Commento dell’Imam Khomeyni a un hadith sull’amore per il mondo (dunya)

Commento a un hadith sull’amore per il mondo (dunya)

Imam Khomeyni

La prima opera in persiano dell’Imam Khomeyni (1929), “Sharh-e Chahal Hadīth” (Commento a quaranta Hadith), è un voluminoso commentario di una selezione di quaranta hadith, appartenente a un genere letterario assai diffuso nel mondo islamico in ragione di un hadith che dice: “Colui che preserverà per la mia Comunità quaranta hadith perché essa possa trarne profitto, verrà resuscitato nel Giorno della Resurrezione come Sapiente e Dotto”. Per meglio soddisfare questo scopo, l’Imam ha fatto seguire alla scelta un commentario in persiano “adatto al (la gente) comune”. Occorre tuttavia notare che il termine “comune” (‘amma) designa, di fatto, i “talaba” (studenti di scienze religiose) colti e dotati d’attitudini spirituali in opposizione all’élite intellettuale e spirituale degli adepti della gnosi: nonostante il contenuto appaia più semplice rispetto ai precedenti lavori dell’Imam, non siamo dunque davanti a un’opera di volgarizzazione. Questa preoccupazione di giovare al “comune” dei Fedeli si confermerà nelle opere seguenti come una delle orientazioni di fondo dell’Imam: egli non percepiva il proprio ruolo – e, in genere, del religioso – come quello di un erudito imboscato nella sua facoltà universitaria, ma come quello di uno che è incaricato di assumere – secondo le proprie capacità – la funzione di guida della Tradizione del Profeta e degli Imam, nella attesa della nuova Manifestazione dell’Imam del Tempo.

La scelta stessa degli hadith è caratteristica al riguardo: gli hadith dottrinali e teorici sono in minoranza, mentre abbondano quelli il cui intento è l’educazione dei costumi e la formazione spirituale, a ulteriore conferma della costante preoccupazione dell’Imam per la realizzazione spirituale. E, invero, in ogni occasione, per iscritto o nei suoi discorsi, l’Imam insiste sul fatto che la formazione in vista della realizzazione spirituale è lo scopo di tutti i Profeti: solo questa formazione impedisce che il sapere diventi il più grande velo (al-hijab al-akbar), e che perfino la conoscenza teorica della dottrina dell’Unità (Tawhid) sia un ostacolo al conseguimento del fine supremo, che è la conoscenza di Dio (ma’rifat Allah). Ecco perché Muhammad (pace su di Lui e sulla Sua Famiglia) aveva dichiarato: “Io sono stato suscitato per rendere perfetti i nobili caratteri”.

Presentiamo qui di seguito la traduzione del commento ad uno degli ahadith di questa raccolta, dedicato all’amore per il mondo (dunya), a cui a Iddio piacendo seguiranno altri.

Ass. Islamica Imam Mahdi (aj)

 

Trasmette Muhammad ibn Yaqub (al-Kulayni), da Muhammad ibn Yahya, da Ahmad ibn Muhammad, da Ibn Mahbub, da ‘Abdillah ibn Sanan, da Abd al-Aziz al-Abdi, da ‘Abdillah ibn Abu Ya’fur, che riporta che Abu Abdillah (l’Imam As-Sadiq), su di lui la pace, disse:

بِالسَّنَدِ المُتَّصِلِ إِلى مُحَمَّدِ بْنِ يَعْقُوبَ عَنْ مُحَمَّدِ بْنِ يَحْيَى، عَنْ أَحْمَدَ بْنِ مُحَمَّدٍ، عَنِ ابْنِ مَحْبُوبٍ، عَنْ عَبْدِاللهِ بْنِ سِنَانٍ وَعَبْدِ العَزِيزِ العَبْدِيِّ، عَنْ عَبْدِاللهِ بْنِ أَبِي يَعْفُورَ، عَنْ أَبِي عَبْدِاللهِ عَلَيْهِ السَّلامُ قَالَ: مَنْ أَصْبَحَ وَأَمْسَى وَالدُّنْيَا أَكْبَرَ هَمِّهِ جَعَلَ اللهُ تَعَالَى الفَقْرَ بَيْنَ عَيْنَيْهِ وَشَتَّتَ أَمْرَهُ وَلَمْ يَنَلْ مِنَ الدُّنْيا إِلا مَا قَسَمَ اللهُ لَهُ. وَمَنْ أَصْبَحَ وَأَمْسَى وَالآخِرَةُ أَكْبَرَ هَمِّهِ جَعَلَ اللهُ الغِنَى فِي قَلْبِهِ وَجَمَعَ لَهُ أَمْرَهُ.

Dio decreta la povertà e confonde i suoi affari a chi trascorre giorno e notte avendo come sua principale preoccupazione le cose di questo mondo, e tale persona non otterrà da questo mondo altro che ciò che è stato decretato per lui. E a chi trascorre giorno e notte avendo come sua principale preoccupazione l’al di là, Dio pone compiacenza nel suo cuore e dispone i suoi affari”. [1]

 

Spiegazione dell’Hadith

Sappi che, a seconda delle opinioni dei sapienti, esistono differenti interpretazioni dei termini “questo mondo” (dunya) e “l’altro mondo” (akhira). Non è però qui nostra intenzione entrare in un’analisi dettagliata dei differenti significati che possono essere attribuiti a questi termini. Ciò che per noi è essenziale è comprendere il significato di “mondo riprovevole” (dunya madhmumah), in modo che la persona che cerca l’altro mondo, se vuole allontanarsi da quello “riprovevole”, lo faccia sapendo come deve farlo e conoscendo ciò che lo aiuta in questo cammino spirituale per la sua salvezza. Se Dio vuole ci occuperemo di questo nei prossimi paragrafi e imploriamo il Suo aiuto e guida in questo compito.

