Quelli che hanno incontrato il Sole

Quelli che hanno incontrato il Sole (aj)

L’ayatullah Shahabuddin Mar’ashi Najafi racconta:

“Non era la prima volta che andavo a piedi da Samarra fino al mausoleo del Nobile Sayyid Muhammad (a) [1] però questa volta era diverso: era notte, una notte buia e calda, la notte del giorno più caldo dell’anno. C’era anche molto vento, un vento rovente che portava con sé la terra del deserto. A stento riuscivo a tenere gli occhi aperti per vedere dove stessi andando. La tempesta di sabbia diventava sempre più forte e mi sbatteva di qua e di là. Ormai ero rimasto senza forze, assetato e affamato, pensavo che la morte fosse vicina e riuscii a malapena a pronunciare i Shahadatayn e poi non capii più niente…

All’improvviso sentii una dolce voce che mi chiamava: “Sayyid! Sayyid! Sayyid!”, sentivo la voce ma non avevo le forze per aprire gli occhi. Poi sentii le labbra rinfrescate da acqua pura, acqua così fresca e dolce che non avevo mai bevuto fino ad allora e che non bevvi mai più!

Quando aprii gli occhi mi resi conto che la mia testa era appoggiata sulle ginocchia di un uomo arabo. Mi guardai intorno: non c’era più la tempesta di sabbia e il tempo era migliorato. Mi alzai per ringraziare l’uomo che mi aveva salvato la vita. Non avevo ancora aperto bocca che mi disse: “Non hai fame?”.

Risposi: “Sì! Sto quasi per morire di fame, Dio ti ha mandato per salvarmi! Non so per quanto tempo ho camminato in questo deserto…”.

Stavo ancora parlando che questo nobile uomo stese una tovaglia per terra, e vi pose alcuni pezzi di pane, che anche se erano del tipo meno costoso, erano molto buoni. Quando fui sazio, mi guardò negli occhi con uno sguardo così profondo che mi donò pace e tranquillità. Anche se era buio e non riuscivo a vedere bene il suo viso, tuttavia percepivo che da lui scaturivano bontà e nobiltà. Incominciammo quindi a parlare, ma non so il perché ero solo io a chiedere e lui a rispondere, inoltre rispondeva così piacevolmente che sentivo di non aver altra scelta che accettare quello che diceva.
Questi sono alcuni dei consigli che mi diede:

-Leggi molto il Corano e sii sicuro che non è stato modificato.

-Poni una pietra di agata su cui siano incisi i nomi dei quattordici Infallibili (A) sotto la lingua del morto.

-Fai del bene ai tuoi genitori e rispettali, sia quando sono in vita, che dopo la loro morte.

-Vai spesso a far visita ai mausolei degli Imam (A), dei loro figli e discendenti, dei sapienti e delle persone probe, rispettali e onorali.

-Rispetta i Sayyid (discendenti del Profeta).

-Non dimenticare la Preghiera della notte (Salat al-Layl).

-Non dimenticare i tasbihat di Fatima Zahra (A).

-Esegui spesso la ziarah dell’imam Husayn (A), sia da vicino che da lontano.

-Impara a memoria il terzo sermone del Nahjul-balaghah e il sermone della nobile Zaynab (A) nel palazzo di Yazid.

Quindi disse amareggiato: “Però come sono dispiaciuto per quei sapienti che si considerano al nostro servizio, ma non compiono queste azioni!”.

Fu allora che gli dissi: “Io sono ancora molto lontano dalla mia destinazione, se sei d’accordo penso sia il caso di incamminarci, a proposito dove siamo?”.

Rispose: “Siamo nella zona di Qudsiah”.

Ribattei: “Allora manca ancora molto alla mia destinazione!”.

Quindi mi chiese: “Perché dove vuoi andare?”.

Risposi: “Al sacro mausoleo di Sayyid Muhammad”.

Allora disse: “Eccoci!”, e mi resi conto che eravamo nel mausoleo di Sayyid Muhammad!

Riflettei un attimo: “Come era possibile che io fossi nella zona di Qudsiah e adesso invece nel mausoleo? Chi è quest’uomo arabo con tutte queste conoscenze? È possibile che egli sia…sia l’imam Mahdi (aj)?!”. Mentre stavo pensando a queste cose, mi diressi verso l’uomo arabo, ma egli non c’era più… [2]

[1] Figlio dell’imam Hadi (A), il suo mausoleo si trova a circa 48 km da Kazimayn.

[2] Hoseyn Saburi, Tasharrofote Mar’ashie, pag.7-12.

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L’imam Mahdi (aj) corregge lo sbaglio dello Shaykh Mufid

Un uomo andò da Shaykh Mufid e gli chiese riguardo a una donna incinta morta, il cui feto però era vivo: “Dobbiamo tirare fuori il bambino o seppellirlo con la madre?”. Shaykh rispose: “Seppellitela col bambino”.

Quindi l’uomo se ne andò, ma durante il tragitto di ritorno gli venne incontro un uomo a cavallo che gli disse: “Shaykh Mufid ha detto di tirare fuori il bambino e seppellire solo la donna”.

