L’esempio perfetto: uno sguardo alla condotta morale del Profeta (sesta parte)

L’ESEMPIO PERFETTO:

Uno sguardo alla condotta morale del Profeta dell’Islam (sesta parte)

Della celebrazione dei valori

I valori umani e morali, come l’onore, la dignità, la sincerità, l’indulgenza, la giustizia, la compassione, l’altruismo, la perseveranza ecc., sono considerati sacri e santi da tutti gli esseri umani, e vengono celebrati e glorificati in tutte le scuole e le dottrine.

Il nobile Profeta dell’Islam (S) impiegava tutte le sue forze per mantenere vivi e celebrare questi valori, e del resto non può essere che così, perché l’anima dei precetti della sacra religione islamica è il profondo e sincero rispetto per l’essere umano, e l’obiettivo (1) della missione del santo Messaggero di Allah (S) è quello di condurre la società umana verso i valori e le virtù morali.

Nella vita individuale e sociale del sommo Profeta (S) esistono molti esempi della sua particolare attenzione al mantenere vivi e celebrare i valori spirituali. Citiamo di seguito alcuni di questi esempi.

– Il Principe dei Credenti, Ali (A), dice: “Quando portarono i prigionieri della tribù dei Tay, una donna, fra i prigionieri, disse al Profeta (S): ‘Di’ alla gente di non importunarmi e di trattarmi bene, poiché io sono la figlia del capo della mia tribù, e mio padre era colui che teneva fede ai patti, liberava i prigionieri, sfamava gli affamati, salutava la gente a voce alta e chiara, e non respingeva mai i bisognosi. Io sono la figlia di Hatam Taa’iy!’. Il sommo Profeta (S) disse allora: ‘Le qualità che hai detto, sono i segni e gli attributi dei veri credenti, e se tuo padre era musulmano io lo benedico’. Poi aggiunse: ‘Liberatela, e che nessuno la importuni, poiché suo padre amava le virtù morali, e Iddio ama le virtù morali’” (2)

– Il nobile Imam Sadiq (A) dice che un giorno portarono alcuni prigionieri dal sommo Profeta (S), il quale diede l’ordine di liberare uno solo di essi. L’uomo disse: “Perché hai liberato solo me?”. Il Messaggero di Allah (S) rispose: “[L’arcangelo] Gabriele (A) mi ha informato, da parte di Iddio Altissimo, che esistono in te cinque qualità amate da Allah e dal [Suo] Messaggero: primo, grande zelo per la difesa dell’onore della propria famiglia e delle donne della propria famiglia; secondo, generosità; terzo, buon carattere; quarto, sincerità; quinto, coraggio” (3)

Secondo il sacro Corano il valore e la superiorità degli uomini non si valuta in base a criteri quali ricchezza, razza, lingua, colore della pelle e nazionalità, ma su princìpi quali il timor di Dio, il jihad, il martirio, lo sforzo sulla via di Allah, l’emigrazione per la causa di Allah, che donano santità, purezza e sapienza. Il sommo Profeta (S), in qualità di modello di virtù della comunità islamica, stimava coloro che possedevano le suddette virtù, e rispettava maggiormente coloro che erano più timorati e avevano compiuto maggiori sacrifici per la causa di Allah. Citiamo di seguito alcuni esempi.

– Quando Jafar Bin Abi Talib partiva per emigrare in Abissinia, il sommo Profeta (S) lo accompagnò per un po’, e pregò per lui, e quando, dopo alcuni anni, ritornava da quella terra, il santo Messaggero di Allah (S), andò ad accoglierlo, lo baciò, e siccome il suo ritorno coincideva con la grande vittoria conseguita dai musulmani nella battaglia di Khaybar, disse: “Non so se gioire per la vittoria di Khaybar o per il ritorno di Jafar” (4)