 

Spiegazione delle parole di Mawlana Majlisi sulla realtà del mondo riprovevole

Il grande ricercatore e tradizionista senza pari, Mawlana Majlisi, la misericordia di Dio sia con lui, dice:

Devi sapere che secondo la nostra comprensione di ciò che si può dedurre dai versetti coranici e dalle Tradizioni, il significato di “mondo riprovevole” (dunya madhmumah) è la totalità di tutte quelle cose che impediscono alla persona di obbedire a Dio, di essere Suo amico e ottenere l’aldilà. Pertanto dunya (mondo terreno) e akhira (aldilà) sono due concetti antitetici. Tutto quello che causa il compiacimento di Dio Glorioso e avvicina a Lui appartiene all’akhira, anche se apparentemente possa sembrare del dunya: ad esempio il commercio, l’agricoltura, l’industria e le attività il cui obiettivo è ottenere le provviste necessarie per il sostentamento familiare onde obbedire all’ordine di Dio e per utilizzarle in buone opere e nell’aiutare i poveri e bisognosi, non dipendere dagli altri e necessitare del loro aiuto, e cose simili. Tutte queste attività sono parte dell’akhira sebbene le persone possano considerarle come appartenenti al dunya. Invece le pratiche innovatrici nelle questioni religiose, o l’agire per mettersi in mostra e venire ammirati, anche se realizzate con grande devozione e cura, appartengono al dunya, giacché allontanano da Dio invece di avvicinare a Lui, come accade con le azioni e pratiche dei miscredenti e di coloro che si oppongono al retto sentiero”. [2]

E nelle parole di un altro dei grandi pensatori e ricercatori:

Il tuo dunya ed il tuo akhira sono due stati interiori del tuo cuore: quello che è più vicino e concerne la vita prima della morte è denominato dunya, e quello che viene dopo di esso ed è relazionato con la vita dopo la morte è denominato akhira. Per tanto quello stato nel quale ogni cosa causa per te piacere e gioia prima della morte è dunya.”

Questo umile servo sostiene che alcune volte è denominato dunya il più basso livello d’esistenza, che è la dimora del cambiamento, della trasformazione e dell’illusione, e akhira il ritorno da questo piano inferiore di esistenza a quello superiore, celeste, interiore, che è la dimora dell’immutabile, dell’eterno e del permanente. E questi due stati o livelli esistono in ogni persona. Riassumendo, ogni essere esistente occupa una posizione manifesta, un regno e una presenza testimoniale (shuhudi) – e questa corrisponde al più basso livello della sua esistenza – e una posizione non manifesta, angelica e occulta ai sensi fisici – e questo è il suo livello elevato e spirituale. Il livello inferiore e terreno, sebbene nella sua essenza sia imperfetto e [rappresenti] l’ultimo grado dell’esistenza, è il luogo nel quale si educano e formano le anime sacre, la scuola nella quale si acquisiscono le stazioni più elevate e il campo di coltivazione nel quale si raccolgono i frutti dell’altra vita e, per questo, per gli Awliya e per la Gente della Via, è il miglior luogo per raggiungere i livelli superiori della testimonianza esistenziale (mashaid wujudia) e il più valoroso e benefico dei mondi. E se questo regno della materia, se questo stadio temporaneo ed essenzialmente mutevole della natura e della volontà non esistesse e Dio Altissimo non lo avesse stabilito come il luogo dei cambiamenti e delle trasformazioni, neanche una sola delle anime imperfette avrebbe potuto raggiungere lo stato di perfezione promesso e dunque pervenire alla dimora della stabilità e della quiete, né gli esseri incompleti avrebbero potuto accedere al Regno divino.

E le condanne del dunya che appaiono nel Corano e nelle Tradizioni non si riferiscono al mondo in sé stesso, ma all’amore ed all’attrazione che i cuori provano per esso. Risulta pertanto chiaro che per l’essere umano esistono due dunya: uno lodato e un altro riprovevole. Il dunya lodato è quello che rappresenta la scuola nella quale l’anima si forma, il luogo nel quale si accede alle stazioni spirituali e alla perfezione e nel quale si preparano le basi per usufruire di una vita eterna di felicità alla quale non sarebbe possibile fare ingresso senza attraversarlo.

Così come dice la Guida dei Monoteisti, il Principe dei Credenti ‘Ali ibn Abu Talib (as), in uno dei suoi discorsi, dopo aver ascoltato una persona che imprecava contro questo mondo:

إنَّ الدُّنْيَا دَارُ صِدْقٍ لِمَنْ صَدَقَهَا وَدَارُ عَافِيَةٍ لِمَنْ فَهِمَ عَنْهَا وَدَارُ غِنىً لِمَنْ تَزَوَّدَ مِنْهَا وَدَارُ مَوْعِظَةٍ لِمَنِ اتَّعَظَ بِهَا. مَسْجِدُ أَحِبَّاءِ اللهِ وَمُصَلَّى مَلائِكَةِ اللهِ وَمَهْبِطُ وَحْيِ اللهِ وَمَتْجِرُ أَوْلِيَاءِ اللهِ: إكْتَسَبُوا فِيهَا الرَّحْمَةَ وَرَبِحُوا فِيهَا الجَنَّةَ.

