Detenuti di Hamas nelle carceri saudite…fino a quando?!

Detenuti di Hamas nelle carceri saudite…fino a quando?!

Dr. Mohsen Mohammad Saleh*

Quale è il senso per cui i funzionari sauditi insistono nel tenere in prigione un noto combattente per la libertà palestinese da più di due anni senza una vera accusa? Ha 83 anni e soffre di malattie croniche. Ha già subito un intervento chirurgico al cancro e, di recente, le sue condizioni sono peggiorate per non aver ricevuto cure adeguate. Per venti anni il dottor Muhammad al-Khudari era stato il rappresentante di Hamas presso le autorità saudite. In seguito, e per decenni, ha continuato a difendere la Palestina, sempre nel rispetto delle leggi e delle regole saudite.

Si tratta di un trattamento appropriato nei confronti di chi ha dedicato la sua vita alla Palestina? Dopo la laurea in medicina ha partecipato con l’esercito kuwaitiano alle guerre del 1967 e del 1973 sul fronte egiziano e siriano. Poi è diventato uno dei fondatori del movimento Hamas, le cui operazioni di Resistenza vengono eseguite esclusivamente contro Israele all’interno della Palestina. In seguito è diventato uno dei simboli dell’azione popolare palestinese all’estero.

Tale trattamento è inoltre appropriato verso il giornalista, analista politico e filantropo ‘Abdul Rahman Farahaneh, che da più di due anni patisce la reclusione nelle carceri saudite, oltre a soffrire anche lui di malattie croniche?!

Queste due figure e dozzine di altri palestinesi detenuti in Arabia Saudita, a causa dei loro rapporti con Hamas o per la raccolta di fondi per la Palestina, vivono l’amarezza della prigione da più di due anni, detenzioni senza processo o senza accuse specifiche e con uno “stallo ingiustificato” delle sessioni giudiziarie. I rapporti dicono che sono stati torturati per estorcere loro specifiche confessioni e che le indagini, le procedure processuali e l’ambiente di detenzione sono stati viziati da circostanze che minano qualsiasi credibilità del processo giudiziario.

Queste persone e queste figure non sono né spacciatori di droga né terroristi. Neanche una sola volta hanno agito contro l’Arabia Saudita e la sua stabilità. Agli occhi degli arabi e dei musulmani rappresentano un onore per la Ummah (Comunità Islamica mondiale). Per decenni hanno sostenuto, in silenzio, pacificamente e attivamente, la fermezza del popolo palestinese e hanno lavorato per preservare l’identità araba e islamica della Palestina, sotto la legge saudita e sotto gli occhi delle autorità. Pertanto, se le autorità saudite non possono semplicemente più tollerare la filantropia per la Palestina, possono almeno rilasciarli o consentire loro di lasciare il paese.

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Politicamente parlando, si può spiegare questa campagna di arresti. A quel tempo, Donald Trump era il presidente degli Stati Uniti, ha progettato l’“Accordo del Secolo”, esercitando un’enorme pressione sui Paesi arabi affinché normalizzassero le loro relazioni con Israele, prosciugando le risorse finanziarie del popolo palestinese e combattendo contro i movimenti dell’“Islam politico”. Tuttavia, con l’avvento di Biden, le possibilità di implementare l ‘”Accordo del Secolo” sono state ridotte e la pressione sui regimi arabi per la normalizzazione con Israele si è relativamente allentata.

Sembra che nella politica saudita ci siano due tendenze verso la questione palestinese:

La prima continua a correre verso la normalizzazione, è ostile all’“Islam politico” e ossessionata dall’ottenere il consenso degli Stati Uniti e di Israele. Si basa sull’idea che ciò contribuirebbe a raggiungere la stabilità interna del regime e ad affrontare le sfide esterne, in particolare quelle regionali, in un modo che faciliterebbe una transizione graduale del potere all’attuale principe ereditario.

La seconda, che si è indebolita negli ultimi anni ma è comunque rimasta presente all’interno dei circoli decisionali, ha recentemente aumentato la sua forza, soprattutto da quando Biden è entrato in carica e dopo il fallimento da parte della prima corrente nella gestione delle crisi regionali, delle questioni economiche e persino dei problemi interni. Questa tendenza ritiene che ogni possibile relazione con Israele debba rallentare ed essere collegata all’Iniziativa di Pace Araba. Ritiene che non sia necessario forzare le relazioni regionali saudite e pagare il prezzo di questi cambiamenti. Non crede che il rapporto con Israele proteggerebbe l’Arabia Saudita dai suoi oppositori regionali, piuttosto aggiungerebbe la beffa al danno, indebolendo quindi l’immagine e la posizione del regime tra il popolo saudita e tra i popoli arabi e islamici. Inoltre, la soppressione dell’“Islam politico” è fallita, ed è fallito anche il tentativo di cancellare Hamas e i movimenti di Resistenza.

Di conseguenza, non è più logico che i “detenuti di Hamas” restino in prigione, poiché la loro permanenza danneggerebbe solo l’immagine del regime saudita.

Finché c’è una tendenza saudita a risolvere la crisi con il Qatar, trovare soluzioni politiche in Yemen, rivedere il posizionamento politico regionale e persino le relazioni con l’Iran, il rilascio di questi detenuti diventa il più semplice tra questi problemi.

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È un messaggio ai regimi arabi, inclusa l’Arabia Saudita, che Hamas e le forze della Resistenza, e persino l’“Islam politico”, sono effettivamente presenti (che gli piaccia o no) nei circoli decisionali palestinesi; e che l’Arabia Saudita e gli altri regimi prima o poi vedranno Hamas e le forze della Resistenza come socio, se non leader, nella guida del popolo palestinese. La scelta migliore è quindi affrontarli normalmente e positivamente senza le questioni che metterebbero a dura prova le relazioni.

Devono pertanto sapere che questo tipo di arresti sono diventati obsoleti e hanno perso il loro valore. Quanto alla questione della Palestina e della sua difesa, sono presenti e profonde nei cuori del popolo saudita e dei popoli arabi e musulmani. Di conseguenza, il regime politico che sostiene la Palestina serve solo se stesso (anche in termini di interessi e benefici), mentre il regime che persegue e imprigiona i combattenti per la libertà, o persegue le illusioni della normalizzazione e del consenso USA-Israele, non farà altro che danneggiare se stesso.

 

*Fonte: https://eng.alzaytouna.net/2021/05/05/political-analysis-hamas-detainees-in-saudi-prisons-for-how-long/#.YKOF9rcza70

 

Traduzione a cura di Islamshia.org © È autorizzata la riproduzione citando la fonte

Writer : shervin | 0 Comments | Category : Attualità, politica e società , Novità

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