della prima occasione per unirsi subito all’esercito iracheno e marciare su Teheran per rovesciare il nuovo governo.

Contrariamente però a ciò che immaginavano i nostri nemici, il nostro esercito si batté validamente e compì dei miracoli. In tutti i paesi la funzione normale dell’esercito è quella di difendere l’indipendenza e di preservare l’integrità territoriale del paese; ma sotto il Taghut il nostro esercito aveva agito contro la sua funzione normale e naturale, vale a dire, invece di difendere l’indipendenza della patria, la sacrificava agli interessi dei nostri nemici. E se un uomo dallo spirito libero protestava contro questa situazione, l’esercito lo reprimeva crudelmente.

Questo stato di cose aveva sviluppato nell’esercito un complesso d’inferiorità e una coscienza colpevole. L’esercito non aveva avuto altra scelta finché la trionfante Rivoluzione Islamica non fornì ai nostri soldati un vasto campo di azione in cui essi hanno potuto dare prova della loro fedeltà verso la Rivoluzione e assumere la salvaguardia dell’indipendenza nazionale.

L’esercito fu così messo in grado di superare il suo complesso di inferiorità, di liberarsi della sua coscienza colpevole offrendo liberamente il proprio sangue, e acquisire popolarità nella nazione.

Di conseguenza l’esercito si segnala sempre di più in questa circostanza storica unica che le si è presentata e ha compiuto dei miracoli che hanno stupito la nostra nazione e il mondo intero.

3) Lo sbocciare dei talenti e delle capacità naturali

Va da sé che le attitudini e i talenti personali in un governo dittatoriale appassiscono. Il dittatore è onnipotente e nessun altro ha il potere di decidere. Così, sotto l’ex-regime, il Taghut prendeva delle decisioni per altri mentre nessuno poteva fare niente senza il suo ordine.

Saddam, ugualmente, decide e pensa per tutti in Iraq e non permette a nessuno di pronunciar parola. Egli detiene tutta la forza dei suoi armamenti senza lasciar spazio alle iniziative altrui. Ecco perché lì nessun talento e nessuna capacità individuale ha modo di svilupparsi.

Nell’Iran rivoluzionario, al contrario, a causa del blocco economico straniero, della crisi dei prezzi, del boicottaggio esterno, della pressione dei bisogni giornalieri e a causa della lotta totale contro le superpotenze e i loro agenti servili, il nostro popolo si è trovato obbligato a sviluppare le sue attitudini e i suoi talenti latenti in modo da compensare le insufficienze e le penurie.

La volontà di resistere e il desiderio di riportare la vittoria emanano dal cuore del nostro popolo. E’ questo che lo ha portato ad affrontare il nemico in non importa quale circostanza e, quanto alla guerra attuale, di cacciare l’aggressione a qualunque costo dalla patria islamica. Può darsi che sia sempre per questa stessa ragione che in tutto il paese le attitudini e i talenti insospettabili si sono improvvisamente messi all’opera, creando in tal modo un mondo pieno di innovazione e creatività, e lanciando una vasta attività di ricostruzione. Ovunque gli individui dotati e capaci operano per provvedere ai bisogni tecnici, industriali e militari del paese.

Questa campagna scientifica e industriale, mirando ad assicurare la nostra indipendenza economica e militare, è probabilmente il risultato più importante della lotta rivoluzionaria del nostro popolo, la conseguenza immediata delle sanzioni economiche prese dai nemici contro il nostro paese e il contraccolpo della pressione esterna e dell’urgenza delle nostre necessità. Finché una nazione non può tenersi in piedi sulle proprie gambe e fintanto che non avrà riscoperto la sua indipendenza economica e militare, essa continuerà ad essere schiava degli altri.

Il trionfo o la sconfitta della Rivoluzione Islamica dell’Iran dovranno essere considerati sotto molti aspetti: culturali, intellettuali, filosofici, sociali, politici, economici e militari. Questa Rivoluzione possiede grandi dimensioni storiche e universali, senza precedenti durante i 1400 anni della storia dell’Islam.

Essa ha fatto rivivere la missione sacra dell’Islam in questo critico periodo della storia del mondo. Il suo trionfo o la sua non-riuscita condurrà direttamente alla vittoria o alla disfatta dell’Islam e dei criteri e valori che esso ha presentato.

Per studiare le conseguenze di questo trionfo o di questa sconfitta, bisogna conoscere la natura di questa Rivoluzione e, soprattutto, paragonarla con altre celebri rivoluzioni ed esaminare il suo effetto filosofico e sociale nel mondo.

