L’origine della Shi’a (G.H.Muharrami)

L’origine della Shī‘a*

G.H.Muharrami

Sono diversi i punti di vista espressi rispetto all’origine e all’inizio della Shī‘a, ma in generale possono essere divisi in due gruppi:

1) Gli scrittori e ricercatori che credono che la Shī‘a venne creata dopo la scomparsa del Profeta (S) e che a loro volta possono essere divisi nei seguenti sottogruppi:

a. Coloro che credono che la Shī‘a sia sorta il giorno di Saqīfah (il luogo in cui alcuni Compagni si radunarono dopo la morte del Profeta e scelsero Abu Bakr come primo califfo), il giorno in cui un gruppo di prominenti Compagni esplicitamente affermò: “‘Alī è colui a cui spetta maggiormente l’Imamato [imāmah] e il califfato [khilāfah].”[1]

b. Coloro che ritengono l’emergere della Shī‘a collegato all’ultima parte del califfato di Uthmān, legando il diffondersi delle idee di ‘Abd Allāh ibn Saba’ durante questo periodo con l’inizio della Shī‘a.[2]

c. Coloro che credono che la Shī‘a sia sorta nel giorno della Fitnah ad-Dār (il giorno in cui venne ucciso il terzo califfo). Pertanto, secondo costoro, i seguaci di ‘Alī (‘a) erano gli Sciiti che affrontarono i cosiddetti “’Uthmānīdi”, coloro che volevano vendicarsi della morte di ‘Uthmān. Ibn an-Nadīm scrive in proposito:

“Ṭalḥah e Zubayr si opposero ad ‘Alī e nulla poteva convincerli se non il vendicare la morte di ‘Uthmān, mentre ‘Alī voleva combatterli per stabilire la verità; in quel giorno coloro che lo seguivano vennero chiamati “Sciiti” ed egli stesso li descrisse dicendo: “Essi sono la mia Shī‘a”.[3]

Ibn ‘Abd ar-Rabbih al-Andalusī dice: “Gli Sciiti sono coloro che ritennero ‘Alī superiore a ‘Uthmān.”[4]

d. Coloro che ritengono che la Shī‘a sia nata con l’arrivo al potere di ‘Alī (‘a).[5]

e. Coloro che legano l’origine della Shī‘a con l’evento di Karbalā’ e il martirio dell’Imām al-Ḥusayn (‘a).[6]

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2) I ricercatori che ritengono che l’origine della Shī‘a risalga al periodo del Messaggero di Dio (S). Oltre a tutti gli ‘ulamā’ sciiti[7], anche alcuni tra i sapienti sunniti condividono questa posizione, come Muhammad Kird-‘Alī—uno degli eminenti ‘ulamā’ sunniti— che dice: “Diversi Compagni durante il tempo del Santo Profeta (S) erano conosciuti come Shī‘a di ‘Alī.”[8]

Tenendo a mente le diverse opinioni esposte finora, si può affermare che l’evento di Saqīfah, l’ultima parte del califfato di ‘Uthmān, la Battaglia di Jamal (Cammello), il governo di ‘Alī (‘a) e le vicende di Karbalā’ costituiscono fasi di eventi che hanno influenzato la storia della Shī‘a.  Sebbene l’esistenza stessa di una persona chiamata ‘Abd Allāh ibn Saba’ sia dubbia, la nascita della Shī‘a in quel momento appare improbabile perché studiando le tradizioni profetiche troviamo che il termine “Shī‘a” sia stato utilizzato dal Messaggero di Dio Muhammad al-Mustafā (S) per i simpatizzanti di ‘Alī (‘a) prima di tutti questi eventi, come riportato in numerosi hadīth, alcuni dei quali citeremo nel proseguo.

Tutti questi hadith sono stati accettati dagli Sunniti come autentici e sono stati riportati nelle loro raccolte di tradizioni. Prendiamo, per esempio, gli hadīth che sono stati riportati da Suyūṭī— uno degli esegeti [mufassirūn] sunniti del Corano — dal Santo Profeta (S) nel commentare il versetto:

﴿ إِنَّ الَّذِينَ آمَنُوا وَعَمِلُوا الصَّالِحَاتِ أُولَئِكَ هُمْ خَيْرُ الْبَرِيَّةِ ﴾

Quelli che invece credono e compiono il bene sono i migliori di tutta la creazione.”[9]

Tra loro troviamo questo hadīth del Profeta (S) in cui egli disse:

والّذي نفسي بيده إنّ هذا و شيعته لهم الفائزون يوم القيامة.        

