Discorso di S.H. Nasrallah in occasione della Giornata Mondiale di al-Quds (2013)

Discorso integrale di S.H. Nasrallah in occasione della Giornata Mondiale di Gerusalemme (al-Quds) – 2 agosto 2013

Cerco rifugio in Dio da Satana il lapidato. Col Nome d’Iddio Clemente e Misericordioso

La lode appartiene a Iddio, il Signore dei mondi. La preghiera e la pace siano sul nostro maestro e Profeta, intercessore per i nostri peccati, amato dai nostri cuori, Abul Qasim Muhammad ibn Abdillah, sulla sua pura Famiglia, sui suoi prescelti Compagni, e su tutti i Profeti e Messaggeri.

La pace, la misericordia e le benedizioni di Dio siano su tutti voi.

Il 7 Agosto del 1979, nei primi mesi successivi alla vittoria della Rivoluzione Islamica in Iran, l’Imam Khomeyni (Iddio preservi il suo segreto) fece una dichiarazione nella quale invitava le nazioni oppresse del mondo, e i musulmani in particolare, a proclamare l’ultimo venerdì del santo mese di Ramadan come la Giornata mondiale di al-Quds (Gerusalemme). Questo invito è stato enfatizzato, dopo la sua dipartita, da Sua Eminenza l’Imam Seyyed Ali Khamenei (che Iddio lo protegga).

L’obiettivo di questo invito è di ricordare ai musulmani e al mondo la questione di al-Quds e della Palestina, prevenendo che possano essere dimenticate, beneficiando di questa grande occasione nel mese di Dio per sensibilizzare, raccogliere e mobilitare le forze della Ummah per salvare al-Quds e la Palestina dalle mani degli occupanti sionisti. E’ un’occasione per evidenziare quanto accaduto alla Palestina ed al suo popolo nel 1948, o nel 1967, o nella Diaspora, o a Gerusalemme Est, o nel deserto del Negev, e ciò a cui questo popolo è stato sottoposto con l’embargo, la fame, la giudaizzazione della terra e i pericoli che corrono i luoghi sacri.

Oggi 2 Agosto 2013 abbiamo il dovere di commemorare questa occasione e ringrazio tutti voi per averci onorato con la vostra presenza in questa giornata calda, rispondendo alla chiamata dell’Imam Khomeyni (Iddio preservi il suo nobile segreto). Noi abbiamo un grande bisogno di commemorare questa occasione e di sottolinearne il significato più di ogni altro momento.

Prima di tutto dobbiamo sottolineare che la Palestina della quale parliamo è tutta la Palestina, dal fiume al mare. Questa Palestina deve tornare integralmente ai suoi legittimi proprietari e veri abitanti. Nessuno al mondo, principe o re, presidente o leader, shaykh o seyyed, Stato, governo o organizzazione, ha il diritto di abbandonare o fare concessioni anche soltanto su una manciata della terra dei territori palestinesi, o su una goccia della sua acqua o del suo petrolio – perché adesso vi è anche il petrolio -, o su una porzione della sua terra: nessuno ha il permesso di intraprendere simili passi. Ciò deve essere detto oggi, nel mese della verità, il Ramadan.

Secondo: l’Imam Khomeyni ha descritto Israele in una maniera davvero reale e precisa quando lo ha definito un “tumore cancerogeno”. Israele è una sostanza cancerogena e tutti noi siamo consapevoli della natura del cancro, che si diffonde attraverso il corpo, portandolo alla distruzione. L’unica soluzione di fronte al cancro è di sradicarlo, non di arrendersi o dargli tempo. Israele, che è la base del progetto sionista nella regione, miei cari fratelli e sorelle, rappresenta un pericolo serio e permanente. Vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che esso non rappresenta un pericolo soltanto per la Palestina ed il popolo palestinese, mentre noi possiamo dire di non avere nulla a che fare con esso. Il Libano, la Siria, la Giordania, l’Iraq, l’Egitto, gli Stati del Golfo, il nord Africa, gli altri paesi del mondo arabo e islamico, nessuno di essi può dire di non avere problemi. Non si può affermare che Israele è un problema del popolo e dello Stato palestinese. Questa è un’illusione, una menzogna e una manifestazione d’ignoranza. Israele rappresenta un pericolo serio e immediato per tutti i paesi e tutti i popoli di questa regione; rappresenta un pericolo alla loro capacità, sicurezza, dignità, benessere, sovranità e chiunque nega ciò è un arrogante o un bugiardo. Non si tratta quindi soltanto di una minaccia alla Palestina ed alla sua popolazione; Israele rappresenta anche una minaccia a tutti i paesi, governi, religioni, popoli e civiltà di questa regione.