Fra le importanti rivoluzioni effettive dei tempi moderni bisogna menzionare la Rivoluzione Francese e la Rivoluzione d’Ottobre in Russia.

La prima offrì la democrazia e la libertà all’occidentale, i cui risultati furono la libertà individuale, i sistemi capitalisti occidentali, la libera competizione, il colonialismo, lo sfruttamento degli altri paesi, l’oppressione e, infine, temibili guerre mondiali e lo sterminio di esseri umani.

Anche la libertà conclamata dalla Rivoluzione Francese divenne ben presto uno strumento e un pretesto in mano ai capitalisti e ai potenti, tanto che non ne è rimasto altro che un nome privo di senso.

La Rivoluzione d’Ottobre in Russia, reclamando giustizia sociale per gli oppressi (mustadhafin), offrì loro il socialismo.

Questa dottrina voleva impedire lo sfruttamento, eliminare il capitalismo nazionalizzando i mezzi di produzione e distribuzione, e investire la classe operaia del potere supremo nell’organizzazione sociale. La Rivoluzione d’Ottobre ha stabilito il sistema socio-economico dell’”Est”, predominante in Unione Sovietica e nei suoi alleati, dove, in effetti, vi è dispotismo e sfruttamento, nel quale il popolo è stato ridotto in schiavitù, dove si ascoltano quotidianamente grida d’insoddisfazione e dove avvengono numerose rivolte sanguinose contro l’autorità stabilita, indicando il fallimento del sistema stesso.

Queste due rivoluzioni, quella Francese e quella Russa, sono identiche dal punto di vista filosofico poiché entrambe sono orientate verso la dimensione materiale dell’uomo; perché entrambe si propongono di provvedere ampiamente al piacere e al godimento materiale dell’uomo quanto e più possibile. Il loro obbiettivo è lo stesso, ma i loro modi di raggiungerlo sono diversi: una ha scelto il capitalismo e l’altra il socialismo.

In generale, questi due sistemi hanno fondato la loro ragion d’essere sui due principi seguenti:

  • Il principio dell’amore di sé stessi:costituendo la base dell’egoismo e della ricerca dell’interesse personale nell’uomo, questo principio stimola l’attività umana al fine di far ricavare il maggiore piacere e godimento possibile nella vita. Di conseguenza, induce gli esseri umani a servirsi della scienza e della tecnologia per meglio assicurare i mezzi della loro comodità e del loro piacere.
  • Il principio della lotta per l’esistenza:esso costituisce il fondamento della competizione e della lotta fra gli esseri umani. Di conseguenza, ciascuno deve lottare contro gli altri nella giungla della società, come gli animali selvaggi, per sopravvivere, fare progressi e assicurarsi la maggior parte dei beni e dei piaceri del mondo. La scienza e la tecnologia sono chiamate a fornire agli uomini mezzi sempre più efficaci per battersi l’uno contro l’altro, per usurpare i diritti reciproci e, infine, per meritare “la sopravvivenza dei più adatti”.

Vediamo infatti che questi due principi sono all’origine di massacri, di crimini, di guerre spaventose, di spargimenti di sangue e di genocidi. Notiamo, infatti, che non soltanto la scienza e la tecnologia non servono gli esseri umani, ma al contrario forniscono loro dei mezzi pericolosi per auto-distruggersi quanto prima e quanto meglio possibile.

La grande difficoltà inerente a questi due sistemi è che entrambi non danno valore che al lato materiale della vita, ponendo entrambi la soddisfazione dei desideri materiali dell’uomo al primo posto del loro programma filosofico e sociale.

Sul triste fondo di queste due rivoluzioni, la Rivoluzione Islamica dell’Iran splende sopra le nubi dell’ignoranza e dell’egoismo materialista. Essa presenta valori e criteri nuovi rispetto a questo mondo. Certamente è stata ispirata dagli insegnamenti islamici ai quali essa deve le sue caratteristiche. L’Islam si fonda su due principi, opposti ai due sopraccitati. Essi sono:

  • L’adorazione di Dio:l’Islam sostiene che il Creatore dell’essere umano, così come lo scopo di quest’ultimo nella vita, non sia altro che Dio. Questa dottrina fondata sulla nozione della Divinità predica la lotta contro l’egocentrismo, così come la restrizione del piacere e dell’interesse personale; essa disapprova la vanità umana, l’egoismo e la ricerca degli interessi personali e paragona a una creatura fangosa e sporca ogni individuo materialista che non ricerca che il piacere dei sensi e il godimento materiale. Secondo questi insegnamenti soltanto Dio Unico è adorato come l’Origine di ogni criterio e virtù.