Per Colui nelle Cui mani si trova la mia vita! In realtà questo uomo (‘Alī) e la sua Shī‘a saranno al sicuro nel Giorno della Resurrezione.”[10]

Il Santo Profeta (S) disse ad ‘Alī (‘a): “Dio ha perdonato i peccati dei tuoi sciiti e dei seguaci dei tuoi sciiti.”[11]

Il Profeta (S) ha inoltre detto ad ‘Alī (‘a): “Tu e i tuoi sciiti mi incontrerete (nel Giorno della Resurrezione) nella Fonte [ḥawḍ] di Kawthar bevendo in essa e con volti luminosi, mentre i tuoi nemici mi incontreranno assetati e incatenati.”[12]

In un lungo hadīth riguardante le virtù di ‘Alī (‘a), il Santo Profeta (S) disse a sua figlia Fātimah (‘a): “O Fātimah! ‘Alī e i suoi sciiti sono coloro che domani saranno salvi.”[13]

Similmente il Messaggero di Dio (S) disse: “O ‘Alī! I tuoi peccati, quelli della tua progenie, dei tuoi sciiti e dei seguaci dei tuoi sciiti sono stati perdonati…[14]

Il Messaggero di Dio (S) ha inoltre detto: “O ‘Alī! Durante il Giorno della Resurrezione, io mi aggrapperò a Dio mentre tu ti aggrapperai a me; i tuoi discendenti si aggrapperanno a te e gli sciiti dei tuoi discendenti a loro.”[15]

Il Profeta (S) disse ancora ad ‘Alī (‘a): “Nell’aldilà, tra tutte le persone, tu sarai il più vicino a me…e gli sciiti saranno su pulpiti di luce…”[16]

Ibn al-‘Abbās narra che Jibra’īl (l’Arcangelo Gabriele) (‘a) diede la novella che ‘Alī (‘a) e gli sciiti verranno condotti in Paradiso con Muhammad (S).”[17]

Salmān al-Fārsī narra che il più nobile Messaggero (S) disse ad ‘Alī (‘a):

O ‘Alī! Poni un anello nella tua mano destra così da essere con gli approssimati [muqarrabīn].” ‘Alī (‘a) chiese: “Chi sono gli approssimati?” Egli replicò: “[Gli Angeli] Gabriele e Michele.” ‘Alī (‘a) chiese ancora: “Quale tipo di anello devo indossare?” Egli replicò: “Un anello la cui pietra sia una ‘aqīq rossa, perché l’‘aqīq è una testimonianza del possedere conoscenza e accettare la servitù divina [‘ubūdiyyah], la mia profezia [nubuwwah], la tua autorità [wiṣāyah] e l’imamato dei tuoi discendenti [imāmah]. I tuoi seguaci sono la gente del Paradiso e la dimora dei tuoi sciiti è il Giardino di Firdaws [jannah al-firdaws].[18] 

Il più nobile Messaggero (S) disse ancora:  “Ottantamila della mia ummah saranno ammessi in Paradiso senza il rendiconto [del Giorno del Giudizio].” ‘Alī (‘a) chiese: “Chi sono?” Egli () rispose: “Essi sono i tuoi sciiti e tu sei il loro Imam.”[19]

Anas ibn Mālik narra dal Santo Profeta (S):

“Gabriele mi disse: “Iddio Altissimo ama ‘Alī a tal punto da non poter essere espresso da alcun angelo. Allo stesso modo in cui vengono proferiti i taṣbīḥ [glorificazioni di Dio], Dio crea angeli che cercano il perdono per gli amanti e sciiti di ‘Alī fino al Giorno della Resurrezione”.”[20]

Jābir ibn ‘Abd Allāh al-Anṣārī narra che il Profeta (S) disse: “Per Dio che mi ha inviato in verità come Profeta! Gli angeli cercano regolarmente il perdono per ‘Alī e nutrono venerazione per lui e i suoi sciiti allo stesso modo di un padre (verso i suoi bambini).”[21]

‘Alī (‘a) stesso narra che il Profeta (S) disse: “O ‘Alī! Dai la lieta novella ai tuoi sciiti che io sarà [il loro] intercessore [shafī‘] nel Giorno della Resurrezione — il giorno in cui né ricchezza né figli saranno di alcun beneficio ad eccezione della mia intercessione [shafā‘ah].”[22]

