Sul maestro spirituale nell’Islam Sciita (Y.C.Bonaud)

Sul maestro spirituale nell’Islam Sciita*

C.Y. Bonaud

Bisogna dire qui alcune parole sulle vie pratiche dell’‘irfan presenti nella hawza [seminario tradizionale sciita] (il che non significa che esse non abbiano esistenza al di fuori di quell’ambiente).

Si ritrovano innanzitutto delle organizzazioni confraternitarie che hanno a che fare con il Sufismo (soprattutto Dhahabiyya e Ni’matollahiyya con i loro diversi rami), assai simile alle turuq che si ritrovano dappertutto nel mondo musulmano, se non fosse che esse sono sciite nelle loro dottrine e nelle loro pratiche. Benché queste organizzazioni siano esterne alla hawza, dei religiosi ne sono affiliati e ne sono talvolta maestri (qutb). Come fu il caso, per esempio, di Qotb ad-din Nayrizi, già menzionato prima, che era un maestro della silsila Dhahabiyya (Tar, p. 27), e di molti altri fino ai nostri giorni.

Vi è anche il caso di coloro, molto rari, dei quali non si conosce il maestro, che sono stati attratti dalla grazia divina, quali che siano gli intermediari occulti di quest’elezione, e che a motivo di questo percorso fuori norma non sono atti in principio a formare dei discepoli. In un passato recente Shaykh Ansari Hamadani (m. 1379/1960) era uno fra i più celebri di questi santi ‘uwaysi’. (1)

Infine esistono dei maestri che si nascondono e non si dichiarano mai come tali, maestri che non formano quindi alcun ‘gruppo’ di discepoli e ancor meno organizzazioni costituite. Benché vi sia nel loro caso una successione da maestro a discepolo risalente come tutte le silsila al Profeta e agli Imam, questa linea non è mai evocata e resta sconosciuta. Per questa cosa vi sono sicuramente delle ragioni di taqiyya e di prudenza, ma vi è soprattutto il fatto che la silsila viene qui considerata come un velo maggiore nel senso che, da una parte essa è aperta a tutti i tipi di illusioni (orgoglio, partigianeria, rivalità e altri fenomeni ben conosciuti negli ambienti confraternitari), dall’altra – ed è la cosa più importante – essa tende a sostituirsi all’unico autentico criterio che è la relazione con l’Imam del Tempo.

Il dodicesimo Imam attualmente occultato è in effetti il solo autentico maestro, colui che ha per divina missione di portare ogni essere, direttamente o per intermediario, alla perfezione che gli è propria. Per un maestro il fatto di appartenere a una silsila in sé non è un certificato di ricollegamento e di formazione: essa è garante della trasmissione di un’influenza spirituale e attesta, come in ogni mestiere, che tale persona ha ricevuto da un maestro una formazione in buona e dovuta forma. E’ quindi una condizione necessaria ma non sufficiente per designare qualcuno come “la” persona a cui bisogna rivolgersi, quella che ha l’incarico di guidare tale o tal’altro. Solo un ricorso (tawassul) all’Imam del Tempo può autenticare con certezza una relazione con un maestro designato dall’Imam nascosto stesso e tutto ciò che può aggiungersi dall’esterno alla purezza di questa relazione, foss’anche il fatto d’esser stati presentati come maestro da qualcuno, è considerato come dubbio. C’è quindi una doppia relazione con l’Imam del Tempo: quella della persona che chiede di essere ricevuta e guidata, e soprattutto quella del maestro che viene designato dall’Imam come suo delegato, come qualcuno che, oltre a un ricollegamento “orizzontale” e cronologico a una linea di maestri risalenti al Profeta e agli Imam, ha anche e soprattutto un ricollegamento “verticale” diretto, qui e ora, con il Polo e Imam di questo tempo. E’ questa relazione che dà tutta la sua garanzia a quella fra il discepolo e il maestro poiché vi è allora la certezza che, quali che siano i limiti propri all’uno come all’altro, la questione è in realtà in mano a qualcuno che non è soggetto a tali limiti.

