S. Nasrallah: “C’è davvero un conflitto sunnita-sciita nella regione?”
Parte finale del discorso tenuto dal Segretario Generale di Hezbollah, Seyyed Hassan Nasrallah, il 3 novembre scorso 2015, in occasione della notte di Ashurà. In questa parte del discorso Seyyed Nasrallah affronta la situazione attuale nel Vicino Oriente e l’infondatezza della descrizione dei conflitti in atto nella regione come originati da un presunto scontro in atto tra musulmani sciiti e sunniti.
In Libano e nell’intera regione vediamo sempre che tutti, persino gli americani e i centri di ricerca e mass-media occidentali, cercano di convincere l’opinione pubblica di una determinata idea. Oggi nella regione ci sono grandi e pericolosi conflitti militari, di sicurezza e politici. Cosa dicono costoro riguardo a questi conflitti? Come li descrivono? Come li intendono? Dicono che questi conflitti nella regione e in Libano rappresentano lo scontro sunnita-sciita, e di conseguenza alcuni leader e gruppi, che non sono né sunniti né sciiti, si sentono estranei a questi conflitti, mentre dovrebbero assumere una posizione differente. Questo è un grande torto che commettono a discapito della regione, dei suoi popoli e degli eventi che stanno accadendo. Fratelli e sorelle, se una persona è malata, non dovrebbe prima capire quale è la sua malattia e il dolore di cui soffre? Se si reca da un medico generico riceverà una diagnosi generica, ma se il problema è nello stomaco dovrebbe andare da un gastroenterologo, se è nell’occhio da un oculista e se è relazionato al sistema nervoso da un neurologo. La diagnosi sbagliata di una malattia porta ad una cura lunga ed inutile. Dopo venti anni si comprenderà che il problema era altrove. Anche le crisi e i conflitti politici sono così. Sbagliare nell’analizzare e comprendere la realtà del conflitto ostacola ed allontana il raggiungimento di una soluzione (…) Oggi nella regione esistono grandi conflitti e pericoli. Non dovremmo forse scoprirne l’origine? La cosa più facile è quella di definirli come uno scontro tra sciiti e sunniti. Si tratta di un grande errore. Diamo uno sguardo veloce per vedere se questa risposta è corretta o meno. Se in un paese dove tutti sono sciiti due persone si scontrano, direte forse che si tratta di un conflitto settario? No, si tratta di uno scontro personale e familiare. E’ vero però che in un paese dove ci sono più confessioni potrebbe sorgere questo dubbio. Diamo dunque un breve sguardo. Il conflitto che domina la regione attualmente è veramente tra sunniti e sciiti? Faccio qualche rapido esempio. Prendiamo la Libia. In Libia, attualmente, vi sono due parti interne che si combattono: l’una bombarda l’altra con aerei, si lanciano reciprocamente missili, perpretano degli attentati suicidi, causano centinaia di vittime e di feriti. Ognuna di queste due parti libiche è sostenuta da un asse regionale. Un asse regionale appoggia un gruppo e un asse regionale l’altro. Dove sono gli sciiti in questo affare? Dov’è il conflitto sunnita-sciita in questo caso? Nel conflitto tra questi due assi regionali in Libia, parliamo francamente delle cose per una volta…in Libia vi è un asse turco-qatariota che sostiene una parte e vi è un asse saudita-emiratino che sostiene l’altra. Ditemi dove è il conflitto sunnita-sciita tra questi due assi in Libia? Dove sono gli sciiti in Libia, per partecipare ad un conflitto sunnita-sciita? Si tratta di una nazione importante e di un popolo caro, che durante il periodo di Gheddafi ha sofferto molto e si attendeva la salvezza e la liberazione, una vita onorabile e degna, ma all’improvviso si è ritrovato in questa catastrofe. Lo definite un conflitto sunnita-sciita? Cosa ha a che vedere con ciò? Questo era il primo esempio. Secondo. Allorché gli esempi si moltiplicano si vede chiaramente che l’attribuzione [del conflitto come uno scontro tra sciiti e sunniti, n.d.t.] è falsa. Dicono che il problema di questa famiglia è che tutti i suoi membri sono grandi. All’improvviso vedete che il primo è piccolo, il secondo è piccolo, il terzo anche e il quarto pure…non è dunque vero che il problema è che tutti sono grandi!