Terzo: sradicare ed eliminare questo tumore cancerogeno. Alcuni potrebbero dire che eliminare Israele è un interesse palestinese – ed è vero, è un interesse palestinese – ma è anche nell’interesse dell’intero mondo arabo-islamico, nell’interesse nazionale di tutti i paesi della regione. Qui non possiamo differenziare tra interessi nazionali e interessi nazionalisti. Israele è un pericolo per la Giordania e la sua eliminazione è nell’interesse giordano; è un pericolo per l’Egitto, e la sua eliminazione è nell’interesse egiziano; esso è un pericolo per la Siria e la sua eliminazione è nell’interesse nazionale siriano. Lo stesso vale per il Libano: esso rappresenta un pericolo per il Libano e l’eliminazione di Israele è nell’interesse nazionale libanese.

Sulla base di quanto dichiarato nei miei primi due punti, chiunque si erga contro il progetto sionista, chiunque resista, ovunque egli sia, con ogni mezzo, nella nostra regione e nel mondo, contro il progetto sionista, sta difendendo la Palestina, il suo popolo e al-Quds, e al contempo difende la sua stessa nazione, il suo stesso popolo, la sua stessa dignità e il futuro dei suoi figli e nipoti.

Quinto punto: miei cari fratelli e sorelle, la Palestina e al-Quds rappresentano una responsabilità generale e comprensiva per ogni palestinese, per ogni arabo – sia egli musulmano o cristiano – ed anche per ogni musulmano nel mondo e ogni essere umano nel globo, perché questa è una causa giusta e [quanto avvenuto e avviene] una disgrazia umana in ogni senso. Il livello e la portata della responsabilità può differire da paese a paese, da popolo a popolo, da persona a persona, tenendo conto delle capacità, delle circostanze e della geografia. In primis e innanzitutto è una responsabilità dei palestinesi, ma comunque vi è un minimo di responsabilità sulle spalle di ognuno. Nessuno può allontanare questa responsabilità da sè stesso. La presa di posizione politica, e poi i media, la solidarietà e il sostegno finanziario ai palestinesi, costituiscono il livello minimo di responsabilità. Il minimo tra le cose che ci verranno richieste nel Giorno del Giudizio è di non riconoscere Israele, la sua esistenza, la legittimità della sua presenza; questo è il livello più basso di quello di cui noi dovremmo rispondere davanti a Dio nel Giorno del Giudizio.

Sesto: dobbiamo sottolineare l’importanza di questo conflitto e scontro con il progetto sionista che occupa la Palestina, al-Quds e altri territori arabi in Libano e Siria. Se sin dall’inizio l’Ummah avesse affrontato questa questione come una priorità non saremmo giunti al punto in cui siamo ora. Non saremmo stati testimoni di tutte le sofferenze e difficoltà che i palestinesi vivono in Palestina e al di fuori di essa; tutti i popoli della regione ne soffrono. Tutte le sofferenze che patiamo in Libano e nella regione sono causate dall’abbandono di questa responsabilità e priorità.