Il Santo Profeta (S) disse ad ‘Alī (‘a): “Le prime quattro persone ad entrare in Paradiso saremo io, te, Hasan e Husayn; i nostri discendenti saranno dietro di noi; le nostre spose dietro i nostri discendenti e i nostri sciiti ai nostri lati.”[23]

Infine, molti muaddithūn e storici sunniti come Ibn al-Jawzī, Balādhurī, Shaykh Sulaymān al-Qandūzī al-Ḥanafī, Khwārazmī e as-Suyūṭī hanno narrato che il Messaggero di Dio (S) ha detto rivolgendosi ad ‘Alī (‘a): “In verità questo uomo (‘Alī) e i suoi sciiti saranno al sicuro nel Giorno della Resurrezione.”[24]

Troviamo anche tradizioni del più nobile Messaggero (S) riguardo alcuni sciiti, e quello che è interessante è che sono state narrate da degli oppositori degli sciiti! Per esempio vi è una tradizione riguardante Ḥujr ibn ‘Adī al-Kindī [nobile compagno del Profeta e dell’Imam ‘Alī  fatto uccidere perché si rifiutò di maledire ‘Alī dal pulpito] che è stata narrata da ‘Ā’ishah. Quando Mu‘āwiyah realizzò l’ajj dopo aver ucciso Ḥujr e i suoi compagni e giunse a Medina, ‘Ā’ishah gli disse:

“O Mu‘āwiyah! Dove era la tua pazienza nel momento di uccidere Ḥujr e i suoi compagni? Sappi che ho ascoltato il Messaggero di Dio (S) dire: “C’è un gruppo che sarà ucciso in un luogo chiamato Marj Adhrāper il quale Dio e gli abitanti dei cieli si colmeranno di ira”.”[25]

Poiché questi hadīth sono innegabili e sono stati narrati da prominenti muaddithūn sunniti, alcuni scrittori sunniti hanno fatto ricorso ad un’errata interpretazione. Ad esempio, Ibn Abī’l-Ḥadīd dice:

“Ciò che si intende con Shī‘a in molti hadith nei quali viene data la lieta novella del Paradiso sono coloro che credono nella superiorità e preminenza di ‘Alī (‘a) sugli altri. Per questa ragione, i nostri ‘ulamā’ Mutaziliti hanno scritto nei loro libri e trattati “Noi siamo la vera Shī‘a” e questa affermazione è vicina alla realtà e più simile alla verità.”[26] 

Nel testo Aawā‘iq al-Mariqah fī’r-Radd ‘alā Ahl al-Bid‘a waz-Zindiqah, che è un’opera che rigetta la dottrina e le credenze sciite, mentre cita questi hadīth, Haythamī dice:

“Ciò che si intende con Shī‘a in questi hadith sono gli sciiti che non esistono più. Si riferiscono alla progenie e ai seguaci di ‘Alī che non sono né afflitti dall’innovazione [bid‘ah] né maledicono o ingiuriano i Compagni del Profeta (S).”.[27]

Nel rispondergli, Muẓaffar dice:

“E’ strano che  Ibn Ḥajar immagini che quello che qui si intende per Shī‘a siano i Sunniti! E non so se il motivo dietro ciò è la similitudine [terminologica] di “Shī‘a” e “Sunnī”, o perché queste due scuole sono identiche, o perché i Sunniti seguono e amano la famiglia del Profeta (S) più degli Sciiti!”[28]

Kāshif al-Ghiṭā’ dice: “E’ applicando il termine “Shī‘a” alla Shī‘a di ‘Alī (‘a) che il significato può essere compreso perché oltre a questo gruppo non vi è altra Shī‘a.”[29]

L’esistenza del termine “Shī‘a” negli hadith e detti del Profeta (S) è chiara e indiscussa, e con queste (errate) interpretazioni essi vogliono occultare la verità ma alla fine non fanno che ingannare loro stessi. Questo è particolarmente vero in considerazione del fatto che le connotazioni del termine “Shī‘a” sono state chiarite durante l’epoca del Profeta (S), e alcuni Compagni vennero conosciuti a quel tempo come “Shī‘a di ‘Alī”.[30]