In verità questo mondo è la dimora della sincerità per chi è sincero con esso; la dimora della prosperità per chi lo comprende; la dimora della ricchezza per chi accumula provviste per l’altra vita e la dimora del consiglio per chi da esso si lascia raccomandare. E’ la moschea di coloro che amano Dio e il luogo di preghiera degli angeli divini, il sito di discesa della rivelazione di Dio e il mercato nel quale gli Awliya di Dio acquistano le provviste per l’altra vita. In esso ottengono la misericordia e i benefici che li condurranno in Paradiso.” [3]

E le parole di Dio Altissimo: “Che benedizione è la dimora dei timorati!” [Sacro Corano, 16: 30] in accordo alle parole dell’Imam Muhammad al-Baqir, la pace sia con lui, raccolte e trasmesse da Ayashì, si riferiscono al dunya.

Pertanto, contemplato da questa prospettiva, non c’è motivo per condannare questo mondo, che è il luogo epifanico della Bellezza e della Maestà divine e della Presenza Testimoniale Assoluta.

Quello che è condannabile è il mondo proprio dell’essere umano quando è immerso nella sua natura materiale e se ne innamora, poiché allora diventa la fonte di tutti i vizi ed errori interni ed esterni, tant’è che, nella nobile opera “Al-Kafi”, si narra che l’Imam Jafar as-Sadiq, su di lui la pace, disse: 

قَالَ الإمَامُ الصَّادِقُ عَلَيْهِ السّلامُ: رَأْسُ كُلِّ خَطِيئَةٍ حُبُّ الدُّنْيَا.

La causa di tutti gli errori è l’amore di questo mondo”. [4]

E che suo padre, l’Imam Muhammad al-Baqir, su di lui la pace, disse:

مَا ذِئْبَانِ ضَارِيَانِ فِي غَنَمٍ قَدْ فَارَقَهَا رِعَاؤُها: أَحَدُهُمَا فِي أَوَّلِهَا وَالآخِرُ فِي آخِرِهَا، بِأَفْسَدَ فِيهَا مِنْ حُبِّ المَالِ. وَالشَّرَفُ فِي دِينِ المُسْلِمِ.

Il danno che causano due lupi attaccando uno da davanti e l’altro da dietro il gregge senza pastore non è nulla se comparato con quello che causano alla fede del credente l’amore per la ricchezza e per la posizione sociale.” [5]

Pertanto, il significato di dunya madhmumah è l’amore e l’attrazione per questo mondo; quanto più questo attaccamento è maggiore, più spesso sarà il velo che separerà la persona dalla Dimora delle Nobiltà ed il suo cuore dalla Verità.

Leggiamo in alcuni nobili ahadith che tra Dio e la persona esistono settantamila veli di luce e di oscurità. [6] E’ possibile che i veli di oscurità siano questa stessa attrazione che il cuore prova verso questo mondo. Quanto maggiore è questa attrazione maggiori saranno i veli tra lui e Dio e, quanto più intensa sarà, più densi saranno i veli e più difficoltoso eliminarli.

 

Le cause che accrescono l’amore per il mondo

Sappi che, poiché l’essere umano è il frutto di questo mondo naturale, e infatti esso è sua madre ed egli è figlio di questa acqua e di questa terra, sin dal principio l’amore per questo mondo è fermamente radicato nel suo cuore, sviluppandosi in lui parallelamente alla sua crescita.

Causa la forza dei desideri e degli organi sensuali da Dio preposti alla sopravvivenza del singolo individuo e della specie, questo amore per il mondo cresce in lui giorno dopo giorno. Considerando questo mondo come il luogo del soddisfacimento dei propri desideri e della lussuria, e che la morte metta fine a questo godimento – anche se egli è portato a credere nell’esistenza della vita dopo la morte, nei suoi stati, condizioni e ricompense attraverso gli argomenti degli hukama’ o gli insegnamenti dei profeti di Dio (la pace sia con tutti essi) – il suo cuore rimane comunque  ignorante, incredulo ed incapace di accogliere tutto ciò… figuriamoci l’esperirne la realtà!

Il suo amore per questo mondo diventa pertanto fortissimo. Allo stesso tempo, poiché l’essere umano ha un istintivo anelito alla vita eterna ed è atterrito dall’idea di morire e scomparire, credendo che morte significhi annichilimento – sebbene la ragione gli confermi che questo mondo è transitorio ed effimero e che l’altro mondo è eterno e permanente -, il desiderio di eternità penetra profondamente nel suo cuore. Lo stato di perfezione spirituale è quello in cui si possiede una certezza assoluta. Per questa ragione Abramo, l’Amico del Misericordioso, la pace sia con lui, chiese a Dio di concedergli la stazione della certezza e Dio gliela concesse (Sacro Corano: 2: 260).

Pertanto, o perchè i nostri cuori non hanno fede nell’altra vita nonostante la ragione ci assicuri della sua esistenza, o perchè non sono giunti alla certezza, essi si legano disperatamente a questo mondo ostinandosi a non uscire da questo livello di esistenza.

