MATN, ISNAD E AUTENTICAZIONE DEGLI HADITH
Un hadith è composto da due parti: il matn e l’isnad o sanad. Il matn, da matuna che porta con sé il significato dell’esser forte, è il testo e contenuto dell’hadith mentre per isnad, da sanada (letteralmente “sostenere”), si intende la catena di trasmissione. Prendiamo come esempio il seguente hadith:
Muhammad Ibn Abdullah, da Muhammad Ibn Jafar al-Razzaz, da suo zio Ali Ibn Muhammad, da Amr Ibn Uthman al-Khazzaz, da Nawfali, da Sakuni, da Jafar Ibn Muhammad, da suo padre, dai suo padri, dall’Inviato di Dio, ha detto: “Farsi visita accresce amore tra voi”.
Nell’hadith citato la parte in corsivo è l’isnad mentre l’altra è il matn.
IL MATN
Secondo gran parte degli studiosi del periodo classico l’accettazione del matn dipende da alcuni fattori tra cui: la corroborazione con il Corano, la corroborazione con una sunna stabilita e la corroborazione con l’intelletto. Ogni studioso ha apportato diverse prove a favore delle proprie tesi e non necessariamente ha accettato tutte le condizioni menzionate. Per esempio c’è chi non ha accettato l’intelletto come fonte di comprensione religiosa o chi non ha condiviso la metodologia di interpretare gli hadith alla luce del Corano in quanto sarebbe il Corano a dover essere spiegato alla luce degli hadith. In linea generale, però, le tre condizioni sono state spesso quelle favorite.
Corroborazione con il Corano
Si riporta che “i discendenti di rapporti illegittimi non entreranno in paradiso per sette generazioni”. Questo hadith è stato rifiutato da molti studiosi perché in contraddizione con con il passo coranico: “Nessun anima porterà con sé il fardello di un’altra” (6:164).
In vari hadith si esorta inoltre i musulmani a comparare le narrazioni al Corano: “Quando giunge a voi un hadith da parte mia, comparatelo con il Libro di Dio. Se concorda accettatelo, se discorda rifiutatelo” (riportato da al-Tabarani così come dagli Imam al-Baqir e al-Sadiq).
Corroborazione con una sunna stabilita
E’ stato riportato il seguente hadith: “Chi compie le preghiere rituali durante l’ultimo venerdì di Ramadan ha recuperato tutte le preghiere che ha perso negli ultimi settanta anni”. Ciò però va contro il consenso degli studiosi secondo il quale le preghiere rituali mancate vanno tutte recuperate singolarmente.
Corroborazione con l’intelletto
In questa categoria possiamo includere varie tipologie di hadith:
– “L’arca di Noè circoambulò la Ka’ba sette volte e pregò infine due unità di preghiera”. Questo hadith pare essere in conflitto con i canoni dell’intelletto a meno che non si faccia ricorso a qualche sorta di ta’wil.
– “Ho visto il mio Signore a Arafat mentre guidava un cammello rosso”. Questo hadith pare rinnegare la natura sublime di Dio a meno che non lo si interpreti facendo uso di metafore.
– “Il Profeta stabilì la jiziya per gli ebrei di Khaybar”. Questo hadith è difficilmente accettabile in quanto la jiziya venne stabilita più tardi, quando il narratore di questo hadith era già morto.
L’ISNAD
Per quanto concerne l’isnad si possono suddividere gli hadith in: mutawatir e ahad (o khabar al-wahid). Ogni hadith che non è mutawatir viene, di conseguenza, considerato khabar al-wahid.
Un hadith viene considerato mutawatir quando è stato riportato da un numero talmente elevato di catene di trasmissione che denoti certezza in quanto sarebbe impossibile per i narratori, dato il loro numero elevato e la loro variegata provenienza, aver concordato su una data menzogna e poi diffonderla. Ne consegue che un hadith mutawatir non richiede, in teoria, forme convenzionali di autenticazione.
Un hadith mutawatir può essere riportato letteralmente nelle varie versione (lughawi) o tramite lo stesso significato, riferito alla medesima vicenda, ma con diverse parole (ma’nawi). Non esiste comunque un numero preciso di catene di trasmissione che sia stato definito per un hadith mutawatir. Questo perché le prospettive variano a seconda dei diversi studiosi ed è possibile che uno di essi ritenga necessario un numero minimo di dieci catene di trasmissione mentre un altro cento; il criterio rimane soggettivo ed è la denotazione di certezza.
Un hadith che non viene considerato mutawatir è khabar al-wahid il quale si suddivide in: gharib, aziz e mashhur. Gharib è un hadith riportato da una sola catena di trasmissione, aziz da due e mashhur da tre o più catene ma che non raggiunge il tawatur. In genere gli hadith gharib sono visti con sospetto mentre quelli aziz vengono prevalentemente accettati nonostante “non denotino certezza”. Questo perché le due catene di trasmissione possono essere verificate tramite una vicendevole corroborazione. A volte il termine mustafid viene utilizzato invece di mashhur ma possiede lo stesso significato.
CLASSIFICAZIONE DEGLI HADITH
– Musnad: hadith la cui catena di trasmissione include la menzione esplicita di ogni narratore fino al Profeta.