Anche i Compagni del Profeta (S) si riferivano ai seguaci di ‘Alī (‘a) come “Shī‘a”. Hāshim Marqāl scrive riguardo una persona chiamata Maḥal ibn al-Khalīfah aṭ-Ṭā’ī: “O Comandante dei Credenti! Egli è tra i tuoi Shī‘a.”[31] Gli sciiti stessi erano soliti chiamarsi tra loro con il termine Shī‘a. Come narra Shaykh al-Mufīd, alcune persone giunsero da ‘Alī (‘a) e dissero: “O Comandante dei Credenti! Noi siamo tra i tuoi Shī‘a.” Egli (‘a) a sua volta disse: “I volti dei miei Shī‘a sono pallidi a causa delle notti passate in veglia e i loro occhi deboli a causa del pianto…”[32]

In molti casi, Hadrat[33] ‘Alī (‘a) stesso, come nei casi summenzionati, utilizzava il termine “Shī‘a” per i suoi seguaci. Quando ad esempio egli ascoltò la notizia del martirio di alcuni suoi Shī‘a a Basra per mano di Ṭalḥah e Zubayr, egli (‘a) maledisse entrambi e disse: “O Dio! Essi hanno ucciso i miei Shī‘a. Uccidi anche loro.”[34]

Perfino gli oppositori di ‘Alī (‘a) erano soliti riferirsi ai suoi seguaci come “Shī‘a”, così come fecero ‘Ā’ishah, Ṭalḥah e Zubayr durante la loro conversazione sul loro percorso da Mecca in Iraq: “Dobbiamo andare a Baṣrah, espellere il governatore [āmil] di ‘Alī e uccidere i suoi Shī‘a.”[35]

In ogni caso, la verità della Shī‘a, che equivale ad amare e seguire ‘Alī (‘a) e nel ritenerlo superiore (agli altri), risale all’epoca del Profeta (S). Egli era solito ordinare alla gente nei suoi discorsi di seguire ‘Alī e la sua famiglia come esemplificato dall’evento di Ghadīr Khumm. Come scrive Ibn Abī’l-Ḥadīd: “Questa narrazione [akhbār] è stata trasmessa dai muaddithūn, nessuno dei quali è stato accusato di essere raf e sciita [tashayyu‘] ed essi non hanno neanche creduto nella superiorità e preminenza di ‘Alī (‘a) sugli altri.”[36]

Citeremo ora alcuni di questi hadīth. Buraydah Aslamī dice:

“Il Messaggero di Dio (S) ha detto: “Dio Altissimo mi ha ordinato di amare quattro persone, che sono amate anche da Lui.” Essi dissero: “O Messaggero di Dio! Informaci dei loro nomi.” Egli disse tre volte: “‘Alī, Abū Dharr, Miqdād e Salmān.”[37]

Aṭ-Ṭabarī narra che nel corso della Battaglia di Uḥud, il più nobile Messaggero (S) disse: “‘Alī proviene da me e io da lui.”[38]

E’ stato narrato sull’autorità di Umm Salmah: “Quando il Messaggero di Dio era arrabbiato, nessuno poteva parlarci ad eccezione di ‘Alī.”[39]

Sa‘d ibn Abī Waqāṣ narra che il più nobile Messaggero (S) disse: “Chi ama ‘Alī ama me e chi mi ama Dio. E chi è ostile ad ‘Alī è ostile a me, e chi mi è ostile è ostile a Dio.”[40]

Ibn al-Jawzī narra che il Santo Profeta dell’Islam (S) disse: “O ‘Alī! Tu sei colui che separa il paradiso e l’inferno. E tu aprirai la porta del paradiso e vi entrerai senza dover render conto.”[41]

Khwārazmī narra in Al-Manāqib sull’autorità di Ibn al-‘Abbās che il Santo Profeta (S) disse:  

“Quando venni condotto nell’ascensione [mi‘rāj], vidi scritto sulla porta del paradiso:  

لا الٰه الاّ الله، محمّد رسول الله، علىّ حبيب الله، الحسن والحسين صفوة الله، فاطمة امة الله، على مبغضهم لعنة الله.                  