Questi maestri [quelli nascosti] rappresentano l’essenza dell’esoterismo imamita, ma essi non sono riconoscibili perché pongono come condizione quella di non essere mai designati come tali, non fosse altro che per il comportamento pubblico dei loro discepoli nei loro confronti. In qualche modo, supponendo che uno di questi rami si manifesti, esso già non si riferirebbe più a quest’ordine, ma sarebbe in procinto di divenire una silsila come le altre. In ragione di simili manifestazioni o con altri mezzi, si può talvolta stabilire che tale o tal’altro maestro del passato aveva una relazione diretta con l’Imam occultato, ma è già troppo tardi e questa relazione di un maestro passato non permette di indovinare niente del rapporto di coloro che pretendono di essere, a torto o a ragione, suoi successori e continuatori della sua linea. Solo una relazione attuale è valida e autentica e quest’ultima non può avere che un solo criterio per stabilirne davvero l’autenticità: il ricorso all’Imam del Tempo e la risposta che egli fornisce, quale che sia la forma presa da questa risposta.

La caratteristica principale di questo esoterismo imamita è di essere fortemente legato agli Imam e al loro insegnamento integrale. L’essenziale è costituito dal legame di devozione e di fedele amore (wilaya) per gli Imam che sono il volto rivelato di Dio, la Sua luce, la Sua mano, la Sua lingua e il Suo occhio fra le creature; questa devozione intensa si lega all’inimicizia dichiarata verso i nemici degli Imam, poiché essi ne sono l’antitesi, le manifestazioni delle forze demoniache, altrimenti detto il volto apparente, la mano, la lingua e l’occhio del Diavolo. L’insegnamento è fondato sulla meditazione dell’integralità di ciò che è stato trasmesso dalle Genti della Dimora profetica (ahlu bayti n-nubuwwa), e la pratica è modellata sulla loro pratica, fissata attraverso la relazione nata dal ricorso (tawassul) ai quattordici Infallibili (il Profeta, sua figlia e i dodici Imam) e per mezzo della visitazione (ziyara) fatta ai loro santuari o compiuta a distanza (con un’insistenza particolare su certe ziyara quali le ziyarat Amin Allah, Ashura e Jami’a…; vedere Mafatih, p. 350-351, 456-461-, 544-550); è così che si insiste molto sulla lettura e la meditazione del Corano e delle invocazioni (du’a) e dei colloqui intimi (munajat) riportati dagli Infallibili. Non si trovano per contro sedute di dhikr o pratiche collettive, l’iniziazione essendo in questo caso una relazione strettamente personale con l’Imam del Tempo, l’iniziatore rappresentando solo l’intermediario incaricato di missione da parte di quest’ultimo.

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NOTE

1) In riferimento a Uways Qarani, che si considera aver avuto un contatto interiore stretto col Profeta pur non avendolo mai incontrato e non avendo lasciato il suo Yemen natale per raggiungere Medina che al tempo del califfato dell’Imam ‘Ali. Uways è inoltre morto come martire al fianco di quest’Imam in occasione della battaglia di Siffin contro le forze di Mo’awiya. La sua tomba si trova a Raqqa, in Siria, in compagnia di altri martiri di questa battaglia, tra i quali ‘Ammar ibn Yasir e Ubayy ibn Ka’b.

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* Tratto da Yahya Christian Bonaud “Uno gnostico sconosciuto del XX secolo. Formazione e opere dell’Imam Khomeyni”, a cura di E. Tabano, Il Cerchio, 2010, pag. 88-90. E’ possibile ordinare l’opera presso la nostra Associazione, scrivendo a: imam_mahdi59@yahoo.it

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Writer : shervin | 0 Comments | Category : Mahdaviyyah , Via Spirituale

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