Imam Khamenei: “I giovani iraniani si stanno allontanando dalla Rivoluzione?”
Quello che segue è il discorso che la Guida della Rivoluzione Islamica, l’Imam Khamenei, ha tenuto durante un incontro con i familiari e parenti del martire Mohsen Hojaji il 3 ottobre del 2017.
Il martire Mohsen Hojaji è stato martirizzato dai terroristi taglia gole dell’ISIS in Siria, dove si era recato per combattere in difesa dell’Islam, dei luoghi santi e degli oppressi minacciati dai terroristi takfiri, da cui è stato catturato e poi ucciso il 9 agosto 2017. Il suo volto nobile e fiero, ritratto al momento della cattura senza la minima traccia di paura o preoccupazione, e il suo successivo martirio per mano dell’ISIS, hanno suscitato in Iran e nel mondo intero un’ondata di emozione, ammirazione e rispetto senza precedenti, facendo di lui un tangibile simbolo di fede, amore, lealtà, devozione, purezza, lotta e sincerità.
Col Nome d’Iddio Clemente e Misericordioso
Oggi il nome di Hojaji è un simbolo di nobiltà, un alto esempio che rifulge su tutta la nazione. E ciò è frutto delle benedizioni proprie della lotta da lui intrapresa e del suo terribile martirio ignorato dal generale clima diffamatorio che colpisce i nostri giovani impegnati in questo sacro sforzo. Tutti i nostri martiri ci sono cari, li amiamo incondizionatamente e siamo ben consci delle terribili prove da essi patite. Oltre al vostro e nostro martire Mohsen, vi sono molti altri martiri che hanno ricevuto il martirio con le medesime atroci modalità: decapitati e torturati a morte. Ed è un elenco senza fine!
Tutti costoro hanno conseguito una stazione spirituale assai elevata, tutti costoro sono cari a Dio. E come ogni comunità ha il suo legittimo rappresentante e portavoce, il martire Mohsen si è guadagnato il diritto di essere il rappresentante di tutti i martiri oppressi. Egli è il loro rappresentante e portavoce. Dio lo ha reso amato e lo ha innalzato. E quando Dio conferisce dignità ed onore ad un Suo credente, ciò non avviene mai per caso ma sempre a motivo della Sua imperscrutabile saggezza.
Molto probabilmente in questo giovane erano presenti virtù in parte celate a tutti voi, ed è proprio per queste virtù che Dio lo ha reso così amato. Ed essendo tanto amato egli è potuto assurgere a rappresentante e portavoce di tutti i nostri martiri.
I martiri che dall’Iran, dall’Afghanistan, dall’Iraq e da tanti altri luoghi, hanno abbracciato il martirio in questa guerra contro i malvagi takfiri ed i vari burattini degli Stati Uniti e dell’Inghilterra, tutti loro si riflettono nel fulgido esempio di questo giovane, simbolo vivente del martirio ricevuto nell’oppressione. Egli è diventato un simbolo. Dio ha reso il vostro giovane figlio l’emblema del martirio in un contesto di oppressione e coraggio.
Grazie a Dio la nazione iraniana ha saputo riconoscere e quindi onorare il suo valore e la sua grandezza. La folla presente alle sue esequie tenutesi a Teheran, a Mashhad, a Esfahan ed a Najafabad, è particolarmente indicativa e significativa. A Teheran, secondo quanto ci è stato riferito, molti degli uomini e delle donne presenti alle suddette cerimonie erano tutt’altro che vicini a concezioni come quelle di martirio o jihad. Nonostante ciò, costoro erano in piazza tenendo in mano l’immagine del giovane martire. Dio ha attratto i loro cuori verso di lui. La nobiltà che Dio ha donato a questo giovane è stata infatti concessa anche al popolo iraniano. Con questo suo riconoscimento la nazione iraniana ha guadagnato dignità e onore.