Lā ilāha illallāh, Muhammadan Rasūlullāh, ‘Aliyyun abīb Allāh Al-Hasan wa’l-Husayn ifwat Allāh, Fātimah Ummat Allāh, ‘alā mabghauhum la‘nat Allāh.[42]

Zubayr ibn Bakkār— che è tra i nipoti di Zubayr e conosciuto per aver deviato dal sentiero del Comandante dei Credenti (‘a) — ha narrato che il più nobile Messaggero (S) ha detto: “Ordino a chiunque crede in Dio e accetta la mia profezia [risālah] di amare ‘Alī ibn Abī ālib e riconoscere la sua wilāyah. Colui che lo ama invero ama me, e chi ama me ama Dio.”[43]

Ibn Abī’l-Ḥadīd narra sull’autorità di Zayd ibn al-Arqam che il più nobile Messaggero (S) disse: “Devo guidarvi a qualcosa di cui se verrete a conoscenza, non sarete mai sviati. Il vostro guardiano [walī] e Imām è ‘Alī ibn Abī ālib. Riconoscetelo, perché Gabriele mi ha informato di ciò.”

Dopo aver narrato questo hadīth, Ibn Abī’l-Ḥadīd dice:

“Se essi affermassero: ‘Questa è una prova esplicita dell’Imamato [imāmah] di ‘Alī”, allora i Mutaziliti come risolverebbero il problema? Nel rispondere, noi diciamo: E’ possibile che il Profeta intendesse che ‘Alī è il loro Imām nei verdetti religiosi [fatāwā] e norme [akām] e non nel califfato [khilāfah]. Similmente, quello che abbiamo citato nella spiegazione delle dichiarazioni delle grandi e rinomate figure mutazilite di Baghdad può essere la risposta, il cui nocciolo è quanto segue: l’Imamato e il califfato appartengono ad ‘Alī con la condizione che egli mostri inclinazione per essi e per essi combatta gli altri.  Poiché egli li ha ceduti a qualcuno altro ed è rimasto in silenzio, noi accettiamo la wilāyah di un’altra persona e crediamo nella legittimità del suo califfato. Giacché il Comandante dei Credenti non ha sollevato alcuna opposizione contro i tre califfi, non ha sguainato la sua spade e chiamato la gente contro i tre, ne consegue che egli ha approvato il loro califfato. E’ in base a ciò che li abbiamo accettati e crediamo nella loro purezza, bontà e correttezza. Se egli avesse intrapreso guerra contro di loro e chiamato la gente a combatterli, avremmo allora creduto alla loro trasgressione, deviazione e sviamento.”[44]   

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NOTE 

[1] Ya‘qūbī dice: “Un numero di eminenti Compagni rifiutò di prestare alleanza ad Abū Bakr dicendo: ‘‘Alī è colui che ha maggior diritto al califfato’.” Tārīkh al-Ya‘qūbī (Qum: Manshūrāt ash-Sharīf ar-Radī, 1414 AH), vol. 2, p. 124.

[2] Samīrah Mukhtār al-Laythī, Jihād ash-Shī‘ah (Beirut: Dār al-Jayl, 1396 AH), p. 25.

[3] Ibn an-Nadīm, Al-Fihrist (Beirut: Dār al-Ma‘rifah, n.d.), p. 249.

[4] Aḥmad ibn Muḥammad ibn ‘Abd ar-Rabbih al-Andalusī, Al-‘Aqd al-Farīd (Beirut: Dār Iḥyā’ at-Turāth al-‘Arabī, 1409 AH), vol. 2, p. 230.

[5] Abū Manṣūr ‘Abd al-Qādir ibn Ṭāhir ibn Muḥammad al-Baghdādī, Al-Firaq bayn al-Firaq (Cairo: n.p., 1397 AH), p. 134.

[6] Samīrah Mukhtār al-Laythī, Jihād ash-Shī‘ah, p. 35, citando Bernard Lewis, Uūl al-Ismā‘iliyyah [I principi della Ismā‘iliyyah], p. 84.

[7] Ja‘far Kāshif al-Ghiṭā’, Difā‘ az aqqāniyyat-e Shī‘eh, trad. Ghulām-Hasan Muḥarramī, prima edizione (n.p.: Mu’minīn, 1378 AHS), p. 48; Muhammad Husayn Zayn ‘Āmilī, Ash-Shī‘ah fī’t-Tārīkh, trad. Muhammad-Ridā ‘Aṭā’ī, seconda edizione (Mashhad: Bunyād-e Pazhūhesh-hā-ye Islāmī-ye Āstān-e Quds-e Raḍawī, 1375 AHS), 34.