– Dopo la battaglia di Zhaat-us-Salaasil, nell’ottavo anno dell’Egira, Ali (A), assieme ai guerrieri islamici, partì vittorioso per Medina. Il sommo Profeta (S) informò la gente della vittoria dei musulmani, e assieme ad essa andò ad accogliere l’esercito islamico a tre miglia dalla città di Medina. Non appena il nobile Ali (A) vide il sommo Profeta (S), scese dalla propria cavalcatura, e lo stesso fece il Profeta (S) per dimostrare il suo rispetto per Alì. Scese, baciò la fronte di Alì, pulì la polvere dal suo benedetto viso, e disse: “O Alì, ringrazio Iddio che mi ha sostenuto grazie a te, e attraverso te mi ha rinforzato contro i nemici” (5)

– La prima battaglia avvenuta fra musulmani e miscredenti, fu quella di Badr. Coloro che assieme al Messaggero di Allah (S) parteciparono a questa battaglia, noti come “Gente di Badr”, erano particolarmente amati e rispettati dal sommo Profeta e dai musulmani dei primordi dell’Islam. In una tradizione leggiamo che il nobile Profeta (S), un giorno, di venerdì, era seduto in moschea; a causa del gran numero di gente presente in essa, non v’era spazio; giunsero allora alcuni della ‘Gente di Badr’, fra cui Thabit Bin Qays; erano fermi in piedi davanti al Profeta (S), e guardavano la gente che lo circondava, e nessuno faceva loro spazio. Al Profeta (S) riuscì duro e spiacevole vedere questa scena. Disse dunque ad alcuni muhajirun ed ansar seduti accanto a lui di alzarsi e far sedere la ‘Gente di Badr’ presente in moschea. Ciò pesò a coloro che il Messaggero di Allah (S) aveva fatto alzare, e lo scontento si manifestò nei loro volti. Alcuni munafiqun (ipocriti, falsi credenti) e opportunisti dissero ai musulmani: ‘Voi pensate che il vostro Profeta si comporta in modo equo fra la gente? Perché allora in questa occasione non si è comportato equamente? Infatti, alcuni, giunti prima, avevano preso per sé dei posti ed amavano stare vicini al proprio Profeta, ma egli li ha fatti alzare facendo sedere al loro posto chi era giunto dopo’. (6)

La sincera manifestazione di ossequio del sommo Profeta per la ‘Gente di Badr’, rivela il nobile grado dei forieri del jihad, e celebra i sublimi valori morali nella società. Inoltre, dopo, fu rivelato un versetto coranico che confermò la giustezza dell’operato del sommo Profeta (S): “O voi che avete prestato fede, quando vi si dice: ‘Fate spazio [agli altri] nelle assemblee’, fate dunque spazio: Allah vi donerà agio. E quando [vi] si dice: ‘Alzatevi’, alzatevi dunque…” (Corano 58:11)

Citiamo di seguito un altro chiaro esempio della grande sollecitudine del sommo Profeta (S) nei confronti della celebrazione dei valori morali e dell’esaltazione del grado dei martiri e delle loro famiglie.

Nell’ottavo anno dell’Egira, durante la battaglia di Mu’tah, quando il comando dell’esercito islamico era a carico di Jafar Bin Abi Talib, dopo una durissima battaglia, questo prode comandante perse ambedue le braccia, e cadde martire con numerose ferite sul corpo. Il sommo Profeta (S) descrisse il sublime grado di questo nobile martire dicendo: “In verità, Iddio ha donato a Jafar, al posto delle braccia [che ha perso in battaglia], due ali con le quali in Paradiso vola dovunque vuole“. Dopo questa battaglia, quando l’esercito islamico veniva verso Medina, il Messaggero di Allah (S) andò ad accoglierli assieme al resto dei musulmani, fra i quali v’era anche un gruppo di bambini che cantavano inni. Il Messaggero di Allah (S), che era in movimento su una cavalcatura, disse: “Che facciano salire i bambini! E date a me il figlio di Jafar“. Fece dunque salire davanti a sé Abdullah Bin Jafar, il cui padre era caduto martire. Abdullah dice: “Il Messaggero di Allah (S) mi disse: ‘Ti faccio gli auguri, dato che tuo padre vola in cielo assieme agli angeli” (7)

 

Del combattere le superstizioni

L’Islam è la religione della scienza e della sapienza, e la ricerca della verità è insita nella sua essenza, perciò non può essere d’accordo con idee e pensieri lontani dalla realtà, con fantasie, illusioni, assurde chimere e superstizioni, e non può permetterne la diffusione o tacere dinanzi a queste storture. La missione di una tale dottrina è piuttosto quella di combattere ogni forma di superstizione.

