Preghiera e umiltà (Y.Alawi Bonaud)

Preghiera e umiltà

Yahya Alawi Bonaud

Che la Pace sia con te quando tu preghi e implori;

che la Pace sia con te quando ti inchini e ti prosterni.”

{Saluto all’Imam Mahdi (aj)  nella zyarat Ahl Ya Sin}

 

Nel Nome di Allah, il Clemente, il Misericordioso

In un versetto del Sacro Corano Allah (SwT) dice:

“Cercate aiuto nella pazienza e nella preghiera, in verità essa è gravosa, ma non per gli umili” (Sura al-Baqara, 2:45).

I commentatori del Sacro Corano affermano che in questo versetto la pazienza indica il digiuno, ma è tuttavia della sola preghiera giornaliera che viene detto che è “gravosa, ma non per gli umili”.

La Preghiera giornaliera, prescritta cinque volte al giorno e non una volta all’anno, scandisce tutta l’esistenza dell’essere umano e la sottomissione a questo ritmo, per chiunque non sia umilmente sottomesso ad Allah, non può che essere difficile, ardua e dolorosa.

La Preghiera giornaliera è proprio la caratteristica di colui che è sottomesso, e i Puri Imam dell’Ahl ul-Bayt (as) ci dicono che questa caratteristica è il limite tra la fede e la miscredenza e che colui che la abbandona merita di essere detto miscredente.

Interrogato sulla ragione di ciò e perché egli non disse lo stesso per dei fatti apparentemente più gravi, come l’adulterio, l’Imam As-Sadiq (as) rispose che qualsiasi peccato viene commesso per avere ceduto ad una passione e ad una tentazione, mentre l’abbandono della preghiera non è dovuto né ad una passione né ad una tentazione, ma solamente ad una irriverenza verso Allah e a un disprezzo per le Sue prescrizioni.

Per coloro che sono umili, invece, la Preghiera appare come un fiume che passa innanzi alla loro porta, e nel quale essi possono, cinque volte al giorno, disfarsi delle impurità che li sporcano.

E’ grazie ad essa che, rivolgendo virtualmente il viso verso la Mecca, essi imparano a non deviare il loro cuore da Allah.

E’ con essa, ancora, che inchinandosi e  prosternandosi, essi fondono il loro cuore in una sottomissione riservata al Signore dei Mondi.

E’ sempre grazie ad essa che, rialzando la testa da questa inclinazione e prosternazione, essi comprendono che nell’asservimento risiede la signoria e che, per la loro sottomissione, Allah li renderà più elevati e liberi.

E’ durante la Preghiera che loro ricordano

“E’ Te che noi serviamo ed è da Te che noi cerchiamo aiuto” (Sacro Corano, Sura al-Fatiĥa, 1:5)

Ed è sempre durante la preghiera che ripetono “è grazie alla potenza e alla forza di Allah che io mi alzo e poi mi seggo”.

E’ ancora la Preghiera che imprime nel loro cuore “io testimonio che non c’è altra divinità eccetto Allah, Unico e senza associati”.

E’ grazie ai gesti e alle parole della Preghiera, non solamente imparandoli, che si riesce a percorrere tutta la strada che conduce ad Allah, ed è per questo motivo che il Profeta (S) disse: “La Preghiera è l’Ascensione (Miraj) del credente”.

Fai, o mio Dio, che con modestia io appaia affabile ai loro occhi

{Invocazione dell’Imam as-Sajjad(as) per i suoi amici e i suoi vicini}

Il fatto che la Preghiera giornaliera sia “gravosa, ma non per gli umili”, mostra che l’umiltà è la prima condizione per un’autentica Preghiera.

Quindi se nel tempo non si acquisirà umiltà, l’atto della Preghiera rimarrà solo un atto formale, non una reale Preghiera ad Allah.

“L’infatuazione e la sufficienza, scrisse l’Imam Khomeyni a sua nuora, vengono da un’ignoranza estrema, dalla nostra assoluta incapacità e dall’immensità del Creatore. Se si riflettesse anche solo un poco sull’immensità della creazione – nella misura in cui l’umanità è giunta fino ad ora, con tutti i progressi della scienza, a conoscerne una piccolissima parte – si prenderebbe coscienza della propria nullità e di quella di tutti i sistemi solari e di tutte le galassie, si comprenderebbe un po’ di più l’immensità del Creatore, si avrebbe vergogna della propria infatuazione, del proprio egoismo, della propria sufficienza, e ci si sentirebbe molto ignoranti e piccoli”.

La cosa pare così evidente e semplice che ci si domanda come  si può solamente non essere umili e modesti. E’ che, molto semplicemente, la nostra comprensione è accecata ed ostruita dal nostro “ego”, questo “io” onnipresente che, se non ce se ne sbarazza, si impone al nostro spirito, lo domina, l’annebbia e prende anche il sopravvento su ciò che si ha ben compreso e che la nostra intelligenza ha ben realizzato.

“Il più pericoloso di tutti i tuoi nemici – disse il Profeta (S) – è il tuo “io” (Nafs) che si trova tra i tuoi fianchi”(1)

e il poeta Rumi gli fece eco dicendo: “La madre degli idoli è quella del vostro ‘io’”.

“Di tutti gli idoli, commenta l’Imam Khomeyni, è quello che l’uomo afferra di più, al quale porta più attenzione, e finché egli non ha distrutto questo idolo, non potrà divenire “divino”. Egli non può avere nello stesso tempo l’idolo e Allah, non può avere nello stesso tempo “egoismo” e “divinità”. Fintanto che noi non ci imponiamo (…) di sbarazzarci di questo idolo e ritornare verso Allah l’Altissimo, sia Lui benedetto, (…) noi siamo in realtà degli idolatri, anche se in apparenza noi adoriamo Allah.

A parole noi diciamo “Allah”, ma nel nostro cuore abbiamo noi stessi. Sia quando vogliamo Allah che quando non lo vogliamo, è per noi stessi, per il nostro Nafs! A parole, noi ci mettiamo in piedi e recitiamo la Preghiera giornaliera dicendo: “E’ Te che noi cerchiamo ed è da Te che noi cerchiamo aiuto”, ma in realtà il nostro scopo è servire l’”io”, dal momento che l’attenzione è per se stessi, che dappertutto c’è me stesso, che io voglio tutto per me stesso…” (2)

 

NOTE

(1) Amidi, Ghirar al-hikam, pag 234 (h. 8646, variante).

(2) Imam Khomeyni, Tafsir sure –ye hamd, pag 30. Tradotto in italiano col titolo: “Commento alla Sura al-Hamd”.

 

Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte

Writer : shervin | 0 Comments | Category : Novità , Via Spirituale

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