Discorso di Nasrallah nella “piattaforma unificata” per la Giornata di Gerusalemme (2021)

Discorso di Nasrallah nella “piattaforma unificata” per la Giornata di Gerusalemme

Quella che segue è la traduzione integrale del discorso tenuto dal Segretario Generale di Hezbollah del Libano, Sayyid Hassan Nasrallah, durante l’evento “Piattaforma unificata” dedicato a Gerusalemme e alla Palestina tenutosi mercoledì 5 maggio 2021, due giorni prima della Giornata Mondiale di al-Quds (Gerusalemme) e dell’aggressione israeliana su vasta scala contro il popolo palestinese.

La Giornata mondiale di al-Quds è stata proclamata dall’Imam Khomeini nel 1979, anno del trionfo della Rivoluzione Islamica in Iran, per riportare al centro dell’attenzione la la causa palestinese, e si celebra l’ultimo venerdì del mese di Ramadan.

I capi politici di Hamas e del Jihad islamico palestinese, di AnsarAllah dello Yemen e di Hashd al-Cha’bi in Iraq, oltre ad autorità religiose come l’Imam della Moschea Al-Aqsa, il Patriarca della Chiesa ortodossa di Gerusalemme e Shaykh Issa Qassem del Bahrain, insieme ad altre personalità, ha parlato durante questa conferenza virtuale. L’intervento di Sayyid Nasrallah è durato solo un quarto d’ora, mentre il suo discorso nel giorno di Al-Quds è durato quasi un’ora.

Cerco rifugio in Dio da Satana il maledetto.

 Nel nome di Allah il Compassionevole il Misericordioso.

La lode appartiene solo a Dio, Signore dei mondi, e le preghiere e la pace siano sul nostro Maestro e Profeta, il Sigillo dei Profeti, Abi al-Qassem Muhammad Bin Abdullah, sulla sua pura Famiglia, sui suoi Compagni prescelti e su tutti i Profeti e Messaggeri.

La pace e la misericordia di Dio e le benedizioni siano su tutti voi.

Ci incontriamo di nuovo in occasione della Giornata mondiale di Quds (Gerusalemme), l’ultimo venerdì del mese benedetto del Ramadan, che l’Imam Khomeini ha dedicato ad Al-Quds dopo la vittoria della benedetta Rivoluzione Islamica in Iran nel 1979. Oggi ci incontriamo di nuovo su una tribuna unificata, una tribuna unificata per i movimenti e le forze della Resistenza, per esprimere il nostro impegno, la nostra fede in questa causa, la nostra adesione a questa responsabilità e la nostra tenacia nell’adempiere a questo dovere divino, umanitario, etico e religioso verso la causa più sacra e più chiara sul volto della Terra.

Ovviamente quest’anno invitiamo tutti a partecipare e ad esprimere in modo appropriato la loro posizione sincera, leale e coraggiosa. Ci sono alcuni sviluppi che sottolineano la portata della nostra responsabilità. Alcuni di questi fattori sono positivi e altri sono negativi. Possiamo guardarli da un punto di vista positivo o da un punto di vista negativo. Ma entrambe le serie di fattori ci impongono un maggiore senso di responsabilità nei confronti della causa di Al-Quds, della Palestina e del popolo palestinese.

Il primo di questi fattori è la rivolta di Al-Quds delle ultime settimane, quando il suo popolo onorevole, in particolare i suoi giovani coraggiosi, si è sollevato ed è sceso in piazza. Abbiamo visto come hanno affrontato la macchina oppressiva sionista. Abbiamo anche visto le scene di gloria di questi giovani uomini e della loro grandezza. Anche la gente della Cisgiordania ha reagito alla rivolta di Al-Quds. La Striscia di Gaza ha reagito militarmente, anche se in modo limitato e ponderato, per sostenere Al-Quds nella creazione di nuove equazioni. Questo è uno sviluppo molto importante.

