Come si è diffuso l’Islam? (S.M.Rizvi)

Come si è diffuso l’Islam?

di Seyyed Muhammad Rizvi*

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Introduzione

“L’Islam è una religione malvagia.” “Promuove la violenza.” Queste sono alcune delle comuni etichette utilizzate contro l’Islam dai mass-media occidentali. Simili pregiudizi sono basati sullo stereotipo secondo cui gli arabi avrebbero obbligato i non-arabi alla fede islamica. Nel recente passato non è inusuale trovare libri che ritraggano un arabo brandire una spada in una mano e il Corano nell’altra.

Lasciateci quindi vedere come l’Islam si è diffuso nel mondo: attraverso la spada o mediante la conversione?

 

La prospettiva coranica

Vediamo dapprima la questione della “conversione mediante la forza” dalla prospettiva coranica.

Il Corano è molto chiaro sull’argomento dell’accettazione dell’Islam:

“Non c’è costrizione nella religione. La retta via ben si distingue dall’errore. Chi dunque rifiuta l’idolo e crede in Dio, si aggrappa all’impugnatura più salda senza rischio di cedimenti. Dio è audiente, sapiente.” (Surah al-Baqara, 2:256)

Non vi può essere obbligo nell’accettare l’Islam; l’Islam vuole dei credenti sinceri, non degli ipocriti. Mediante la conversione obbligata, voi aumenterete solamente il numero degli ipocriti, non quello dei veri credenti.

Il Profeta dell’Islam (S) è stato quindi menzionato come un ammonitore, non come una persona che imponeva l’Islam agli altri:

“Ammonisci dunque, ché tu non sei altro che un ammonitore e non hai autorità alcuna su di loro.” (Surah al-Ghaashiya, 88:21-22)

In molti altri versetti il Profeta è descritto come “nunzio” e come “ammonitore.” (Surah al-Baqara, 2:119; Surah Saba, 34:28). Il suo ruolo era solo quello di ricordare alle genti il loro istinto naturale di credere in Dio. Come il primo versetto spiega, non vi è necessita della forza perché la Retta Via è chiaramente distinta da quella errata.

 

L’esempio profetico

La vita del Profeta Muhammad (la pace sia con lui e la sua famiglia) può essere divisa in due parti: i primi tredici anni della missione del Profeta a Mecca, e gli ultimi undici anni della sua vita a Medina.

1. A Mecca: 

I primi tredici anni della missione del Profeta (S) si svolsero a Mecca. Il Profeta (S) ed i Musulmani si trovavano qui in minoranza e quindi l’utilizzo della forza era inconcepibile e storicamente impossibile. Fu la persecuzione che li obbligò a migrare da Mecca a Medina.

2. A Medina:

Gli ultimi undici anni della sua vita il Profeta (S) li trascorse a Medina. La maggioranza delle genti di Medina – appartenente alle tribù degli Aws e Khazraj – aveva accettato l’Islam prima della migrazione del Profeta (S) in questa città. Ovviamente, questa accettazione o conversione delle genti di Medina non poteva esser stata ottenuta mediante la forza! Il Profeta (S) ed i suoi seguaci a Mecca non avevano mezzi per convertire fisicamente le genti di Medina. L’Islam si diffuse qui solamente attraverso la propagazione.

Una volta stabilitosi a Medina, il Profeta venne a conoscenza che in questa città risiedeva una comunità ebraica che non aveva inclinazione ad accettare l’Islam. Egli li incontrò e li invitò ad un patto con i musulmani in modo che ogni gruppo religioso a Medina conoscesse i suoi diritti e doveri. La parte rilevante dell’accordo recita quanto segue:

Gli ebrei che aderiranno a questo patto saranno protetti da ogni insulto e vessazione; essi godranno di un diritto identico a quello della nostra stessa gente, della nostra assistenza e di una posizione dignitosa. Gli ebrei delle varie tribù di ‘Aws, Najjar, Harith, Jashim, Tha’labah, e tutti gli altri domiciliati a Yahtrib (vale a dire Medina) formeranno con i Musulmani un’unica nazione.

Ad essi è permesso praticare la propria religione liberamente al pari dei musulmani. Gli amici e alleati degli ebrei beneficeranno della stessa sicurezza e libertà. Il colpevole deve essere perseguito e punito. L’ebreo si unirà ai musulmani nella difesa di Yathrib (Medina) contro tutti i nemici. L’interno di Yathrib sarà un luogo sacro per tutti coloro che accetteranno questa Carta. Gli amici e alleati dei musulmani e degli ebrei saranno rispettati come tutti gli altri

Questo mostra chiaramente che il Profeta (S) non obbligò la gente ad accettare l’Islam, ma piuttosto favorì la coesistenza pacifica con i seguaci delle altre fedi.

