R. Arcadi
Le note vicende di questi ultimi tempi, per inquietanti che siano, si rivelano, ad un più attento considerare, ancora più sconcertanti. Anche se questa non è affatto una novità, come vedremo. E ci riferiamo qui non tanto all’indole generale degli eventi, vale a dire, alle sei guerre d’aggressione, Iraq, Afganistan, Libia, Siria, Palestina, Ucraina, scatenate o continuate, direttamente o per interposta persona, dal “Premio Nobel per la Pace” Obama.
Più gli scontri attizzati ad arte in latri paesi, come Pakistan, Libano, Yemen, Somalia, al terrorismo, sovente assurto al rango di guerra e genocidio, alle rivoluzioni colorate imposte ad interi popoli, ai torbidi vari attizzati ad arte nel tentativo di rovesciare governi più che legittimi, alla corruttela sparsa a piene mani al fine di accreditare i “diritti umani” di criminali, baldracche e pervertiti, alle imposizioni della banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, miranti a distruggere la compagine produttiva ed il benessere d’intere nazioni.
Si veda la condanna dell’Iran islamico e della Russia ortodossa per il loro rifiuto di accettare l’invertitismo sessuale, con tanto di matrimonio legalmente riconosciuto, e di legittimo affidamento alle loro voglie schifose di bambini innocenti, l’esaltazione dell’adulterio e dell’uccisione maritale, per cui una Sakine adultera e parricida è stata imposta come modello alle donne occidentali, con tanto di orrore per una lapidazione che, oltre che meno crudele delle procedure d’esecuzione americane, mai è stata abrogata, con tutta la legge mosaica, da Gesù, la pace su di lui.
A ciò si aggiunga la condanna del perseguimento e dell’esecuzione dei mercanti di droga, il buon trattamento, se non addirittura il premio, riservato ai vari criminali, specie se omicidi di madri, padri e fratelli, dimenticando com’è che Platone affermava nel Gorgia, che il reo, compreso che abbia in profondità la sua colpa, si presenterebbe egli stesso al giudice con la sferza, pregandolo di essere punito severamente; e chi più ne ha, più ne metta, in questa poco edificante galleria degli orrori d’Occidente.
Orrori aventi per fautori e vessilliferi gli Stati Uniti d’America, a dispetto della pena di morte, ivi applicata spietatamente anche contro minori e minorati, non per giustizia, ma per fini di pressione sociale; l’Unione Europea, loro mosca cocchiera, assieme ad alcuni “felici”, si fa per dire, domini di Sua Maestà britannica, Canadà ed Australia, col loro liberal liberismo, la Nato guerrafondaia, genocida, e prevaricatrice, e le Nazioni Unite, strumento del mondialismo, vale a dire, del piano massonico di edificare un mondo senza Iddio, sia magnificato ed esaltato, ed Israele, loro aborto sconcio e deforme.
Alla testa di tutta questa sequela di abominazioni abnormi, stanno gli Stati Uniti d’America, autentici ispiratori ed artefici dei mali del mondo, specie se si tiene conto del fatto che i gruppi di pressione ebraica sionista vi hanno sede, ispirando all’interno lo stesso Israele, loro ispiratore esterno, ed i servitorelli e satelliti, scimmie ammaestrate, dell’Unione Europea, con tanto di Canada ed Australia, della Nato, e delle Nazioni Unite, con le loro escrescenze tumorali, quali i gruppi finanziari suddetti, mafia, massoneria, ed in generale quei “poteri forti”, artefici dell’oppressione più inumana all’interno delle società liberali e liberiste.
Ma non è di questi tratti generali che vorremmo quivi trattare. In questa sede, vogliamo prendere in esame un aspetto più particolare della questione, la cui indole generale si fa però evidente, quando esso vanga considerato nel profondo. Si tratta dei bombardamenti aerei su inermi popolazioni civili, di cui i massimi artefici, se non i soli, per il legame essenziale con i sodali che se ne fanno carico, sono i pretesi “civilissimi” americani, o statunitensi, che dir si voglia, per non si sa bene quale “civiltà”.
I primi bombardamenti aerei su popolazioni civili inermi risalgono alla Seconda Guerra mondiale. Frammentari quelli tedeschi, che peraltro non ne presero l’iniziativa, non aventi peraltro nessun fine di distruzione di massa, essendo al massimo di sola rappresaglia per le stragi alleate, che giammai svilupparono, così come neppure i Russi, un’arma aerea di distruzione totale, come avrebbero potuto ben fare, dati i mezzi e le nozioni a loro disposizione.
Del tutto generalizzati invece, possiamo ben dire totali in tutta la loro barbara ferocia, furono quelli americani, cosiddetti “a tappeto”, che svilupparono un’arma aerea di annientamento complessivo, mirante alla strage di tutta una popolazione civile, con la concomitante distruzione completa delle città, col pretesto specioso di distruggere un singolo obiettivo militare, seguiti ed aiutati in ciò dai satelliti prediletti e mosche cocchiere inglesi.