Ma se i cuori arrivano a comprendere che questo mondo materiale è il più basso dei mondi e costituisce la dimora dell’evanescenza, del mutevole e del cambiamento, il mondo dell’annichilimento e dell’imperfezione, mentre tutti i mondi che vengono dopo la morte sono permanenti ed eterni e dimora della perfezione, della stabilità, della vita e della felicità, allora ameranno questi ultimi istintivamente e desidereranno uscire da questo mondo.

E se continuano ad innalzarsi da questa stazione, ascendendo alla dimora della testimonianza e della coscienza, e giungono a vedere il vero volto di questo mondo e dell’amore per esso, si renderanno conto che questo mondo è faticoso e sgradevole, lo odieranno, e desidereranno liberarsi da questa prigione di tenebre e dalle catene del tempo e del cambiamento.

Come possiamo apprezzare nelle parole degli Awliya di Dio, l’Imam ‘Ali, il Mawla degli awliya’ dice:

وَاللهِ، لابْنُ أَبِي طَالِبٍ آنَسُ بِالمَوْتِ مِنَ الطِّفْلِ بِثَدْيِ أُمِّهِ.

Giuro su Dio che il figlio di Abu Talib [l’Imam ‘Ali stesso, ndt] brama la morte più di quanto il bambino desideri il petto di sua madre

giacché la sua nobile anima osservava la realtà di questo mondo con gli occhi della prossimità divina (wilaya) e non barattava la vicinanza alla misericordia della Verità Altissima neanche con i due mondi.

Se non fosse stato per il bene insito nel riformare quanto vi era di corrotto nel mondo, le loro pure anime non sarebbero rimaste in questa oscura prigione fisica neanche un solo istante.

La stessa permanenza nel mondo della molteplicità e nel livello della manifestazione, sebbene trascorsa non occupandosi delle questioni terrene ma di quelle spirituali, presuppone, per coloro che amano l’incontro con Dio e si sentono attratti verso di Lui, uno sforzo doloroso per noi neanche lontanamente immaginabile.

Lo struggente lamento degli Awliya è dovuto alla separazione dall’Amato e dalla Sua prossimità – come essi stessi hanno indicato nei loro dialoghi spirituali (munajat) – malgrado il loro esser liberi dai veli di questo mondo e dell’altro e l’essersi distaccati dall’inferno di questo mondo, in quanto in loro non vi era alcun attaccamento ad esso e i loro cuori erano immuni ai peccati della natura fisica; ma poiché è la stessa presenza nel mondo fisico ad implicare i piaceri naturali, anche un minimo di questi piaceri costituiva un velo.

Come è stato trasmesso, il Messaggero di Dio – le benedizioni e la pace di Dio siano con lui e con la sua famiglia – disse:

لَيُغَانُ عَلَى قَلْبِي، وَإنِّي لأَسْتَغْفِرُ اللهَ فِي كُلِّ يَوْمٍ سَبْعِينَ مَرَّةً.

A volte il mio cuore viene offuscato e per questo ogni giorno chiedo perdono a Dio settanta volte.” [8]

Può darsi che l’errore del profeta Adamo, il padre dell’umanità, fosse frutto di questa innata attrazione verso la natura fisica, simboleggiata dal grano, e la sua attenzione all’aspetto mondano della vita. Questo, per gli Awliya e gli attratti (majdhubin) da Dio, è un errore. Se Adamo si fosse mantenuto nell’estasi della divina intimità e non avesse fatto ingresso nel piano materiale, simile esposizione di traboccante misericordia divina in questo mondo e nell’altro non avrebbe avuto luogo. Ma andiamo oltre, che ciò esula dagli obiettivi di queste pagine.

 

Sugli effetti che i piaceri di questo mondo hanno sui cuori e la maniera in cui li corrompono

Devi sapere che ogni piacere di cui l’essere umano gode in questo mondo lascia delle tracce nel suo cuore, indicative della sua suscettibilità verso il mondo fisico e causa del suo ulteriore attaccamento ad esso; quanto maggiore è il piacere, maggiore ne è l’impronta sul suo cuore e più intenso il suo attaccamento e amore per questo mondo. Questo processo continua fino al punto in cui l’intero cuore cede di fronte a questo mondo e al suo fascino. Tale condizione è all’origine di molti mali. Tutti i peccati, trasgressioni e vizi morali di cui soffre la persona sono conseguenza di questo amore e attaccamento, così come viene spiegato nel nobile hadith raccolto nell’opera “Al-Kafi”.

Una dei grandi mali conseguenza di ciò, come era solito insegnare il nostro grande maestro gnostico [l’Ayatullah Shahabadi, n.d.t.] – che la mia anima sia sacrificata per lui–  è che, se l’amore per il mondo sensibile si impossessasse radicalmente del cuore della persona, costei, al momento del trapasso, scoprendo che Dio la separerà da ciò che più ama e desidera, lascerebbe questo mondo pervasa da un profondo risentimento nei Suoi confronti.

Queste terribili parole dovrebbero essere motivo sufficiente per risvegliare vivamente nella persona l’interesse a proteggere lo stato del proprio cuore. Dio non voglia che un’anima provi rabbia verso il vero Signore del Regno, Donatore di favori e Sostentatore, perché nessuno eccetto Dio conosce la forma che questa ira e inimicizia potranno assumere.