 

Le guerre durante la vita del Profeta (S)

Cosa dire riguardo le battaglie che il Profeta Muhammad (S) combatté dopo aver stabilito il suo potere politico a Medina? Ebbero l’obiettivo di imporre l’Islam agli altri?

Diamo un breve sguardo alle principali battaglie di quell’era:

2 AH: La battaglia di Badr: I Musulmani affrontarono le forze meccane a Badr – 80 miglia da Medina e 200 miglia da Mecca. La località e le circostanze sono piuttosto chiare per dimostrare che furono i miscredenti meccani gli aggressori.

3 AH: La battaglia di Uhud:  Prende il nome da una montagna subito fuori Medina. I meccani vi giunsero per vendicarsi della sconfitta di Badr.

5 AH: La battaglia di Ahzab (o Khandaq): I miscredenti meccani, in alleanza con gli ebrei del nord dell’Arabia, vennero ad attaccare i musulmani a Medina.

6 AH: Il trattato di pace di Hudaybiyya. Nel sesto anno dopo la migrazione del Profeta (S), accompagnato dai Musulmani, egli decise di realizzare il Pellegrinaggio a Mecca. I miscredenti impedirono ai Musulmani di entrare nella città di Mecca. Dopo lunghi negoziati, entrambe le parti firmarono un trattato di pace della durata di dieci anni.

Le implicazioni di questo trattato di pace sono di grande portata:

Primo, fino alla firma di questo trattato, i Musulmani erano impegnati principalmente nel difendere sé stessi contro i Meccani (i loro nemici esterni) e gli Ebrei (i loro nemici interni).

Secondo, solo dopo aver sottoscritto questo trattato, i Musulmani si sentirono salvi e sicuri sufficientemente nel viaggiare nelle regioni e nei paesi fuori Medina. Il trattato di pace diede ai Musulmani l’opportunità di iniziare una compagna organizzata per propagare l’Islam tra le tribù ed i paesi circostanti.

Terzo, dal sesto al nono anno dell’emigrazione del Profeta, l’opera propagatrice e missionaria fu tale che quasi l’intera penisola Arabica aveva imbracciato l’Islam: senza la forza della spada! Come risultato, il nono anno è conosciuto come ‘Ãmul Wufũd (l’Anno delle Delegazioni): perché molte delegazioni delle tribù arabe vennero a Medina per dichiarare la loro accettazione dell’Islam.

9 AH: la conquista di Mecca: Soltanto quando i Meccani violarono le condizioni del trattato di pace, i Musulmani presero la città di Mecca (senza spargimento di sangue) – successivamente, nel nono anno dopo l’Egira, Mecca venne dichiarata città santa dove l’adorazione degli idoli era proibita.

Anche allora agli adoratori di idoli di Mecca venne concesso un periodo di quattro mesi di grazia per poter rimanere e studiare l’Islam. Se essi poi non fossero stati convinti dell’Islam, sarebbe stato loro chiesto di lasciare il sacro territorio di Mecca (cfr. Corano, Surah at-Tawba, 9:3)

 

Due fasi della vita del Profeta Muhammad (S)

Prima fase:  Era Meccana dei primi 13 anni.  Egli era in minoranza, e perciò l’uso della forza era impossibile.

Seconda fase: L’era Medinese degli ultimi 11 anni della sua vita.

Dal 1° al 6° anno: Difesa contro l’aggressione delle forze meccane e dei loro alleati.

Dal 7° al 9° anno:  Propagazione e comunicazione con gli altri, con conseguente conversione della quasi intera Penisola Arabica.

In tutti questi casi vediamo che né la spada né la forza vennero utilizzate per convertire la gente all’Islam. Specialmente per gli ebrei e i cristiani – che l’Islam riconosce come Ahlul Kitab, le Genti del Libro – l’Islam garantì loro libertà di fede e pratica religiosa sotto il governo islamico.

 

Le conquiste successive al Profeta (S)

Dopo la morte del Profeta Muhammad (S) i Musulmani conquistarono gradualmente l’Iraq, la Siria, la Palestina, l’Egitto e l’Iran.

Durante il regno di Abu Bakr, nel 633 d.C., l’Iraq venne conquistato. Durante il regno di ‘Umar ibn al-Khattãb, nel 635 d.C., venne conquistata la Siria, la Palestina nel 637 d.C., l’Egitto nel 642 d.C. e anche due terzi della Persia. Il resto della Persia venne conquistato durante il regno di ‘Uthmãn bin ‘Affãn.