Il bombardamento di Dresda, che provocò oltre 150.000 vittime alla fine della guerra, non giustificato neppure in apparenza da una qualsivoglia esigenza militare, sia pure contraria alla legge morale connaturata all’essere umano, fu comandato dal maresciallo inglese e criminale di guerra Harris, soprannominato dagli inglesi, con ributtante facezia, “Bomber (bombarolo) Harris”, al quale hanno eretto in seguito persino una statua, per perpetuarne le poco edificanti gesta.
Le vittime di Dresda, per lo più profughi civili, i quali sfuggivano all’avanzata dell’Amata Rossa sul fronte orientale, vennero in buona parte arse, vive o morte che fossero, in una delle successive ondate di bombardamento. Oggigiorno giornalisti e ricercatori, ignoranti o prezzolati, stanno tentando di ridurre ad un decimo il numero delle vittime, dando a credere che sarebbe stata la propaganda tedesca ad accreditarne un ammontare molto maggiore.
Com’è che nel 1945, con la Germania invasa e distrutta dai bombardamenti a tappeto, oramai quasi incapace di reagire, non solo militarmente, la propaganda tedesca avesse avuto il potere di subissare quella anglosassone, martellante, pervadente, ed intrusiva, resta per noi un segreto. Certo è che all’ignoranza, alla malafede, ed alla stupidità dei cervelli prezzolati non c’è nessun limite. Purché l’onore dei disonorati, vale a dire, degli anglosassoni, resti salvo.
Bombardamenti che si accompagnarono a quelli di tante, di tutte le maggiori città tedesche e non tedesche, sovente altrettanto, se non più distruttivi di quelli di Dresda. Soprattutto quelli sulle città giapponesi, che provocarono, quelli convenzionali, molte più vittime degli stessi bombardamenti atomici. E non dimentichiamo il “napalm”, sostanza incendiaria usata a piene mani, assieme alla diossina, in Vietnam, inventato per meglio apprendersi alle case, in buona parte in legno, delle città giapponesi.
Siamo convinti che il numero di tutte queste vittime, delle quali significativamente non ci risulta che sia mai stato fatto il conto, superi già da solo il numero di quelle attribuite al cosiddetto “olocausto”; vittime alle quali vanno aggiunte quelle, che lo fanno superare a nostro avviso di gran lunga, delle guerre successive: Corea, Vietnam, Iraq, Afganistan, e via dicendo, con i bombardamenti devastanti sulle città, specialmente le capitali dei rispettivi paesi.
È molto significativo il fatto che, al termine della cosiddetta “Operazione Sodoma”, vale a dire, il bombardamento su Dresda, gli anglosassoni diffusero le immagini di due civili tedeschi completamente carbonizzati, ad eternare le loro mirabili gesta, ed il loro amore per l’umanità non anglosassone, e non giudeo sionista. A tutto questo possiamo aggiungere, le tante guerre minori di cui sopra, ed i vari torbidi armati, sempre accompagnati dagli immancabili bombardamenti.
Ivi comprese le stragi compiute per interposta persona, ma con armi e copertura americana, sovente altrettanto sanguinose, quali ad esempio quelle contro l’Iran islamico, al tempo della guerra imposta, e non vogliamo qui trattare delle innumerevoli vittime del terrorismo, dopo la Rivoluzione, e prima, e dei fantocci sanguinari, sedicenti “Re dei Re”, Pālānī padre e figlio, vale a dire “cesta d’Asino”, questo il cognome autentico, e non Palahwī, attribuito al primo dai padroni inglesi per nobilitarlo, appoggiati dagli inglesi prima, e dagli americani poi; oppure gli oltre sessant’anni di orrori dell’occupazione sionista in Palestina, e delle tante aggressioni sioniste contro i paesi confinanti e non confinanti.
Al momento le cose sembrerebbero, a prima vista, alquanto cambiate. Sempre stragi, col medesimo pretesto della “civiltà” e della “democrazia”, ma in una guisa meno estesa quantitativamente. Continui sono i bombardamenti americani su villaggi dell’Afganistan, del Pakistan, dello Yemen, della Somalia, non si sa bene contro chi, essendo i tagliagole salafiti, contro cui si pretenderebbero diretti, alleati di fatto e di principio di questi mirabili rappresentanti della specie umana.
Ogni volta solo poche decine di morti sempre civili, per lo più donne e bambini. Persino le stragi ripugnanti del Libano e di Gaza da parte del sodale sionista, non sembrerebbero neppure lontanamente confrontabili, quanto al numero dei morti, con quelle della Seconda Guerra Mondiale. Sembra qui entrare in gioco un ulteriore elemento, con un approfondimento rispetto a qualcosa, che da nascosto viene a rendersi palese. La barbarie americana e sionista tende sempre più, a nostro modesto avviso, a togliersi la maschera.
In questa sede si rende necessaria una concisa premessa e chiarimento d’ordine dottrinale. Il fatto è che la realtà non si riduce al nostro mondo corporeo, al mondo materiale inteso in senso stretto; così come neppure incluse che vi siano le sue estensioni immaginali o sottili, oggi peraltro generalmente riconosciute, ma pur sempre interne anch’esse alla cosiddetta materia, inerente a sua volta alla corporeità, come avremo anche modo quivi di appurare.