Il nostro grande maestro, voglia Iddio estendere su di lui la Sua ombra benevola, ci ha narrato che suo padre, alla fine dei suoi giorni, era terrorizzato dall’amore che provava per uno dei suoi figli e che, solo dopo molti esercizi spirituali, riuscì a liberarsi da questo attaccamento ossessivo ed autodistruttivo, a tranquillizzarsi e quindi andare sereno verso la dimora della felicità eterna. Che Dio sia compiaciuto con lui.

In “Al-Kafi” è riportato un hadith trasmesso da Talha ibn Zaid, da Abu Abdallah l’Imam As-Sadiq (as), che disse:

مَثَلُ الدُّنْيَا كَمَثَلِ مَاءِ البَحْرِ؛ كُلَّمَا شَرِبَ مِنْهُ العَطْشَانُ ازْدَادَ عَطَشاً حَتَّى يَقْتُلَهُ.

Questo mondo è come l’acqua del mare: l’acqua che beve l’assettato non fa altro che aumentare in lui la sete fino ad ucciderlo.” [9]

L’amore per questo mondo distrugge totalmente la persona ed è la causa di tutte le sofferenze e problemi, tanto interni quanto esterni.

Anche dal nobile Profeta, le benedizioni di Dio e la pace siano con lui e la sua famiglia, è stato trasmesso:

Le monete d’oro (Dirham) e di argento (Dinar) furono quelle che distrussero chi vi ha preceduto e sono quelle che distruggeranno anche voi.” [10]

Supponendo che la persona non si veda afflitta da nessun altro difetto, il ché è improbabile se non impossibile, la stessa attrazione e amore che sente per questo mondo sarà la causa dei suoi problemi e la bilancia con la quale verranno stabilite le condizioni nelle quali dovrà rimanere nella sua tomba e nel mondo intermedio (Barzakh). Quanto minore sarà il suo attaccamento a questo mondo più luminose saranno la sua tomba ed il suo mondo intermedio e minore il tempo che dovrà rimanere in essi.

Per questo, gli amici di Dio, secondo quanto è stato raccolto in alcune Tradizioni profetiche, non rimarranno nel mondo della tomba più di tre giorni e ciò per via di questo stesso attaccamento naturale e innato che provarono in vita verso questo mondo.

Un altro dei difetti che induce l’attaccamento a questo mondo è la paura di morire. Questa paura causata dall’attaccamento al mondo e dall’amore che il cuore prova per esso è altamente condannabile; non ha nulla a che vedere con il timore del Giorno della Resurrezione, che è uno degli attributi dei credenti. E la gran parte delle sofferenze e angosce che alcune persone sperimentano nel morire è prodotta dalla rottura con i legami mondani, non dalla paura della morte stessa.

Il brillante ricercatore e attento studioso del mondo islamico, Seyyed Mir Damad, che Iddio faccia risplendere il suo volto, nel suo “Al-Qabasat”, un’opera di rara eccellenza, dice in uno dei suoi capitoli:

لا تَخَافَنَّكَ المَوْتُ، فَإنَّ مَرَارَتَهُ فِي خَوْفِهِ.

Che la morte non ti intimorisca, perché la difficoltà del morire risiede in questo stesso timore!” [11]

Un altro dei grandi mali che comporta l’amore per il mondo è che allontana la persona dalle pratiche spirituali, dagli atti di adorazione e dai riti devozionali. Tale attaccamento, radicando la dimensione materiale e opponendo la natura fisica all’obbedienza spirituale, distrugge la capacità di sottomissione e indebolisce sia la determinazione che la volontà; non per nulla uno dei grandi segreti ed obiettivi dell’adorazione e delle pratiche spirituali è la sottomissione del corpo, delle facoltà fisiche e degli istinti naturali all’autorità dello spirito affinché operino in armonia con  la volontà dell’anima e sottomettano il loro mondo materiale a quello spirituale. Lo spirito acquisisce potere, autorità ed influenza fino al punto che il corpo divenga totalmente subordinato alla sua volontà. Il mondo corporeo e la forza fisica rimangono assoggettati alla potenza spirituale fino al punto di poter realizzare qualsiasi cosa gli venga ordinata senza la minima difficoltà.

Una delle virtù e dei segreti dell’adorazione profonda è che facilita il raggiungimento degli obiettivi. Grazie ad essa, la persona fortifica la propria determinazione e giunge a dominare il mondo fisico. Se la sua volontà raggiunge la sua perfezione e realizzazione, e la sua determinazione si rafforza, il suo dominio sul mondo corporeo e la sua forza fisica ed interiore acquisiscono caratteristiche angeliche e diventano simili a quelle degli angeli divini che mai disobbediscono ai Suoi ordini. Obbediscono a qualsiasi cosa Egli gli ordini e si astengono da qualsiasi cosa Egli gli proibisca senza che questo comporti per essi alcuna difficoltà. Quando le facoltà fisiche della persona rimangono sottomesse al suo spirito, le difficoltà scompaiono cedendo il passo a uno stato di facilità e calma. Quando questo accade, le sette dimensioni, i sette climi della natura fisica, rimangono sottomessi allo spirito ed agiscono come suoi servitori.

E devi sapere, o mio amico, che la determinazione e la volontà sono qualità particolarmente necessarie ed efficaci in questo mondo. La bilancia di uno dei livelli del Paradiso, uno dei più elevati, è quella della determinazione e della volontà, e finché la persona non possiede una determinazione potente e una forte volontà non può accedere a questo Paradiso e a questa elevata dimora spirituale.