[8] Muhammad Kird-‘Alī, Khaa ash-Shām, terza edizione (Damasco: Maktabah an-Nūrī, 1403 AH/1983), vol. 6, p. 245.

[9] Sūrah al-Bayyinah 98:7.

[10] Jalal ad-Dīn as-Suyūṭī, Ad-Durr al-Manthūr fī’t-Tafsīr bi’l-Ma’thūr (Qum: Manshūrāt Maktabah Āyatullāh al-‘Uẓmā al-Mar‘ashī an-Najafī, 1404 AH) vol. 6, p. 379.

[11] Ibn Ḥajar al-Haythamī al-Makkī, Sawā’iq al-Muriqah, seconda edizione (Cairo: Maktabah al-Qāhirah, 1385 AH), p. 232.

[12] Ibid.; Nūr ad-Dīn ‘Alī ibn Abībakr al-Haythamī, Majma‘ az-Zawā’id (Beirut: Dār al-Fikr Li’ṭ-Ṭabā‘ah wa’n-Nashr wa’t-Tawzī‘, 1414 AH), vol. 9, p. 177.

[13] Akhṭab Khwārazm, Al-Manāqib (Najaf: Manshūrāt al-Maṭba‘ah al-Ḥaydariyyah, 1385 AH), p. 206.

[14] Ibid., p. 209; Shaykh Sulaymān al-Qandūzī al-Ḥanafī, Yanābī‘ al-Mawaddah, prima edizione (Beirut: Manshūrāt Mu’assasah al-A‘lamī Li’l-Maṭbū‘āt, 1418 AH), vol. 1, p. 302.

[15] Akhṭab Khwārazm, Al-Manāqib, p. 210.

[16] Ibid., vol. 188, p. 158.

[17] Ibid., cap. 19, hadīth 329, p. 322.

[18] Ibid., p. 234.

[19] Ibid., p. 235.

[20] Shaykh Sulaymān al-Qandūzī al-Ḥanafī, Yanābī‘ al-Mawaddah, p. 301.

[21] Ibid.

[22] Ibid., p. 302.

[23] Nūr ad-Dīn ‘Alī ibn Abībakr al-Haythamī, Majma‘ az-Zawā’id, p. 178.

[24] Ibn al-Jawzī, Tadhkirah al-Khawā (Najaf: Manshūrāt al-Maṭba‘ah al-Ḥaydariyyah, 1383 AH), p. 54; Ahmad ibn Yaḥyā ibn Jābir Balādhurī, Insāb al-Ashrāf, curato da Muhammad Bāqir Maḥmūdī (Beirut: Ma’assasah al-A‘lamī Li’l-Maṭbū‘āt, 1349 AH), vol. 2, p. 182; Shaykh Sulaymān al-Qandūzī al-Ḥanafī, Yanābī‘ al-Mawaddah, prima edizione (Beirut: Manshūrāt Mu’assasah al-A‘lamī Li’l-Maṭbū‘āt, 1418 AH), vol. 1, p. 301;   Akhṭab Khwārazm, Al-Manāqib (Najaf: Manshūrāt al-Maṭba‘ah al-Ḥaydariyyah, 1385 AH), p. 206; Jalal ad-Dīn as-Suyūṭī, Ad-Durr al-Manthūr fī’t-Tafsīr bi’l-Ma’thūr (Qum: Manshūrāt Maktabah Āyatullāh al-‘Uẓmā al-Mar‘ashī an-Najafī, 1404 AH) vol. 6, p. 379.

[25] Ibn Wāḍiḥ, Tārīkh al-Ya‘qūbī (Qum: Manshūrāt ash-Sharīf ar-Radī, 1414 AH), vol. 2, p. 231.

[26] Ibn Abī’l-Ḥadīd, Shar Nahj al-Balāghah (Beirut: Dār Iḥyā’ at-Turāth al-‘Arabī, n.d.), vol. 20, p. 226.

[27] Aḥmad Ibn Ḥajar Haythamī al-Makkī, Aawā‘iq al-Mariqah fī’r-Radd ‘alā Ahl al-Bid‘a waz-Zindiqah (Cairo: Maktabah al-Qāhirah, 1384 AH), p. 232.

[28] Muhammad Husayn Muẓaffar, Tārīkh ash-Shī‘ah (Qum: Manshūrāt Maktabah Baṣīratī, n.d.), p. 5.