Vorrei richiamare la vostra attenzione sull’attuale situazione; sfortunatamente nel mondo arabo, e dietro di loro gli americani e i governi occidentali, abbiamo governi che impediscono che questa diventi una priorità e ostacolano questo sentiero. Essi vogliono sempre spingere le genti verso altre priorità, farle focalizzare su un altro nemico e causa. Sin dall’inizio, quando il progetto sionista occupava la Palestina, nel mondo arabo noi avevamo governi che dicevano che la priorità era quella di confrontare il comunismo ed il suo espansionismo, e che esso rappresentava la principale minaccia all’Islam; quindi la Palestina venne dimenticata. Per contrastare l’espansione comunista, per decine di anni, vennero spesi bilioni di dollari, creati mass-media, pubblicati libri e intraprese guerre. Nella guerra in Afghanistan combattenti da differenti parti del mondo parteciparono a questo conflitto: dall’Egitto, Siria, Giordania, Iraq, Libano e dalla stessa Palestina! La Palestina che è un territorio occupato! Ma miei cari fratelli, questo è un paese sotto occupazione, perché avete lasciato la Palestina per decine di anni e vi siete recati in Afghanistan? Non sto discutendo la questione della legittimità del combattere in Afghanistan; stiamo parlando delle nostre priorità.

L’Unione Sovietica è entrata, è stata sconfitta ed ha lasciato l’Afghanistan. Poi la Rivoluzione Islamica ha raggiunto la vittoria in Iran ed ha fornito un elemento strategico aggiuntivo per il conflitto con Israele. Immediatamente dopo questo avvenimento, essi hanno presentato un’altra priorità, intrapreso un’altra guerra e fabbricato un altro nemico, che hanno definito “il pericolo e l’espansionismo iraniano”. Prima non utilizzavano mai [l’aggettivo] “sciita” – e oggi parlerò molto apertamente – ma erano soliti parlare degli iraniani, dei persiani e dei majus che invadevano i confini orientali del mondo arabo, e per otto anni venne intrapresa una guerra all’Iran. Alcuni paesi arabi hanno speso centinaia di miliardi di dollari in questa guerra. Se solo un quarto o un quinto o perfino un decimo di questa somma fosse stata spesa per la Palestina, essa sarebbe stata liberata e i palestinesi non avrebbero vissuto e sofferto tutte queste pene. Quindi ebbe luogo la guerra contro l’Iran: si tratta di fatti dei quali siamo stati tutti testimoni, noi abbiamo vissuto con questi fatti. Vennero creati mass-media e intrapresa una guerra, organizzate conferenze, speso denaro, preparati eserciti, il tutto per combattere l’Iran, non Israele. Per ogni tank, aereo, nave, missile, venivano fornite garanzie agli Stati Uniti che non sarebbero stati utilizzati contro Israele.

Avevano costruito un nuovo nemico, ma poi hanno visto che queste parole – persiani, iraniani, majus – non erano più efficaci e quindi ne hanno creato un altro, con un nome differente: “l’espansionismo sciita”. Per favore, per Dio, dov’è l’espansionismo sciita? Dicono che in Egitto la Shi’a si sta espandendo ed hanno paura di ciò. Dov’è l’espansionismo sciita? Hanno fabbricato un nemico ed ora cercano di far credere a molti gruppi islamici che il nemico è l’Iran, che la priorità è quella di affrontare il “pericolo sciita”. Il pensiero sciita, l’espansionismo sciita e gli sciiti sono più pericolosi per l’Ummah di Israele e del progetto sionista. Non è quello che affermano decine e centinaia di media arabi, finanziati dai paesi del Golfo? Non è quello che scrivono libri, quotidiani e articoli? Non è quello che viene dichiarato giorno e notte nelle moschee? Per molte persone – sotto molti aspetti – Israele non è più un nemico o un pericolo. Adesso hanno fabbricato un nuovo nemico.

Ciò che è peggiore è che essi hanno collocato gli scontri interni nel contesto dei conflitti settari, e questo è pericoloso. In Egitto abbiamo un conflitto politico, delle profonde divisioni. Si tratta di una divisione settaria, di un conflitto settario? No, è un conflitto politico.

In Libia abbiamo un grande scontro politico e delle profonde divisioni. Sono settari? In Tunisia abbiamo un conflitto, in Yemen vi è un grande scontro politico. Quando si fa riferimento a paesi nei quali vi sono diversità religiose e differenti scuole, che hanno vissuto sempre con la benedizione delle diversità, come in Siria, Libano, Iraq, Bahrein, quando si tratta di questi paesi, essi presentano questi scontri come settari, ma in realtà sono politici. Introducono gli scontri settari, riaprono le dispute storiche. Fratello, si tratta di un conflitto politico, perché lo trasformi in uno settario? Lo fanno appositamente, non per ignoranza, in quanto costituisce l’arma più distruttiva nella regione.