Qui l’essere umano non si sottomette che a Lui, liberandosi così da ogni specie di ateismo, di idolatria o di associazionismo, raggiungendo così la vera libertà. Questi insegnamenti sostengono che la sottomissione a Dio, cioè all’Infinito e alla Perfezione Assoluta, non comporta la schiavitù umana, poiché l’adorazione dell’Infinito e della Perfezione Assoluta conduce l’essere umano verso la perfezione, lo libera dai legami e vincoli materiali di questo basso mondo e da tutti gli idoli falsi e ingannevoli.

In tal modo l’essere umano è “decentralizzato”; scende dal suo trono di antropocentrismo e si sottomette alla Verità. L’essere umano non acquisisce valore se non umiliandosi davanti alla Verità, perché quando si prosterna davanti a Dio e integra gli attributi divini in tutto il suo essere e in tutti i suoi atti, diviene così “il vicario di Dio sulla terra”. E’ in questo modo che il problema dell’egoismo e della vanità umana, e anche le difficoltà che ne risultano, possono essere risolti, si può pervenire alla pace e alla riconciliazione con sé stessi e con gli altri, possono scomparire le guerre, le stragi, l’oppressione, lo sfruttamento degli uomini sugli uomini. Infine, l’uomo può in tal modo dominare il suo ego e uscire dal fango dei desideri e degli appetiti sensuali ed evolvere da creatura fangosa a creatura divina.

  • Cooperazione nella vita:l’Islam crede al principio di cooperazione nella vita anziché al principio della lotta per la vita e dell’antagonismo fra gli esseri umani e le altre creature, che invece prevale nelle scuole materialiste. Questo principio di cooperazione prende origine dalla fede nell’unità dell’uomo e delle altre creature. Secondo l’Islam non si deve partecipare a una lotta se non per aiutare la verità contro la falsità, concetti specificati secondo i criteri e i precetti divini. Di conseguenza nessuno ha il diritto di lottare contro gli altri per fini personali e per interessi privati o di calpestare il diritto dei più deboli. Essenzialmente ciò che impedisce certuni ad assalire altri, sono i limiti e le sanzioni stabilite da Dio, e non la potenza difensiva di questi ultimi.

L’Islam pone l’accento sulla cooperazione tra gli uomini e sull’abnegazione degli interessi privati in favore del bene comune, affinché tutti gli esseri umani possano vivere in un ambiente di pace e amore. In ragione di queste caratteristiche e grazie alla sua insistenza sulla spiritualità, l’Islam è capace di materializzare le aspirazioni defunte dei due sistemi sopraccitati del nostro tempo.

Come già abbiamo detto, il sistema occidentale, sostenendo la causa della democrazia e della libertà, poggia sulla libertà e la libera competizione degli individui.

Ora, in seguito alla differenza inevitabile delle attitudini e delle capacità individuali, solo gli individui capaci di sfruttare i meno dotati e i meno adatti acquistano un più grande potere finanziario e divengono più ricchi. Pertanto la forza materiale, la potenza finanziaria e infine l’oppressione ritornano in scena, opponendosi allo stabilirsi della giustizia sociale. Nel sistema socialista, allo scopo di assicurare la giustizia sociale, si sacrifica la libertà degli individui, si rifiuta loro il diritto di proprietà e non si da loro la possibilità di sfruttare gli altri.

Come abbiamo sottolineato in precedenza, questi due sistemi sono diametralmente opposti, e né l’uno né l’altro hanno raggiunto il proprio obbiettivo (e non vi arriveranno mai). Al contrario, grazie al suo approccio unitario (tawhidi) al problema, l’Islam può realizzare la vera libertà dell’uomo e stabilire la giustizia sociale nel migliore dei modi.

Il trionfo o la sconfitta della Rivoluzione Islamica dell’Iran equivale al trionfo o alla sconfitta dell’ideale umano di realizzare un sistema sociale coerente che, in ragione del suo basarsi sulla spiritualità, garantisce la libertà reale dell’uomo ed al contempo la giustizia sociale.

Ora, esaminiamo, da diversi punti, le conseguenze del trionfo o della non-riuscita della Rivoluzione Islamica dell’Iran.

– Effetto sull’Islam e i musulmani:

l’Islam ha iniziato a sviare dalla Retta Via subito dopo la morte del suo Santo Profeta (S). Alcuni opportunisti, che fin dall’inizio si erano opposti all’Islam, si infiltrarono nelle file dei musulmani facendo allontanare questa nuova religione sempre di più dalla sua via originale.

