Tra i punti emersi vi era che una nuova guerra contro Hezbollah avrebbe dovuto essere decisiva, rapida e assicurare una vittoria.
Essi dissero inoltre: “Se vogliamo sconfiggere la Resistenza e l’Asse della Resistenza dobbiamo colpire la Siria”. Gli israeliani hanno compreso che non possono condurre una guerra diretta contro Hezbollah. Inoltre una guerra contro l’Iran sarebbe ancora più difficile. Per questo motivo scelsero un’ultima opzione: quella di staccare la Siria dall’Asse della Resistenza.
Hanno compreso che la Siria forma parte dell’Asse della Resistenza e non è semplicemente un ponte tra Hezbollah e l’Iran, e sanno che un attacco alla Siria colpisce la schiena della Resistenza.
Dal 2006 hanno cercato di avvicinarsi alla Siria politicamente. Mi ricordo della visita a sorpresa del re saudita a Damasco. Di fatto i dirigenti arabi avevano ricevuto ordini statunitensi e israeliani di allontanare la Siria dal fronte della Resistenza.
Avvennero poi le rivoluzioni della cosiddetta “primavera araba”. Quando fallirono a livello politico passarono al piano della rivoluzione in Siria, un modello che degenerò rapidamente in guerra.
Il problema posto per loro dal presidente Assad è che egli non rientra all’interno del progetto di un “nuovo Medio Oriente”. Essi vogliono governanti vassalli, mentre Assad è indipendente.
Di fronte al fallimento del loro progetto, hanno creato l’ISIS, al-Nusra e gli altri gruppi. Oggi gli americani ammettono pubblicamente la loro responsabilità nel finanziamento dei terroristi dispiegati in Siria per combattere contro Hezbollah. Pertanto, quando combattiamo contro l’ISIS stiamo continuando la guerra del Luglio del 2006.
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[Estratto da un’intervista rilasciata nell’agosto scorso da S.H.Nasrallah all’emittente libanese “Al-Manar” in occasione dell’anniversario della vittoria della Resistenza Islamica contro Israele nel 2006]