Da anni i nostri nemici lavorano nel campo della cultura affinché la nazione si allontani dal sentiero della Rivoluzione, della lotta e del jihad. Lo vedete con i vostri occhi e ne siete ben consci. La gente di Najafabad è intelligente, informata e consapevole. Tutti voi siete in grado di riconoscere il sentiero della Rivoluzione. Tutti voi ben sapete cosa stia accadendo nella nostra terra per mano di nemici che tramano affinché la Rivoluzione, il suo illuminato sentiero e l’Imam Khomeyni siano dimenticati e abbandonati. Chi è l’obiettivo di questo attacco? In primo luogo i giovani. Vogliono separarli dalla Rivoluzione; trasformare questa nuova generazione che non ha visto né la Rivoluzione, né l’Imam Khomeyni, né la Difesa Sacra [contro l’Iraq di Saddam] in una forza non-rivoluzionaria se non addirittura contro-rivoluzionaria. Stanno operando per questo fine da anni. Ma nonostante ciò, tra i giovani è vivo un forte sentimento assai diffuso. I loro stessi cuori, pur non avendo vissuto la Difesa Sacra, né l’Imam Khomeyni, né la Rivoluzione, amano tutto ciò con una intensità che lascia stupefatti. Ho ribadito più e più volte che la gioventù di oggi – in termini di qualità e devozione ai i valori e ai principi rivoluzionari – se non migliore di quella che animò la Difesa Sacra, non è neanche da meno.
Non crediate che a quel tempo tutti i giovani partissero volontari per il fronte. No! Durante la guerra [contro l’Iraq di Saddam] parte di essi si arruolò per combattere con spirito di sacrificio mentre gli altri rimasero a bighellonare nell’ozio e nell’ignavia. Ed erano in tanti a fare così. Il numero totale dei nostri martiri durante gli otto anni di Guerra Imposta è stato di circa trecentomila su una popolazione che a quel tempo ammontava a quaranta milioni. Dunque in una nazione di quaranta milioni coloro che si sono recati in guerra sono stati tre o quattro milioni di cui trecentomila sono diventati martiri. A fronte di siffatti numeri, non si può certo dire siano stati tanti. Perciò, ripeto, non pensate che a quel tempo tutti i giovani si recassero in guerra. Se voi osservate oggi, la consapevolezza rivoluzionaria dei giovani – a mio giudizio – o è maggiore di quei giorni o almeno uguale. E ciò è in netto contrasto con la volontà del nemico.
Questo aspetto doveva essere in qualche modo rivelato e il vostro martire ha provveduto a mostrarlo. Dio ha reso grande e amato questo giovane, ha fatto di lui un simbolo, per rivelare a tutti noi la vera natura delle nuove generazioni. Il martire Hojaji non aveva mai visto l’Imam Khomeyni, né il periodo della guerra, né quello della Rivoluzione, ma, con quel medesimo spirito sincero e puro, si è recato in guerra sulla Via di Dio. Ha pregato Dio, chiesto l’intercessione dell’Imam Ridha (as), del padre e della madre, affinché gli dessero il permesso e il sostegno. Questo è un segno divino, un segno di Dio e una manifestazione del miracolo della Rivoluzione.
Ringraziate Iddio. Io vi dico che, sia la famiglia del martire, sia i responsabili del governo, sia la nazione tutta, sono in debito con questo giovane, e con tutti quelli come lui, sia per la lotta intrapresa che per gli sforzi realizzati. Questa sua lotta ha nobilitato tutti noi: la Repubblica Islamica, la nazione, l’Iran e il popolo. Le radio straniere non ne parlano, ma gli analisti internazionali vedono e comprendono esattamente quello che sta succedendo nella nazione. Questa folla che a Teheran si è radunata per partecipare alla sua cerimonia funebre ed è scesa in strada, con quale altra moltitudine può essere paragonata? Dove nel mondo si verificano eventi simili? Pensiamo alla folla che ha colmato il cortile del mausoleo dell’Imam Ridha (as) a Mashhad, o a Isfahan – della quale ho visto le foto della Piazza dell’Imam – o a Najafabad la cui grande piazza centrale straripava di gente. E’ Dio che ha unito in tal modo i cuori. I cuori sono nelle mani di Dio: è tutta opera Sua.
Egli vi ha nobilitato: che questo vi sia di consolazione. La tragedia per voi è grande ma la nobiltà e l’orgoglio che Dio ha donato a voi e alla nazione attraverso la benedizione di questo martire, è per voi, per la madre, il padre e la moglie, motivo di orgoglio e consolazione. Ringraziate Iddio, perché l’Altissimo ha donato tale grandezza alla nostra nazione tramite il vostro giovane.
Che la Pace, le Benedizioni e la Misericordia di Dio discendano su tutti voi.
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