Il mese di Dio (M.H. Abdekhoda’i)

Il mese di Dio

Hujjatulislam M.H. Abdekhoda’i*

Il volto fulgido del mese di Dio risplende, il mese di Ramadan, il mese del Corano, il mese del digiuno e dell’adorazione di Dio. Milioni di musulmani ne accolgono la venuta a braccia aperte e lo amano. Trascorrono i giorni nel digiuno e la notti si dedicano a fervide e sommesse preghiere.

In quel mese per comandamento divino la vita dei musulmani si trasforma, nell’alimentazione, nel sonno, nei rapporti individuali e sociali e, più importante di tutti, nella condotta etica, nel comportamento e negli atti di adorazione. Le abitazioni dei musulmani assumono un aspetto differente e le città dell’Islam acquistano una maggiore spiritualità.

Il Nobile Profeta dell’Islam (su di lui e sulla sua famiglia la pace e la benedizione di Dio) quando diede per la prima volta ai musulmani la buona novella dell’arrivo del mese di Ramadan disse: “Vi appare con grazia, pietà e misericordia il mese di Dio, il mese che presso Dio è il migliore fra i mesi, i cui giorni sono i migliori fra i giorni, le cui notti sono le migliori fra le notti, le cui ore sono le migliori fra le ore“. Poi disse: “E’ il mese nel quale siete stati chiamati al convito di Dio, in cui avete ricevuto la misericordia divina, i vostri respiri in questo mese divengono lode di Dio, il vostro sonno diviene atto di adorazione, le vostre opere sono gradite da Dio e le vostre preghiere sono esaudite” (1).

Il mese di Ramadan è il mese dell’impegno per migliorarsi (2) e del servigio al prossimo. Come disse il Nobile Profeta: “Aiutate i bisognosi e gli umili, non volgete il pensiero a ciò che vi è stato prescritto come illecito, non prestate ascolto a ciò che è proibito (come la menzogna e la maldicenza), siate generosi con gli orfani affinché essi mostrino generosità ai figli vostri che vi sopravviveranno, pentitevi dei vostri peccati” (3).

Nel mese di Ramadan, secondo i precetti coranici, i musulmani praticano il digiuno durante il giorno e si astengono da determinati atti.

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La filosofia del digiuno

La filosofia del digiuno meriterebbe un lungo discorso. Il digiuno rafforza l’uomo di fronte al peccato e lo rende puro e devoto al cospetto di Dio. Il digiuno ricorda all’uomo i bisognosi e accresce in lui il sentimento di amore per i suoi simili. Inoltre il digiuno è benefico per la salute del corpo, fa meglio comprendere all’uomo il piacere del cibo e lo rende riconoscente verso le grazie di Dio.

Il timore di Dio: il Sacro Corano spiega l’essenza e la filosofia del digiuno attraverso il timore di Dio e l’astinenza recitando:

O voi che credete, vi è prescritto il digiuno come era stato prescritto a coloro che vi hanno preceduto. Possiate divenire timorati” (4).

Come il corpo dell’uomo si trova a fronteggiare svariati microbi e malattie, la sua anima è esposto all’aggressione delle passioni interiori e dei vizi morali. Il corpo che possieda una maggiore forza di resistenza sarà immune rispetto a microbi e malattie. Allo stesso modo l’anima forte di maggiore timore di Dio e devozione sarà maggiormente immune da passioni e vizi morali. In questo senso l’Islam, raccomandando intensamente il devoto timore di Dio, offre all’uomo molti fattori che ne accrescono l’intensità.

Fra i fattori che accrescono la resistenza dell’uomo di fronte al peccato e alla trasgressione vi è il digiuno. Quando l’uomo per alcune ore si astiene dal cibo e da altri atti determinati facendo questo per Dio, trova la forza per resistere ai peccati, e allora non si corrompe con essi, non mente, non pratica la maldicenza, non commette tradimento, eccetera. Quando l’uomo secondo il comandamento divino sopporta per ore la fame, trova la forza per non appropriarsi dei beni altrui. Quando per tutto il giorno in nome di Dio riesce a controllare i propri istinti passionali, anche quelli leciti, trova la forza di astenersi, nei restanti momenti, dalle passioni illecite. Quando nel momento della sete può chiudere la bocca di fronte a buona acqua, trova poi la forza di non prestare la bocca alla menzogna per interesse e di astenersi dall’offendere e ingiuriare il prossimo per ira.