L’essere procede, come c’insegna Mollā Sadrā, nel verso dell’ascesa o della discesa, per via d’intensificazione e d’attenuazione, che riferendosi all’essere, sono qualitative in senso esistenziale, e non accidentali, o qualitative in tal senso. Non soltanto, ma ogni essere qualsivoglia è a sua volta qualificato, niente affatto indifferente, ed ogni mondo inferiore riproduce a suo modo quello superiore, immediatamente, oppure per via di mediazione.
È questa la legge di similitudine, o proporzione, o “analogia”, che però non si applica al Principio Supremo, nella sua compiuta trascendenza, seppure onnicomprensiva. Il Principio Supremo, Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, nella sua infinità infinitamente infinita, che comprende in sé la sequela compiuta dell’indefinitezza possibile dell’infinità, trae da Sé un’infinità secondaria, essere secondariamente infinito e semplice, donde Egli trae il mondo.
Mondo che procede a sua volta di là dall’essere, riflettendosi nel nulla, nel “diverso”, e non “contrario” del Sofista platonico; dove i due estremi, l’essere relativo contratto dalla sua esaustione superna, ed il nulla anch’esso contratto, s’identificano. Ma di livello in livello, da una sempre minore ad una sempre maggiore molteplicità, e da una sempre maggiore, ad una sempre minore semplicità, si arriva a quello in cui l’uno estremo, quello esistenziale, non è più identico dall’esterno al nulla, ma incomincia ad identificarglisi all’interno.
Questo livello è quello della sua frammentazione ulteriore sulla superficie del nulla, di quella che impropriamente, ed in una guisa rappresentativa, viene detta “materia”. Si ha qui come l’impressione di un marchio su alcunché che, come avveniva già prima per l’identità esterna nei confronti del nulla, la moltiplica, negandone l’esaustione già parziale, marchio che vi si apprende, ma imprimendovisi a vari livelli, inferiori o superiori a quelli della superficie.
È come uno stampo impresso in una sostanza, che per ciò stesso si riproduce indefinitamente in questa sostanza, per via del loro divario, perché il marchio produce un marchio, e questo a sua volta un altro marchio, e così via. Ed anche al di là della superficie nullificante, il marchio si riproduce ancora, appendendovisi dall’alto verso il basso. Essendo questi i mondi cosiddetti “sottili”, o “immaginali”, superiori ed inferiori, ovverosia della materia attenuata, verso l’alto e verso il basso.
A cui vanno aggiunti a rigore quelli per cui la totalità stessa del mondo s’imprime e si riproduce in un’adiacenza antecedente o conseguente, nel senso di un qualcosa di limitato, e non infinito, al suo stesso livello d’esistenza, che s’imprime nel suo limitare, anch’esso sottile per traslato, dato che sia al di là, od al di qua di un mondo materiale. Al di là poi della materia interna, si ha il dominio della dissoluzione completa, dell’inizio del nulla puro.
Le essenze, gli esistenti, sono ivi negati, completamente dissolti, non rimanendone che l’essere dissolti e negati appunto, ma pur così permanendo ancora in una sorta di esistenza larvale, la quale è pure a suo modo, in una guisa ridottissima, partecipe dell’essere. Riproducendosi per di più in esso, in questa loro indefinitezza, ma per inversione, la compiutezza degli esseri prima del loro frammentarsi dovuto al loro riflettersi sulla cosiddetta “materia”.
Così come prima del riflettersi su questa superficie, gli enti erano completi, di livello in livello, formalmente puri, per dirla così, e non frammentati ulteriormente ed individuati nelle specie ultime indivisibili. Che poi taluni sapienti non riconoscano un mondo inferiore a quello materiale, è comprensibile, ricordandoci che i mondi sottili inferiori, quelli tellurici, sono appunto interni alla materia, com’è che avevamo appena visto, e quindi anch’essi materiali, a loro modo.
E che al di sotto del loro livello, non v’è a rigore se non un primo supposito del nulla puro, quello della dissoluzione completa delle forme e della loro inesistenza, il mondo infero propriamente detto, che a rigore non è un mondo. Che poi, a dire di taluni, la composizione col nulla sarebbe meramente mentale, non significa nulla, se null’altro giustifica la finità dell’essere se non il non essere, peraltro da relativo e contratto, a relativo e contratto, essendone questo il senso dell’intensificarsi e debilitarsi, che a questa stregua sarebbe anch’esso mentale.
Dicevamo dunque, che ogni livello dell’essere riproduce, ad un grado inferiore di semplicità e superiore di frammentarietà, corrispettivo dell’intendersi e dell’attenuarsi dell’essere, i mondi superiori. Valendo a questo medesimo riguardo anche il viceversa, nel senso che nei livelli superiori sono assunti e riprodotti eminenzialmente quelli inferiori, in una guisa più semplice e meno frammentata, nell’intensificarsene dell’essere ascendente.
A questa medesima stregua, se c’è una corrispondenza tra i mondi sottili e corporeo frammentati ed individuati nella materia, e quelli puri, scevri da questo ulteriore apprendersi separante, delle cosiddette essenze pure ma definite, limitate e separate; sarà anche che si darà un’ulteriore corrispondenza tra questo nostro mondo corporeo, e quelli inferiori, tellurici ed inferi, dell’attenuazione esistenziale in senso alla materia, o immediatamente al di sotto della dissoluzione incoata, o quelli della dissoluzione avvenuta, che non si riferiscono se non ad un estremo del negare già compiutamente dissolto.
