Il significato tecnico dei termini «scienza» e «filosofia»
Ayatullah Mesbah Yazdi
Introduzione
Nel primo capitolo [1] è stato detto che il termine «filosofia» fu utilizzato inizialmente per indicare in generale tutte le vere scienze (opposte alle scienze convenzionali); poi abbiamo detto anche che nel Medioevo il dominio della filosofia fu esteso fino a includere alcune delle scienze convenzionali come la letteratura e la retorica. Abbiamo poi detto che i positivisti posero la conoscenza scientifica in opposizione a quella filosofica e metafisica, e che essi consideravano solo la scienza empirica degna di essere definita «scientifica».
Stando alla prima definizione, che fu quella prevalente anche nell’era islamica, la filosofia presenta varie suddivisioni, ognuna delle quali prende il nome di una scienza specifica, e naturalmente non vi è alcun conflitto tra la scienza e la filosofia. La seconda definizione, invece, prese corpo in Europa durante il Medio Evo e fu abbandonata alla fine di quel periodo. Stando infine alla terza definizione, che è quella attualmente dominante in Occidente, la filosofia e la metafisica sono poste in contrapposizione alla scienza. Dal momento che questa definizione ha avuto una certa diffusione anche nei paesi orientali, è necessario soffermarsi sulla scienza, sulla filosofia, sulla metafisica e sulle relazioni che intercorrono tra esse. In aggiunta, verranno trattate anche la suddivisione delle scienze e la loro classificazione.
Dopo aver trattato questo tema, ci soffermeremo su alcuni punti particolarmente importanti riguardanti l’equivoco e le differenze nel significato e sui significati tecnici dei termini, punti che, se non chiariti, possono essere causa di notevole confusione e fallacia.
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Omonimia
In tutte le lingue (come è noto), i termini possono presentarsi con un significato letterale, un significato comunemente accettato e un significato tecnico. Ciò è chiamato «omonimia», ishtirāk al-lafẓī. Per esempio, in persiano il termine dūsh ha il significato di «ieri sera», «spalla» e «doccia», e il termine shīr è utilizzato per indicare il «leone», il «latte» e il «rubinetto».
L’esistenza dell’omonimia gioca un ruolo importante nella letteratura e nella poesia, ma nella scienza, in particolare nella filosofia, essa crea molte difficoltà, in particolare dal momento che i differenti significati di un termine sono spesso così vicini uno all’altro che distinguerli diviene impresa ardua. Molti errori sono dovuti a questa forma di omonimia, e alcune volte anche autorità in materia cadono in questa trappola.
Per questo motivo alcuni grandi filosofi come Ibn Sīnā (Avicenna) si videro costretti a chiarire i significati di molti termini e le differenze tra i loro significati tecnici prima di addentrarsi in specifiche discussioni filosofiche al fine di prevenire confusioni ed errate interpretazioni.
A questo proposito faremo menzione di un caso di omonimia che ha numerose applicazioni e spesso porta a incomprensioni: il termine jabr.
Il significato letterale di jabr è «compensare», «eliminare una deficienza», ma nel corso del tempo cominciò a essere usato anche con il significato di «mettere a posto l’osso», e forse ha assunto questo significato perché «mettere a posto l’osso» è un modo di compensare una specie di deficienza, ed è anzi possibile che tal termine inizialmente fosse usato proprio per «mettere a posto l’osso» e che dopo fu generalizzato alla compensazione di ogni tipo di deficienza. Un terzo significato di questa parola è «costringere» o «mettere sotto pressione», e forse ha assunto questo significato come conseguenza della generalizzazione di una richiesta di «mettere a posto l’osso», ossia, dal momento che «mettere a posto l’osso» di solito richiede che l’arto rotto sia posto sotto pressione affinché l’osso possa combaciare, questo significato è stato generalizzato al fine di includere ogni tipo di pressione esercitata da qualcuno su un altro che costringa quest’ultimo a fare qualcosa contro la propria volontà. Forse questo fu inizialmente utilizzato per i casi di pressione fisica e poi per i casi di pressione psicologica e, infine, questo concetto fu esteso fino a includere ogni tipo di sentimento di pressione, anche quando non dovuto a un’altra persona.
Precedentemente abbiamo rivisto il concetto di jabr dalla sua prospettiva del suo significato letterale e da quello comunemente accettato. Ora introduciamo il significato tecnico di questa espressione come utilizzato nella scienza e nella filosofia.
Uno dei significati scientifici del termine jabr è quella che è utilizzata in matematica, cioè una specie di calcolo in cui invece dei numeri sono utilizzate le lettere, e forse questo significato fu coniato perché nei calcoli algebrici le quantità positive e negative si compensano vicendevolmente, o perché la quantità incognita in un estremo di un’equazione si calcola occupandosi dell’altro estremo o portandovi i suoi membri, il che è una sorta di compensazione.