L’uomo fece come gli fu detto. Dopo qualche tempo raccontarono a Shaykh Mufid quello che era successo, lo Shaykh ribatté: “Io non mandai nessuno, sicuramente quella persona era l’imam Mahdi (aj). Poiché mi sono pronunciato in modo sbagliato riguardo alle regole religiose, è meglio che non dia più pareri”. Quindi tornò a casa, chiuse la porta e non uscì.

L’imam Mahdi (aj) scrisse una lettera per lo Shaikh: “Per te è obbligatorio pronunciarti riguardo alle regole religiose, io ti aiuterò e starò attento che tu non sbagli”.

Quindi Shaikh Mufid riprese di nuovo a pronunciarsi riguardo alle regole religiose. [1]

[1] Najm al-thaqib

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Un giovedì sera, l’allamah Helli stava andando a fare ziarah alla tomba dell’imam Husayn (a), cavalcava il suo asino con la frusta in mano.

A metà strada si unì un arabo a piedi e incominciarono a parlare. Dopo un po’ che stavano discorrendo, l’Allamah si rese conto che il suo compagno di viaggio era una persona molto sapiente, quindi si misero a dissertare su molti argomenti.

L’Allamah gli chiese molte delle questioni che gli erano rimaste irrisolte e l’uomo rispondeva a tutte le sue domande. A un certo punto l’uomo diede la sua fatwa riguardo a un certo argomento, ma l’Allamah la rifiutò, dicendo: “Non abbiamo nessun hadith riguardo a questa fatwa”.

L’uomo rispose che l’hadith si trovava nel tal libro, alla tal pagina, nella tal riga.

L’Allamah rimase molto sorpreso e si chiese chi fosse quest’uomo, perciò gli chiese: “Durante l’occultamento dell’imam Mahdi (aj), è possibile incontrarlo?”.

In quel momento la frusta cadde dalle mani dell’Allamah e il nobile uomo si piegò per raccoglierla e mettergliela in mano, quindi gli disse: “Com’è possibile non incontrarlo quando la sua mano è nelle tue?!”.

Quindi l’Allamah involontariamente scese per baciare i piedi del Nobile Imam (aj) e svenne. Quando si riprese non vide più nessuno, tornò a casa e andò a consultare il libro di cui gli aveva parlato l’Imam (aj) e trovò l’hadith esattamente nella pagina e riga che gli aveva detto.[1]

[1] Qisasul-’ulama’

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Uno degli insegnanti dell’allamah Helli non era un seguace dell’Ahl-ul-Bayt (a) e aveva scritto un libro sulla Shi’a che leggeva alla gente. Egli non dava questo libro a nessuno per timore che i sapienti sciiti potessero ribattere le sue critiche.

L’Allamah era alla ricerca di un modo per impossessarsi di questo libro e approfittò del profondo affetto che lo legava al suo insegnante per pregarlo di concedergli il libro. Il suo insegnante, non volendo rifiutare, gli rispose che aveva giurato di non lasciare questo libro in mano a nessuno per più di una notte.

L’Allamah accettò e si portò il libro a casa dove incominciò a copiarlo. Purtroppo, passata la mezzanotte, si addormentò, quindi si presentò l’imam Mahdi (aj) e gli disse: “Dammi il libro e tu riposa”.

Quando l’Allamah si svegliò vide che il libro era stato miracolosamente copiato.[1]

[1] Majalisul-mu’minin

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Dopo la morte dell’ayatullah Hajj Shaykh Muhammad Hasan, Sahibul-Jawahir, marja’ (principale fonte nella giurisprudenza) del tempo degli sciiti, la gente si rivolse a Shaykh Ansari, chiedendogli una Risalah al-’Amaliyyah (trattato che raccoglie i pareri giuridici del giurisperito su vari argomenti). Egli ripose: “Poiché c’è Sayyidul-’ulama Mazandarani, che è più sapiente di me e vive a Babol, io non posso dare una Risalah al-’Amaliyyah e non lo farò”.

Perciò egli stesso scrisse una lettera a Sayyidul-’ulama Mazandarani, chiedendogli di trasferirsi a Najaf e assumersi la responsabilità di guidare la Hawzah ‘Ilmiyyah.

Sayyidul-’ulama Mazandarani rispose scrivendo: “È vero che quando mi trovavo a Najaf e discutevamo di Fiqh, io ero più sapiente di te, però ora mi trovo a Babol da molto tempo e ho abbandonato le discussioni scientifiche, quindi ti considero più sapiente di me e devi essere tu il marja’ degli sciiti”.

In ogni caso, Shaykh Ansari disse: “Io non sono sicuro di essere degno di tale ruolo, accetterò solo se l’imam Mahdi (aj) mi accorderà il permesso”.

Un giorno un uomo molto nobile si presentò nella sua classe e Shaykh Ansari lo accolse con rispetto. Egli, in presenza degli allievi dello Shaykh, gli chiese: “Come deve comportarsi una donna nel caso in cui suo marito venga trasformato in altro che un essere umano?”.