Questi ultimi sono, siccome già dicevamo, nella loro indefinitezza, il contraltare rovesciato dell’universalità ascendente dei mondi superiori. Ora, questo nostro basso mondo corporeo è in contatto con gli uni e con gli altri, e con i mondi inferiori, e con quelli superiori, riproducendoli entrambi a suo modo, sia in una guisa inferiore, sia in una guisa eminenziale. Perché nessun mondo esiste di per sé, se non in rapporto a quello, ed a quelli sopraordinati donde procede.
Dall’altro canto, il rapporto corretto con i mondi inferiori dovrebbe essere a sua volta di produzione e profusione da un livello eminenziale. Sennonché avviene che, del tutto velleitariamente, questi ultimi si propongano a loro volta in una guisa esemplare e produttiva. Fatto sta che il mondo dell’individuazione numerica, non sussistendo di per sé, come ciascuno dei livelli sopraordinati inferiori all’identità Suprema dell’essere, ha la possibilità, in virtù della sua contingenza commutativa mutuata dal risolversi nel nulla, di chiudersi, seppur velleitariamente, al rapporto con i mondi profusivi superiori.
È questa, come dicevamo, in realtà una chiusura velleitaria, perché sempre vi permane, in un modo o nell’altro, la profusione dell’essere. Ciò non toglie che sia possibile che questo nostro mondo, in parte, se non tutto, il che sarebbe impossibile, incominci ad inclinare a quei mondi, a riconoscersi in loro, ad aprirsi loro, e quel che è più, ad accogliere in sé un loro preteso profondersi, peraltro a suo modo reale, che ne debilita la realtà, riducendola grazie ad un limitare, che ha la specie di prodursi dalle indeterminatezze inferiori.
Tutto questo, siccome dicevamo, per la sua contingenza, che giunge a limitarne l’essere nella sua possibilità inferiore, e non ad esaltarlo, in quella superiore delle “vie dell’ascesa”, delle quali Iddio Altissimo, Ne sia esaltata la menzione, è il Signore (Sacro Corano, LXX, III). Essendo in questa guisa che il nostro mondo la fa da terreno ad una lotta, peraltro apparente, tra questi due principi effusivi, dell’essere e del nulla, fermo restando che “l’essere è, ed il non essere non è”.
Perché l’essere non è una perfezione relativa, condizionata, secundum quid, per la quale valga il principio della via di mezzo, tra osservarsi tra il troppo ed il troppo poco, ma è invece una perfezione assoluta, incondizionata, semplice, nel senso che non vi siano realtà le quali possano farne a meno, com’è invece per la prima, onde il suo accrescersi non è sottoposto alla legge della medietà tra due estremi. Quanto più si è, tanto più si è perfetti, e viceversa.
Al centro dell’opporsi dell’essere, vi è il circolo del Vaticinio, e della Successione Vicaria della Guida, o della Purità, supposito del significare superno e centrale rivelato. Le forme della Rivelazione si succedono le une alle altre, in essenziale identità, essendo peraltro possibile, in questa successione, che talune forme desuete o abrogate, od anche non tali, ma private del loro collegamento essenziale vivificante, si aprano, mercé della loro conseguente limitazione esistenziale periclitante sul nulla, al coito coi mondi inferiori del nulla, conculcatori dell’essere.
A questa stregua, per la riproduzione proporzionale di cui sopra dei vari mondi, quelle medesime forme che furono già ricettacolo di luce, si fanno vasi di tenebra, di nequizia, e della collera divina. Ed è quivi che intervengono talune procedure operative, atte ad aprire, ed a rafforzare questo medesimo rapporto. Dicevamo appunto poc’anzi dei bombardamenti a tappeto, ed in generale delle stragi compiute da americani, sionisti, e dai loro sodali. Tratteremo ora, di conseguenza, dei sacrifici umani, in rapporto al loro significato.
Il sacrificio umano fu già compiuto su larga scala dalle popolazioni precolombiane d’America, peraltro tutt’altro che barbare e primitive, ma piuttosto regressive, essendo peraltro la regressione un tratto comune del genere umano, che non conosce in effetti “primitivi”, ma piuttosto tralignati, e questo in forme disparate, dallo stato originale, dall’“ottima postura” in cui, siccome recita il Sacro Corano, Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, creò l’uomo (XCV, 4).
Persino nella Roma antica, civiltà solare e giuridica per eccellenza, dopo quella islamica in ordine di perfezione, a dispetto del suo tralignamento nel senso dell’associazione della pluralità in divinis, nel nome del “mos maiorum”, l’intelligibilità primigenia trascendente, che corrisponde al “maºrūf”, a quel che è “conosciuto” dell’Islam; persino nel chiarore giuridico romano si ebbero, a dire di Livio, dopo la rotta di Canne, alcuni sacrifici umani.
