Recensione a S.M.H.Husayni Tihrani “Liberated Soul. In Memory of Sayyid Hashim Haddad”

Recensione

Sayyid Muhammad Husayn Husayni Tihrani, Liberated Soul. In Memory of Sayyid Hashim Haddad, Translated by Tawus Raja, Paperback, 2017.

di Fabio Tiddia

L’eccellente traduzione dal persiano del testo intitolato Rūḥ-e mojarrad (Lo spirito liberato), ad opera di Tawus Raja, è un evento assolutamente non trascurabile e degno di massima attenzione. L’opera del sapiente, pensatore e mistico shīʻita Sayyid Muḥammad Ḥusayn Ḥusayni Ṭehrānī (1925-1995), appassionato tributo al suo più importante maestro spirituale, Sayyid Hāshim Ḥaddād (1900-1984), rappresenta infatti un documento importantissimo per chiunque voglia conoscere e studiare l’erfān shīʻita. Nato a Tehran nel 1925 da una famiglia di religiosi, dopo aver ricevuto in casa una prima formazione sulle scienze islamiche ed essersi laureato in ingegneria meccanica, entrò nel 1942 nell’ḥawza ‘ilmīyah di Qom. Qui studiò per sette anni sotto la tutela di maestri quali Shaykh Murtadā Hā’irī e l’Ayatollah Burourjerdi, frequentando il circolo del grande filosofo, sapiente e commentatore coranico ‘Allāmeh Ṭabāṭabā’ī ‒ il quale lo inizierà alla gnosi e delle cui lezioni egli lascerà preziosissimo tributo nel testo intitolato Lubb al-Lubāb dar sayr wa sulūk-e ulu’l-albāb ‒ ed ottenendo il livello di mujtahid. Alla guida del suo primo maestro spirituale, al quale dedicherà una ricca biografia intitolata Mehr-e taban, si deve il fatto che una volta trasferitosi nel 1951 a Najaf, dove continuò lo studio con Shaykh Ḥusayn Ḥillī, Sayyid Abū al-Qāsim Khu’ī, Shaykh Āqā Bozorg Ṭehrānī e Sayyid Maḥmud Shāhrūdī, ‘Allāmeh Ṭehrānī seguisse solo dallo Shaykh ‘Abbās Qūchānī (m. 1991) gli insegnamenti propri alla via spirituale e frequentasse Sayyid Jamāl al-Dīn Golpāyigānī. E fu sempre così, dopo che aveva sentito il suo maestro lodarne le caratteristiche che nel 1957 incontrò per la prima volta a Karbalā’ l’uomo che avrebbe cambiato il suo destino, anch’esso come ‘Allāmeh Ṭabāṭabā’ī allievo del più grande mistico shīʻita del novecento, Sayyid ‘Alī Qāzī Ṭabāṭabā’ī (m. 1946). ‘Allāmeh Ṭehrānī fu infatti fin dal suo primo incontro completamente conquistato e trasformato dal carisma e dall’aura di Sayyid Hāshim Haddād, sotto la cui presenza e premurosa guida rimase sette lunghi anni nella città santa di Najaf. Per poi tornare sotto suo ordine proprio a Tehran, dove iniziò la propria opera di insegnamento, predicazione e formazione e si mise sotto la guida dello Shaykh Muḥammad Jawād Anṣārī, maestro di tipo ‘uwaysi’, uno spirituale il cui appellativo proviene dal fatto di non aver avuto alcun intermediario (murshid) visibile dal quale essere iniziato. Per altri ventidue anni ‘Allāmeh Tehrānī viaggiò in Iraq, visitando le sue città sante e beneficiando degli insegnamenti di Ḥaddād, il quale a testimonianza dei livelli raggiunti dall’allievo lo onorò del titolo di Sayyid al-Ṭā’ifatayn (Maestro dei due Gruppi, quello pertinente l’essoterico e quello della ṭarīqa o via spirituale), riconoscendolo ufficialmente come suo unico erede spirituale prima di morire nel 1984. Trasferitosi sempre secondo ordine del suo maestro nel 1980 nella città santa di Mashhad, si dedicò all’insegnamento e alla scrittura. Allāmeh Ṭehrāni ‒ la cui prolifica ed enciclopedica opera spazia dalla teologia (Allāh shenāsī) al Corano (Nūr-e malakūt-e Qur’ān), dall’imamologia (Imām shenāsī) all’escatologia (Maʻād shenāsī) per toccare la gnosi islamica e giungere anche ad argomenti di carattere dottrinale, sociale e politico dell’Iran post-rivoluzionario ‒ poco dopo la dipartita dell’amatissimo maestro compilerà l’opera destinata a descriverne dettagliatamente l’alto grado spirituale e il metodo e le pratiche spirituali con le quali formava i suoi discepoli. Nella classe shīʻita degli ‘ulamā’ è stata infatti preservata segretamente una regolare linea di successione da maestro a discepolo che, pur non avendo alle spalle l’organizzazione degli ordini sufi, può essere descritta come una catena iniziatica (silsila) atta a trasmettere oralmente e realizzare la conoscenza dei misteri divini (asrār-e elāhī). Vera essenza dell’esoterismo imamita, questi maestri nascosti ricevono la loro  autorità e garanzia dalla loro relazione con l’Imām del Tempo, solo e autentico depositario della perfezione e la cui compagnia era definita da ‘Allāmeh Ṭabāṭabā’ī stesso come la condizione più importante nel viaggio mistico verso Dio.