La purezza: il digiuno rende l’uomo più puro ed è esso stesso segno della purezza dell’uomo. La Nobile Fatima Zahra (su di lei la pace), amata figlia dell’Inviato di Dio, a proposito del senso e della filosofia del digiuno disse:

Dio Altissimo ha prescritto il digiuno al fine di rinsaldare la purezza dell’uomo” (5). 

Perché nel digiuno non esiste la dimensione dell’ipocrisia e della finzione e l’uomo per tutto il giorno, anzi, per tutto il mese, pratica l’astinenza per Dio. Per questo motivo, Dio Altissimo, in un hadith del Profeta dell’Islam dice:

Solo per Me è il digiuno e solo Io ne do la ricompensa” (6).

Un individuo che pratica il digiuno e, preso dai morsi della fame, si trovi solo in una stanza vicino ad ogni genere di alimenti e di bevande, pratica l’astinenza e sopporta la fame e la sete solo per Dio. Un giovane appena sposato che nel mese di Ramadan durante il giorno pur trovandosi accanto alla moglie sappia controllare il proprio istinto, si astiene dal piacere solo per Dio. E per tutto il mese di Ramadan durante il giorno rispetta le proibizioni divine.

Lo stato interiore e spirituale che per effetto del digiuno viene suscitato nell’uomo puro è indescrivibile. Nelle ore in cui l’uomo pratica per Dio l’astinenza, con labbro assetato, ventre affamato, sguardo distolto dalla passionalità, orecchio precluso al futile piacere, esistono momenti in cui lo spirito dell’uomo spicca il volo verso la sommità dei cieli e con cuore ricolmo di amore grida a Dio che tutto questo è fatto per Lui e solo per Suo precetto.

L’aiuto ai bisognosi: il digiuno è l’esperienza della fame. Nella vita di ogni individuo il digiuno è testimonianza, anzi, esperienza diretta della povertà e dell’indigenza. E non per un solo giorno, ma per un mese intero. Il digiuno ravviva negli uomini il ricordo degli umili e dei bisognosi, dell’orfano che vive nella povertà e nell’indigenza, dell’anziano bisognoso che non ha la forza di lavorare o è disoccupato, delle genti che hanno subito il colonialismo e le cui ricchezze sono state depredate, dei popoli portati all’indigenza che vivono nelle peggiori condizioni di povertà.

Domandarono all’Imam Husayn (su di lui la pace) perché Dio avesse imposto il digiuno. L’Imam rispose:

 “Affinché il ricco provi la fame e provveda ai bisognosi” (7).

Simili argomenti sono stati tramandati a nome dell’Imam Rida (su di lui la pace) e dell’Imam ‘Askari (su di lui la pace) (8).

Il Nobile Profeta raccomandò ai musulmani di aiutare i poveri e i bisognosi in particolare durante il mese di Ramadan (9).

–         Il digiuno salva l’uomo dall’inferno. Disse l’Imam Sadiq (su di lui la pace): “Il digiuno è uno scudo contro le fiamme dell’inferno” (11).

–         Il digiuno procura all’uomo la migliore delle condizioni. Come disse il Nobile Profeta (S): “Colui che digiuna si trova in stato di adorazione, anche dormendo nel suo letto, finché non faccia maldicenza nei confronti di un musulmano” (12).

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Gradi del digiuno

Il digiuno possiede tre gradi: 1) il digiuno della moltitudine dei musulmani; 2) digiuno dei preminenti; 3) digiuno degli eccellenti.

1- Il digiuno della moltitudine: questo tipo di digiuno consiste nell’astensione dal mangiare, dal bere e da atti ben definiti previsti dai precetti di giurisprudenza islamica. Questo digiuno è necessario e doveroso per tutti e ogni musulmano è tenuto ad osservarlo, tanto che la sua interruzione comporta il giudizio di Dio e ne rende inevitabile il castigo. Questo tipo di digiuno, entro i suoi limiti, gode di importanza e porta con sé la ricompensa divina.