Sotto la copertura dell’Islam, i Califfi Ommaiadi e Abbassidi stabilirono un impero, posero la nazionalità araba al di sopra di tutte le altre, disprezzando allo stesso tempo le virtù, la scienza e la misericordia, i quali costituiscono il criterio della superiorità degli uomini nell’Islam. Successivamente le altre nazioni si sollevarono in protesta, nacquero divergenze da più parti e la potenza dei musulmani iniziò a diminuire.

A poco a poco i musulmani si indebolirono a tal punto che persero la loro identità e personalità. Caddero gradualmente sotto il dominio delle potenze straniere e degli aggressori, ed infine furono sottomessi all’azione dei colonialisti occidentali moderni. Nell’epoca del macchinismo, essi persero la loro cultura islamica e divennero semplici schiavi dei colonialisti. Scuole di pensiero occidentali e orientali furono propagate nei paesi islamici come svago culturale e ‘intellettuale’, in modo che i mali e i vizi occidentali penetrassero in tutti i campi della vita dei musulmani. Sebbene esteriormente sembrassero indipendenti, gli stati islamici furono imprigionati in un’invisibile ragnatela: un nuovo tipo di colonialismo li aveva avviliti e devitalizzati attraverso sottili vie economiche, filosofiche e culturali.

Sembra opportuno ricordare che un popolo, avendo perduto la sua antica cultura, assomiglia ad un albero senza radici, che l’impetuoso vento degli avvenimenti abbatte e distrugge facilmente. Allo scopo di sfruttare una nazione, la politica colonialista cerca di minarne la cultura in modo da far prevalere la loro cultura e mentalità.

E’ una storia lugubre che si è ripetuta in tutti i paesi della regione nel corso di questi ultimi secoli. Non essendo riusciti a riaffermare la loro identità storica e culturale, la maggior parte di questi paesi sono sempre esposti alla feccia culturale così come ai vizi provenienti dall’Occidente.

La Rivoluzione Islamica dell’Iran ha dato una forte scossa al mondo islamico dopo un lungo periodo di abbattimento e aberrazione, e ha dimostrato che l’Islam è l’arma più potente con la quale i popoli possono assicurarsi le loro libertà e la loro salvezza in questa turbata epoca.

Alcuni musulmani che prima si sentivano handicappati per il fatto di essere musulmani, e che avevano spesso vergogna di rivelare la loro religione, si sistemano nelle file della preghiera comunitaria per le strade delle grandi città africane ed europee, in pieno giorno, davanti agli occhi dei passanti, degli apparecchi fotografici e delle telecamere; adesso essi si sentono fieri di essere musulmani. I movimenti islamici vanno crescendo ovunque, anche nei paesi dell’Europa orientale e occidentale.

I “mustadhafin” (diseredati) del mondo sono ora ricorsi all’Islam per la loro liberazione reale dalla dominazione dei “mustakbirin” (oppressori). Anche i palestinesi oppressi e diseredati nei territori occupati dagli israeliani fanno appello all’Islam per essere soccorsi nella loro lotta contro Israele.

D’altra parte, i colonialisti, allarmati, si sono messi all’opera con tutta la loro forza per contrastare l’Islam, diffamarlo, calunniarlo. Ai nostri giorni l’Islam è entrato sul campo di battaglia come il più potente e il più dinamico fattore sociale per salvare gli uomini dallo sfruttamento e dall’influenza dei colonialisti. Dopo 1400 anni l’Islam si sta rianimando e riguadagnare la sua reputazione e la sua supremazia storica. La potenza e il progresso dell’Islam rianimato dipendono, in gran misura, dal trionfo della Rivoluzione Islamica dell’Iran.

– Effetto sul Medio Oriente:

Al presente il Medio Oriente è senza dubbio la regione più critica del mondo islamico. Dal punto di vista storico è stato la culla dell’Islam e delle altre religioni divine. Strategicamente è di enorme importanza e, sul piano economico, comprende il più grande giacimento petrolifero del globo. Nel corso di questi ultimi secoli i colonialisti si sono infiltrati in questa regione, hanno stabilito il loro dominio sugli indigeni e creato divergenze tra loro.

Al momento attuale, i due blocchi orientale e occidentale lo hanno diviso tra loro, e gli Stati regionali si sono sottomessi alla politica dell’Oriente o a quella dell’Occidente. Dispute e scontri continui hanno esaurito, indebolito e avvilito i popoli. Inoltre, l’entità tirannica di Israele è stata installata (dai colonialisti al centro di questa regione) per eseguire i loro piani nefasti, sbarrare la via al progresso e all’unità dei popoli e, infine, per mantenere la regione sotto il loro giogo. Noi facciamo fronte ora alla condotta diabolica del colonialismo.