In un hadith troviamo riportato che, quando la gente del Paradiso entra in esso, un messaggero divino giunge dicendo loro: “Questo è un messaggio inviato da Colui che vive eternamente a chi vivrà eternamente. Io sono Colui che quando ordina a qualcosa di essere, essa viene all’esistenza. Oggi ti ho donato il potere affinché, se ordinerai a qualcosa di esistere, venga all’esistenza.”

Osserva che dimora celeste, che autorità e che forza spirituale! Esse rendono la volontà del beato il luogo teofanico della volontà divina: egli possiede il potere di fare in modo che le cose escano dal non-esistente e inizino ad esistere.

Il potere e l’influenza della volontà sono migliori e maggiori di tutti i poteri fisici.

E’ evidente che questo messaggio non riguardi tutti. Coloro la cui volontà si trovi sottomessa ai desideri carnali, la cui determinazione sia annullata e distrutta, non potranno raggiungere mai questa dimora spirituale. Gli atti della Verità Altissima non sono capricciosi: in questo mondo rispondono ad un ordine basato sulla legge della causalità, ed anche nell’altro. Inoltre questo mondo rappresenta il maggior grado di armonia tra le cause ed i loro effetti. Tutto il sistema dell’altro mondo è basato sulla legge della causalità: l’influenza della volontà deve essere ottenuta in questo mondo. Questo mondo è il campo di coltivazione dei frutti che si raccoglieranno nell’altro e la sostanza da cui provengono tutte le benedizioni celesti e tutte le disgrazie infernali.

Per tanto, ognuna delle pratiche di adorazione e dei riti religiosi, oltre a possedere in sè stessa forme celesti con le quali costruire il paradiso fisico e le sue fortezze, così come confermano la ragione e la trasmissione profetica, producono, ognuna di esse, un effetto nell’anima e, poco a poco, vanno rafforzando la volontà della persona e completando la sua forza. E per questo, quanto maggiore sforzo esige l’adorazione, tanto più benefica essa sarà.

أَفْضَلُ الأَعْمَالِ أَحْمَزُهَا

“Gli atti migliori sono quelli più difficoltosi.” [12]

Per esempio, alzarsi dal letto per adorare Dio Altissimo nelle notti di freddo invernale sacrificando il piacere del sonno, fa che lo spirito controlli la forza corporea e fortifichi la volontà. Sebbene tale sforzo inizialmente risulti un compito arduo e poco gradevole, gradualmente diventerà più facile e poco a poco il corpo si piegherà con maggiore facilità alla volontà dell’anima, e possiamo vedere come la gente che è abituata a realizzare tali pratiche le compia senza la minima difficoltà. Se a noi provoca pigrizia e risulta problematico è perché non prendiamo la decisione di metterla in pratica. Ma se ci impegniamo a farlo, gradualmente la difficoltà si alleggerirà. Le persone che si alzano nella notte per adorare il proprio Signore provano maggior godimento di quanto noi ne ricaviamo dai piaceri mondani. L’anima si abitua attraverso la pratica ed il bene diventa permanente diventando abituale.

Questa pratica genera molteplici benefici. Uno è che la forma che questo atto assume nell’altro mondo è così bella da non possedere somiglianza con nulla di questo mondo: non possiamo neanche immaginarla.

Un altro è che l’anima diventa volonterosa e forte e questo è fonte di grandi benefici, uno dei quali lo avete già ascoltato.

Un altro è che fa gradualmente familiarizzare la persona con la pratica del ricordo (dhikr), della meditazione (fikr) e dell’adorazione. E’ possibile che questo avvicini l’immaginazione della persona alla realtà e volga l’attenzione del cuore verso il Signore del Regno, che l’amore per la bellezza dell’Amato diventi vero e l’amore e attrazione che il cuore nutre per questo mondo e per l’altro si indeboliscano. E’ possibile che, se si possiede un’attrazione spirituale e si raggiunge un certo stato, si produca un incontro con il senso reale dell’adorazione e con il vero segreto del ricordo e della meditazione (dhikr wa fikr), entrambi i mondi perdano la loro importanza, e la teofania dell’Amico elimini la polvere dallo specchio del cuore. Eccetto Iddio stesso, nessuno può immaginare quanto generoso possa mostrarsi con questo Suo servo.

Quindi, se la persona rafforza sé stessa mediante esercizi spirituali, atti di adorazione, pratiche rituali e l’abbandono dei desideri carnali, essa si trasformerà in un essere in possesso di determinazione e volontà; viceversa se si abbandona alla disobbedienza, propria della natura carnale, indebolirà la sua volontà e determinazione, come abbiamo visto precedentemente.

 

Conclusione

A nessun essere cosciente sfugge che l’essere umano, in maniera innata e istintiva, desideri raggiungere la perfezione piena ed assoluta e che la miglior parte del suo cuore sia rapita dalla Bellezza Assoluta e dalla Perfezione Integrale.

Ciò costituisce parte della natura innata con la quale Dio, benedetto ed esaltato, ha creato i figli della specie umana e questo amore per la perfezione è quello che permette di raggiungere l’unione con la Bellezza Assoluta. Ognuno, comunque, in funzione del suo stato e della sua dimora spirituale, possiede la propria idea di perfezione ed il suo cuore si sente attratto verso differenti cose: la gente immersa nell’altra vita vede la perfezione nell’ottenimento di dimore e gradi spirituali ed i loro cuori si volgono verso essi. La gente di Dio vede la perfezione nella bellezza divina e nella Sua perfezione, e dice:

﴿إنِّي وَجَّهْتُ وَجْهِي لِلَّذِي فَطَرَ السَّمَاوَاتِ وَالْأَرْضَ.﴾

“Invero rivolgo il mio volto verso Colui Che ha creato i cieli e la terra” (Sacro Corano, 6:79)

E dicono:   

وَلِي مَعَ اللهِ حَالٌ.