– Mu’allaq: hadith in cui l’autore di un’opera riporta direttamente dal Profeta senza menzionare la catena di trasmissione.
– Mursal: hadith in cui la menzione del Compagno che riporta dal Profeta viene omessa.
– Munqati’: hadith la cui menzione del tabi’ (appartenente alla generazione che ha incontrato i Compagni del Profeta) o di altri trasmettitori dopo di lui è stata omessa.
– Mu’dal: hadith in cui è stata omessa la menzione più trasmettitori
– Marfu’: hadith che risale al Profeta.
– Mawquf: hadith che risale ad un Compagno.
– Maqtu’: hadith che risale ad un tabi’.
Quando una catena di trasmissione è inclusiva di trasmettitori giusti, affidabili ed eccellenti in materia di hadith, l’hadith viene considerato sahih (corretto, autentico). Se i trasmettitori non raggiungono la suddetta eccellenza l’isnad è hasan (buono). Un hadith che viene rifiutato è noto come da’if (debole). Dato che gli studiosi sciiti ritengono sahih solo gli hadith trasmessi da duodecimani, questi fanno menzione di un’altra categoria: muwathaq (affidabile), la quale include trasmettitori non duodecimani ma con le stesse qualità di trasmettitori di hadith sahih.
Per quanto concerne gli hadith mursal, Malik Ibn Anas e Abu Hanifa ritengono che sia valido al pari di un isnad musnad. Questo perché secondo loro l’omissione della menzione di un Compagno da parte di un tabi’ sarebbe prova di uno scrutinio già avvenuto. Degno di nota, inoltre, è il fatto che in ambito sunnita i Compagni vengono in genere considerati tutti giusti e veritieri. Al-Shafi’i ritiene invece che un hadith mursal sia accettabile solo se il suo contenuto è stato riportato da altri isnad autentici, o se gli studiosi sono unanimi nel sostenere l’opinione menzionata, o se il tabi’ che lo riporta è tra quelli più anziani e noto per la sua affidabilità. Ahmad Ibn Hanbal afferma che un hadith mursal è accettabile se non ci sono prove contro il suo contenuto provenienti da altri hadith; in generale preferisce un’opinione basata su un hadith mursal che una basata sul qiyas. Ahmad Ibn Khalid al-Barqi, discepolo dell’Imam Rida, ritiene che un hadith mursal sia accettabile solo se riportato da un trasmettitore affidabile, mentre Allamah al-Hilli e Khatib al-Baghdadi non li accettano in nessun caso.
Infine un hadith viene definito shadh (raro) spesso in base alla singolarità del suo contenuto. L’Imam al-Shafi’i lo definisce come “un hadith riportato da una persona affidabile ma il cui contenuto è in contraddizione con quello di un hadith riportato da un trasmettitore più affidabile di lui”.
L’AUTENTICAZIONE DEI PRIMI SCIITI
L’autenticazione degli hadith da parte degli sciiti duodecimani dopo il settimo secolo è abbastanza simile a quella utilizzata in ambito sunnita. Nonostante la differenza nella scelta dei testi di hadith e delle biografie dei narratori, la metodologia generale è per lo più analoga. I circoli sciiti dei primi secoli però proponevano un altro tipo di autenticazione che non si basava primariamente sull’identificazione dei caratteri dei trasmettitori. Un hadith veniva considerato piuttosto sahih quando vi erano prove che potessero sostanziarne la veridicità. Per esempio un hadith veniva considerato autentico se:
– Se l’hadith è mutawatir.
– Se l’hadith è presente in più di uno dei 400 Usul.
– Se l’hadith è reperibile in un libro redatto da un discepolo la cui veracità è stata stabilita (come Zurara, Muhammad Ibn Muslim o Fudayl Ibn Yasar) o si è unanimi nell’accettare l’autenticità di quello che hanno riportato (come Safwan Ibn Yahya, Yunus Ibn Abdul-Rahman o Muhammad Ibn Abi Nasr al-Bazanti).
– Se l’hadith è reperibile in un libro che è stato presentato agli Imam e questi lo hanno elogiato (come il libro di Ubaydullah al-Halabi presentato all’Imam al-Sadiq o quelli di Yunus Ibn Abdul-Rahman e Fadl Ibn Shadhan presentati all’Imam al-Askari).
– Se il contenuto dell’hadith è stato accettato e praticato dalle prime generazioni di discepoli senza obiezioni da parte degli Imam (come il Kitab al-Salat di Hariz Ibn Abdullah al-Sijistani, il libro di Ali Ibn Mahziyar, o anche libri di non-duodecimani come Hafs Ibn Ghiyath e Husayn Ibn Abdullah, o il Kitab al-Qibla di Hasan al-Tatari).
– Se ci sono altre prove esterne a sostegno della veridicità dell’hadith.
In linea generale secondo il punto di vista dei primi sapienti duodecimani un hadith è sahih quando è possibile stabilirne la provenienza da parte di un Imam. Essi dunque classificavano gli hadith semplicemente in autentici e non autentici. La perdita di gran parte delle raccolte redatte dai discepoli degli imam hanno poi fatto sì che adottassero un criterio più simile a quello di altre scuole.
A cura di Islamshia.org © È autorizzata la riproduzione citando la fonte