Per citare qualche esempio, Henry Kissinger, noto cospiratore del sionismo e dell’imperialismo, cerca di condurre allo smembramento degli Stati della regione. Il tormentato Libano si trova in mezzo al fuoco e al sangue e dopo molti anni di dispute e di lotte intestine il pericolo di disintegrazione o di annientamento lo minaccia sempre più. Simili torbidi intrighi vengono compiuti per lo smembramento e la divisione della Siria, dell’Iraq e dell’Iran. Le super-potenze hanno creato numerose scuole di pensiero e di politica in Medio-Oriente, dividendo i popoli e mettendoli alle prese con una pletora di ‘ismi’. Per esempio attualmente esistono più di settantadue partiti politici e fazioni militari sull’esiguo territorio del Libano, la maggior parte dei quali legati alle potenze straniere, dalle quali ricevono denaro e armi per distruggersi a vicenda. Vediamo che i colonialisti si sforzano sempre di più per aggravare le differenze religiose o settarie in Libano, in Siria, in Iraq e in Iran, e da queste differenze vogliono far nascere scontri sanguinosi.

Notiamo che sotto la copertura del nazionalismo hanno ugualmente creato attriti tra le diverse nazioni della regione, in modo che queste si indeboliscano l’una con l’altra. Facendo per esempio appello all’idea nazionalista, e quindi al disprezzo dei precetti islamici, hanno fomentato le passioni degli arabi al punto di glorificare il loro nazionalismo in vista di accentuare le differenze etniche e nazionali nella regione.

Mettendo in evidenza nuovi criteri, la Rivoluzione Islamica dell’Iran ha prodotto un profondo effetto sui paesi del Medio-Oriente. Essa ha fatto tremare gli Stati vassalli e reazionari della regione, ravvivato la speranza nei cuori dei mustadh’afin, posto i popoli colonizzati e afflitti nelle prime linee di lotta, e ha indicato a tutti la vera via della vittoria alla luce dell’Islam autentico e del ritorno alla cultura islamica originale.

Il successo di questa Rivoluzione è stato un colpo duro al sionismo e all’imperialismo perché il Taghut, in Iran, costituiva la più grande base di Israele e degli Stati Uniti nel Medio Oriente. Un pensatore sionista negli Stati Uniti aveva dichiarato: “Il regime dello Shah e quello di Israele hanno una connessione organica e la caduta di quella significherebbe la rovina di Israele”.

La Rivoluzione Islamica dell’Iran ha privato gli Stati Uniti di questa base, ha liberato un’importante riserva in petrolio del mondo dai tentacoli dei cartelli e multinazionali americani, ha denunciato il governo degli Stati Uniti come il nemico numero uno dei mustadh’afin dell’Iran, ha ingaggiato una lotta di base contro gli Stati Uniti, ha messo in pericolo ogni interesse statunitense nella regione e ha fatto della lotta contro gli sfruttatori la punta d’arco della Rivoluzione Islamica. Per ciò che concerne gli Stati della regione, i principi e le posizioni della Rivoluzione Islamica dell’Iran sono sommariamente i seguenti:

1) La posizione “né orientale né occidentale”:

Questo principio impone fermamente ai musulmani di non dipendere che da loro stessi per salvaguardare la propria indipendenza intrinseca di fronte alle super-potenze. Ai nostri giorni, disgraziatamente, le nazioni sono ricorse all’una o all’altra super-potenza (a seconda del caso) per liberarsi dalle forze sataniche e al fine di potersi salvaguardare l’una contro l’altra.

Abbiamo visto, infatti, più di un movimento rivoluzionario contro i governanti oppressivi cadere a causa di una super-potenza nella quale aveva riposto speranza pensando di riceverne assistenza. Ad esempio molti paesi e movimenti rivoluzionari, sperando nel soccorso dell’Unione Sovietica per combattere la coalizione degli Stati Uniti e di Israele che si oppone alla liberazione della Palestina, sono infatti caduti nelle braccia dei sovietici, poiché ignoravano il fatto che le super-potenze – malgrado la loro rivalità e lotta – sono d’accordo sul dominio di questa regione e lo sfruttamento dei suoi popoli; che l’Unione Sovietica è stato il primo Stato a riconoscere ufficialmente Israele, e ogni anno invia un gran numero dei suoi ebrei in Palestina. I nostri fratelli nella regione dovrebbero sapere che l’Unione Sovietica, ai fini della sua lotta contro gli Stati Uniti, è prontissima a fornire armi ad un paese o ad un movimento rivoluzionario, a condizione però che abbia sempre bisogno dei sovietici e si muova sempre nella loro sfera politica.