Gli stati spirituali li dona Dio.”

Essi anelano all’unione con Lui e sono innamorati della Sua bellezza. La gente mondana, credendo che la perfezione risieda nel godimento dei piaceri terreni ed essendo stata accecata da questo mondo, si sente istintivamente attratta da esso.

Ma poiché la tendenza innata dell’essere umano è rivolta verso la Perfezione Assoluta, tutti gli attaccamenti terreni sono fondamentalmente errori di giudizio.

Pertanto, maggiore sarà il dominio sui benefici terreni o ultraterreni, siano essi realizzazioni spirituali, autorità, potere o tesori materiali, ancor più aumenterà la brama nei loro confronti alimentandone la fiamma dell’ardente desiderio.

Per esempio, la persona che possiede appetiti sensuali, quanto più li appaghi e provi piacere, più vorrà provare piaceri che non sono alla sua portata, e nel suo cuore maggiormente arderà il fuoco della passione.

Lo stesso accade alla persona ambiziosa di potere. Se un paese è sottomesso alla sua autorità desidererà di esercitare la propria autorità su un altro paese, e se giungesse a dominare tutta la terra, desidererà di volare in altri pianeti e sottomettere anche essi alla sua autorità. Il povero disgraziato ignora che la sua natura innata desidera un’altra cosa. L’amore innato istintivo si sente attratto dall’Amato Assoluto. Ogni movimento sostanziale, naturale e volitivo, ogni inclinazione del cuore e tutti i desideri dell’anima cercano la bellezza della Bellezza Assoluta, sebbene costui non ne sia cosciente e abusi di questo amore e questa passione, che sono la cavalcatura (Buraq) con cui il Profeta ha realizzato la sua ascensione celeste (Miraj), le ali per volare verso l’unione con l’Assoluto, per peregrinare lungo lidi differenti da quelli che veramente cerca rimanendo così imprigionato tra assurde barriere nocive ad un corretto orientamento.

In sintesi, ci allontaniamo dall’obiettivo fondamentale. Quanto più il cuore di una persona si sente istintivamente attratto dalla perfezione assoluta, tanto più, sviato dalle lusinghe di questo mondo, si affezionerà ad esse.

E credendo che il mondo ed i suoi ornamenti siano la perfezione, i suoi desideri aumenteranno, il suo amore verso di essi crescerà, la necessità del mondo diventerà ogni volta maggiore e si sentirà sempre più povero e bisognoso.

Ma al contrario, la gente che opera per l’altra vita e che ha perso interesse per questo mondo, ogni volta che presta maggiore attenzione agli affari dell’altro vede ridotto il desiderio e l’attenzione del cuore per le questioni mondane fino a cessare di necessitare di qualsiasi cosa di questo mondo. Un senso di ricchezza e di perfezione si radica nei loro cuori e contemplano questo mondo ed i suoi orpelli come qualcosa ai loro occhi privo di valore, nella stessa maniera in cui la gente di Dio ignora entrambi i mondi e se ne è liberata. La loro unica necessità è legata alla Perfezione Assoluta. L’assenza di bisogno e la presenza di perfezione sono infuse nei loro cuori dalla luce di Colui che è Ricco, Colui che abbonda in ogni cosa. Hanian lahum (felicitazioni ad essi).

Per tanto, quello che l’hadith menzionato vuole dire è che chi trascorre i suoi giorni e notti preoccupato principalmente nelle questioni mondane, Dio lo farà sentire povero e bisognoso, mentre chi trascorre i suoi giorni e notti impegnato principalmente nelle questioni relative all’altra vita, Dio lo farà sentire ricco nel suo cuore.

E’ evidente che a quella persona il cui cuore è occupato con le questioni che hanno a che vedere con l’altra vita, le questioni mondane e le difficoltà appariranno insignificanti e facili da abbandonare. Contemplerà questo mondo come un luogo di passaggio transitorio, la dimora unicamente della sua edificazione e non darà importanza alle sue difficoltà e sofferenze. Ridurrà al minimo le sue necessità e la sua dipendenza dagli affari di questo mondo e delle sue genti, fino a giungere ad un punto in cui non avrà alcuna necessità di essi. Per tanto, organizzerà i suoi affari e ordinerà i suoi compiti fino a raggiungere l’autosufficienza nella sua essenza e nel suo cuore.

Per questo, quanta più importanza darai a questo mondo, più amore gli doni e più il tuo cuore sarà legato ad esso, le tue necessità aumenteranno in proporzione al tuo attaccamento e, di conseguenza, crescerà in te il sentimento di carenza e povertà e i tuoi affari si disperderanno. Il tuo cuore si riempirà di ansia, tristezza e timore e i tuoi affari non si svilupperanno secondo le sue aspirazioni. I tuoi desideri e la tua avarizia aumenteranno di giorno in giorno e sarai avvolto dalla tristezza e dalla preoccupazione, e la disperazione e confusione invaderanno il tuo cuore. Alcuni di questi aspetti sono stati menzionati nel nobile hadith raccolto in “Al-Kafi”, con una catena di trasmissione che passa da Hafs ibn Qurt, che riporta che Abu Abdallah Imam Ja’far as-Sadiq, la pace sia con lui, disse:

عَنْ حَفْصِ بْنِ قُرْطٍ عَنْ أَبِي عَبْدِاللهِ عَلَيْهِ السَّلامُ قَالَ: مَنْ كَثُرَ اشْتِبَاكُهُ بِالدُّنْيَا كَانَ أَشَدَّ لحَِسْرَتِهِ عِنْدَ فِرَاقِهَا.

