Sura del Monoteismo (Tawhid)

Sura del Monoteismo

Con il nome di Allah Misericorde e Misericordioso

  1. Dì: Egli è Allah Unico[1]
  2. Allah è Impenetrabile[2]
  3. non genera e non è generato[3]
  4. e niente è come Lui[4]

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[1] Nella frase “Egli è Allah Unico” il referente del soggetto “Egli” è omesso e infatti non vi è nessuna menzione di Allah prima di esso. Nella data circostanza si possono allora avere due casi, il primo dei quali che identifica il pronome in questione come situazionistico (damir ash-sh’an) nel senso che “Egli” farebbe riferimento alla divinità implicando così un’esaltazione della magnificenza del soggetto. Comunque in genere il damir ash-sha’n giunge con la preposizione inna come nei casi seguenti: wa annahu huwa rabbu ash-shi’ra, “ed Egli è il Signore di Sirio” (53:49), wa annahu ta’ala jaddu rabbana ma attakhadha sahibatan wa la waladan, “ed Egli esaltata la Sua maestà, non si è preso compagna né figlio” (72:3), e wa annahu huwa adhaka wa abka, “ed Egli fa ridere e fa piangere” (53:43). Dato che in questa sura il pronome è privo della preposizione inna, c’è chi ha optato per il secondo significato. Esso tiene in considerazione il fatto che l’essenza di Allah non è descrivibile o circoscrivibile da niente e nessuno e dunque non può che essere riferita indirettamente tramite pronomi di questo tipo. Ciò viene sostenuto dallo stesso significato di “Unico” (Ahad), nome attraverso il quale non si intende “Uno senza secondo” come nel caso di Wahid quando è detto: “Non dite tre, invero Allah è un Dio solo [Ilahun Wahid]” (4:171). Piuttosto con Ahad si intende quel che non è soggetto a separazione o divisione, ad analisi ed elaborazioni, e dunque che non si può abbracciare con la nostra limitata capacità.

[2] Samad, qui tradotto con “Impenetrabile”, indica qualcosa di pieno e quindi la cui permanenza non necessita di niente. Nel Kitab al-Kafi l’Imam Jawad spiega il significato di Samad con le seguenti parole: “L’onorevole a cui ci si rivolge per le piccole e grandi questioni”. Allah è Impenetrabile, non necessita di niente, ma ogni altra cosa è in assoluto bisogno di Lui, ed è proprio attraverso questa necessità che l’uomo trova il mezzo per conoscerLo. In altre parole non si può abbracciare l’essenza di Allah ma Lo si può conoscere per mezzo delle Sue azioni di cui noi abbiamo bisogno.

[3] Questo passo coranico può essere inteso come una descrizione dell’Impenetrabile. L’espressione “non genera” non è da intendersi meramente nel senso di nascita nel senso umano o umanizzato come hanno inteso gli ebrei con ‘Uzayr o i cristiani con ‘Isa in quanto niente viene generato da Allah sia nel regno materiale, in quello sovrasensibile che in qualsiasi altro livello. Ne consegue che l’antropomorfizzazione di concetti quali felicità e gioia non si addicano ad Allah Signore dei mondi.  

[4] Qui viene ribadito il fatto che “niente è come Lui” (42:11), negando così ogni sorta di possibile paragone o somiglianza che possa giungere alla mente tra Allah e la Sua creazione. Allah non si può conoscere attraverso inferenze mentali ma solo tramite l’intensità e i gradi della fede. Nel Kitab al-Kafi si riporta che fu chiesto ad Ali Ibn Abi Talib se egli vedesse il suo Signore mentre lo adorava, al che rispose dicendo di non adorare un Signore che non vedesse. Quando però gli fu chiese come lo vedesse disse: “Fai attenzione. Gli occhi non Lo raggiungono con gli sguardi ma i cuori Lo vedono attraverso le realtà della fede“.

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Writer : shervin | 0 Comments | Category : Sacro Corano e Tafsir (Esegesi)

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