Noi non siamo contrari all’idea di approfittare dei conflitti delle super-potenze, ma crediamo con certezza che finché non abbiamo ottenuto indipendenza e auto-sufficienza, rimarremo il giocattolo delle potenze straniere e della sinistra politica colonialista.

Dobbiamo sbarazzarci dell’idea di dover camminare sempre al passo dell’Occidente o dell’Oriente. I nostri popoli devono contare sulla propria creatività e innovazione, operare per diventare autosufficienti nella scienza e nella tecnologia, recuperare le loro identità e individualità culturali, e svincolare il loro destino dalla dittatura di Washington o di Mosca.

2) Comportamento amichevole nelle dispute nella regione:

Dovremmo ricordarci che ai giorni nostri il colonialismo resta attaccato allo stesso vecchio motto: “Divide et impera”. Attualmente ci sono più dispute settarie, razziali, nazionali e politiche in questa regione che in tutto il resto del mondo, e ovviamente Kissinger e gli altri politici colonialisti cercano di attizzare il fuoco su queste discordie per trarne profitto.

La vittoria nella lotta contro l’oppressore esige che gli oppressi si muovono verso l’unità. In questa regione ci sono scuole e religioni differenti, entità nazionali ed etniche varie. Mettere in rilievo non importa quale di queste differenze causerà divisione e confusione ancor maggiore. La fede nell’Islam è il solo mezzo per realizzare l’unificazione delle forze.

Non è che sotto l’egida dell’Islam che le varietà confessionali potranno essere sorpassate e le differenti nazionalità potranno sentirsi a loro agio una con l’altra, poiché l’Islam tratta tutte esse con giustizia e come fratelli, non preferisce una rispetto ad un’altra in considerazione della nazionalità, razza, lingua, colore della pelle, ecc., ma adotta criteri più elevati per giudicare i popoli. Nel rispetto di ognuno preserva i diritti di tutti in modo equo, non lasciando dunque alcuno spazio d’animosità, dissenso o differenza.

3) Protezione dei mustadhafin della regione:

La Rivoluzione Islamica dell’Iran si trova impegnata nei seguenti aspetti: continuare la lotta contro la tirannia, il colonialismo e il sionismo; riunire tutti i “mustadhafin”, incoraggiarli e impegnarli nella lotta; considerare la lotta centrale contro la corruzione e l’oppressione come il dovere obbligatorio di ognuno e il silenzio o l’indifferenza, in questo caso, come un’attitudine perfida; infondere nella gente lo spirito dinamico della lotta e del jihad; creare una forza globale per combattere il colonialismo e, soprattutto, operare per la liberazione e l’indipendenza di tutte le nazioni.

La Rivoluzione Islamica dell’Iran sostiene – come punto dottrinale – che lottare contro l’oppressione e per la difesa dei “mustadhafin” è un dovere della fede canonica e umanitaria, e di conseguenza non si tirerà indietro davanti ad alcun sacrificio per compiere questo dovere. La forza dinamica portata dalla Rivoluzione iraniana è il più grande trionfo nel processo politico militare per la liberazione della Palestina e di Gerusalemme e un obiettivo sacro che la nostra Rivoluzione, finché durerà, si sforzerà di raggiungere senza mai consentire ad un compromesso con i governi corrotti, oppressivi, colonialisti o aggressivi.

Attualmente, sia gli amici che i nemici della Rivoluzione Islamica dell’Iran sanno bene, in ragione del suo fondamentale approccio dottrinale, che essa è amica e difensore dei “mustadhafin” e nemica dei “mustakbirin” del mondo.

E’ per questo che da un lato i colonialisti e i loro servi hanno unito tutte le loro forze per schiacciare questa Rivoluzione e, dall’altro, i mustadhafin hanno volto i loro sguardi pieni di speranza verso il suo trionfo finale e decisivo e lo sostengono con il cuore.

Dopo il trionfo iniziale della Rivoluzione, io stesso sono stato testimone del veemente entusiasmo manifestato dai mustadhafin in Libano; la gente affluiva nelle strade gridando per l’entusiasmo, accogliendo così il nuovo trionfo della rivolta generale in Iran. Nel sud del Libano incontrai un’anziana donna il cui marito e l’unico figlio erano stati martirizzati e la cui casa era stata distrutta nel corso dei bombardamenti israeliani. Accovacciata sulle rovine della sua casa, alzando le braccia al cielo, ella pregava per il trionfo della Rivoluzione Islamica dell’Iran e per la buona salute della sua nobile Guida (l’Imam Khomeyni, n.d.t.).