Il glorioso Profeta dell’Islam (S), che aveva la grande missione di diffondere ed eseguire la legge divina, si adoperò con tutte le sue forze per istruire la gente, guidarla alla verità, e metterla in guardia dalle superstizioni. Il sommo Profeta (S) combatté sempre l’idolatria e le credenze superstiziose, e dimostrò chiaramente che gli idoli non hanno alcun ruolo nella direzione del creato, e tutto ciò è palese prova del fatto che egli era radicalmente contrario ad ogni forma di superstizione.

Prima dell’inizio della missione del nobile Messaggero di Allah (S), la superstizione si era diffusa in tutto l’Hijaz [regione dell’Arabia], intenebrando le menti. Ma col sorgere del sole dell’Islam, molte di quelle superstizioni scomparirono dalla vita della gente, poiché la fede negli insegnamenti dell’Islam e la pratica dei suoi precetti non erano di certo in accordo con esse. Grazie poi alla paziente, generosa e continua opera di istruzione e guida del sommo Profeta (S), il resto delle superstizioni scomparì gradualmente dai cuori e dalle menti della gente.

Non è male qui citare una storia narrata dai libri di hadith (sciiti e sunniti), per chiarire meglio il grande impegno del sommo Profeta (S) nel combattere le superstizioni e le assurde credenze.

Il nobile Messaggero di Allah (S) aveva un figlio, dal nome Ibrahim [Abramo], da una donna copta chiamata Māriyah. Il sommo Profeta (S) amava molto questo suo figlio, che però morì prematuramente all’età di diciotto mesi. Il Messaggero di Allah, che era assai affettuoso, rimase colpito, e pianse, e disse: “Il cuore duole, le lacrime cadono, o Ibrahim, noi siamo addolorati per te, tuttavia non diciamo nulla che sia contrario al consenso divino“. Tutti i musulmani erano assai commossi per il cordoglio del sommo Profeta (S). Quello stesso giorno ci fu casualmente un’eclissi di sole. I musulmani credettero che anche il cielo fosse addolorato per il cordoglio del sommo Profeta (S). Questa idea si era diffusa fra la gente di Medina, e tutti dicevano la stessa cosa: “Il sole si è eclissato a causa del lutto che ha colpito il Profeta”. Nonostante questo avvenimento avesse contribuito a rinforzare la fede della gente nel sommo Profeta (S), e fosse normale che la gente pensasse così in quelle circostanze, tuttavia il nobile Messaggero di Allah (S), che non s’approfittava mai dei punti deboli e dell’ignoranza della gente, salì sul pulpito, parlò alla gente e disse: “Il sole non s’è eclissato a causa di mio figlio. Le eclissi di sole e di luna sono due dei segni divini” (8)

  

NOTE

1) Il sommo Profeta (S) disse: “Non sono stato inviato [da Allah] se non per portare a compimento le virtù morali“. Mizan al-Hikmah, vol. 3, pag. 149.

2) Mahajjat-ul-Baydhaa’, vol. 4, pag. 122.

3) Bihar-ul’Anwar, vol. 18, pag. 108.

4) Makarim-ul’Akhlaq, pag. 249.

5) Nasikh al-Tawarikh, vol. 2, pag. 357.

6) Bihar-ul’Anwar, vol. 17, pag. 24.

7) Sirat-ul-Halabiyy, vol. 3, pagg. 9 e 68.

8) Seyri dar Sireye Nabavi, pag. 136.

 

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Writer : shervin | 0 Comments | Category : Novità , Tradizioni

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