Lo Shaykh rispose: “Poiché nei libri questo argomento non viene trattato, io non sono in grado di rispondere”.

Il nobile uomo insisté: “Ora, mettiamo che un tale fatto accada, la donna cosa deve fare?”.

Egli rispose: “Secondo me, se viene trasformato in un animale, la donna deve rispettare l’iddah (cioè non sposarsi per un determinato periodo di tempo) del divorzio poiché l’uomo è ancora vivo e ha un’anima; se invece viene trasformato in un vegetale, deve rispettare l’iddah come vedova poiché l’uomo è in realtà morto”.

Quindi l’uomo disse tre volte: “Tu sei il mujtahid!”, e se ne andò.

Shaykh Ansari comprese che quest’uomo era l’imam Mahdi (aj) e gli aveva così dato il permesso per essere marja’.[1]

[1] Ghonjineye daneshmandan

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Uno degli allievi di Shaykh Ansari racconta: “Ero a Karbalà, e nel cuore della notte uscii di casa. Le strade erano infangate e buie e avevo portato con me una lanterna.

Da lontano vidi un uomo e avvicinandomi mi resi conto che era Shaykh Ansari.

Mi chiesi dove stesse andando a quell’ora della notte. Temevo che qualcuno potesse fargli del male, così lo seguii.

Egli proseguì la sua strada fino a quando giunse a una casa, si fermò e recitò la Ziarah del venerdì con particolare attenzione, quindi entrò nella casa.

Io non potevo più vedere cosa stesse succedendo, però sentivo la voce dello Shaykh che parlava con qualcuno.

Un’ora più tardi mi recai al mausoleo dell’imam Husayn (a), dove incontrai lo Shaykh.

Gli chiesi cosa fosse accaduto quella notte, e dopo aver insistito molto, mi disse: «A volte mi viene concesso il permesso d’incontrare l’imam Mahdi (aj), quindi mi reco in quella casa (che tu non troverai), recito la Ziarah del venerdì, e, se mi viene dato il permesso, incontro l’Imam (aj) e gli sottopongo le questioni a cui cerco una risposta».

Dopodiché Shaykh Ansari mi fece promettere che finché era vivo, non avrei raccontato questo fatto a nessuno”.[1]

[1] Malaqat ba emame Zaman (aj)

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Nell’anno 339 dell’Egira un gruppo della setta sciita dei Qaramitah si recò alla Mecca per collocare la Pietra Nera al suo posto. Shaykh Ja’far ibn Quluwieh voleva andare alla Mecca per assistere a questo importante evento e incontrare l’imam Mahdi (aj) poiché sapeva che, secondo gli hadith, solo un’Infallibile (a) può porre la Pietra Nera al suo posto.

Quando arrivò a Baghdad si ammalò e non poté continuare il viaggio. Quindi incaricò qualcun altro di fare l’hajj al suo posto, scrisse una lettera, la timbrò e la diede a questa persona dicendo: “Dai questa lettera a colui che porrà la Pietra Nera al suo posto”. In questa lettera chiese all’imam Mahdi (aj) quanti anni avrebbe vissuto e se sarebbe guarito da questa malattia.

L’uomo incaricato dallo Shaykh racconta: «Io entrai alla Mecca e pagai uno dei servitori della Ka’bah affinché potessi avvicinarmi e vedere chi avrebbe sistemato la Pietra Nera al suo posto. Chiunque si avvicinasse per mettere la Pietra al suo posto, non ci riusciva, fino a quando non arrivò un uomo con un viso splendente che riuscì a porla al suo posto e poi si allontanò.

Io lo seguii, facendomi strada con fatica tra la gente, finché riuscii a raggiungerlo ed egli mi disse: “Dammi ciò che ti è stato consegnato”. Gli diedi la lettera e senza leggerla mi disse: “Digli di non temere, vivrà ancora per trent’anni”. All’improvviso mi misi a piangere e non potei muovermi, l’uomo se ne andò e, come aveva previsto, Ibn Quluwieh visse ancora per trent’anni».[1]

[1] Fawa’id al-radhawiyyah

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Al-Shahid al-Thani era in viaggio con una carovana e a un certo punto si fermarono vicino a una moschea dove erano sepolti alcuni Profeti (a). Al-Shahid voleva entrare nella moschea, ma questa era chiusa con un lucchetto. Miracolosamente egli riuscì ad aprirlo, entrò ed incominciò a pregare e compiere dua. Era talmente concentrato nell’adorazione che non si accorse della partenza della carovana e rimase lì da solo.

Quando si rese conto di ciò che era successo, s’ incamminò per raggiungere la carovana. Era ormai stanco e non riusciva a vedere la carovana nemmeno da lontano.

All’improvviso vide avvicinarsi un uomo a cavallo di un mulo che lo invitò a salire.

Al-Shahid montò sul mulo e a una velocità incredibile raggiunsero la carovana.

Al-Shahid racconta: “Dopo lo cercai, ma non lo vidi più e mai lo avevo visto prima di allora”.[1]

[1] Najm al-thaqib

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Moqaddas Ardabili aveva un allievo molto virtuoso e sapiente che si chiamava Mir ‘Allam.