2- Il digiuno dei preminenti: questo digiuno, oltre alle condizioni precedenti, prevede l’astensione dai peccati. La persona deve trattenere la lingua dal pronunciare menzogna, l’occhio dal guardare con passionalità ciò che non sia per lui legittimo, l’orecchio dall’udire cose proibite da Dio e in generale tutte le membra da ciò che è illegittimo. Questo tipo di digiuno riguarda i musulmani preminenti che oltre ad osservare l’astinenza, curano di migliorare se stessi. Disse il Nobile Profeta (su di lui e sulla sua famiglia la pace di Dio):

Quando osservi il digiuno, anche il tuo orecchio, il tuo occhio e il tuo corpo devono osservare il digiuno” (13).

Il Nobile Profeta dopo avere elencato altri argomenti disse: “Il giorno in cui siete a digiuno non deve essere uguale al giorno in cui mangiate”. L’Imam Sajjad (su di lui la pace), nella sua invocazione pronunciata in occasione dell’inizio del mese di Ramadan, diceva: “O Dio, aiutaci nel digiuno del mese di Ramadan, affinché noi possiamo trattenere le nostre membra dal disobbedirTi e usarle solo per avere il Tuo compiacimento. Fai che non ascoltiamo alcun discorso vano, che non rivolgiamo lo sguardo a cose futili, che non commettiamo alcun atto proibito, che non ci avviciniamo ad alcuna cosa illecita, che non introduciamo nei nostri ventri se non ciò che hai reso lecito, che la nostra lingua pronunci solo la Tua parola, che non ci imponiamo sofferenza se non quella che ci avvicina alla Tua ricompensa, che non commettiamo opera se non quella che ci preservi dal Tuo castigo” (14).

3- Il digiuno degli eccellenti: il digiuno di costoro, oltre alle condizioni precedenti, prevede l’astensione dalla cura di qualsiasi cosa all’infuori di Dio e da qualsiasi atto all’infuori della Sua adorazione. Si tratta di coloro nei cui cuori altro non è impresso se non l’amore di Dio e che non sono legati ad altro se non a Dio, il cui cuore è privo di ogni vizio e turpitudine e del minimo rancore ed è puro da ogni turpitudine morale e da ogni attaccamento terreno. Come recita il Sacro Corano a proposito del Nobile Abramo (su di lui la pace): “Si presentò al cospetto di Dio con cuore immacolato(15).

Come si è già detto il dovere collettivo è di osservare il primo grado del digiuno, che costituisce una premessa ai due gradi successivi ed è una rampa che permette agli individui eccellenti di raggiungere la sommità del grado più elevato. Ogni grado possiede in sé una propria importanza.

Per concludere vogliamo citare due Tradizioni appartenenti al sesto Imam sciita, il quale disse:

1- “Colui che digiuna è due volte felice: quando termina il digiuno e quando incontra Dio” (16);

2- “L’inverno è la primavera del credente perché le sue notti sono lunghe e può dedicarsi maggiormente all’adorazione di Dio e i suoi giorni sono brevi e può così trovare un conforto nel momento del digiuno” (17).

 

*L’Hujjatulislam Abdekhoda’i è insegnante presso l’Università di Mashad, nella Repubblica Islamica dell’Iran. In passato ha ricoperto l’incarico di Ambasciatore del proprio paese presso lo Stato Vaticano.

 

NOTE

1)     Wasa’ilu’l-shi’a, Libro sul digiuno, p. 227.

2)     Sahifa Sajjadiya, XLIV orazione.

3)     Wasa’ilu’l-shi’a, Libro sul digiuno, p. 227.

4)     Il Sacro Corano, sura II, versetto 183.

5)     Biharu’l-anwar, vol. 96, p. 368.

6)     Biharu’l-anwar, vol. 96, p. 254, citato in Misbah al-Sharif.

7)     Biharu’l-anwar, vol. 96, p. 375 citato in Manaqib.

8)     Ibidem.

9)     Wasa’ilu’l-shi’a, Libro sul digiuno, p. 227.

10) Biharu’l-anwar, vol. 96, p. 254, citato in Al-Mahasin e da Nahju’l-Balagha, detto 136.

11) Biharu’l-anwar, vol. 96, p. 256 citato in Majalis shaykh.

12) Biharu’l-anwar, vol. 96, p. 293, citato in Al-ikhtisas.

13) Biharu’l-anwar, vol. 96, p. 292.

14) Sahifa Sajjadiya, XLIV orazione.

15) Il Sacro Corano

16) Biharu’l-anwar, vol. 96, p. 248 citato in Khisal di Saduq.

17) Ibid., p. 242 citato in Amali di Saduq.

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