A questa occulta catena di trasmissione, risalente anch’essa al Profeta Muḥammad e ai dodici Imām ‒ a cui possono accedere solo un ristretto numero di studenti che oltre ad aver studiato i testi dell’ʻerfān possiedano determinate caratteristiche spirituali ‒ appartenevano sia Ḥaddād che ‘Allāmeh Ṭehrānī e ne è frutto prezioso il Rūḥ-e mojarrad. Strutturata attraverso la descrizione di una serie di viaggi che l’autore compie annualmente in Iraq per visitare il suo maestro (ustād) ‒  il quale risiedeva a Karbalā’, dove faceva l’umile mestiere di fabbro ‒ l’opera inizia proprio con il narrare il loro primo e decisivo incontro, di fronte alla fornace, e termina con la morte di Sayyid Hāshim Ḥaddād.

Ricco di affascinanti aneddoti che ne impreziosiscono la struttura, il testo descrive nel dettaglio il metodo di formazione di questo maestro che non scrisse nessuna opera al di fuori di alcune lettere e il cui capolavoro può venire considerato senza dubbio il suo discepolo ed erede ‘Allāmeh Ṭehrānī. Non vi si cerchino elenchi di miracoli, se non quello di una costante ispirazione dell’ambizione al divino (himma). L’obiettivo ultimo essendo Dio, assoluta assenza di ogni limite, è richiesto al viaggiatore spirituale di rinunciare ai peccati, come ai bisogni mondani del proprio ego (nafs). Liberarsi dall’attaccamento a questo basso mondo (donya) rappresenta solo il primo passo nel processo di pulizia del proprio specchio interiore. Anche gli stessi stati spirituali, le visioni paradisiache e le stazioni mistiche son pur sempre limitate e in quanto tali non rappresentano ancora l’esito della ricerca. Un’autodisciplina (riyāḍah) ferrea, fatta di invocazione (du’ā), ricordo divino (dhikr) e preghiera notturna (ṣalāt al-layl), combattimento spirituale (mujāhadah) come costante vigilanza (murāqabah) ed esame di coscienza (muḥāsabah), risulta necessaria alla realizzazione spirituale tanto quanto il saper accettare e scorgere anche negli ostacoli, nelle frustrazioni e dietro i nemici stessi la mano divina, quella presenza di Dio che è in ogni cosa ed evento. Pena il rimanere prigionieri della dualità, della propria voluntas e imaginatio e impossibilitati a raggiungere l’assoluta incondizionatezza. Indicativo a proposito un passo dell’ḥadīth di ‘Unwān al-Baṣrī, presentato nel testo nella sua completezza e la riflessione costante sul quale costituiva una delle cruciali istruzioni del maestro Qāzī, dove l’Imām al-Ṣādiq afferma: « Se qualcuno vi dice: ‘Se tu osi dire una parola [contro di me] ne sentirai dieci in cambio,’ rispondi dunque, ‘Se dici dieci parole [contro di me], non ne sentirai di ritorno nemmeno una.’ » Per raggiungere un tale stato di spogliazione (tajarrud) è necessario, come afferma l’autore, essere guidati da un maestro spirituale (pīr) che abbia a sua volta realizzato una tale estinzione a tutti i livelli dell’Unità divina, quello dell’Essenza, degli Attributi e delle Azioni. Svaniti i differenti stadi, aspetti e proprietà della propria nafs limitata, sacrificatala, è finalmente Dio che conosce Dio. In tal senso Ḥaddād stesso era ormai solo un vecchio nome in quanto fuori ormai da ogni apparente determinazione (ta’ayyun) di un’esistenza irreale, era approdato attraverso i pazienti consigli del suo maestro Qāzī, a conoscere (maʻrifah) il suo nuovo e vero io, trascendente e di luce. A tale stazione spirituale elevatissima, cui corrispondeva l’estrema modestia dell’uomo Ḥaddād, a una sorta di indicibilità, l’autore riconduce il fatto stesso che in tutta la sua immensa opera restante non ne avesse mai parlato.