Questo suo allievo racconta: «Una notte, dopo aver finito di studiare, uscii e mi accorsi che un uomo si stava dirigendo verso il mausoleo dell’imam Alì (a). Pensai che fosse un ladro, perciò mi avvicinai senza che egli s’accorgesse della mia presenza. Egli si avvicinò al mausoleo dell’Imam (a), quindi vidi che la prima porta e in seguito la seconda e la terza si aprirono. L’uomo porse il suo saluto all’Imam (a) e ricevette risposta, quindi incominciò a parlare di questioni religiose con l’Imam (a). Quando sentii la sua voce, capii che era il mio maestro Moqaddas Ardabili. In seguito egli uscì dal mausoleo e si diresse verso Kufa mentre io continuavo a seguirlo. Giunto alla moschea di Kufa, lo sentii parlare con un’altra persona riguardo agli stessi argomenti.

Uscito dalla moschea, lo chiamai: “Signore mio! Io ti ho seguito per tutta la notte, ti prego, dimmi chi erano le persone con cui hai parlato”.

Egli mi fece promettere che non avrei raccontato questo suo segreto a nessuno finché era in vita. Quindi mi disse: “A volte ho problemi a risolvere alcune questioni religiose, perciò di notte mi reco presso la tomba del Principe dei Credenti (a), con cui ne discuto e lui mi risponde. Stanotte l’imam Alì (a) mi ha mandato dall’imam Mahdi (aj), dicendomi che egli si trovava presso la moschea di Kufa e di chiedere a lui riguardo a questa questione”».[1]

Esiste anche un’altra versione di questa vicenda, leggermente diversa.

[1] Bihar al-anwar

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Il grande sapiente Mulla Zaynulabidin Salmasi racconta: «Un giorno stavo partecipando a una delle lezioni dell’allamah Tabatabai Bahrululum a Najaf. Quando la lezione finì, uno degli astanti chiese all’Allamah di narrare una delle sue esperienze gnostiche. Allora Sayyid Bahrululum raccontò: -Alcune notti fa mi recai alla moschea di Kufa per recitare la preghiera meritoria della notte. Allorché uscii dalla moschea, volevo tornare a Najaf, ma inaspettatamente sentii il bisogno di andare alla moschea di Sahlah, però ero preoccupato di non arrivare in tempo a Najaf per le lezioni del mattino.

Ero ancora in dubbio quando improvvisamente arrivò una tempesta di sabbia che mi guidò fino alla moschea di Sahlah; entrai e vidi che non c’era nessuno tranne un nobile uomo dedito a suppliche che facevano piangere gli occhi e il cuore di chi le ascoltava. Sentii che mi tremavano le ginocchia nel sentire queste parole e frasi commoventi, che mai avevo sentito prima d’allora. Incominciai a piangere e rimasi lì fino a quando le sue suppliche finirono. L’uomo si accorse della mia presenza e mi disse di avvicinarmi. Io avanzai di qualche passo. Mi disse di avvicinarmi ancora di più. Feci qualche altro passo, di nuovo mi ripeté lo stesso ordine dicendo: “L’educazione richiede che gli ordini vengano rispettati”. Allora gli andai così vicino che la mia mano poteva toccarlo e la sua poteva toccare me, quindi egli (aj) incominciò a parlarmi».[1]

[1] Najm al-thaqib

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Mirza Abolqasem Qomi racconta: «Io e l’allamah Bahrululum partecipavamo alle lezioni di Baqer Behbahani e quando studiavamo insieme, ero io a spiegargli le lezioni. In seguito mi trasferii in Iran e, dopo un po’ di tempo, venni a sapere che Sayyid Bahrululum era considerato da tutti un grande sapiente. Questo mi sorprese, poiché durante i nostri studi insieme aveva dimostrato di non essere molto brillante.

Durante un viaggio in Iraq incontrai Sayyid Bahrululum e mi resi conto che era davvero un mare di sapienza (Bahrululum), per questo motivo gli chiesi come avesse raggiunto tale livello di conoscenza. Egli mi rispose: “La risposta di quello che mi chiedi è un segreto, però te lo rivelerò, a patto che, fino a quando sono vivo, non lo dica a nessuno”. Io accettai, quindi mi disse: “Una notte andai alla moschea di Kufa e vidi il mio signore, l’imam Mahdi (aj) che recitava una preghiera. Lo salutai ed egli mi rispose e mi ordinò di avvicinarmi, io feci qualche passo, mi ordinò di andare più vicino, mi avvicinai ancora, di nuovo mi ordinò di avvicinarmi. Allora mi abbracciò e ciò che Dio volle si trasferì nel mio petto”».[1]