Miei cari fratelli e sorelle, e chiunque è all’ascolto, non è forse giunto il tempo per i popoli della regione di comprendere, dopo aver testimoniato ogni cosa che abbiamo visto intorno a noi, che qualcuno vuole distruggere questa regione, i suoi paesi, eserciti e popoli? Non solo smantellare i paesi e gli eserciti, ma anche i popoli: musulmani e cristiani, sunniti, sciiti, zaiditi, ismaeliti, persiani, curdi, arabi e turchi, per farci combattere gli uni contro gli altri. Non è giunto il momento per i popoli della regione di puntare il dito – sfortunatamente fino ad oggi non abbiamo preso la decisione di puntare il dito – nominando i paesi che sponsorizzano questo progetto distruttivo, il più distruttivo progetto che abbiamo mai testimoniato nella regione?

Miei cari fratelli e sorelle, chiunque sponsorizza i gruppi Takfiri nel mondo islamico, ideologicamente, finanziariamente, mediaticamente o con le armi, inviandoli nei campi di battaglia di più di un paese, deve assumersi la responsabilità prima di ogni altro delle sofferenze e delle distruzioni che avvengono, rendendo grandi servigi agli Stati Uniti e ad Israele.

Nella Giornata di al-Quds noi invitiamo tutte le parti ad esercitare i propri sforzi in ogni paese onde risolvere i loro problemi attraverso il dialogo politico, fermando lo spargimento di sangue in Siria, Tunisia, Libia, Egitto, Bahrein, Iraq, Pakistan, Afghanistan e Somalia. Sfortunatamente in ogni luogo in cui i gruppi Takfiri hanno un ruolo, ovunque essi sono, vediamo difficoltà, vediamo sofferenze e catastrofi. Invitiamo alla risoluzione di tali questioni attraverso il dialogo politico interno, fermando lo spargimento di sangue e rafforzando questa priorità.

Noi di Hezbollah abbiamo invitato e operato, e continuiamo ad esercitare sforzi, per gli aspetti comuni, nella piattaforma comune, in Libano o fuori dal Libano. Dobbiamo gestire le nostre differenze o accantonarle rispetto alle priorità: oggi abbiamo urgente necessità di questo perché i disaccordi e le differenze sono diventati distruttivi. Abbiamo alcune differenze che possono scuotere l’economia, alcune che possono scuotere la sicurezza, alcune che possono colpire la tranquillità mentale, ma ne abbiamo alcune che possono portare alla distruzione. I disaccordi e le differenze hanno raggiunto oggi un livello distruttivo. Se ognuno di noi insiste su queste differenze religiose, giuridiche, settarie, dottrinali o politiche, lascia da parte i punti comuni, e basandosi su queste differenze creiamo un’inimicizia, risentimento e divisione permanenti, non saremo più un’Ummah degna di vivere.

Oggi ascoltiamo alcuni discorsi e prese di posizione che non fanno che aumentare l’odio tra musulmani e cristiani, tra le differenti scuole dell’Islam – specialmente tra sunniti e sciiti -, tra arabi, turchi e curdi, tra movimenti nazionalisti e islamici. Oggi vediamo alcuni islamisti aprire il fuoco su ogni cosa chiamata corrente nazionalista, arabista o di sinistra; dall’altro lato, gli altri aprono il fuoco contro tutto ciò che viene chiamato corrente islamista. A chi serve ciò? Dove ci condurranno questa pazzia e caos? Qui vi è la responsabilità di ogni governante, di ogni autorità religiosa e di ogni paese, per l’amore dell’intera Ummah e per l’amore della Palestina e di al-Quds. Tutti i nostri sforzi devono unirsi, tutti i nostri sforzi nei diversi paesi devono congiungersi per sconfiggere questo progetto distruttivo, questo progetto di sabotaggio. La nostra Ummah, la nostra gente, i nostri intellettuali e i nostri popoli sono capaci, a Iddio piacendo, di sconfiggere questo progetto e questo progetto sarà sconfitto, a Iddio piacendo!

