Badr: la prima battaglia dell’Islam

BADR: LA PRIMA BATTAGLIA DELL’ISLAM

 

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I Quraish avevano cominciato in grande stile i preparativi per attaccare Medina.

 

La carovana commerciale che quell’anno era andata in Siria, capeggiata da Abu Sufyan, era particolarmente fornita.

 

Ogni quarishita investì tutti i risparmi in quella spedizione, decidendo che tutto il profitto ottenuto quell’anno non sarebbe andato ai commercianti ma sarebbe stato speso in armi, cavalli ed altri articoli di guerra per combattere i musulmani di Medina.

 

Queste notizie causarono molta ansia a Medina, mentre Abu Sufyan, che stava tornando dalla Siria, temeva che i musulmani potessero intercettare la sua carovana. Così inviò un messaggero per informare i capi dei Quraish dei suoi timori.

 

Ricevuto il messaggio, un esercito ben equipaggiato di mille meccani marciò verso Medina, sotto il comando di Abu Jahl (1).

 

Raggiunsero Badr (200 miglia da Mecca ed 80 miglia da Medina), quando arrivò la notizia che la carovana stava passando ad appena tre miglia dai Quraish, lungo la spiaggia, e non aveva ancora subito nessun attacco dai musulmani.

 

Ma poiché i meccani erano ansiosi di dare battaglia a Muhammad (S) ed ai suoi seguaci, decisero comunque di continuare verso Medina. Dopo tutto, non era questa battaglia l’obbiettivo dell’invio della carovana? Così, perchè sarebbero dovuti tornare indietro a Mecca, quando avevano mille guerrieri ben equipaggiati, sufficienti per impartire una bella lezione ai musulmani?

 

Si accamparono ai pozzi di Badr.

 

Vediamo ora cosa stava avvenendo a Medina.

 

Quando giunse la notizia che la carovana stava giungendo dalla Siria (da nord), e l’armata meccana stava marciando verso Medina (da sud), i musulmani temettero di venir schiacciati tra questi due gruppi di nemici.

 

Ora, per i musulmani di Medina c’erano due alternative: non salvarsi dal venir sopraffatti dai meccani, tramite tutte le risorse ricavate dal ricco commercio in Siria, o attuare un’altra opzione (che aveva il minimo rischio per l’immediato e che inoltra prometteva un ricco bottino), cioè attaccare la carovana dei Quraish, a pieno carico e comandate da Abu Sufyan con solamente 40 uomini male armati.

 

Da un punto di vista materiale, quest’ultima opzione era sicura e molto lucrosa, e molti dei musulmani la preferivano.

 

L’altra alternativa, quella che venne in realtà adottata su raccomandazione del Profeta (S) guidato da Dio, fu di lasciar perdere il bottino ed invece marciare audacemente contro l’agguerrito e ben armato esercito quarishita di 1000 uomini, proveniente da Mecca.

 

Questa situazione è descritta nei seguenti versetti del Corano:

 

“Così fu nel nome della Verità che il tuo Signore ti fece uscire dalla tua casa, nonostante che una parte dei credenti ne avesse avversione. Polemizzano con te dopo che la verità è stata resa manifesta, come se fossero spinti verso la morte e ne fossero consci. (E ricordate) quando Allah vi promise che una della due schiere (sarebbe stata) in vostro potere; avreste voluto che fosse quella disarmata! Invece Allah voleva che si dimostrasse la verità (delle Sue parole) e sbaragliare i miscredenti fino all’ultimo, per far trionfare la verità ed annientare la menzogna a scapito degli empi.” (Corano, Sura Al-‘Anfal, Ayat 5-8)

 

Questi chiari versetti indicano che l’armata meccana era già in marcia prima che i musulmani uscissero da Medina per difendersi. Inoltre, indicano chiaramente che anche se alcuni musulmani desideravano evitare l’esercito meccano per attaccare la carovana commerciale, questa idea non venne accettata  e che lo scopo ed obbiettivo della loro avanzata fu combattere l’esercito meccano che era già in movimento.

 

Ciò modifica chiaramente la propaganda viziosa e maligna degli scrittori occidentali che sostengono che il Profeta (S) aveva inteso attaccare la carovana dei Quraish, i quali erano andati lì solo per proteggerla.

 

I versetti del Corano sono l’unica annotazione contemporanea degli eventi di Badr. Se c’è uno scritto di qualcuno, che va contro questa autentica narrazione, deve essere “gettato dalla finestra”.

 

Potete domandarvi perché i nemici dell’Islam lavorino così tanto per presentare la battaglia di Badr come se i quraishiti (povere anime!) mirassero unicamente a proteggere la loro carovana.

