L’ESEMPIO PERFETTO:
Uno sguardo alla condotta morale del Profeta dell’Islam (quinta parte)
Esortazione al lavoro
L’immensa generosità del sommo Profeta non gli permetteva di privare i questuanti delle sue nobili elargizioni. Tuttavia egli non amava che una persona questuasse senza un valido motivo, per indolenza e negligenza. Era per questo motivo che talvolta esortava taluni a lavorare ed imparare un mestiere, a vivere del proprio lavoro, proprio per impedire il diffondersi della pigrizia e dell’indolenza fra la gente, e debellare il vizio di chiedere e mendicare invece di lavorare e adoperarsi. Il sommo Profeta (S) dava una tale importanza al lavoro, che non apprezzava molto le persone prive di mestiere: “Ogni volta che il Messaggero di Allah (S) vedeva qualcuno che attraeva la sua attenzione e che gli piaceva, chiedeva: ‘Ha anche un lavoro, un mestiere?‘, se si rispondeva che non ha alcun mestiere, diceva: ‘Mi ha deluso’. Fu detto: ‘Perché, o Messaggero di Allah?’. Disse: ‘Poiché, quando il credente non ha un mestiere, vive della propria fede [usa la propria fede per campare e sostentarsi]’” (1)
A tal riguardo, non è male prestare attenzione a due vicende.
Uno dei compagni del Messaggero di Allah (S) divenne povero. La moglie gli disse: “Fosse vero che tu vada dal Profeta (S) e gli chieda aiuto!”. L’uomo andò dal sommo Profeta (S), il quale, quando lo vide, disse: “Chiunque voglia da noi qualcosa, glielo concediamo, tuttavia se dimostra di non avere alcun bisogno [dell’aiuto degli altri], Iddio farà in modo che non [ne] abbia alcun bisogno“. L’uomo disse a sé stesso: “Le parole del Messaggero di Allah (S) erano rivolte a me”. Ritornò allora a casa e raccontò l’accaduto alla moglie, la quale disse: “Anche il Profeta è un essere umano (non conosce l’intimo di nessuno, le sue parole non erano rivolte a te): vai e mettilo al corrente del tuo stato”. L’uomo si recò nuovamente dal sommo Profeta (S), il quale, vedendolo, ripeté quella stessa frase. Questo fatto si ripeté tre volte. Dopo la terza volta, l’uomo prese in prestito una scure e iniziò a raccogliere legna. Portò poi la legna in città e la vendette, e continuò a fare questo lavoro finché, pian piano, riuscì ad acquistare una bestia da soma e degli utensili per tagliare e raccogliere la legna, e in questo modo riuscì ad avere una vita comoda. Andò dunque dal sommo Profeta (S) e gli raccontò la sua vicenda; il nobile Messaggero di Allah (S) disse: “Io ti dissi che chiunque voglia da noi qualcosa, glielo concediamo, tuttavia se dimostra di non avere alcun bisogno [dell’aiuto degli altri], Iddio farà in modo che non [ne] abbia alcun bisogno” (2)
Un uomo andò dal sommo Profeta (S) e disse: “Sono due giorni che non mangio niente”. Il Profeta (S) disse: “Vai a guadagnarti dal mercato quanto ti è necessario per vivere“. Venne di nuovo, un altro giorno, e disse: “O Messaggero di Allah (S) ieri sono andato al mercato, ma non ho trovato niente, e ieri sera sono andato a dormire senza mangiare”. Il sommo Profeta disse nuovamente: “Vai al mercato!“. Il terzo giorno, quando sentì la stessa risposta, andò al mercato, ove aiutò una carovana di mercanti a vendere la propria merce; alla fine del lavoro gli diedero parte del profitto della vendita della propria merce. Venne di nuovo dal Messaggero di Allah (S) e disse: “Non ho trovato nulla”. Il sommo Profeta (S) disse: “Ti hanno dato qualcosa!”. Disse: “Sì”. Il nobile Profeta (S) disse: “Perché hai mentito allora?“. L’uomo disse: “Tu sei sincero! Io volevo vedere se tu sei informato di quello che fa la gente. Volevo inoltre prendere qualcosa anche da te”. Il Messaggero di Allah (S) disse: “Hai detto la verità! Chiunque si sforza di non necessitare dell’aiuto degli altri, Iddio farà in modo che non ne abbia alcun bisogno, e chiunque apre dinanzi a sé una porta di questua, Iddio apre davanti a lui settanta porte di povertà che non è possibile chiudere. Non è lecito fare l’elemosina a chi non ne ha bisogno, e a chi è in grado di soddisfare i propri bisogni con [la forza e] la salute degli organi del proprio corpo.” (3)
Dell’affetto e dell’amore per il prossimo
Poiché l’Islam è la religione dell’amore e dell’amicizia, e il sommo Profeta (S) ne è il messaggero, l’affetto e la benevolenza ondeggiavano costantemente nell’oceano della sua esistenza. Egli era immensamente benevolo con tutti, con i suoi parenti, i suoi compagni, con gli orfani, i bambini, e persino i traviati e i prigionieri, e ciò non era che un riflesso della splendida luce dell’infinita misericordia divina che irradiava la sua pura e casta anima: “È per misericordia di Allah che sei dolce nei loro confronti” (4)
Citiamo di seguito alcuni esempi, riportati nelle biografie, dell’immensa misericordia del Messaggero di Allah (S).
