Unicità d’Iddio e perfezione spirituale (M. Mina)

Unicità d’Iddio e perfezione spirituale

M. Mina

Il credo dei Musulmani è reso ben noto nel Corano e nelle tradizioni del Profeta (S) e degli Imam. Il fulcro di questo credo è il monoteismo puro, ossia ritenere che ogni cosa al mondo, dalla più insignificante alla più complessa, trae origine dalla sua Sacra Essenza, conoscitrice di ogni cosa e capace di ogni cosa.

Iddio dice nel suo Libro: “Rivolgi il tuo volto alla religione come puro monoteista, natura originaria che Iddio ha connaturato agli uomini” (1). L’Imam Rida (A), in una famosa tradizione, riporta che Iddio stesso ha detto: “Testimoniare ‘Non vi è altro dio d’Iddio’ è la Mia inespugnabile fortezza e chiunque entri nella Mia fortezza è al sicuro dalla Mia ira” (2).

Secondo questa credenza, l’uomo non ha nessun diritto di imporre il suo volere su quello di un altro uomo poiché è solo Iddio l’unica Forza a cui si deve essere sottomessi. Si tratta di un insegnamento molto importante il quale definisce la libertà dell’individuo nell’Islam: la propria libertà non può privare una persona, una società o una nazione delle loro libertà, e qui la legge non può assumere altro che un ruolo fondamentale. Innanzitutto si deve tener presente che per legge si intende la shari’a ossia una legge divina proveniente dall’alto poiché un altro sistema condurrebbe all’inserimento e all’imposizione del proprio volere su quello di altri.

La felicità e la perfezione dell’uomo e della sua società dipendono dall’obbedienza alle leggi divine le quali ci sono state portate per mezzo dei Profeti e non dall’obbedienza a leggi che alcuni uomini hanno creato per fini utilitaristici e di interesse.

Il principio del monoteismo non lascia spazio a imposizioni che traggono origine dal nulla e si manifestano attraverso la coercizione di alcuni individui in questo mondo. Piuttosto, tutti gli uomini sono uguali davanti a Iddio e possono essere condotti verso di Lui per mezzo del timor Suo (taqwa) e della purità interiore. Nel Corano è scritto: “Iddio è il Patrono di coloro che credono, li trae dalle tenebre verso la Luce. Coloro che non credono hanno per patroni gli idoli che dalla luce li trae alle tenebre” (3).

Quindi nessun singolo individuo è differente dall’altro se non per il timor d’Iddio e non vi è niente che possa alterare tale disposizione naturale dell’uomo. Iddio dice: “Presso Iddio il più nobile di voi è colui che più Lo teme” (4).

Una ulteriore conferma di questo principio di uguaglianza può essere riscontrato nell’amore e nella ricerca che ogni individuo ha verso la perfezione. Certamente gli uomini utilizzano metodi differenti, giusti o sbagliati che siano, per raggiungerla, perfezione che non possono conoscere e che quindi abbinano alle loro supposizioni. In ogni caso, rimane il fatto che ognuno di essi, senza eccezione alcuna, ama e voglia dirigersi verso questo misterioso concetto di perfezione. Per alcuni la perfezione è il piacere di questo mondo, per altri una oggettiva visione degli eventi che vengono perpetuati nella società mentre per altri ancora si tratta di un sapore sottile che non può essere percepito dai nostri cinque sensi bensì si spinge oltre verso un livello di grado spirituale e metafisico. Ma di fatto, tutti sono alla ricerca della perfezione.

Gli individui incatenati ai piaceri mondani ritengono che la perfezione sia la ricchezza materiale ed è per tal motivo che la amano e si sforzano affinché la possano ottenere. Similmente, un uomo d’affari nel settore dell’industria potrebbe ritenere in quanto perfezione la massima efficienza della sua azienda produttiva e quindi giungerebbe ad amare tale concetto. Ognuno, in accordo alle proprie capacità, consciamente o inconsciamente, definisce la perfezione ed inizia ad amarla. Ma coloro che si preoccupano per la vita nell’Aldilà e ricordano Iddio differiscono dal resto delle genti poiché essi iniziano con il cercare la perfezione senza definirla a priori e, solo dopo averla trovata, iniziano ad amarla.

Vi è comunque da notare che nessuno di quest’ultima categoria che abbiamo citato inizia ad amare ciò che egli crede sia la perfezione poiché non si tratta di ciò che immagina o di ciò di cui si è auto-convinto. La credenza nel monoteismo e la perfezione spirituale dell’essere umano sono disposizioni innate presenti nel cuore del credente e la scoperta di tali disposizioni non è altro che un ritrovamento piuttosto che una vera e propria scoperta.

Ad esempio, un giorno, mentre camminiamo in un prato, riponiamo la nostra attenzione ad un bellissimo fiore. Dopo un anno non ci ricordiamo più né del fiore né della camminata che abbiamo fatto in quel prato. Poi notiamo un bel fiore, seppur non meraviglioso come quello di un anno fa, e diciamo che non vi può esser un fiore più bello di quello. Dopo un po’ di tempo, camminando in un prato, troviamo nuovamente il tipo di fiore di cui ci eravamo dimenticati e ci rendiamo conto che, in effetti, è molto più bello di quello che consideravamo il fiore più splendido tra tutti i fiori.

Non si può raggiungere la perfezione in base ad un capriccio o ad un desiderio personale. La perfezione è un qualcosa che esiste e non mera e semplice immaginazione. L’equilibrio naturale del creato è perfezione autoevidente; allo stesso modo ogni vera perfezione si manifesterà in una maniera auto-evidente. Così come l’Islam vieta l’imposizione del proprio volere su quello degli altri, similmente esso vieta anche l’imposizione del proprio volere sulle nostre disposizioni naturali.

La luce del monoteismo, che è la nostra disposizione più naturale, è la guida di ogni essere umano, sia esso un abitante delle foreste più sperdute dell’Africa Nera che dei paesi più industrializzati del mondo. “Come può esservi dubbio a proposito d’Iddio, il Creatore dei cieli e della terra?” (5).

 

NOTE

1 Il Santo Corano, Sura al-Rum, XXX:30.

2 Questa tradizione è stata riportata nel “Tarikh al- Nishabur” così come nel “Fusul al-Muhimmah” del famoso sapiente Sunnita Ibn Sabbaq al-Maliki. Abul Qasim al-Qashiri riporta che quando venne recitata questa tradizione ad uno dei re Samanidi di Bukhara, questi ordinò di farsela scrivere sul suo sudario. Le sue istruzioni vennero eseguite e dopo la sua morte egli apparve in un sogno di un sapiente dicendogli che a motivo di tale tradizione i suoi peccati erano stati perdonati.

E’ interessante notare come questo hadith, noto come “Hadith Silsalah al-Dhahab” (Tradizione della Catena d’Oro), finisca con un’osservazione molto importante da parte dell’Imam Rida (A) che dice: “Ma per entrarvi (in questa inespugnabile fortezza) vi sono certe condizioni, ed io sono una di queste (intendendo qui la credenza nell’Imamato)”. Per approfondimenti, cfr. https://islamshia.org/lhadith-della-catena-doro-silsilat-al-dhahab/ 

3 Il Santo Corano, al-Baqara, II:257.

4 Il Santo Corano, al-Hujarat, XLIX:13.

5 Il Santo Corano, Ibrahim, XIV: 10

 

Tratto da: “Il Puro Islam”, maggio 2005

 

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Writer : shervin | 0 Comments | Category : Il pensiero islamico , Novità

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