 

La ragione è la seguente: questa fu la prima battaglia tra quraishiti e musulmani, e se la responsabilità di questa battaglia viene posta sulle teste dei musulmani, tutte le battaglie seguenti potrebbero essere presentate come conseguenza di questa, e così il Santo Profeta (S) potrebbe essere presentato come un profeta guerrafondaio, che per le sue mire di saccheggio costrinse i meccani “amanti della pace” al combattimento!

 

Comunque, torniamo indietro in questa nostra descrizione.

 

L’esercito meccano aveva il controllo sui pozzi di Badr ed il terreno del loro campo era di argilla compatta. Diversamente, i musulmani erano lontani dai pozzi ed avevano difficoltà ad approvvigionarsi di acqua. A rendere più complicate le cose, molti musulmani durante la notte erano divenuti “ritualmente impuri” (najis), ed il terreno sotto di loro era sabbioso e quindi avrebbe impedito spostamenti rapidi durante la battaglia.

 

Dio li aiutò inviando la pioggia che li approvvigionò di acqua sufficiente al loro bisogno e rese compatto il terreno sabbioso, mentre l’argilla compatta dei meccani divenne fangosa, rendendo instabile il loro appoggio e le manovre.

 

Riferendosi a ciò, Allah nel Corano dice:

 

“E quando vi avvolse nel sonno come in un rifugio da parte Sua, fece scendere acqua su di voi dal cielo, per purificarvi e scacciare da voi la sozzura di Satana, rafforzare i vostri cuori e rinsaldare i vostri passi.” (Corano, Sura Al-‘Anfal, Ayah 11)

 

Considerando questo retroscena, esaminiamo l’insinuazione di certi “studiosi” occidentali che hanno scritto che il Profeta (S) prese il controllo dei pozzi di Badr, e rifiutò l’acqua ai meccani, portandoli così alla sconfitta! I reali avvenimenti della battaglia sono comunque i seguenti:

 

Con un corpo di 313 persone male equipaggiate, avendo con loro solamente due cavalli e settanta cammelli, il Profeta (S) procedette per Badr, circa ottanta miglia da Medina, per incontrare l’esercito meccano.

 

Le armate si scontrarono il 17 del mese di Ramadan 2 dell’Egira (anno 624 d.C.).

 

Prima si tennero dei combattimenti individuali, come era costume degli arabi, tra Hamza, ‘Ali (A) ed Ubaidah (tutti Bani Hashim) dalla parte dei musulmani e Utbah, Shaibah e Walid ibn Utbah (tutti Bani Ummaya) per i meccani. Hamza ed ‘Ali vinsero i loro avversari, rispettivamente Shaibah e Walid, mentre Ubaidah venne ferito gravemente, ma essendo un duello di tre contro tre, ‘Ali ed Hamza vennero in suo soccorso ed abbatterono Utbah (2). Poi cominciò la battaglia.

 

 

La mischia era furibonda. Entrambe le schiere combatterono coraggiosamente, ma i musulmani furono animati da uno zelo sacro. Nel pieno della battaglia, il Profeta (S) pregò Dio, supplicandolo sinceramente così: “O Signore, non dimenticare la Tua promessa di aiuto! O Signore! Se questo piccolo gruppo dovesse perire, non ci sarà nessuno che Ti adorerà”.

 

Allah descrive ciò nei seguenti versetti:

 

“ E (ricordate) quando imploraste il soccorso del vostro Signore! Vi rispose: ‘Vi aiuterò con un migliaio di angeli a ondate successive’. E Allah non lo ha fatto se non per darvi una buona novella , affinché grazie ad essa si acquietassero i vostri cuori. Non c’è altro aiuto che quello di Allah. Allah è veramente eccelso e saggio.” (Corano, Sura Al-‘Anfal, Ayat 9-10)

 

 

I musulmani ottennero il sopravvento. I meccani vennero respinti, lasciando settanta morti, inclusi diversi loro importanti capi. ‘Ali (A) realizzò prodezze, pur essendo la sua prima battaglia, ed uccise non meno di sedici valorosi combattenti quraishiti (altri storici avanzano la cifra di trentasei).

 

Settanta altri vennero presi prigionieri. I musulmani persero quattordici uomini.

 

I prigionieri vennero trattati con eccezionale gentilezza. Anche il critico Muir, a noi ostile, dice:

 

“Conformemente agli ordini di Muhammad, i cittadini di Medina e chi tra i rifugiati possedeva una casa, ricevettero i prigionieri e li trattarono con molta cortesia. “Le benedizioni siano sugli uomini di Medina”, disse uno di questi prigionieri tempo dopo, “ci hanno fatto cavalcare, mentre loro camminavano; ci hanno dato il loro pane da mangiare, quando ne avevano poco, accontentandosi di datteri.””