L’immenso amore ed affetto che il sommo Profeta dimostrava nei confronti dei suoi subordinati e servitori, è invero un chiaro esempio della sua grande misericordia. Anas Bin Malik dice: “Servii dieci anni il nobile Profeta dell’Islam, ed egli non mi disse nemmeno una parola di disapprovazione, e non mi disse mai ‘perché hai fatto ciò’ o ‘perché non hai fatto ciò’. Il sommo Profeta (S) aveva una bevanda per l’iftar [la rottura del digiuno] ed una per il sahur [il pasto che si consuma prima dell’alba quando s’intende digiunare durante il giorno], e talvolta c’era una sola bevanda per l’iftar e il sahur. Quella bevanda, a volte, era un po’ di latte, o del pane imbevuto nell’acqua. Una sera preparai una bevanda, ma il Profeta (S) arrivò a casa tardi. Io pensai che alcuni compagni del Profeta lo avessero invitato, bevvi dunque la bevanda. Dopo un’ora il Messaggero di Allah (S) tornò a casa, ed io chiesi ad uno dei suoi compagni: ‘Il Profeta (S) ha rotto il digiuno? qualcuno lo invitato?’, che disse: ‘No’. Io, che mi ero pentito di quello che avevo fatto, passai quella notte con una tale angoscia che solo Iddio sapeva, poiché ogni istante mi aspettavo che il sommo Profeta (S) mi chiedesse la sua bevanda, ma egli trascorse tutta la notte in istato di digiuno, e dopo quella notte non mi chiese mai più nulla di quella bevanda e non ne fece mai più menzione” (5)
Il nobile Profeta (S) nutriva un particolare affetto per i credenti e i devoti alla sua missione profetica: “S’informava costantemente della salute dei propri compagni, e li consolava. Se non vedeva uno di loro per tre giorni, chiedeva di lui: se dicevano che era in viaggio, pregava per lui, se invece era presente, andava a trovarlo, e qualora fosse malato, andava a fargli visita” (6)
Il nobile Imam Baqir (A) dice: “In una delle battaglie del Profeta (S), un uomo di nome Thumamah Bin Uthal fu fatto prigioniero e fu portato dal Profeta (S). Egli era il capo della gente di Yamamah, e si dice che il suo giudizio fosse autorevole anche fra la gente di Tay e nello Yemen. Il sommo Profeta (S) lo riconobbe, ed ordinò di trattarlo con gentilezza e cortesia. Il Profeta (S) gli mandava ogni giorno da casa sua del cibo. Andava di persona da lui e lo invitava all’Islam. Un giorno il Profeta (S) gli disse: ‘Io ti lascio libero di scegliere una di queste tre azioni: primo, che io ti uccida’, al che disse:’Se farai ciò, sappi che avrai ucciso una grande personalità’. Il Profeta (S) continuò: ‘Secondo, che tu paghi una somma di denaro come riscatto e ti liberi’. Disse: ‘In questo caso la somma di denaro che dovrà essere data come riscatto per liberarmi, dovrà essere molto alta, e il mio prezzo è molto alto [la mia gente deve pagare un’alta somma per la mia libertà, poiché io sono una grande personalità]’. Il Messaggero di Allah (S) disse dunque: ‘Come terza cosa, posso farti un favore e liberarti’. L’uomo disse: ‘Se farai ciò, mi troverai grato’. Il Profeta (S) ordinò allora di liberarlo. L’uomo, dopo aver fatto atto di fede, disse: ‘Giuro su Iddio che quando ti ho visto ho saputo che sei un profeta, e al mondo non avevo in inimicizia nessuno più di te, ora invece sei per me la persona più amata'” (7)
Quando, durante la battaglia di Uhud, i nemici ruppero il dente del sommo Profeta (S), e il suo benedetto viso fu ferito e s’insanguinò, i suoi compagni rimasero fortemente colpiti e addolorati da questi fatti. Chiesero dunque al nobile Messaggero di Allah (S) di maledire i miscredenti e i nemici, ma egli disse: “Io non sono stato inviato da Iddio per maledire, sono bensì il Profeta della Misericordia, e prego per loro: o Allah, guida alla retta via la mia gente, poiché essi sono ignoranti” (8)
Il metodo adottato dal sommo Profeta (S) nelle guerre, e il modo in cui trattava il nemico, e le raccomandazioni che faceva ai comandanti e ai soldati del suo esercito, dimostrano che egli aveva uno spirito sublime e pieno di misericordia. Il santo Imam Sadiq (A) dice: “Il Messaggero di Allah (S) ogni volta che voleva mandare un esercito in guerra, li convocava e diceva: ‘Partite col nome di Allah, l’Altissimo, e perseverate [cercando aiuto solo] in Lui, e combattete per Lui, non rubate nulla del bottino di guerra, non mutilate i miscredenti, non uccidete gli anziani, i bambini e le donne. Non uccidete i monaci che si trovano nelle grotte e nelle spelonche, non tagliate gli alberi dalla radice a meno che non siate costretti, non bruciate i palmeti e non sommergeteli d’acqua. Non avvelenate mai l’acqua dei politeisti, non ingannate e non tradite. Se un musulmano dà asilo ad un politeista, questi è al rifugio affinché ascolti la Parola di Allah e gli esponiate l’Islam, [poi] se accetta [la fede islamica] anch’egli è vostro fratello di fede, se invece non accetta conducetelo in un luogo sicuro.’” (9)
Il sommo Profeta (S) era così misericordioso ed amorevole che si asteneva persino dall’andare a caccia. Si cibava degli uccelli cacciati, ma non andava mai a caccia. (10)
Dell’ascesi negativa
Per ‘ascesi negativa’ intendiamo quel particolare atteggiamento e metodo di vita assunto, contrario alla condotta ordinaria dei musulmani, come, ad esempio, l’astenersi da ciò che Iddio ci ha donato e reso lecito, discostarsi dalla norma nel frequentare la gente, comportarsi da bigotto, non rivolgere la parola a nessuno e costruire intorno a sé un muro di indifferenza, come se al mondo non esistesse nessun altro essere umano, come è possibile vedere in alcuni sedicenti asceti e sette sufiche.