Ed è noto il fatto, proprio invece della barbarie nordica, che i prigionieri di guerra vi venivano sacrificati ai loro inquietanti simulacri. Ma a noi pare di ravvedere, in tutti questi atti, un tentativo, peraltro privo di legittimità, di scongiurare l’emergere di quelle divinità infere, peraltro ben note a tutti questi popoli, saziandone in qualche modo la fame di sostanza esistenziale. Ma qual’è invece il significato di quelle altre stragi, nella loro insistenza implacabile?
Come dicevamo, all’inizio stragi di massa, verosimilmente milioni di persone, da Dresda, Berlino, Tokio, ed Hiroshima, a Bagdad, Hanoi, Kabul, Tripoli, per tacere, come dicevamo, delle altre stragi compiute per interposta persona. Artefici sempre gli stessi, vale a dire Ebrei, o meglio, Ebrei sionisti, ed anglosassoni, in parte se non tutti, facendo qui riferimento ai governi, peraltro sempre illegittimi, fondati su una pretesa ed insussistente “volontà popolare” frutto del conculcamento e dell’inganno, e non certo ai popoli, prima vittime che carnefici.
Perché il “popolo”, aggregato collettivo di unità personali ed individuali separate, non può essere in nessun modo persona, non potendo pertanto avere una volontà, attribuibile soltanto alla persona, la quale può dunque soltanto esser trasposta nel verso della trascendenza, vale a dire, nel verso di quella persona perfetta ed universale che tutto lo comprende, così come pure il mondo intero, nella sua sostanza esaustiva, facendone quindi in tal senso le veci.
Facendo qui in primo luogo riferimento a quell’abominio, che prende il nome assai significativo di “Stati Uniti d’America”, essendo privo d’ogni unità, che non sia fittizia ed avventizia, e non procedente dalla trascendenza; Ed all’orrore sionista del sedicente “stato d’Israele”, assolutamente privo anche di ogni qualsivoglia parvenza di legittimità, in quanto frutto della violenza pura, dove tutto un popolo ha assunto le veci della “nazione armata”, peraltro inautentica, dedita alle stragi ed alle spoliazioni. E non distinguiamo qui tra efficienza personale diretta, ed imputazione legale conseguente.
Il che lo accomuna significativamente con quella che fu la premessa e la conseguenza del costituirsi degli Stati Uniti d’America, funesto per l’umanità tutta, dalle prime stragi compiute dai cosiddetti “Padri Pellegrini”, ai presenti abomini, così come d’altra parte agli orrori del sedicente “Impero Britannico”, in realtà caricatura infera di un Impero autentico, dedito all’oppressione dei popoli, alla pirateria, ed al commercio della droga e degli schiavi.
Di queste stragi di massa dunque, come dicevamo, furono e sono artefici in primo luogo gli americani, quindi i sionisti, con non minore qualificazione, siccome vedremo più oltre, per tacere del loro scimmiotto deforme e mosca cocchiera inglese. Dicevamo dunque di queste stragi, compiute all’inizio assai sovente per arsione, com’è appunto documentato dalle immagini addirittura propagandistiche della carbonizzazione degli abitanti di Dresda, e dalla combustione “scientifica” degli aggregati di legno delle città giapponesi.
Stragi che al giorno d’oggi, specialmente da parte sionista, non essendo noi bene informati a questo riguardo sulle eventuali imprese consimili degli americani in luoghi di assai difficile accesso, hanno spesso e volentieri per obiettivo lo spargimento di sangue, specialmente di bambini, molto significativamente, a nostro avviso: Gaza si è trasformata, nelle note vicende ultime, in una grande pozza di sangue a cielo aperto, senza che peraltro vi venissero trascurate le arsioni.
Non siamo bene informati sulle procedure e sugli artifici di questo spargimento di sangue a dir poco ossessivo, il quale richiede, a nostro avviso, armi ben particolari che lo mettano in atto. Spargimento che peraltro si ricollega alla vexata questio del sacrificio di bambini non ebrei, che sarebbe stato compiuto, almeno in passato, da elementi ebraici per sgozzamento, vale a dire, anche qui, assai significativamente, per spargimento di sangue.
Vicenda che il celebre studioso ebreo Fano avrebbe dimostrato essere falsa, ma che Ariel Toaff, figlio di Elio, o Eli Toaff, già Rabbino capo di Roma, avrebbe dimostrato autentica in un suo libro, che egli venne costretto a ritirare dalle librerie, venendo rimesso in circolazione solo dopo alquante correzioni riguardanti il fatto in questione. Questo a riprova della tanto millantata libertà di stampa e di espressione nell’Occidente liberal liberista e sionista, qui l’Unione Europea.
Sempre il sangue di bambini, ed aggiungiamo, almeno nel caso di Gaza, anche di donne. Ora il sangue, nella medicina tradizionale, che nulla ha a che vedere con le esanimi elucubrazioni astrattive e con lo sperimentalismo cieco della corrispondente scienza moderna, tale solo per equivoco, e non per realtà e sostanza, ha un significato assai profondo. Il sangue è latore delle forze vitali, che esso, tramite il cuore, centro riflesso dell’essere, estende a tutto il corpo umano.