 

I più facoltosi tra i prigionieri pagarono un riscatto e divennero liberi. Agli istruiti venne chiesto di insegnare a leggere e scrivere a dieci persone, e questo servì loro da riscatto. Dopo tutto, in questi tempi di “progresso ed illuminismo”, con tutti gli accordi e documenti sul trattamento dei prigionieri di guerra, la storia non registra un’altro caso, anche remoto, di generosità ed umanità quanto il trattamento dei musulmani verso i prigionieri, tenuto nel loro primo vero scontro, mille e quattrocento anni fa.

 

 

La conversione di Abbas

 

Abbas, zio del Profeta (S), non voleva pagare il riscatto per se stesso ed i suoi nipoti Nawfal ed Aqil, sostenendo che se avesse pagato si sarebbe ridotto in rovina per sempre. Allora il Profeta (S) gli raccontò dei soldi che segretamente aveva affidato alla moglie, durante la notte, prima della partenza da Mecca, e recitò il seguente versetto: “O Profeta, dì ai prigionieri che sono nelle vostre mani: “Se Allah ravvisa un bene nei vostri cuori, vi darà più di quello che vi è stato preso e vi perdonerà”. Allah è perdonatore misericordioso.” (Corano Sura Al-Anfal, Ayah 70)

 

Udito questo, Abbas si convinse della profezia di Muhammad (S), in quanto solo Dio poteva essere a conoscenza di questo segreto. Di conseguenza abbracciò l’Islam e con lui i suoi due nipoti.

 

Anni dopo, ormai in possesso di una ricca fortuna, poté riflettere su questa Ayah e constatare che la promessa si era realizzata.

 

 

Caratteristiche e conseguenze della battaglia

 

La battaglia di Badr fu straordinaria per diversi aspetti.

 

Dimostrò la grande devozione dei discepoli alla causa, la loro completa fede nel Profeta (S) e nella sua missione. Opposti a loro, nei ranghi meccani, c’erano molti loro parenti stretti, figli, padri o zii. Citandone alcuni: Abbas, zio del Profeta (S), tutti i fratelli di Aqil, il figlio di Abu Bakr, il padre di Hudaifa e lo zio materno di Omar. Tuttavia i discepoli non esitarono mai. I sentimenti personali vennero subordinati alla causa suprema. Tale era la “materia” su cui l’Islam sorse.

 

La battaglia inoltre, ha dimostrato che la pura superiorità numerica ed il valore, non sono di nessun profitto se la causa non è giusta. Dio aiuta coloro che si sacrificano per la Sua causa.

 

“Vi fu certamente un segno nelle due schiere che si fronteggiavano: una combatteva sul sentiero di Allah e l’altra era miscredente, li videro a colpo d’occhio due volte più numerosi di quello che erano. Ebbene Allah presta il Suo aiuto a chi vuole. Ecco un argomento di riflessione per coloro che hanno intelletto.” (Corano Sura Al-Imran, Ayah 13)

 

La battaglia di Badr ebbe ampie conseguenze.

 

Fino ad allora i musulmani erano un gruppo perseguitato che evitava ogni grosso conflitto. Questa vittoria gli diede fiducia nella loro capacità fisica. Poterono scontrarsi da armata contro un’altra avversaria. Vennero presto riconosciuti come una potenza e rispettati, e le piccole tribù vennero avvertite dall’allearsi contro di loro. Questa vittoria inferse un doro colpo al prestigio dei Quraish. Diversi loro capi vennero uccisi, come Abu Jahl, Utbah, Shaibah, Zam’ah, Aas ibn Hisham ed Ummayyah ibn Khalaf. Di conseguenza Abu Sufyan divenne il loro indiscusso capo. (3)

 

Abdullah ibn Ubay ed i suoi incostanti seguaci professarono l’Islam, ma solo nominalmente, come munafiqin (4) ed erano una costante fonte di pericolo. Gli ebrei di Medina ed i loro alleati, la cui inimicizia verso i musulmani non era diminuita, furono allarmati dal nuovo potere che era emerso. L’ignominia della sconfitta rese i meccani molto rancorosi e furiosi, ed il grido “vendetta!” era su tutte le labbra.

 

 

Ghazwat us-Sawiq (2 H.)