Un altro significato tecnico si riferisce alla psicologia, nella quale è utilizzato come contrario della libera volontà. Simile a questo è il problema del «libero arbitrio e del determinismo», che è affrontato in teologia. Questo termine è altresì utilizzato in etica, nella legge e nel fiqh, la cui spiegazione però sarebbe troppo lunga.
Sin dal lontano passato il concetto di jabr (come opposto del libero arbitrio) è stato confuso con la certezza, la necessità e la necessità filosofica (wujūb falsafī). In realtà il termine è stato erroneamente utilizzato per indicare certezza e necessità, e a cui nelle lingue straniere equivale il termine «determinismo». In conclusione, si crea l’illusione che in ogni caso in cui è accettata la necessità di causa ed effetto, non vi può essere libero arbitrio, e viceversa, la negazione della necessità e della certezza sono addotte per implicare libero arbitrio. L’effetto di questa illusione su vari problemi filosofici è evidente, tra cui quello di portare i primi teologi a negare la necessità causale nel caso degli agenti volontari, e seguendo questa via, a maledire i filosofi che negherebbero o limiterebbero la Volontà di Dio. D’altra parte i deterministi (jabriyyūn) considerano l’esistenza di un certo destino come una conferma della loro visione, e in opposto a essi, i mutaziliti, che credevano nel libero arbitrio dell’uomo, negarono che vi fosse un destino certo. Sebbene la certezza del destino sia estranea al concetto di jabr, di fatto queste dispute, che hanno una lunga storia, avvennero a causa della confusione tra il concetto di jabr e quello di necessità.
Un altro sfortunato esempio è quello dei fisici che hanno sollevato dubbi o negato la necessità causale nel caso di alcuni fenomeni della microfisica, e in opposizione a essi, alcuni teisti occidentali hanno tentato di dimostrare l’esistenza della Volontà di Dio sulla base della negazione della necessità per questi fenomeni, immaginando che la negazione della necessità e il rigetto del determinismo in questi casi implicherebbero la dimostrazione di un libero potere!
In conclusione, l’esistenza dell’omonimia, in particolare in casi in cui i significati sono vicini o simili l’uno all’altro, comporta dei problemi nelle discussioni filosofiche. Queste difficoltà si moltiplicano quando in una singola scienza un termine ha diversi significati tecnici, come nel caso del termine «intelletto» (‘aql) in filosofia, e i termini «essenziale» (dhātī) e «accidentale» (‘araḍī) in logica. Quindi è evidente la necessità di chiarire i significati e specificare il significato inteso in ogni discussione.
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Il significato tecnico di «scienza»
Tra le espressioni che presentano varie e confuse applicazioni vi è il termine ‘ilm (scienza, conoscenza). Il significato letterale di questa parola e dei suoi omonimi in altri lingue, come dānesh e dānestan in persiano, è chiaro e non richiede alcuna spiegazione; ma ‘ilm ha vari significati tecnici, tra cui i più importanti sono:
– Credenza certa corrispondente alla realtà, che è l’opposto dell’ignoranza semplice e composita, anche se usata in una singola proposizione.
– L’insieme delle proposizioni considerate rilevanti per un’altra, anche se le proposizioni sono singole e specifiche. Ed è in questo senso che ‘ilm si applica anche alla scienza della storia (conoscere specifici eventi storici), a quella della geografia (conoscere le specifiche condizioni di differenti aree del globo), a quella del rijāl (lo studio dei trasmettitori di ahadith) e alla biografia.
– L’insieme delle proposizioni universali che sono considerate cruciali in qualche campo, ognuna delle quali è applicabile a numerosi casi, anche se queste proposizioni sono convenzionali; è in questo senso che ‘ilm viene applicato alle scienze convenzionali come opposte a quelle «reali» (ḥaqīqī), come l’etimologia e la grammatica. A ogni modo, proposizioni singole e particolari, come quelle appena menzionate, non sono considerate ‘ilm in questo senso.
– L’insieme di proposizioni universali «reali» (ḥaqīqī) (ossia non-convenzionali) che sono cruciali in qualche campo. Questo senso comprende tutte le scienza teoretiche e pratiche, incluse la teologia e la metafisica, ma non si applica alle proposizioni singolari e convenzionali.
– L’insieme delle proposizioni reali che possono essere comprovate dall’esperienza sensibile. Questo è il vero senso in cui i positivisti utilizzano il termine, e su questa base le scienze e gli insegnamenti non empirici non sono considerati ‘ilm (scienza).
La restrizione dell’espressione «scienza» (‘ilm) alle scienze empiriche non è materia di controversie per quanto riguarda la mera coniazione dei termini e il fissaggio della terminologia; a ogni modo il fissaggio di questo termine da parte dei positivisti è basata sulla particolare visione di coloro che immaginano che lo scopo della conoscenza umana, reale e certa, sia limitata alle cose sensibili ed empiriche. Essi considerano il pensare che va oltre questo limite come insensato e inutile. A ogni modo, sfortunatamente, questo senso è venuto a prevalere ormai in ambito internazionale, secondo cui la scienza è posta in opposizione alla filosofia.