[1] Najm al-thaqib     

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Il nobile sapiente Mirza Qomi racconta: «Stavamo recitando la preghiera con l’allamah Bahrululum nel mausoleo degli imam Hadi e imam Hasan Askari (a). Finito di recitare la testimonianza della seconda rakah, l’Allamah stava per alzarsi quando si fermò un attimo. Quando la preghiera terminò, tutti eravamo sorpresi dell’accaduto, però nessuno aveva il coraggio di chiedergli il perché. Tornati a casa, uno dei sayyid mi pregò di domandare all’Allamah il motivo per cui si era fermato un attimo durante la preghiera, ma io mi rifiutai. L’Allamah si rese conto che stavamo discutendo e mi chiese: “Di cosa state parlando?”. Allora risposi: “Volevamo sapere perché durante la preghiera ti sei fermato per un attimo”. L’Allamah spiegò: “L’imam Mahdi (aj) era entrato nel mausoleo per rivolgere il saluto al suo nobile padre: è nel vedere il suo viso luminoso che mi sono fermato un attimo”».[1]

[1] Najm al-thaqib

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Il nobile sapiente Molla Salmasi accompagnò l’allamah Bahrululum alla Mecca. Riguardo a questo viaggio racconta: «Nonostante fossimo all’estero e lontano dalla famiglia, l’Allamah prestava il suo denaro a chi ne avesse bisogno, senza temere che potesse terminare. Alla fine restammo senza denaro e io lo feci presente all’Allamah. Egli non disse niente.

Era sua abitudine compiere il tawaf la mattina, poi si ritirava nella sua stanza e quindi impartiva lezioni ai suoi allievi in un’altra stanza.

Quel giorno, dopo essere tornato dal tawaf, si recò nella sua stanza; qualcuno bussò alla porta, egli stesso andò ad aprirla. Un nobile uomo arabo entrò ed entrambi si recarono nella stanza dell’Allamah. L’uomo rimase per un po’, parlarono insieme, quindi si alzò per congedarsi. L’Allamah lo accompagnò fino alla porta, gli baciò la mano e l’uomo uscì.

L’Allamah mi diede una lettera consegnatagli dal nobile arabo, dicendo: “Questa lettera è per un uomo che ha un negozio vicino al colle Safa, vai da lui e fatti dare quello che c’è scritto in questa lettera”. Io andai da quest’uomo. Quando gli porsi la lettera, egli la baciò e mi disse: “Porta alcuni operai”.

Tornai con quattro operai e l’uomo ci diede rial francesi della quantità che questi operai potevano portare, quindi tornammo a casa.

Dopo un po’ di tempo mi recai di nuovo da quest’uomo, ma quando andai in quel luogo, mi resi conto che non c’erano né il negozio, né l’uomo. Chiesi a un passante che mi disse che non c’era mai stata una tal persona in quella zona.»

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Uno dei compagni dell’allamah Bahrululum (dopo la sua morte) raccontò: «Accompagnai l’Allamah in un suo viaggio a Samarra. Eravamo in due stanze separate e io cercavo di fare del mio meglio affinché non gli mancasse nulla.

La sera la gente andava dall’Allamah, però una sera notai che egli preferiva rimanere da solo e si ritirò nella sua stanza prima del solito.

Quella sera non riuscii a dormire e mi alzai per andare a vedere se l’Allamah avesse bisogno di qualcosa. Quando mi avvicinai alla sua stanza, vidi che la luce era accesa però l’Allamah non c’era, allora andai a cercarlo.

Raggiunsi il mausoleo dell’imam Hasan Askari e Hadi (a) ma le porte erano chiuse, perciò mi recai nel luogo in cui si dice sia stato visto l’imam Mahdi (aj) per l’ultima volta. Scesi le scale: si sentivano due persone parlare, ma non capivo cosa dicevano. Erano rimasti pochi scalini, a un certo punto sentii l’Allamah dire: “Sayyid Murtaza! Cosa fai?! Perché sei uscito di casa?!”.

Io mi scusai e quando scesi, vidi che l’Allamah era solo e non vi era traccia di un’altra persona…».[1]

[1] Najm al-thaqib

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L’ayatullah Seyyed Abulhasan Esfahani fu uno dei grandi marja’ che ebbe l’onore sia di incontrare l’imam Mahdi (aj), sia di ricevere una lettera da parte dell’Imam (aj).

Shaykh Mahmud Halabi racconta: «Io ero una delle persone che a volte criticava il modo in cui l’ayatullah Esfahani guidava la comunità sciita, finché non lo incontrai personalmente in Iraq.
Quando andai da lui, gli feci presente le mie critiche e quelle degli altri; egli rispose a tutte le critiche con grande disponibilità, e alla fine mi disse: “Mi è stato ordinato di comportarmi così”.

Gli chiesi: “Chi le dà gli ordini?”.

Rispose: “Chi potrebbe essere?!”.

Ribattei: “Intende l’imam Mahdi (aj)?”, rispose di sì e mi mostrò una lettera, in cui fra le varie cose c’era scritto: ‘Nel nome di Dio Clemente e Misericordioso. Seyyed Abulhasan! Mettiti a disposizione di tutti, siediti fuori dalla tua casa e non chiudere la porta a nessuno. Non porre nessun ostacolo fra te stesso e la gente. Aiuta i miei seguaci che io ti aiuterò, Insha’Allah. al-Mahdi.’

Gli domandai: “Chi le ha dato questa lettera?”.