Il secondo aspetto è che gli eventi, soprattutto quelli recenti, confermano la dedizione del popolo palestinese al conseguimento dei propri diritti e il suo impegno a non rinunciarvi. Questo è importante. Cosa significa la dedizione al conseguimento dei propri diritti, la sua fermezza e la sua resistenza in varie forme – rivolte popolari e azioni militari, inclusa la recente eroica operazione militare in Cisgiordania?

Alcune persone nel mondo arabo e islamico ci chiedono “perché siete più realisti del re quando i palestinesi hanno abbandonato la loro causa”? Queste sono bugie. Queste sono invenzioni contro il popolo palestinese che alcuni usano per giustificare il loro fallimento, sconfitta, ‘normalizzazione’, ritirata e incapacità di assumersi grandi responsabilità.

Quindi, giorno dopo giorno, nonostante il blocco, le avversità, le difficoltà e le minacce, il popolo palestinese afferma di voler conseguire i propri diritti e continuare ad aderire alla propria causa, e questo comporta una maggiore responsabilità sulla Ummah Islamica nel difenderlo e vanifica la logica del ‘non essere più realista del re’, perché il re è il popolo palestinese. E rimarrà il re, a Dio piacendo. Le giovani generazioni palestinesi possiedono ancora questo spirito, questo sangue, questa fede e questa disposizione al sacrificio. In ogni caso, queste generazioni sono sulla via della vittoria decisiva, a Dio piacendo.

Un altro fattore è la caduta di Trump e dei suoi pilastri nella regione, e con essa dell’“Affare del Secolo”. Tra i fattori che richiedono maggiore responsabilità c’è la stabilità dell’Asse della Resistenza e il suo superamento della fase più pericolosa che mirava alla cancellazione della sua stessa presenza a livello regionale. Anche questo è un fattore molto importante.

Oggi, dietro al popolo palestinese e alla causa palestinese c’è un Asse di Resistenza serio, sincero e reale che non esisteva nei decenni precedenti. Avevamo l’abitudine di ascoltare molti discorsi ai vertici arabi e nella Lega Araba: tutte parole vuote. Oggi c’è un vero e serio Asse di Resistenza che comunica, coopera e interagisce. I recenti sviluppi miglioreranno solo i canali di comunicazione, l’integrazione, la solidarietà, la cooperazione e il coordinamento. Questo è anche uno dei fattori importanti e promettenti che ci fanno sentire che Al-Quds è più vicina.

Altri fronti stanno subendo il collasso e la confusione in un momento in cui stiamo assistendo invece alla stabilità e alla solidità dell’Asse della Resistenza nonostante tutti i rischi, le difficoltà, così come la guerra militare ed economica, la fame, l’assedio, la falsificazione, l’incitamento, le bugie e la guerra perpetrata da centinaia di media, canali satellitari ed eserciti elettronici.

Questo Asse risulta tuttavia saldo. D’altra parte, i fronti che hanno guidato queste guerre contro i Paesi della Resistenza, i popoli della Resistenza e le forze di Resistenza nella nostra regione stanno cadendo a pezzi.

A Dio piacendo, nel Giorno di Quds, ci soffermeremo maggiormente su questi aspetti. Le profonde crisi all’interno dell’entità sionista – sociali, politiche e morali – sono emerse chiaramente, e molti esperti sionisti stanno esternando le loro preoccupazioni sulla sopravvivenza di questa entità alla luce di queste crisi profonde.

Questi sono fattori positivi. Questi fattori positivi aumentano il senso di responsabilità.

Uno dei fattori negativi è l’ondata di ‘normalizzazione’. Quando alcuni Paesi arabi scelgono di normalizzare le loro relazioni [con Israele], ciò significa che il resto degli arabi, dei musulmani e delle forze vive nella Ummah devono alzare ancor di più la propria voce. Ciò significa che abbiamo maggiori responsabilità sulle nostre spalle. Questo fattore negativo aggiunge maggiore responsabilità. Dovremmo intensificare la nostra presenza ed esprimere con maggior vigore la nostra posizione contro questa ‘normalizzazione’. Nonostante tutto siamo comunque convinti che essa non sarà in grado di proteggere affatto questa entità usurpatrice (Israele). Potrebbe dargli un po’ di spirito, un po’ di ossigeno, ma in ogni caso i Paesi che hanno recentemente ‘normalizzato’ [le proprie relazioni con Israele] non hanno mai preso parte a questa battaglia [contro Israele] per poter con la loro uscita influenzare il corso di questa battaglia e il suo destino.