Dello scopo della conoscenza certa, della confutazione del positivismo e della prova che c’è una conoscenza reale oltre il dominio dei sensi e dell’esperienza si parlerà nella sezione riguardante l’epistemologia. Ora dobbiamo spiegare il concetto di filosofia e metafisica.
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Il significato tecnico di «filosofia»
A suo tempo abbiamo visto tre significati tecnici di filosofia: il primo include tutte le scienze reali; il secondo in aggiunta include alcune delle scienze convenzionali; il terzo è specificatamente riferito alla conoscenza non-empirica ed è utilizzato in opposizione alla scienza (nel senso di conoscenza empirica).
In quest’ultimo senso la filosofia include la logica, l’epistemologia, l’ontologia (metafisica), la teologia, la psicologia teoretica (in opposizione alla psicologia empirica), l’estetica, l’etica e la politica, anche se in questa area vi sono più o meno differenze di vedute, e qualche volta tale viene riferito solo alla filosofia prima o metafisica, tanto che questa può essere considerata una quarta definizione tecnica di «filosofia». [2]
Il termine «filosofia» possiede anche altri utilizzi tecnici, che di solito si presentano modificati da un aggettivo o un costrutto genitivo, come in «filosofia scientifica» e «filosofia della scienza».
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Filosofia scientifica
Anche questa espressione è utilizzata in diversi modi:
– Positivismo. Auguste Comte, dopo aver condannato il pensiero filosofico e metafisico e negato i principi razionali universali, ha diviso le scienze positive di base in sei branche fondamentali, ognuna delle quali presenta le sue proprie leggi caratteristiche, e sono: matematica, astronomia, fisica, chimica, biologia e sociologia. Egli scrisse un libro dal titolo Corso di filosofia positiva in sei volumi, e trattò la totalità delle scienze suddivise in sei parti secondo il suo cosiddetto metodo positivo. Egli dedicò tre volumi alla sociologia, anche se le basi di questa filosofia positiva tradisce alcune affermazioni dogmatiche non-positive! In ogni caso il contenuto di questo libro, che è di fatto un programma per l’investigazione delle scienze, in particolare le scienza sociali, è denominato filosofia positiva o filosofia scientifica
– Materialismo dialettico. I marxisti, al contrario dei positivisti, sottolineano la necessità della filosofia e l’esistenza di leggi universali. Comunque essi sostengono che queste leggi si ottengono dalla generalizzazione delle leggi delle scienze empiriche, non dal pensiero razionale e metafisico. Perciò essi chiamarono la filosofia del materialismo dialettico «filosofia scientifica», perché, stando alle loro stesse affermazioni, è ottenuta dalle conquiste delle scienze empiriche, anche se non è più scientifica della filosofia del positivismo. Fondamentalmente la filosofia scientifica (se per «scientifico» si intende «empirico») è un ossimoro, così come «un puro uomo rasato con barba», e nelle discussioni comparative le loro affermazioni sono state oggetto di critica.
– Un altro senso per la filosofia scientifica è sinonimo di «metodologia». È chiaro che ogni scienza dipende dal proprio tipo di problemi, richiede un suo specifico metodo di ricerca e verifica. Per esempio, i problemi della storia non possono essere risolti nel laboratorio per mezzo di analisi e sintesi dei vari elementi, e allo stesso modo nessun filosofo può stabilire l’anno in cui Napoleone attaccò la Russia o se egli fu vittorioso o invece venne sconfitto per mezzo della deduzione e dell’analisi intellettuale e filosofica. Questa tipologia di problemi deve essere risolta attraverso l’esame dei documenti rilevanti e la valutazione della loro attendibilità. La scienza in senso generale può essere suddivisa in tre tipi secondo il metodo di ricerca e indagine utilizzato per risolvere i loro problemi: scienze intellettuali, scienze empiriche, scienze storiche e letterarie. È apparsa una scienza detta «metodologia» al fine di esaminare le specie e i livelli delle scienze e determinare i metodi specifici e generali di ognuno dei tre tipi di scienza, che è occasionalmente definita filosofia scientifica, come altre volte è definita logica pratica.
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NOTE
[1] Cfr. Ayatullah Mesbah Yazdi “Uno sguardo alla storia del pensiero filosofico”: http://islamshia.org/uno-sguardo-alla-storia-del-pensiero-filosofico-ayatullah-mesbah-yazdi/
[2] P. Foulquie, Traité élémentaire de philosophie, (Paris: 1951), Vol. III, Métaphysique, Cap. 6, «I problemi fondamentali della metafisica».
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