In tutte le discipline tradizionali corrette, e non nella loro tarda versione aristotelica, già corrotta e premoderna, ha sempre importanza massima il significare attuativo, vale a dire, la natura di segno e scaturigine degli esseri creati, luogo di comunicazione con la trascendenza. Ognuno di questi è in primo luogo latore dell’essere in tutta la sua estensione, essendone in questa guisa depositario, anche se in un modo non esplicito, di tutte quante le qualificazioni.
Essendo peraltro il supposito di una o di più qualità che riconducono il singolo ente creato all’ente superno, all’essere semplice, che è il mediatore della profusione esistenziale suprema. È questo, siccome dicevamo, il principio del segno, del significare, che è anche operativo, e non soltanto nel verso della discesa profusiva, ma anche in quello della via dell’ascesa, del comunicare attuativo con i livelli superiori dell’essere, sia creato, sia increato.
Il che significa, che una data formalità, appresa che sia qualitativamente, in senso esistenziale, riconduce di livello in livello dell’apprensione, nel verso dell’ascesa, dalla sensibilità già non materiata, sino alla conoscenza puramente intellettiva e presenziale della forma pura, dell’essere scevro, di livello in livello, da concrezioni limitative, trasponendovi dunque l’esistente, sia apprensivo, che appreso, nella loro progressiva identificazione ascendente.
Dicevamo dunque, che il cuore ha un significato centrale, così come il sangue lo ha a sua volta vitale, nel senso della profusione esistenziale dal centro stesso, la cui eminenza nel nostro mondo è la vita. Tutto questo nel verso superno delle vie dell’ascesa. Ma è anche che, nel verso inferiore tellurico ed infero, quella vita e quel centro fungeranno da richiamo per esseri dissolti e dissolutivi, assetati d’esistenza, dato il loro difetto esistenziale.
Questo allorquando avvenga che il rapporto diretto con la trascendenza, con i livelli superiori dell’essere, venga ad essere illusoriamente tranciato da una lacuna operativa ed intellettiva, da un difetto di significare attuativo agito tramite il rito, e di una comprensione intellettuale da parte di un nucleo umano a ciò adibito, che gli dà il suo contenuto trascendente, a prescindere dalla sua validità ex opere operato, che dà in ogni caso, in presenza di purità, i suoi frutti.
La qual cosa fa sì, che quel rapporto con i mondi superni e con quello Supremo, tranciato che esso sia nella sua assunzione diretta, abbia a ricondurvisi invece per il tramite della dissoluzione tellurica infera, la quale, sulla soglia del nulla puro del tutto insussistente, ritrova invece ancora l’Essere d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, al quale non può comecchessia sfuggire, sotto il Suo attributo di collera, e secondo il Suo atto di punizione, fatta salvo il permanere di un’effusione superiore diretta, ma attenuata.
Ora per il sionismo, o più in generale, per l’ebraismo, ci ritroviamo di fronte ad una tradizione mutila, incompleta, la quale non ha voluto, almeno in buona parte, accettare la sua amputazione, la sua punizione divina, vale a dire, la distruzione del Tempio di Gerusalemme, con l’interruzione del sacrificio animale, della “Baqaraħ”, la giovenca coranica (II, 67) e la dispersione della schiatta di Levi e d’Aronne, la pace su di lui, che colà lo officiava.
Punizione inflitta da Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, ad un popolo che si era insuperbito dei doni che Egli gli aveva concesso, esaltandolo su tutte le nazioni (II, 47, et c.), invece di esserne riconoscente, attirandoseNe per ben due volte, siccome recita il Sacro Corano, la punizione (XVII, 5-7), in attesa di quella prossima, ad Iddio piacendo, che sarà il frutto delle sue attuali, le sue più terribili prevaricazioni, e della sua pretesa di porsi esso stesso al Suo posto.
Il tentativo di ricostruire il tempio contro il divieto esplicito della Volontà Divina, per officiarvi illecitamente un sacrificio oramai proibito, da parte di una schiatta non più all’uopo consacrata, avrà la sola conseguenza, officiato che esso vi sia, di evocare e scatenare le forze dell’inferno, in tutta la loro inconsistenza esistenziale sì, ma che ha però, per questo nostro basso mondo, il potere di attrazione del vuoto, tenuto conto di tutta la sua debilitazione.
Se è a loro che s’aprirà quel segno, chiuso oramai al significare attuativo superno, aperto che esso sia a quello infero, il quale ne è la riproduzione rovesciata, vale a dire, al non essere, ed alla sua personificazione, all’Anticristo dei Cristiani, ed al Messia deforme ed impostore dei Musulmani; in cui gli ebrei riconosceranno in buona parte quel Messia, quell’Unto del Signore, secondo l’unzione regale comprensiva del Vaticinio, da loro rifiutato in Gesù figlio di Maria, la pace su di loro, con la susseguente missione Muhammadica.
Assieme a loro, dall’altra parte, quel calvinismo degenere, che, rifiutando la forma della successione sacramentale, per formale e non sostanziale che essa possa essere, conservata dall’Ortodossia, e non sappiamo se ancora dal neocattolicesimo postconciliare, e con il suo predestinazionismo cieco, ha chiuso le porte del Cielo, per spalancare quelle dell’Inferno nei successori, e di sangue e d’elezione, dei Padri pellegrini simulatori e genocidi del Nord America.