C’è un’altra serie di fattori oltre ad alcuni nuovi sviluppi regionali e internazionali: alcune bandiere bianche che sono state alzate qua e là per ammettere, in qualche modo, la loro sconfitta e il loro fallimento. Tutte queste cose ci fanno sentire più vicini che mai ad Al-Quds.

Ovviamente, la nostra responsabilità nella Giornata Al-Quds è di fornire tutte le forme di sostegno possibili al popolo palestinese e alla Resistenza palestinese. L’Asse della Resistenza deve diventare più coeso e unito, e già lo è. Deve rafforzarsi più intensamente perché l’Asse della Resistenza è ciò che forgerà il futuro di questa regione.

Il mio ultimo messaggio è rivolto agli stessi israeliani. Dico loro: sapete bene nel vostro cuore – si tratti dei vostri testi religiosi e dottrine, dei vostri libri e profezie, o di quello che i vostri capi ed esperti e perfino alcune vostre autorità religiose dicono – che questa entità non ha futuro, che sta per scomparire e che il resto della sua vita è breve, brevissimo. In questa battaglia state quindi sprecando i vostri sforzi, la vostra giovinezza e il vostro sangue in modo vano.

In ogni caso, la profonda logica che bisogna imporre a tutti gli occupanti e invasori è la seguente: lasciate la terra che avete occupato ai suoi veri proprietari e tornate da dove siete venuti. Altrimenti verrete cacciati in un modo o in un altro, con le buone o le cattive. Questa terra appartiene al popolo palestinese e ai popoli di questa regione, nelle loro diversità religiose e dottrinali, ma non appartiene in alcun modo a Israele, ai colonialisti, agli occupanti e ai coloni provenienti dal resto del mondo.

Crediamo in questo prossimo futuro [in cui Israele non esisterà più]. Ci crediamo profondamente, e questa convinzione non si basa solo su basi dottrinali e intellettuali, ma anche sui fatti e sugli sviluppi che avvengono, in particolare quelli che hanno avuto luogo negli ultimi decenni e anni, e ciò verso cui ci stiamo dirigendo a livello regionale.

In conclusione, vorrei anche spendere qualche parola per salutare il grandioso spirito del grande Comandante martire Hajj Qassem Soleimani, il cui nome, immagine, anima, impronta e pensiero strategico rimangono fortemente presenti in tutti i campi di battaglia e luoghi dell’Asse di Resistenza. E’ per noi impossibile dimenticarlo, o dimenticare il suo martirio, né le sue elevate virtù. Non dimenticheremo mai la sua radiosa presenza al fianco di tutte le forze della Resistenza nella nostra regione.

Inoltre, devo concludere con un saluto al popolo palestinese, ai giovani di Al-Quds, a tutti i figli di questo popolo oppresso in lotta, resistente e paziente che rimane saldamente tenace nel voler riappropriarsi dei propri diritti. Come ho sempre detto in ogni occasione, finché il popolo palestinese rimarrà fedele a ciò e continuerà la sua lotta, coloro che hanno abbandonato la causa palestinese non potranno liquidarla.

La presenza del popolo palestinese oggi nelle piazze è una prova divina per ogni arabo, per ogni musulmano e per ogni persona libera in questo mondo la cui responsabilità è di schierarsi vigorosamente, con tutte le sue capacità e abilità, al fianco di questo popolo.

Nel Giorno di Gerusalemme (al-Quds) nonostante il coronavirus, vi chiediamo di esprimere ad alta voce e con forza la vostra posizione in qualsiasi forma di espressione che non contraddica le misure preventive.

Pace, misericordia e benedizioni di Dio siano su di te.

 

Traduzione a cura di Islamshia.org © È autorizzata la riproduzione citando la fonte

Writer : shervin | 0 Comments | Category : Attualità, politica e società , Novità

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