Quanto maggiore sia il grado di coinvolgimento della persona in questo mondo, maggiore sarà la sua sofferenza quando dovrà abbandonarlo.” [13]

Ibn Abu Yaqub disse: “Ascoltai Abu Abdallah, su di lui la pace, dire:

عَنِ ابْنِ أَبِي يَعْفُورَ قَالَ: سَمِعْتُ أَبَا عَبْدِاللهِ عَلَيْهِ السَّلامُ يَقُولُ: مَنْ تَعَلَّقَ قَلْبُهُ بِالدُّنْيَا تَعَلَّقَ قَلْبُهُ بِثَلاثِ خِصَالٍ: هَمٍّ لا يَفْنَى وَأَمَلٍ لا يُدْرَكُ وَرَجَاءٍ لا يُنَالُ.

 ‘Colui il cui cuore si legherà a questo mondo soffrirà tre cose: una preoccupazione incessante, un desiderio insoddisfatto e una speranza incompiuta’.” [14]

Mentre la gente che si preoccupa principalmente delle questioni relative all’altra vita, quanto più vicina si trova alla dimora della benedizione della Verità, più si sentirà felice e maggiormente lontana, disinteressata ed estranea alle questioni di questo mondo. Se non fosse perché Iddio Altissimo ha stabilito per essi un periodo determinato di permanenza, non vi rimarrebbero neanche un istante in più.

Così come dice la Guida dei Monoteisti (Mawla al-Muwahidin), l’Imam ‘Ali ibn Abi Talib, la pace sia con lui:

Se non fosse perché Dio ha decretato per essi un termine, i loro spiriti non rimarrebbero neanche un istante in più nei loro corpi.

Mentre sono in questo mondo non li tange la tristezza né le preoccupazioni, a differenza di quanto accade a coloro che vivono immersi in esso, e nell’altra vita si troveranno immersi nell’oceano della misericordia divina. Che Iddio mi annoveri e ci annoveri tra loro!

Per tanto, o cari, adesso che avete ascoltato le nefaste conseguenze dell’attaccamento a questo mondo e avete compreso che esso provoca la distruzione della persona e la conduce a perdere la sua fede, facendole perdere i benefici di questo mondo e dell’altro, svegliatevi e sforzatevi quanto potete per recidere le catene che vi legano a questa vita. Considerate che questa vita non rappresenta altro che qualche istante insignificante e indebolite le radici che vi legano ad essa. Non attribuite valore alcuno ai piaceri che vi fornisce, visto che sono sempre uniti allo sforzo, al dolore ed alla difficoltà e chiedete a Dio che vi aiuti e vi liberi da questa sofferenza e difficoltà e ponga nei vostri cuori il desiderio di raggiungere la dimora nella quale si usufruisce delle Sue benedizioni.

E ciò che vi è presso Iddio è migliore e più duraturo. [15]

 

NOTE

1) Al-Kulayni, Usul al-Kafi, Teheran, vol. IV, testo arabo con traduzione persiana di Seyyed Hashim Rasuli, pag. 8.

2) Al-Majlisi, Bihar al-Anwar

3) Nahjul Balagha, ed. Subhi al-Salih, Hikam n. 131.

4) Al-Kulayni, “Usul al-Kafi”, vol. II, pag. 315, hadith 1.

5) Al-Kulayni, “Usul al-Kafi”, vol. II, pag. 315, hadith 1, piè di pagina.

6) Al-Majlisi, “Bihar al-Anwar”, v. LV, p. 45, hadith 13.

7) Nahjul Balagha, detto n. 5.

8) Mustadrak al-Masail, v. V, pag. 320, Kitab as-salat, Abuab ad-Dikhr, bab 22, hadith 2.

9) Usul al-Kafi, v. III, p. 205.

10) Usul al-Kafi, v. II, p. 316, Kitab al-Iman wa l-Kufr, hadith 6.

11) Seyyed Mir Damad, Al-Qabasat, pag. 479.

12) Usul al-Kafi, vol. IV, p. 9)

13) Usul al-Kafi, v. II, p. 320. Kitab al-Iman wa l-kufr, Bab Hub ud-dunya, hadith 16.

14) Usul al-Kafi, v. II, p. 320. Kitab al-Iman wa l-kufr, Bab Hub ud-dunya, hadith 17.

15) Cfr. “Tutti i beni che vi sono stati concessi non sono che un prestito di questa vita, un ornamento per essa, mentre quello che è presso Allah è migliore e duraturo. Non comprendete dunque?” (28:60); “Tutto ciò che vi è stato concesso non è che godimento effimero di questa vita, mentre quel che è presso Allah è migliore e duraturo; [lo avranno] coloro che credono e confidano nel loro Signore” (42:36).

 

Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte

Writer : shervin | 0 Comments | Category : Imam Khomeyni (ra) , Novità , Tradizioni , Via Spirituale

Comments are closed.