Disse: “Me la diede Sheykh Mohammad Kufi, uomo virtuoso e persona affidabile”.

Gli chiesi il permesso di copiare la lettera a condizione che fin quando egli fosse stato in vita non l’avrei mostrata a nessuno»[1].

[1] Keramat-e Salehin

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Uno degli eruditi appartenente alla setta degli Zaydiyyah, conosciuto per la sua sapienza viveva nello Yemen e scriveva lettere ai dotti sciiti affinché gli provassero l’esistenza dell’imam Mahdi (aj). Molti risposero alle sue lettere, ma nessuno riuscì a convincerlo; per questo motivo scrisse direttamente al grande marjà l’ayatullah Seyyed Abolhasan Esfahani. Come risposta l’ayatullah Esfahani lo invitò a Najaf ed egli accettò.

Il sapiente zaydita si recò a casa dell’ayatullah Esfahani e incominciarono ad esaminare l’argomento, senza però giungere a una conclusione. Pertanto l’ayatullah Esfahani disse a uno dei suoi servi di prendere una lampada perché voleva condurre i suoi ospiti in un posto.

“Dove?”, chiese il sapiente zaydita.

“Vi porterò in un luogo in cui possiate vedere la sua nobile presenza con i vostri occhi affinché non abbiate più alcun dubbio”.

L’allamah Hajj Seyyed Hasan Mirjahani era presente e racconta: «Quando sentimmo le parole dell’Ayatullah rimanemmo di stucco e ci alzammo per andare con loro, ma l’Ayatullah non ce lo permise. Il giorno dopo incontrai il sapiente zaydita e gli chiesi cosa fosse successo.

Rispose: “Ringrazio Dio che ci ha guidati verso la religione della Famiglia della Rivelazione e della Profezia (a) e ci ha convinti dell’esistenza dell’imam Mahdi (aj). Ora anche noi siamo seguaci della vostra religione e dell’imam del Tempo (aj)”. Continuò: “Ieri notte, andammo con l’ayatullah Esfahani nel luogo conosciuto come Maqam Waliyyilasr (aj). L’Ayatullah eseguì il wudhu e recitò una preghiera, poi una dua. All’improvviso il luogo s’illuminò di una luce molto forte e io svenni”.

Il figlio del sapiente zaydita, che li aveva accompagnati, aggiunse: “Io li stavo aspettando fuori del Maqam, quando improvvisamente sentii mio padre urlare. Corsi verso di lui e vidi che era svenuto. Quando si riprese disse di aver visto l’imam Mahdi (aj)”.

Quando il sapiente zaydita tornò nello Yemen s’impegnò a fondo per diffondere la Shi’a fra i suoi compagni».[1]

[1] Keramat-e Salehin

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L’ayatullah Hajj Shaykh ‘Abdunnabi ‘Araqi racconta: “Quando mi trovavo a Najaf, desideravo sottoporre quattordici questioni che non ero riuscito a risolvere, all’imam Mahdi (aj). Sapevo che in quei giorni a Najaf soggiornava un asceta molto noto, quindi andai da lui e gli chiesi se conosceva un modo per poter incontrare l’Imam (aj). Egli mi disse:‘Vai nel deserto con pura intenzione, dopo aver compiuto il wudhu o il ghusl, vai in una zona isolata e siediti verso la qiblah, quindi recita 70 volte …, e fai la tua richiesta. In seguito, chi verrà da te, sarà la persona che stavi cercando, chiedigli ciò che vuoi sapere’.

Feci come egli aveva detto e quando ebbi finito, un nobile uomo arabo s’avvicinò e mi chiese:‘Mi stavi cercando?’.

Risposi:‘No, non sei tu quello che cercavo’.

Egli se ne andò e all’improvviso mi accorsi di quello che era successo e lo seguii. Entrò in una casa, ma quando vi arrivai io, la porta era chiusa; allora bussai, rispose un uomo che mi chiese cosa volevo. Dissi che volevo parlare con la persona entrata poco prima ed egli mi fece accomodare e vidi l’Imam (aj) seduto in giardino. Ero talmente attratto dalla sua presenza che mi dimenticai cosa volessi veramente chiedergli, così gli posi altre domande e dopo aver ottenuto le sue risposte, me ne andai.
Uscito dalla casa, mi vennero in mente tutte le quattordici questioni che avrei voluto sottoporgli, perciò bussai di nuovo alla porta, ma l’uomo che venne ad aprire mi disse che l’Imam (aj) non c’era, ma che al suo posto vi era il suo rappresentante. Quando entrai vidi che si trattava dell’ayatullah Seyyed Abolhasan Esfahani. Gli esposi le mie questioni e poi tornai a Najaf.

Sorpreso dell’accaduto, quando andai a Najaf mi recai a casa dell’ayatullah Esfahani. Egli vedendomi mi disse: ‘Non ho forse già risposto alle tue domande?’.