Degni eredi che oggigiorno tentano da allora, dallo sterminio di quegli stessi indigeni che li avevano aiutati a superare le prime, terribili difficoltà del loro nuovo insediamento, in un crescendo di orrori, di prevaricazioni d’imposture, d’imporre al mondo quel conculcamento iniziale derivato, peraltro parzialmente, secondo la loro diramazione, da quel mondo anglosassone destinato, da Lutero in poi, ad essere la sentina di molte, di troppe abominazioni.
Senza trascurarne qui la mosca cocchiera preferenziale, lo scimmiotto deforme inglese, in seguito, se non all’inizio, quando ne fu l’ispiratore; con tutte le sue buffonerie inautenticamente tradizionali, con la sua regalità illegittima e grottesca, una delle prime fra tutte, meramente terrena, se non addirittura infera e dunque destinata ad essere artefice d’inversione e degradazione esistenziale, invece che d’attuazione trascendente, come ne sarebbe stato il compito invece nel suo significato autenticamente tradizionale.
Essendosi fatti i primi le ossa con la strage degli aborigeni, e con l’oppressione e lo sfruttamento bestiale delle popolazioni indigene, dell’America Latina, in combutta con le corruttele locali, per poi propagare al mondo intero la loro prevaricazione contro il genere umano. Avendo i secondi imposto al mondo, dopo che alla Scozia ed all’Irlanda, il loro dominio coloniale esteso dall’Irlanda all’Australia, dove molte stirpi vivevano nello sfruttamento e nell’oppressione più indicibili da parte di un gruppuscolo ristretto di oppressori del loro stesso popolo, costretto anch’esso a vivere in miseria.
Gruppo che in tutta la sua ignoranza giuridica, incapace di assurgere al diritto romano con la sua origine trascendente, così come delle stesse forme della bellezza sensibile, nella loro possibile ultima radianza dalla trascendenza, si faceva passare per civile, anzi civilissimo, in tutto l’abominio della sua barbarie: l’“uncino” che si nutriva dei brani di carne di cadaveri squartati, com’ebbe a dire l’autore tradizionalista indù Ananda Coomaraswamy.
Lo stesso per gli americani, barbari d’irrimediabile e ripugnante barbarie, datisi ad imporre al mondo la loro “democrazia”, o liberal liberismo, se non volontà popolare, almeno per non essere ridicoli, ed i loro cosiddetti “diritti umani”, dei cui orrori sarebbe fuori luogo quivi trattare. Così come degli altri orrori esterni ed interni di queste medesime realtà aberranti, con le loro propaggini tumorali, l’Unione Europea, ed i “felici” domini di sua maestà Britannica, Canadà ed Australia.
Per non dire dei vari regimi, e regoli arabi corrotti, inetti, sanguinari, traditori, rinnegati, ed ubriaconi, che il Sacro Corano espone al ludibrio di tutti gli autentici credenti, e dell’intero genere umano, assieme alle loro barbare razze beduine (IX, 97), e le varie istituzioni e gruppi internazionali, palesi come le Nazioni Unite, od il sionismo, o più o meno nascoste, come mafia, massoneria, ed i vari poteri forti, ispiratori ed artefici dell’oppressione mondiale liberal liberista. Ultimo, ma non certo per importanza, in questa galleria degli orrori, il sedicente “Stato d’Israele”, l’associazione criminale sionista.
Quello che dunque noi ce la sentiamo di sostenere, sul fondamento di tutti questi elementi, ed in tutto questo ampio contesto, è che il sacrificio umano si ripropone di evocare le potenze infernali, di fare emergere la bestia dell’Apocalissi e del Sacro Corano (XXVII, 82), o le orde di Gog e Magog, (XXI, 96) al nostro stesso livello d’esistenza, per farglielo velleitariamente dominare, la qual cosa le condurrà di per sé, per il loro difetto d’esistenza, alla subitanea rovina, che darà luogo alla profusione dell’essere, di cui saranno latori e persone Gesù figlio di Maria, la pace su di loro, tornato all’uopo dal Cielo, e la Guida Ben Guidata, l’Atteso dal Signore, che Iddio voglia affrettarcene la gioia, manifestatosi alfine dal suo temporaneo occultamento. Nel frattempo queste stragi, a cui si è tentato di opporre il cosiddetto “Olocausto” del popolo dio, con il suo eloquio sacrilego: “dov’era Iddio?” E dov’era quando, nella prospettiva cristiana, gli veniva trucidato il Suo unico figlio? Dov’era quando Gli si uccidevano i Suoi Inviati? Dov’era quando Gli si perseguitavano i Cristiani?
Stragi che hanno radici profonde nelle precedenti vicende umane, che qui non è certo il caso di trattare, ma che oggigiorno stanno culminando in una precisione a dir poco “scientifica”: le azioni, come dicevamo, che nella forma antica del sacrificio conducevano all’annichilazione della vittima, per dare soddisfazione agli dei, o in un verso o nell’altro, oggi tentano, con la sua medesima inesistenza, di fare luogo nel nostro mondo alle illusorie inesistenze infernali.