Miei cari fratelli e sorelle, noi di Hezbollah abbiamo enfatizzato l’impegno verso questi principi, queste credenze e queste priorità. I nostri nemici sono contro di noi proprio per questo motivo; sono contro il nostro pensiero e la nostra credenza. E delle volte anche alcuni nostri amici ci criticano per dare importanza a questa priorità e non concordano con noi su questa prospettiva: comprendono la nostra posizione ma a volte si lamentano. Noi comunque nella Giornata di al-Quds sottolineiamo questa priorità ed il nostro impegno totale in questa causa.

Noi di Hezbollah, fratelli – e lo dico in questo modo perché oggi abbiamo bisogno di questa enfasi – rimarremo al fianco della Palestina e del popolo palestinese, e vogliamo avere sempre buone relazioni con tutti i gruppi palestinesi, anche se a volte possiamo non concordare con loro rispetto a certe questioni attinenti la Palestina stessa, o riguardanti la Siria, o la regione. Ma noi siamo tra coloro che invitano all’unione sui punti comuni, e a maggior ragione di fronte alla questione della Palestina e quando lo slogan è “Al-Quds ci riunisce”. Al di là di ogni differenza dottrinale, religiosa, giuridica o politica e rispetto qualsiasi altra questione sulla quale possiamo differire, l’impegno deve sempre essere per la Palestina, per la sua causa e per il popolo palestinese.

Nella Giornata di al-Quds noi esprimiamo il nostro grande ringraziamento – e “chiunque non ringrazia la creazione non ringrazia il Creatore” (hadith) – alla Repubblica Islamica dell’Iran e alla Repubblica Araba di Siria. Li ringraziamo per il supporto fornito alla Palestina ed alla causa di al-Quds, e per il sostegno accordato ai movimenti di Resistenza in Palestina e in Libano, che più di una volta hanno sconfitto questo nemico, questa entità e questo progetto.

Noi di Hezbollah continueremo ad essere un gruppo di Resistenza vigile e pronto a difendere il proprio paese e popolo, ad affrontare tutte le ambizioni di questo nemico al fianco dell’Esercito Nazionale Libanese. Cogliamo qui l’occasione per salutare l’esercito libanese, i suoi comandanti, i suoi generali e soldati, i suoi martiri e feriti.

Nella Giornata di al-Quds dobbiamo ricordare l’Imam della Resistenza, l’Imam Musa Sadr, che ci ha condotto sulla via di al-Quds, questo retto sentiero, e invitiamo le nuove autorità libiche ad assumersi la loro responsabilità rispetto all’importante questione dell’Imam Musa Sadr.

Miei fratelli e sorelle, so che in questi giorni vi è un grande incitamento settario. Permettetemi… io parlo sempre come patriota, come musulmano e come nazionalista…oggi permettetemi di parlare come sciita. So che vi è un grande incitamento settario e molto viene detto sui media, sui siti internet e nei “social networks”, e che vi sono innumerevoli aggettivi, che non sono degni di menzione, contro gli sciiti; e questo avviene in maniera deliberata: ci possono essere alcune persone sviate, ma coloro che operano da dietro sanno quello che stanno facendo. Gli stessi che si celano dietro portano alcuni sciiti, alcuni shaykh sciiti e alcuni mass-media sciiti a fare la stessa cosa, all’incitamento settario, a maledire, a insultare, a umiliare e colpire i simboli dei nostri fratelli sunniti ed i seguaci delle altre scuole islamiche.