Confermai, però gliele posi di nuovo, ed egli mi rispose di nuovo nello stesso modo. Ciò mi permise di comprendere l’elevata posizione in cui si trovava l’ayatullah Esfahani e il suo stretto rapporto con l’Imam (aj)”.[1]

[1] Keramat-e Salehin

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Hajj Sheykh Hasanali Nokhodaki racconta: «Mi dedicai un anno intero a rituali particolari perché volevo incontrare l’imam Mahdi (aj) e chiedergli di darmi un po’ di capitale da investire.

Trascorso un anno, una notte mi venne rivelato di farmi trovare il giorno dopo nel bazar dei venditori di meloni di Isfahan. Il giorno successivo andai al bazar e mi resi conto che l’Imam (aj) era seduto vicino a uno dei venditori più poveri. Mi avvicinai e lo salutai. Dopo aver risposto al mio saluto mi domandò cosa volessi. Gli chiesi un po’ di capitale ed egli mi donò una moneta di scarso valore. Specificai che era per investirlo. Allora non mi diede nemmeno la moneta e capii che non ero ancora degno del suo aiuto.

Mi dedicai un altro anno ai rituali. A volte andavo dal venditore presso cui avevo trovato l’Imam (a) e lo aiutavo. Un giorno gli chiesi se conosceva la tal persona che era seduta vicino a lui quel giorno e mi rispose: “Non la conosco, ma è una persona molto brava. A volte viene qua e si siede con me, siamo diventati amici. Inoltre se ho difficoltà economiche mi aiuta”.

Finito anche il secondo anno, mi fu concesso di nuovo il permesso di incontrare l’Imam (aj), e mi recai nello stesso posto della volta precedente. Egli mi diede di nuovo la stessa moneta, la presi e lo ringraziai. Con quella moneta comprai alcune basi su cui incidere timbri che poi vendevo nel bazar. Passavano gli anni e le basi non finivano mai!».[1]

[1] Shammeyi az keramate sheykh Hasanali Nokhodaki

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Seyyed Morteza Hosseyni racconta: «Il giovedì sera era nostra abitudine andare con Hajj Sheykh Mohammad Taqi Bafqi alla moschea di Jamkaran. Una di quelle sere aveva nevicato molto, io ero seduto in casa e all’improvviso mi ricordai che era giovedì. A quel tempo la strada da Qom a Jamkaran non era facilmente transitabile, soprattutto a piedi e con la neve, perciò pensai che probabilmente l’ayatullah Bafqi quella sera non sarebbe andato a Jamkaran. Nonostante ciò non ero tranquillo, quindi andai a casa sua, ma non c’era. Incontrai un conoscente che mi disse di aver visto l’ayatullah Bafqi con un gruppo di studenti dirigersi verso Jamkaran qualche ora prima e che probabilmente adesso erano quasi arrivati.

Non avevo altra scelta che tornare a casa, anche se ero molto preoccupato. In ogni caso mi addormentai e sognai l’imam Mahdi (aj) venire a casa mia e chiedermi: “Seyyed Morteza! Perché sei preoccupato?”. Gli risposi: “Signore mio! Sono preoccupato per Hajj Sheykh Mohammad Taqi Bafqi, poiché stasera è andato alla moschea di Jamkaran e non so in quali condizioni si trovi”.

Egli disse: “Pensi che io sia lontano da lui? Proprio poche ore fa sono stato da lui e gli ho portato il necessario”.

Il giorno dopo incontrai uno degli studenti che era andato alla moschea con l’ayatullah Bafqi e gli chiesi cosa fosse successo.

Raccontò: “Ieri sera ci dirigemmo con l’ayatullah Bafqi verso la moschea e miracolosamente era come se non avesse mai nevicato e la terra fosse asciutta. Arrivammo anche molto presto, però non c’era nessuno e faceva molto freddo e noi non sapevamo cosa fare. All’improvviso un seyyed entrò nella moschea e disse all’ayatullah Bafqi: ‘Volete che vi porti delle coperte e un po’ di legna?’. Egli accettò e il seyyed dopo non molto tempo ci portò quello che ci serviva e se ne andò. Ci chiedemmo da dove si fosse procurato le coperte e la legna poiché il villaggio più vicino era molto distante ed era impossibile che ci avesse messo così poco ad andare e tornare”.

Io gli raccontai il mio sogno e capimmo che l’Imam (aj) non abbandona mai i suoi compagni e li aiuta».[1]

[1] Ketab-e masjed-e Jamkaran

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Il fratello di Hajj Sheykh Mohammad Taqi Bafqi riferisce che suo fratello gli raccontò: «Avevo intenzione di andare da Najaf alla sacra città di Mashhad [a quel tempo si viaggiava a piedi o con mezzi come il cavallo o l’asino e i viaggi di tale distanza duravano dei mesi]. Era inverno e dovevo attraversare molte montagne. Un giorno era quasi sera, faceva molto freddo ed ero arrivato a un rifugio. La mia intenzione era quella di passarvi la notte, però quando entrai mi resi conto che c’era un gruppo di persone dedito ai giochi d’azzardo e altre attività proibite. Non sapevo cosa fare; da una parte non volevo passare la notte con questa gentaglia e d’altra parte all’esterno faceva molto freddo. Ero fuori dal rifugio a decidere sul da farsi, quando improvvisamente sentii una voce chiamarmi. Mi diressi verso la direzione da cui veniva la voce, e vidi un nobiluomo era seduto sotto un albero verde. Mi avvicinai, mi salutò e mi disse: “Mohammad Taqi quello non è un posto per te”. Andai sotto l’albero e mi resi conto che in quel posto non faceva così freddo e si poteva tranquillamente riposare e nonostante la terra tutt’intorno fosse piena di neve, sotto l’albero era asciutta.