A questa anziana donna, afflitta, ridotta a vivere sulle macerie, la sua miseria presente, il suo avvenire, la perdita di suo marito e di suo figlio, la distruzione del suo alloggio, la situazione catastrofica della sua patria, tutto sembrava dimenticato dalla sua speranza nell’avvenire dalla Rivoluzione Islamica dell’Iran. Ella sapeva che non le restava che una sola via di liberazione di fronte ai nemici assetati di sangue che la circondavano, ed era il trionfo finale di questa Rivoluzione.

Un ambasciatore iraniano in un paese africano racconta che un giorno un africano musulmano lo prese per il bavero e gli disse con tono implorante: “Per favore, lasciate da parte le vostre dispute interne e i vostri differenze personali. Tutte le nostre speranze ed i nostri desideri poggiano sulla vostra Rivoluzione Islamica. Se voi non sentite pietà per voi stessi, abbiate almeno pietà di noialtri disgraziati”.

– Effetti sul mondo:

Su un piano più vasto la Rivoluzione Islamica dell’Iran ha influenzato il mondo intero. I manovratori dei due sistemi socio-economici prevalenti nel mondo rimasero stupiti e presi alla sprovvista dal trionfo miracoloso di questa Rivoluzione. Il Taghut in Iran era sostenuto senza riguardo dalle due super-potenze e anche dalla Cina, e disponeva di uno dei più grandi eserciti del mondo; tuttavia il suo esercito si disintegrò di colpo quando si trovò di fronte alla forza di un popolo non organizzato e senza armi, che oltretutto non aveva legami con alcuna potenza straniera. Un’insurrezione strana e inaudita, che sfidava le due super-potenze dal punto di vista ideologico e rivoluzionario, avvenne. Il trionfo di questa scossa generale non era spiegabile da alcuna delle tesi avanzate dal sistema capitalista o socialista.

Né l’una né l’altra super-potenza potevano quindi avere un controllo su questo sollevamento generale e di conseguenza gli intrighi delle super-potenze per contenerlo fallirono. I mustadhafin del mondo si resero conto che si può far fronte alle grandi potenze e alzare contro di loro le proprie mani vuote. Questo nuovo pensiero rivoluzionario, basato sulla dottrina e le norme islamiche, è in procinto di propagarsi nel mondo e continuerà ad espandersi sempre più, poiché, in opposizione ai grandi sistemi esistenti, presenta un sistema nuovo che non può mancare di produrre un grande effetto intellettuale e spirituale fondamentale sulla società umana.

Ai nostri giorni il mondo è alle prese con gravi problemi. La tirannia, l’oppressione e lo sfruttamento sono in aumento. Il malessere sociale, i disordini e le rivolte sono in crescita ovunque. Le speranze nutrite dai sistemi sociali dell’Oriente e dell’Occidente per realizzare una società democratica libera o una comunità socialista avanzata si sono ridotti alla disperazione.

Possiamo infatti constatare che la situazione peggiora ogni giorno nei paesi capitalisti. Le agitazioni e le rivolte prendono forma sempre più seria. Il consumo delle bevande alcoliche e l’uso dei narcotici aumentano sempre più nella società e soprattutto fra il personale militare. Un sentimento di vuoto, di assurdità e futilità è penetrato nella società occidentale, e la disperazione filosofica non è rara tra i pensatori e gli scrittori.

Pensando alla loro vana esistenza i giovani, disgustati, si volgono verso la droga o reagiscono con atteggiamenti riflessi quali il movimento “hippy”, opponendosi quindi passivamente al sistema capitalista regnante.

Gli uomini stanno perdendo il loro valore. Gli omicidi e la violenza dilagano, e l’orrore di atti delittuosi e criminali è in aumento. Non molto tempo fa gli occidentali adoravano il denaro come un divinità che soddisfaceva la loro sete delle cose materiali della vita, ma si sono gradualmente stancati del denaro e della vita materiale, perché non sono riusciti a soddisfare le loro aspirazioni più alte con i piaceri materiali giacché le loro anime e la loro natura innata sono segretamente assettate di una verità che non si trova presso la divinità del denaro del sistema capitalista occidentale.

Quando i cittadini dei paesi avanzati dell’Occidente, come la Svezia, raggiungono uno stadio elevato nella scienza, nella tecnologia, nell’economia e nel complesso della civiltà materiale, quando i loro bisogni materiali sono completamente soddisfatti, quando non devono più preoccuparsi per il pane, per l’alloggio e l’igiene, allora si rendono conto del vuoto, dell’assurdità e della futilità della loro vita materiale meglio dei loro simili nei paesi meno favoriti, e molto spesso tentano il suicidio.