[29] Ja‘far Kāshif al-Ghiṭā’, Difā‘ az aqqāniyyat-e Shī‘eh, trad. Ghulām-Hasan Muḥarramī, prima edizione (n.p.: Mu’minīn, 1378 AHS), pp. 48-49.

[30] Sa‘d ibn ‘Abd Allāh al-Ash‘arī dice al riguardo: “La prima setta è la Shī‘a ed è la seta di ‘Alī ibn Abī Ṭālib (‘a) che è stata chiamata “Shī‘a di ‘Alī” durante il periodo del Santo Profeta (S) e dopo la scomparsa del Profeta (S) divenne conosciuta per aver creduto nel suo [di ‘Alī] Imamato. Tra loro vi era Miqdād ibn Aswad al-Kindī, Salmān al-Fārsī, Abū Dharr e ‘Ammār. Essi ponevano l’obbedienza a lui prima che qualsiasi altra persona e lo seguivano. Vi erano anche altri la cui inclinazione era in armonia con quella di ‘Alī ibn Abī Ṭālib e furono il primo gruppo di questa ummah ad essere chiamato “Shī‘a”; quanto al termine Shī‘a è un appellativo antico, perché troviamo la Shī‘a di Nūḥ (Noè), Ibrāhīm (Abramo), Mūsā (Mosè), ‘Īsā (Gesù) e altri profeti.” Al-Maqālāt wa’l-Firaq, seconda edizione (Teheran: Markaz-e Intishārāt-e ‘Ilmī va Farhangī, 1360 AHS), p. 3.

[31] Muḥammad ibn Muhhammad ibn an-Nu‘mān (Shaykh al-Mufīd), Al-Jamal, seconda edizione (Qum: Maktab al-‘Ulūm al-Islāmī (Central Publication), 1416 AH), p. 243.

[32] Muḥammad ibn Muhammad ibn an-Nu‘mān (Shaykh al-Mufīd), Al-Irshād, trad. Muhammad Bāqir Sā‘idī Khurāsānī, seconda edizione (Tehran: Kitābfurūshī-ye Islāmiyyeh, 1376 AHS), p. 228.

[33] Hadrat: questa parola araba, equiparabile all’italiano “nobile”, è utilizzata per rivolgersi a qualcuno in modo rispettoso. [Trad.]

[34] Shaykh al-Mufīd, Al-Jamal, p. 285.

[35] Ibid., p. 235.

[36] Ibn Abī’l-Ḥadīd, Shar Nahj al-Balāghah (Beirut: Dār Iḥyā’ at-Turāth al-‘Arabī, n.d.), vol. 2, p. 349.

[37] Ibn Ḥajar al-Haythamī al-Makkī, Sawā’iq al-Muriqah, seconda edizione (Cairo: Maktabah al-Qāhirah, 1385 AH), p. 122.

[38] Tārīkh aabarī, terza edizione (Beirut: Dār al-Kutub al-‘Ilmiyyah, 1408 AH), vol. 2, p. 65.

[39] Ibn Ḥajar al-Haythamī al-Makkī, Sawā’iq al-Muriqah, p. 123.

[40] Ibid.

[41] Sabṭ ibn al-Jawzī, Tadhkirah al-Khawā (Najaf: Manshūrāt al-Maṭba‘ah al-Ḥaydariyyah, 1383 AH), p. 209.

[42] Akhṭab Khwārazm, Al-Manāqib (Najaf: Manshūrāt al-Maṭba‘ah al-Ḥaydariyyah, 1385 AH), p. 214.

[43] Zubayr ibn Bakkār, Al-Akhbār al-Muwaffaqiyyāt, curato dal Dr. Sāmī Makkī al-‘Ānī (Qum: Manshūrāt ash-Sharīf ar-Radī, 1416 AH), p. 312.

[44] Ibn Abī’l-Ḥadīd, Shar Nahj al-Balāghah, prima edizione (Beirut: Dār Iḥyā’ at-Turāth al-‘Arabī, 1378), vol. 3, p. 98.

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* Tratto da: G.H.Muharrami “History of Shi’ism. From the Advent of Islam up to the End of Minor Occultation”, Ahl al-Bayt World Assembly, 2008. 

 

Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte

Writer : shervin | 0 Comments | Category : La scuola dell’Ahlul-Bayt , Storia Islamica

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