Molti storici guardano alle conquiste dei governanti che vennero dopo il Profeta (S) come ad una prova della “conversione mediante la forza all’Islam”. Noi abbiamo però una prospettiva differente su queste conquiste realizzate dai Musulmani dopo la morte del Profeta (S). E’ vero che i Musulmani conquistarono queste terre e paesi vicini MA questo significa che l’Islam, la religione, venne diffusa mediante la forza?

La confusione aumenta quando scrittori e storici interpretano l’espansione dell’Impero Arabo/Islamico come l’espansione dell’Islam in quanto religione.

E’ innegabile che l’Impero Arabo/Islamico si diffuse attraverso la forza militare lungo l’intero Medio Oriente; ma questo non si traduce automaticamente nella diffusione dell’Islam come religione.

Ira M. Lapidus, nel suo “A History of Islamic Societies” (in italiano, per i tipi Einaudi, con il titolo “Storia delle società islamiche”, n.d.t.) scrive:

La questione del perché le genti si convertano all’Islam ha sempre generato intensi sentimenti. Le generazioni precedenti di studiosi europei credevano che le conversioni all’Islam fossero avvenute sulla punta della spada e che i popoli conquistati dovessero scegliere tra la conversione o la morte. E’ ormai evidente che la conversione con la forza, pur non essendo sconosciuta nei paesi musulmani, è stata, di fatto, rara. I conquistatori musulmani volevano generalmente dominare, piuttosto che convertire, e la maggior parte delle conversioni all’Islam erano volontarie.” [1]

Nella maggioranza delle città, gli abitanti continuarono a seguire la propria religione. I conquistatori musulmani siglarono trattati che garantivano alle genti conquistate la libertà di praticare la loro religione finché essi avessero pagato il tributo richiesto al tesoro del califfo.

Lo scomparso Marshall Hodgson, nella sua nota opera “The Venture of Islam”, dice:

Non vi fu alcun tentativo di convertire le genti nei territori imperiali le quali, in pratica, già aderivano ad alcune confessioni religiose. Nelle terre agricole arabe l’obiettivo dell’aristocrazia non era la conversione ma il dominio. La superiorità dell’Islam come religione, e quindi nel provvedere al mantenimento dell’ordine sociale, giustificò di fatto il dominio musulmano. Invero giustificò che semplici ed onesti musulmani rimpiazzassero i rappresentanti privilegiati ed oppressivi del vecchio sistema corrotto.” [2]

Ira M. Lapidus scrive quanto segue nel già citato libro “A History of Islamic Societies:

Il secondo principio…stabiliva che, per quanto possibile, le popolazioni soggiogate dovevano essere lasciate in pace. Ciò significò che gli arabi musulmani, contrariamente a quanto si crede, non cercarono di convertire la gente all’Islam. Muhammad aveva stabilito il precedente di consentire agli ebrei e ai cristiani d’Arabia di conservare la loro religione, purché pagassero i tributi; il califfato accordò lo stesso privilegio agli ebrei, ai cristiani e ai zoroastriani del Medio Oriente, considerati i “popoli del libro”, ossia i credenti delle precedenti rivelazioni scritte.” [3]

 

ESPANSIONE DELL’IMPERO ARABO/ISLAMICO vs ESPANSIONE DELLA FEDE ISLAMICA

Non ho alcuna esitazione nell’affermare che alcuni governanti musulmani effettivamente preferirono che i cittadini conquistati seguissero la loro vecchia religione in ordine di assicurare il flusso delle entrate desiderate nelle loro casse! Essi non erano interessati a promuovere o diffondere la fede islamica.

 

Esempi dalla storia islamica

La storia fornisce prove sufficienti del fatto che gli imperi islamici si diffusero militarmente, ma questo non si traduce necessariamente nella diffusione mediante la forza anche dell’Islam.

1. Guardate l’esempio dell’India:

I Musulmani governarono in India per circa ottocento anni, ma mai vi fu una maggioranza islamica in questo paese. I numeri stessi rivelano che la forza non ebbe parte nella diffusione dell’Islam in questa regione.

Un prominente storico e giornalista indiano, il Dr. Khuswant Singh, nel suo “A History of the Sikhs”, ha discusso sui primi giorni dell’Islam in India. Egli afferma chiaramente che l’Islam si diffuse in India non attraverso i governanti Musulmani ma mediante le guide spirituali ed i missionari musulmani. [4]

2. Studiate la storia dell’Estremo Oriente, e vedrete che mai un esercito o nave islamici misero piede in Malesia o Indonesia. La saggia popolazione dell’Indonesia costituisce comunque il più grande paese islamico nel mondo. L’Islam si è qui diffuso solo attraverso i commercianti e missionari musulmani. Lapidus menziona tre teorie per spiegare l’accettazione dell’Islam nell’Estremo Oriente: il ruolo dei mercanti, l’importanza dei missionari ed il valore dell’Islam per la gente ordinaria piuttosto che per le élite regnanti. [5] Fu attraverso il carattere ed il comportamento dei commercianti musulmani che gli indonesiani inizialmente vennero attratti dall’Islam. Situazioni simili nella diffusione dell’Islam sono registrate per il continente africano.

