Novità editoriale: N.H. Di Cola “La Cupola d’Oro. Viaggio in Iraq sulla via dei Martiri”

Novità editoriale: N.H. Di Cola “La Cupola d’Oro. Viaggio in Iraq sulla via dei Martiri”

Il pellegrinaggio di ‘Arba’īn in Iraq, annoverato tra i più grandi raduni spirituali della storia e classificato dall’UNESCO nel 2019 come Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, vede ogni anno la partecipazione di diverse decine di milioni di persone provenienti da tutto il mondo.. Il quarantesimo giorno dopo l’anniversario del martirio dell’Imam Husayn (626-680 d.C.), il nipote del Profeta Muhammad, milioni di musulmani sciiti – ma non solo – sfociano a Karbala per far visita alla tomba dell’Imam martire. Sebbene non sostituisca affatto il Pellegrinaggio Rituale (Hajj) alla Mecca, la visita alla tomba o al mausoleo di un Imam, in particolar modo dell’Imam Husayn, viene enfatizzata e raccomandata nella tradizione sciita. E l’esperienza che i pellegrini vivono in Iraq durante il periodo di ‘Arba’īn non ha pari in tutto il mondo: lungo la via tra Najaf e Karbala, gli iracheni si pongono a completa disposizione dei viaggiatori, offrendo loro cibo, bevande, ristoro, trasporti, ospitalità, tutto in maniera completamente gratuita.

“La Cupola d’Oro. Viaggio in Iraq sulla via dei Martiri” è il racconto di questa esperienza, vissuta in prima persona dall’autore, che è anche narratore e personaggio, il quale riporta in questo diario di viaggio il suo pellegrinaggio in Iraq da Najaf a Karbala e poi a Samarra, Balad e Kāzimiyya, fornendo al lettore un punto di vista inedito sull’evento: quello di un italiano.

Si dice che, come mi è stato ripetuto fino al giorno stesso della mia partenza, nella vita di un uomo esista un ‘prima’ e un ‘dopo’ il pellegrinaggio di ‘Arba’īn. Qualche settimana fa ritenevo che una simile affermazione fosse quantomeno esagerata, mentre oggi sono convinto che sia riduttiva.

Guardare il mondo e i suoi abitanti con gli stessi occhi di prima diviene un’impresa pressoché impossibile e che, comunque, nessuno dei pellegrini desidera sperimentare ancora. In Iraq ho conosciuto una bellezza che credevo estinta, o perfino solo raccontata nelle storie più fantasiose: la bellezza dell’uomo. Un uomo che, per fede in Dio, non può che essere luminoso di amore e ricco di bontà. In Iraq ho potuto conoscere un popolo vivo e vivace – a dispetto della sua storia più recente – e ansioso di vitalizzarsi costantemente, perché può esser vero ciò che mi ha detto Bashar, ‘Iraq no good’, ma ritengo che sia altrettanto vero quel che io gli ho risposto: ‘Iraqis more good’. L’Iraq è un Paese in ginocchio, che sarebbe steso come un cadavere se non ci fosse un popolo tanto vitale a sorreggerlo.

Vorrei che il mondo intero si caricasse sulle spalle uno zaino con qualche vestito di ricambio, uno spazzolino e poco altro e andasse a saggiare esso stesso la veridicità delle mie parole, riconquistando la speranza nell’umanità che oggi sembra impossibile riesumare. L’invito dell’Imam Husayn, col volere di Dio, non conosce limiti e può raggiungere chiunque, in qualunque angolo del mondo, in qualsiasi momento della sua vita, e sarà sempre il momento giusto”.

 

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Writer : shervin | 0 Comments | Category : Notizie , Novità

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