Senza dubbio la legge islamica è una legge completa e universale, e i suoi principi sono conformi alla natura umana, ai suoi desideri insiti, perciò, ogni pensiero e azione contrari a questo fondamentale principio, non appartengono all’Islam.
Coloro che pensano di raggiungere la gnosi e la perfezione attraverso l’ascesi negativa, devono sapere che sono in forte errore: il sommo Profeta (S) è in assoluto il miglior essere umano che il mondo abbia mai conosciuto, ed egli, non solo non aveva questi metodi, ma si opponeva energicamente ad essi.
L’Islam e le Guide della Religione ci hanno sempre messo in guardia da due cose: primo, dipendere dal mondo e dalle cose terrene, secondo, annegare nei piaceri dei sensi e della carne. Tuttavia, usare saggiamente i doni divini, avere uno spirito libero e sobrio, era il modo di vita del sommo Profeta (S) e dei nostri nobili Imam (A).
Insomma, il sommo Profeta (S) si oppose sempre con forza ad ogni forma di ascesi negativa e di ingiusta noncuranza e repressione delle necessità istintive. Citiamo di seguito alcuni esempi.
Il Principe dei Credenti, Ali (A), dice: “Un gruppo dei compagni del Messaggero di Allah (S) avevano proibito a sé stessi di giacere con le donne, di mangiare di giorno e dormire di notte. Ummu Salamah raccontò le loro vicende al Messaggero di Allah (S), il quale si recò da loro e disse: ‘Non provate alcun desiderio per le donne?! Mentre io giaccio con esse, mangio di giorno e dormo di notte! Ebbene, chiunque rifiuta la mia sunna non appartiene a me’” (11)
Tre donne si recarono dal sommo Profeta (S). Una di loro disse: “O Messaggero di Allah (S), mio marito ha deciso di non avere più rapporti con nessuna donna”. L’altra disse: “O Messaggero di Allah (S), mio marito ha deciso di non mangiare più carne”. La terza disse: “O Messaggero di Allah (S), mio marito ha invece deciso di non profumarsi più”. Il Profeta dell’Islam (S) sentendo ciò s’adirò, poiché comprese che un pensiero aberrante si stava diffondendo fra i musulmani. Fuori dal solito tempo si recò in moschea, e lungo la strada andava così in fretta che un lato del suo benedetto mantello strascicava per terra. Diede l’ordine di radunare la gente, la quale si riunì in moschea. Il sommo Profeta (S) salì sul pulpito, e stando in piedi disse: “Ho sentito che un pensiero aberrante si è manifestato fra i miei compagni. Che modo sbagliato [di vivere] è questo, che si è manifestato fra i musulmani?! Io che sono profeta, mangio carne, mangio cibi saporiti, mi vesto bene, mi profumo e ho rapporti con le donne. Perciò, chi ha un modo [di vivere] che non è il mio, non appartiene a me” (12)
NOTE
1) Bihar-ul Anwar, vol. 103, pag. 9.
2) Al-usul min al-Kafi, vol. 2, pag. 112 (arabo).
3) Bihar-ul’Anwar, vol. 18, pag. 115.
4) Corano 3:159.
5) Muntaha-l’Ãmāl, vol. 1, pag. 18.
6) Sunan-un-Nabiyy, pag. 51.
7) Siratu Rasuli-Llah (S), vol. 2, pag. 1092.
8) Mahajjat-ul-Baydhaa’, vol. 4, pag. 129.
9) Bihar-ul-Anwar, vol. 19, pag. 177.
10) Ihyaa’ul-Ulūm, vol. 2, pag. 369.
11) Da’ayim-ul Islam, vol. 2, pag. 191; Jami’ul Akhbar, pag. 118.
12) Wasaa’il al-Shi’ah, vol. 14, pag. 74.
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