3. Guardate all’ultimo impero islamico, l’Impero Ottomano. Esso venne governato da un califfo turco e governato dal sistema millet, una società multi-religiosa e multi-culturale. L’Impero Ottomano dominò vaste regioni di terra cristiana nell’Est dell’Europa ma mai obbligò i suoi cittadini cristiani a convertirsi all’Islam; ad essi era concesso il diritto di governare le proprie vite in accordo alle loro tradizioni religiose. Guardate alla Grecia, un vicino della Turchia, che venne colonizzata dai Musulmani turchi per circa 500 anni, ma voi mai sentirete o vedrete una minoranza considerevole di Musulmani tra i Greci, anche oggi.

Se noi volessimo comparare l’attitudine dei governanti musulmani rispetto alle minoranze che vissero sotto il loro governo durante il secolo diciannovesimo, con l’attitudine degli europei e statunitensi rispetto alle loro minoranze, oserei dire che l’atteggiamento dei Musulmani è stato decisamente migliore. Il Professor Davison, un celebre storico dell’Impero Ottomano, scrive: “E’ stato infatti detto che i turchi erano meno oppressivi sulle popolazioni che avevano assoggettato rispetto ai prussiani verso i polacchi, gli inglesi verso gli irlandesi, o gli americani verso i negri…E’ provato che in questo periodo (lo scorso 19esimo secolo), vi fu un’emigrazione dalla Grecia indipendente verso l’Impero Ottomano poiché alcuni greci ritennero il governo ottomano un padrone più indulgente [del loro stesso governo greco]”. [6]

4. L’Islam affronta un nemico davvero formidabile sotto forma di mezzi di comunicazione prevenuti in Europa e America. Ma guardate alla crescita e diffusione dell’Islam in Occidente. Nonostante tutte gli ostacoli, esso è una delle religioni in più rapida crescita negli Stati Uniti d’America. Ha già una forte presenza nel Regno Unito, in Francia e Germania. Questo la dice lunga su come questa religione si sia diffusa e si stia diffondendo ancora oggi.

 

La strada del futuro

I Musulmani in Occidente devono comprendere che la più forte risposta alle menzogne mediatiche è il loro comportamento. Se essi conducono la loro vita secondo la corretta condotta islamica, allora i loro vicini, colleghi e conoscenti non crederanno alle raffigurazioni negative dell’Islam presenti nei media.

L’Imam Ja’far as-Sãdiq, il sesto Imam della Shi’a dell’Ahlul Bayt (A), disse:

Chiamate le genti all’Islam senza usare la vostra lingua.”

Ovvero non attraverso le parole, ma mediante le azioni – il vostro comportamento a casa, sul luogo di lavoro e nella comunità, deve essere un mezzo di difesa e presentazione della vera immagine dell’Islam.

 

Note: 

[1] Ira M. Lapidus, “A History of Islamic Societies” (Cambridge: CUP, 1988) p. 243-244.

[2] M. Hodgson, “The Venture of Islam”, vol. 1, p. 199.

[3] “A History of Islamic Societies”, p. 43. Per l’edizione italiana, “Storia delle società islamiche – I. Le origini dell’Islam” (Torino, Einaudi, 2000), p. 49.

[4] Khushwant Sing, “A History of the Sikhs”, vol. 1 (N.J.: Princeton University Press, 1963) pp. 20-28.

[5] “A History of Islamic Societies”, p. 469.

[6] Roderic H. Davison, “Reform in the Ottoman Empire 1856-1876”(New Jersey: Princeton University Press, 1963) p. 116.

 

* Dell’Hujjatulislam Seyyed Muhammad Rizvi, Imam del “Centro Islamico Jaffari” di Toronto (Canada), sono stati pubblicati sul nostro sito numerosi articoli. Dell’autore, figlio dell’Allamah Seyyed Said Akhtar Rizvi, il gruppo di traduzione della nostra Associazione ha inoltre già tradotto e stampato in italiano i seguenti libri: “Il Khums: una tassa Islamica”, “Un’introduzione alla Shariah Islamica” e “Matrimonio e Morale nell’Islam”. Chiunque desideri riceverli può contattarci al nostro indirizzo di posta elettronica o postale.

 

Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte

Writer : shervin | 0 Comments | Category : Attualità, politica e società , Novità , Storia Islamica

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