E lo spargimento del sangue, culmine della vita e dell’essere, specialmente quello dei bambini, come forse avveniva nel vecchio, e limitato, ed “artigianale” sacrificio ebraico, fanciulli che sono il fiore della vita appunto, a soddisfare la sete d’essere delle creature infernali, nel loro impulso irrefrenabile, come dicevamo, ad ascendere al nostro livello d’esistenza, per “essere” alfine, fatto che sia loro posto, dominando per di più questo nostro basso mondo. E simili considerazioni valgono, oltre che per i bambini anche per le donne, anch’esse bersaglio preferito.
Gli stessi bombardamenti senza pilota, per ora da parte per lo più americana, seppure nei loro effetti apparentemente limitati, hanno a nostro avviso la funzione profonda d’impedire che l’intromissione personale, con una qualche residua remora di coscienza, impedisca il dispiegarsi di tutta l’efficacia operativa del sacrificio umano, in questa guisa ben più efficiente, a dispetto del più ristretto numero delle offerte alle potenze infernali, rispetto ai “bombardamenti a tappeto”.
È tutto questo un brulicare vermicolare, che tenta di suscitare il culmine del preteso progresso umano, che è o dal nulla all’essere, secondo la “dialettica” hegeliana, o da nulla a nulla, secondo quella negativa, e più corretta di Adorno, secondo i piani del modernismo massonico, progresso che prescinde dalla mediazione delle cause seconde trascendenti, in vista di un termine ultimo che in realtà ne è del tutto avulso, privo com’è di ogni efficienza.
Costituendo il capovolgimento velleitario d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, alla Teilard de Chardin, con i suoi umanoidi degenerati e non specie umana originaria, perfetta e divina: altro che Punto Omega, com’è che egli pretendeva! Brulicare vermicolare dunque, che tenta di dare campo ed essere alle potenze infernali assetate d’esistenza, sprofondando così l’umanità nella voragine ultima del suo preteso progresso lineare ed ascendente.
E se vogliamo dare uno sguardo agli artefici secondi di questo procedere perverso, la cosa si fa ancora più inquietante. Dicono le dottrine tradizionali, che la nascita umana nel post mortem, al di là della presente corporeità, è difficilmente conseguibile, il che nulla ha a che vedere con le immaginazioni reaincarnazioniste, manifestando già adesso alcuni la propria natura autentica. Natura che è, il più delle volte, o bestiale, come nel Timeo platonico, o addirittura subbestiale, essendo il dominio infero nascosto, celanto alle forme nella sua sostanza.
Ed è così che ci ritroviamo di fronte alle deformità corporee dei capi sionisti, mescolanza di varie forme bestiali, com’era per Churchill, uno dei massimi nemici visibili dell’umanità, che Iddio Altissimo lo maledica e lo sprofondi, incrocio evidente tra un cane ed un porco; o com’è per i capi europei, con le loro facce rosee del tutto prive di peli, proprio come quelle dei maiali, con le loro espressioni ed i loro sguardi del tutto insulsi, spenti, e stolidi.
O com’è per i capi degli americani, qualcosa tra la bestia, ed il pupazzo meccanico, essi pure spenti ed inespressivi, a differenza dell’oscurità malvagia ravvisabile nell’occhio dei capi sionisti, quantunque vi guizzi talora un balenio di odio e di ferocia: tutte queste sono le forme bestiali, o piuttosto subbestiali, telluriche ed infere, di coloro che, come dice Dante, “hanno perso il bene dell’intelletto”, ridottisi, perduto che lo abbiano, com’è che recita l’Imam Jaºfar Şādiq, la pace su di lui, ad una “similitudine luciferina”.
Tutte queste sono, ancora al nostro livello d’esistenza, le forme, riferimento a quelle infere di coloro la cui anima è stata completamente annerita dai peccati nel suo punto bianco, come recita una celebre tradizione imamica, riducendosi “all’infimo dell’abiezione” (Sacro Corano, XCV, 4), la cui sostanza autentica emergerà nel post morte e nel Giorno del Giudizio, quando Iddio, sia magnificato ed esaltato, “vi ricreerà in quello che non conoscete” (S.C., LVI, 61).
Il fatto che peraltro, come afferma Guénon, sia possibile un ascendere confinato a forme non umane, al di là del nostro mondo corporeo, non esclude che sia anche possibile sprofondare, come attesta lo stesso autore nel suo commento all’Aprente del Sacro Corano, quanto a quelli su cui “è la collera divina”, e non “le Sue benedizioni”, in quanto ascendono, e “non errano”, ad un medesimo livello, od imprigionati che siano nella non umanità di un livello superiore.
Questo è dunque il nemico con cui, in linea di principio ed ingenerale, a prescindere da eventualità contingenti, non è dato d’addivenire a nessun accomodamento, come con Lucifero stesso. Questi sono quanti tentano di evocare con i propri crimini le potenze stesse dell’Inferno, sognando di trascinarsi dietro nella loro caduta, l’intero genere umano. Questi sono quelli, di cui Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, farà presto, a Lui piacendo, tramite il Suo Vicario Atteso, che Egli ce ne affretti la gioia, completa giustizia.
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