 

Abu Sufyan aveva giurato vendetta. Fece voto che non avrebbe toccato le sue mogli né si sarebbe pettinato fino a quando non avrebbe vendicato la sconfitta. Per compiere questo voto e per dichiarare che per i meccani non era finita, guidò verso Medina duecento cavalieri. Sallam ibn Mashkam, capo della tribù ebraica dei Banu Nadhir, li accolse festosamente e divulgò loro i punti deboli delle fortificazioni di Medina. Il giorno successivo Abu Sufyan attaccò un pascolo di Medina, uccise un Ansar di nome Sa’ad ibn ‘Amr e bruciò alcune case. Quando queste notizie giunsero al Profeta (S), egli inseguì immediatamente i cavalieri, che fuggirono abbandonando i loro viveri (per alleggerirsi).

 

Ciò diede all’incursione il nome di “Ghazwat us-Sawiq”, la battaglia dei sacchetti con le provviste.

 

 

Il matrimonio di ‘Ali (A) e Fatima (A)

 

Il 15 di Rajab dello stesso anno (2 H.), Fatima (A), figlia del Profeta (S), si sposò con ‘Ali (A).

 

Tutto quello che ‘Ali (A) potette offrire, per pagare le spese del matrimonio e la dote alla sposa (mahr), fu la sua cotta di maglia, che vendette. E tutto quello che il Profeta (S) potette dare a sua figlia fu una semplice culla, un materasso imbottito di foglie di palma, un recipiente per l’acqua, una macina in pietra e poco altro. Tuttavia alcuni scrittori insinuano che il Profeta (S) ed i suoi seguaci erano dei predoni, saccheggiatori di carovane! Se questi scrittori, che sostengono di eseguire uno studio imparziale, debbono essere creduti, dove erano finiti il bottino e le ricchezze?!

 

Ciò che è molto pericoloso di questi “storici” è che, diligentemente, riportano la maggior parte dei dati storici, inserendo però allo stesso momento alcune falsità, in modo da farle passare come verità storica.

 

 

Ghazwah Ghatfan (3 H.)

 

Le tribù dei Bani Tha’lebah e Bani Mihrab radunarono una forza di 540 cavalieri, sotto il comando di Da’thur, per razziare Medina. Ebbero appena l’intenzione che il Profeta (S) marciò con i suoi compagni, fuori Medina, per intercettarli. Da’thur, tuttavia, ebbe l’occasione di lanciare un attacco a sorpresa contro il Profeta (S), che rimase isolato sotto un albero. “O Muhammad” gli gridò, con in pugno la spada estratta, “chi potrà salvarti ora?”, “Allah” rispose il Profeta (S).

 

Questa impavida e completa fede in Dio turbò il selvaggio beduino, la cui spada gli scivolò di mano…ghermendola; il Profeta (S), a sua volta chiese: “chi potrà salvare te ora, Da’thur?”, “nessuno”, rispose il beduino. “Allora impara da me ad essere misericordioso”. Così dicendo, il Profeta (S) gli restituì la spada. Da’thur rimase molto impressionato, chiese perdono al Profeta (S) e successivamente abbracciò l’Islam.

 

 

 

 

NOTE:

1) Il suo vero nome era Amr o Abu Hakam cioè “padre della saggezza”, ma i musulmani lo chiamarono sprezzantemente Abu Jahl, cioè “padre dell’ignoranza”.

2) Ubaidah, cugino del Profeta (S), mori 4 giorni dopo a causa delle ferite.

3) La sconfitta di Badr inferì un colpo mortale ad Abu Lahab, zio del Profeta (S) e membro dei Bani Hashim che gli si oppose con particolare cattiveria. Egli morì, forse a causa del dispiacere, dopo una malattia di una settimana. E’ citato nel Corano alla Sura Al-Masad.

4) Abdullah ibn Ubay, era un uomo molto ricco e potente, della tribù dei Khazraj. Covava molto astio per il Profeta (S), che era arrivato a Medina, quando egli cercava di farsi accettare come capo supremo. Lui ed i suoi seguaci mostravano rispetto per il Profeta (S) ed i musulmani, anche se nel loro animo li odiavano. Tuttavia, per indecisione o mancanza di forze, non osavano contrastarli apertamente. Questi uomini venivano soprannominati munafiqin, cioè ipocriti.

 

 

 

 

Traduzione ed elaborazione del testo a cura dell’Associazione Islamica Imam Mahdi (AJ), basata sul testo “La vita del Profeta Muhammad” di Seyyed Said Akhtar Rizvi (Irfan Edizioni)

 

 

Writer : shervin | Comments Off on Badr: la prima battaglia dell’Islam Comments | Category : Storia Islamica

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