Siate sicuri – adesso siamo nel mese di Ramadan e siamo in digiuno – che le stesse persone si celano dietro entrambi questi gruppi; sono gli stessi, perché ciò avviene in maniera programmata. Tale piano è ora giunto al livello delle uccisioni, dei massacri e delle autobombe, come avviene quotidianamente soprattutto in Iraq e in Pakistan, nelle Hussayniyah (centri religiosi sciiti), nelle moschee, nei mausolei, nei mercati, nelle strade, ecc. Questo linguaggio si è diffuso maggiormente con gli eventi che hanno luogo in Siria, e si percepisce – tramite alcune parole ed azioni – che dietro tutto questo vi è l’obiettivo di portare noi sciiti a dimenticarci della Palestina, a dimenticarci di al-Quds e a dimenticarci del popolo palestinese e, ancor di più, a portarci ad odiare ogni cosa che abbia a che fare con la Palestina ed i palestinesi. Volete che io sia ancora più chiaro?

Ora stanno lavorando su questo. Essi vogliono che giunga un giorno nel quale questi sciiti nel mondo arabo e islamico, che protestano in ogni Giornata di al-Quds in tutti i paesi nei quali sono presenti – ed essi sono ‘ricompensati’ come in Pakistan dove attentatori suicidi vengono inviati per farsi esplodere all’interno delle manifestazioni degli sciiti nella Giornata di al-Quds -, escano fuori dall’equazione del conflitto arabo-israeliano.

Quando gli sciiti ne saranno fuori – ed essi costituiscono una parte significativa, non maggioritaria è vero, ma una parte fondamentale, attiva, forte e influente – verrà richiesto all’Iran di abbandonare l’equazione, ed essi vogliono raggiungere questo risultato.

Oggi noi vogliamo dire a tutti costoro, agli Stati Uniti, a Israele e alla Gran Bretagna – che è forse la più furba in questi ‘giochi’ – e ai loro agenti nei paesi della regione, a ogni nemico e ad ogni amico, e si tratta di una verità solidificata dal sangue, non qualcosa che dico semplicemente dal pulpito ma che è stata solidificata dal nostro sangue…oggi nella Giornata di al-Quds dell’ultimo venerdì del santo mese di Ramadan dell’anno 2013: noi siamo sciiti di Ali ibn Abi Talib nel mondo e non abbandoneremo la Palestina, il popolo della Palestina e i luoghi santi della Ummah in Palestina.

Chiamateci “Rafidah” (aggettivo dispregiativo utilizzato contro gli sciiti, n.d.t.), chiamateci terroristi, chiamateci criminali, chiamateci come volete. Uccideteci ovunque ci potete trovate, in tutti i fronti, davanti le porte di ogni moschea e di ogni Hussayniyah: noi sciiti di Ali ibn Abi Talib non abbandoneremo la Palestina.

Noi di Hezbollah proveniamo e siamo cresciuti nel progetto della Resistenza. Noi eravamo piccoli, adolescenti, giovani, siamo cresciuti e maturati, ci siamo nutriti e sviluppati in questo sentiero, nel confronto con il nemico israeliano e nella difesa di questa Ummah, nella difesa della Palestina, di al-Quds e dei luoghi santi, nella difesa del Libano e del popolo libanese, della dignità e della sovranità del Libano; è qualcosa che si è mescolato con la nostra carne e il nostro sangue. L’abbiamo ereditato dai nostri padri e dai nostri nonni, e lo trasmetteremo ai nostri figli ed ai nostri nipoti, e in questo sentiero abbiamo offerto e sacrificato migliaia di martiri, i migliori dei martiri, da Seyyed Abbas a Shaykh Ragheb fino a Hajj Emad.

Abbiamo sacrificato coloro che erano più amati e più cari per i nostri cuori, e per questo motivo, nella Giornata di al-Quds, concludo dicendo al mondo intero: noi di Hezbollah ci assumeremo, per quel che ci attiene, le nostre responsabilità. Noi di Hezbollah – il movimento islamico, sciita, imamita, duodecimano – non abbandoneremo la Palestina, non abbandoneremo al-Quds, non abbandoneremo il popolo della Palestina, né abbandoneremo i luoghi santi di questa Ummah.

Iddio abbia misericordia dell’anima del nostro Imam Khomeyni, sostenga tutti voi e su di voi siano la pace, la misericordia e le benedizioni di Dio.

 

Traduzione di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte

 

Writer : shervin | 0 Comments | Category : Attualità, politica e società

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