Tremano d’angoscia quando si accorgono di assomigliare infatti a insignificanti bulloni e dadi senza volontà nel meccanismo stabilito, che ogni giorno un numero di essi viene schiacciato dal pesante e impietoso ingranaggio della società, e che la loro vita o la morte non importa a nessuno. Di conseguenza possono essere spinti ad alzare la bandiera della rivolta.

Quelli fra loro che sono più coscienziosi, più saggi o più volenterosi si rifugeranno nel misticismo, nell’induismo, nel buddismo o in pratiche come lo yoga. Altri ancora cercheranno di dimenticare le loro sofferenze ricorrendo a narcotici e all’incoscienza che ne deriva. Alcuni si distruggeranno o causeranno la distruzione di altri. In breve, la vita in Occidente è sulla via di essere inghiottita in un  baratro di problemi psicologici e sociali senza alcuna uscita.

La vita in Oriente è turbata dagli stessi mali e problemi che ha l’Occidente, benché bisogna convenire che i cittadini dei paesi socialisti o comunisti non sono ancora materialmente sazi e che il programma promesso dai loro capi, per soddisfare i loro bisogni materiali, è sempre allettante. La comparsa del movimento “hippy” e del sentimento di assurdità e vuoto a Mosca e in altri grandi centri industriali dell’Unione Sovietica indica che i cittadini dell’Urss, al seguito dei loro simili nel sistema materialista occidentale, sono ugualmente sul declino morale, spirituale e filosofico.

La maggior parte delle persone nei sedicenti paesi civilizzati si sentono a disagio, angosciati, ebeti, disorientati, e temono un infelice destino. Tra loro vi è chi, privo di maturità spirituale e morale, dispone di bombe con cui poter distruggere in ogni momento se stesso e gli altri. Ciò che è guardato come l’appannaggio dell’uomo civile occidentale può essere eseguito meglio e più rapidamente dalle macchine.

Se il valore dell’uomo è nella sua potenza fisica, ci sono certamente macchine molto potenti con le quali l’uomo non può misurarsi. Gli aerei sono mille volte più veloci della corsa dell’uomo. Se il suo valore risiede nel suo potere di memorizzazione e nel suo lavoro mentale, allora i dispositivi elettronici possono sorpassarlo. Sono stati inoltre realizzati dispositivi che sanno pensare, pianificare, giocare a scacchi, e anche innovare un altro dispositivo.

In cosa dunque risiede il vero valore dell’uomo? In ragion della superiorità di prestazioni delle macchine sull’uomo, quest’ultimo è dunque condannato ad essere sacrificato sull’altare di macchine costruite da egli stesso? Dove va veramente l’uomo? Si sta annientando definitivamente? Avanza involontariamente, schiavo della macchina, verso un destino sconosciuto ed indefinito? Quale è in realtà il vantaggio reale dell’uomo sulla macchina? Cos’è che rende un uomo, per quanto debole, superiore ad una macchina?

A nostro avviso, per quanto potente essa sia, il privilegio dell’uomo risiede nel suo cuore e nella sua anima, due cose sconosciute alle scuole materialiste. Non è pertanto giunto il momento che l’uomo si liberi dal vizio, dalla miseria e dal degrado morale? Non è il tempo di liberarsi dalla schiavitù della macchina, di riscoprire la sua identità umana?

Non è ancora giunto il tempo per la rinascita dell’umanità, per la nascita di un uomo nuovo, che consideri la scienza e la tecnologia soltanto come un mezzo a disposizione dell’umanità? Si, è veramente il momento buono per tale evoluzione e il mondo attende una tale rinascita.

La Rivoluzione Islamica dell’Iran annuncia questa nuova epoca. Scombussolando i tipici calcoli materialisti sulla vita sociale questa Rivoluzione ispira i rivoluzionari diseredati nel liberarsi dalle catene  del denaro, del potere, della macchina, degli interessi materiali, della vita borghese.

Essa apre all’uomo degli sprazzi di luce su un mondo nuovo, gli mostra le sue dimensioni spirituali, presenta a tutti il vero scopo della vita, che è un perfezionamento personale progressivo verso la Divinità. Rende l’uomo in grado di superare il suo egocentrismo e la sua natura animale in vista del riconoscimento della preminenza della sua spiritualità.

In conclusione, se la Rivoluzione Islamica dell’Iran trionfa, sarà un grande salto in avanti sulla via dell’uomo verso la perfezione; la nascita di un uomo nuovo sarà facilitata e accelerata, e il mondo sarà pronto per lo stabilirsi della libertà e dell’equità in un sistema unitario, divino

Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte

Writer : shervin | 0 Comments | Category : Attualità, politica e società , Il pensiero islamico

Comments are closed.