Capii che quel nobiluomo non poteva essere altri che l’imam Mahdi (aj), così la mattina gli chiesi il permesso di accompagnarlo e di essere al suo servizio, ma egli non accettò. Allora gli domandai quando l’avrei rivisto, egli rispose: “In questo viaggio ti incontrerò altre due volte, la prima a Qom e la seconda vicino a Sabzewar”.

Quando arrivai a Qom, vi rimasi tre giorni, ma non incontrai l’Imam (aj); nonostante non riuscissi a capirne il motivo, proseguii il viaggio. Dopo un mese arrivai a Sabzewar e stavo pensando che a Qom non ero riuscito a incontrare l’Imam (aj) e anche qua non l’avevo ancora visto, quando sentii il rumore degli zoccoli di un cavallo avvicinarsi, mi girai e vidi l’Imam (aj) in groppa a un cavallo.

Allora gli chiesi come mai non avevo avuto l’onore di incontrarlo a Qom, nonostante egli l’avesse promesso.

Egli rispose: “Mohammad Taqi! Io sono venuto da te alla tal ora del tal giorno, tu stavi uscendo dal mausoleo di mia zia Fatimah Ma’sumah (sa), una donna ti ha posto una domanda, tu hai abbassato la testa per risponderle, io ero accanto a te, ma tu non ti sei accorto della mia presenza, quindi me ne sono andato”».[1]

[1] Ghonjineye daneshmandan

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L’ayatullah Seyyed Mohammad Reza Golpayegani racconta: «Ai tempi dell’Ayatullah Hajj Sheykh Abdulkarim Ha’eri, nella hawzah di Qom si erano riuniti quattrocento studenti di religione. Hajj Sheykh Mohammad Taqi Bafqi si occupava di distribuire il shahrieh [cioè il denaro che mensilmente viene dato agli studenti di religione] da parte dell’ayatullah Ha’eri. Gli studenti però avevano richiesto che venisse dato a ognuno di loro un ’aba [il caratteristico mantello dei religiosi] adatto per l’inverno.

Sheykh Bafqi riferì la richiesta degli studenti all’ayatullah Ha’eri ed egli disse: “Come facciamo a procurarci quattrocento ’aba?”.

Sheykh Bafqi rispose: “Li prendiamo dall’imam Mahdi (aj). Me ne occuperò io stesso Insha’Allah”.

Quindi il giovedì sera andò alla moschea di Jamkaran e il venerdì disse all’ayatullah Ha’eri: “L’Imam (aj) ha promesso che domani ci procurerà quattrocento ’aba”.

Il giorno dopo venne un mercante che distribuì quattrocento ’aba tra gli studenti».[1]

[1] Gonjineye daneshmandan

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L’ayatullah Najafi Mar’ashi raccontò: «Quando abitavo a Samarra, trascorrevo alcune notti nel al-sirdab al-muqaddas. Una notte sentii un rumore di passi che si avvicinavano. Nonostante la porta fosse chiusa ero spaventato poiché alcuni dei nemici dell’Ahlulbayt (a) volevano uccidermi.

Quindi sentii una gradevole voce salutare e dire il mio nome. Risposi e gli chiesi chi fosse. Rispose: “Il figlio di uno dei tuoi zii [l’ayatullah era sayyid, discendente del Profeta]”.

Allora gli chiesi come fosse entrato, poiché la porta era chiusa e rispose: “Dio ha potere su tutto”.

Gli domandai di dove fosse: “dell’Hijaz” ribatté.

In seguito egli mi chiese perché fossi venuto lì di notte e gli dissi che avevo delle richieste da fare. Disse: “Sono state esaudite”.

Allora mi fece alcune raccomandazioni: la preghiera comunitaria, lo studio del fiqh, della scienza degli hadith e del tafsir (esegesi del Sacro Corano). Raccomandò di mantenere i contatti con i famigliari, di rispettare i diritti degli insegnati, di leggere e imparare a memoria il Nahjul-balaghah e le dua della Sahifah al-sajjadiyyah.

Gli chiesi di pregare per me, quindi alzò le mani al cielo e recitò: “O Dio, in nome del Tuo Profeta (s) e della sua Famiglia (a), fai che questo Sayyid abbia successo nel servire la religione, che possa assaggiare la dolcezza delle suppliche, che possa essere amato dalla gente, proteggilo dal male e dagli intrighi dei diavoli, in particolare la gelosia”.

Infine mi regalò un po’ di pura terra del luogo di sepoltura dell’imam Husayn (a) e un anello di agata».

Tratto da: www.aspettandoilsole.org

Writer : shervin | 0 Comments | Category : Mahdaviyyah

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