Si aggiunga che nel testo è presente un’ampia sezione che, trattando della dottrina akbariana dell’unità dell’esistenza (waḥdat al-wujūd), analizza ampiamente anche la questione del presunto shīʻismo di Ibn ‘Arabī (m. 1240) portando diverse argomentazioni a supporto e contrarie, confrontandole. Degno inoltre di menzione l’ampio rilievo teologico e filosofico dato all’opposizione di coloro che rifiutavano e combattevano una simile via gnostica, in particolare il criticismo di Shaykh Aḥsā’ī (m. 1826) e della scuola shaykhita verso l’erfān, a proposito del quale ritorna centrale la questione della necessità della guida di un maestro spirituale. Questo maestro indispensabile e fondamentale per ‘Allāmeh Ṭehrānī fu certamente rappresentato dalla figura misteriosa e concreta di Sayyid Hāshim Ḥaddād, di cui nel testo vengono riportati gli ammonimenti ‒  così nel campo della legge (sharīʻa), di cui era uno stretto osservante, come in quello del sentiero spirituale (seyr va soluk) ‒  l’esempio di una vita improntata ai valori della cavalleria spirituale (futuwwa) e le sue parole più ispirate. Tanto quando recitava il Corano, parlava dei segreti insiti nei fatti straordinari di Āshūrā, o ripeteva i poemi di ʻUmar Ibn al-Fāriḍ (m. 1235), Jalāl al Dīn Rūmī (m. 1274) e Ḥāfeẓ (m. 1389) ‒ che preziosamente intramezzano il testo del Rūḥ-e mojarrad ‒ in lui riluceva l’esempio di chi ha raggiunto, realizzato con fedele amore (wilāyah) l’assoluto annientamento (fanā’) nell’Essenza (dhāt) dell’Uno (tawḥīd). Nell’insegnamento di Sayyid Hāshim Ḥaddād i termini tawḥwīd, fanā’ e wilāyah risultano identici e sinonimi. Opera straordinaria del misticismo shīʻita contemporaneo del quale ne ritrae diversi protagonisti (awliyā’), porta a noi una tradizione viva e presente di conoscenza ed esercizio spirituale, sulla cui necessità e attualità di insegnamento nei seminari islamici l’autore torna in più passi, e sullo studio e approfondimento della quale si dovrebbe oggi quanto mai riflettere, anche attraverso la figura di un mistico silente come Sayyid Hāshim Ḥaddād.

Tratto da: http://meykhane.altervista.org/QMEY-9_rec_Tiddia-Tehrani__rev_.pdf

Writer : shervin | 0 Comments | Category : Novità , Via Spirituale

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