Andiamo all’Egitto. In questo paese esiste un grande problema a livello nazionale e per la sua integrità: in politica, nelle elezioni, nelle dimostrazioni, ecc. Nel Sinai vi è uno scontro tra l’esercito egiziano e gruppi armati. In tutta questa premessa non voglio prendere una posizione né dire che una parte ha ragione e l’altra ha torto. Descrivo solamente ciò che affrontiamo nella regione e quello che accade. Prendiamo l’Egitto. Dove sono gli sciiti? Cosa hanno a che fare con quello che succede? Dove è il conflitto sunnita-sciita in questo caso? Ci sono delle forze politiche rivali, tutte composte dai nostri fratelli sunniti. Il conflitto nel Sinai è tra l’esercito egiziano e gruppi armati. Dov’è il conflitto sunnita-sciita? Ciò che accade in Egitto è molto importante e pericoloso non solamente per l’Egitto ma per tutta la regione. A volte parliamo di un conflitto politico e sanguinoso in un paese lontano e isolato e a volte parliamo di una nazione che contiene la metà degli arabi ed è nel cuore del Medio Oriente. Questo conflitto non ha nulla a che fare con sunniti e sciiti e rappresenta uno dei più importanti aspetti del conflitto nella regione! Affrontiamo i punti delicati, andiamo in Siria. Alcuni vogliono deformare il soggetto e dire che il conflitto con il governo ha un carattere confessionale, cosa non vera. Il conflitto tra “Daesh” (ISIS) e il “Fronte al-Nusra”, un conflitto lungo e sanguinoso che ha causato migliaia di vittime e feriti, è un conflitto sunnita-sciita? La battaglia del “Fronte al-Nusra” con il resto dei gruppi armati siriani, l’ultima delle quali ha avuto luogo nella regione d’Idlib e sul Monte di al-Zawyia, e gli attacchi e gli attentati suicidi tra il “Fronte al-Nusra” e quello che viene chiamato il “Fronte dei rivoluzionari della Siria”, è un conflitto sunnita-sciita? La battaglia a Ein al-Arab, Kobani, che ha attirato l’attenzione della regione e del mondo e quella della coalizione internazionale – al punto che andiamo a dormire e ci svegliamo con le notizie della coalizione internazionale che colpisce Kobani – è una battaglia tra sunniti e sciiti? Sia i Kurdi che “Daesh” (ISIS), a Ain Arab, se vogliamo precisare la loro confessione, non sono sciiti, almeno secondo la mia conoscenza. E il fatto di vedere i cristiani in Iraq e in Siria vicini al genocidio è un conflitto sunnita-sciita? Cosa hanno a che vedere i cristiani con il conflitto sunnita-sciita? Il genocidio contro gli yazidi che cosa ha a che vedere con il conflitto sunnita-sciita? Forse l’attaccare anche il resto delle minoranze religiose in Iraq ha qualcosa a che vedere con il conflitto sunnita-sciita? L’attaco di “Daesh” (ISIS) contro i Kurdi nella zona di Erbil ha qualche relazione con il conflitto sunnita-sciita? La maggior parte dei Kurdi in Iraq sono sunniti. Allorché tutto il mondo si è mobilitato e ha creato la coalizione internazionale in Iraq, quale è stato il motivo? Perché “Daesh” (ISIS) ha minacciato la Giordania, l’Arabia Saudita e il Kuwait, e questi paesi sono tutti – secondo la classificazione confessionale – sunniti. Cosa c’entra il conflitto sunnita-sciita?
Vediamo che la maggior parte del conflitto nella regione è una lotta di certi paesi contro altri, come l’Egitto, l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi, il Qatar e la Turchia, che arrivano al punto di lanciarsi accuse nell’[Assemblea delle] Nazioni Unite. Tutti ne siamo stati testimoni. Cosa ha a che vedere questo con il conflitto sunnita-sciita? Ripeto questa espressione per giungere alla mia idea. Questa descrizione è falsa, non veridica. Quale è la descrizione corretta? Ciò che accade nella regione è, per eccellenza, un conflitto politico. Ci sono degli Stati, delle forze politiche e delle forze popolari che hanno una certa visione del futuro delle loro nazioni e della loro regione e che combattono per realizzare il loro progetto, sia esso giusto o meno. Il conflitto non è affatto confessionale. A volte in un certo posto entrambe le fazioni in lotta sono sunnite, mentre in un altro una parte è considerata come sunnita e l’altra è mista, e anche gli sciiti ne fanno parte. Questo conferisce al conflitto un carattere sunnita-sciita? Per niente. L’Asse al quale noi apparteniamo attualmente, nel quale combattiamo, nel quale aiutiamo a reggere ed innalzare lo stendardo, è un Asse puramente sciita? Affatto. Si tratta di un Asse politico formato da componenti religiose, confessionali e intellettuali diverse e molteplici. Questa è la verità. Possono esserci dei movimenti che agiscono su una logica o sfondo di credenze (confessionali), ma come ho detto qualche notte fa, questo non vuol dire che il conflitto sia confessionale. I takfiri agiscono su questo sfondo, ma il loro conflitto non è confessionale. La loro animosità non è diretta solamente contro gli sciiti, ma contro gli sciiti, i sunniti, i cristiani, i drusi e tutte le confessioni presenti. Sono nemici di chiunque sia differente. Questa è la loro mentalità, ma non è questa la realtà del conflitto. Ho fatto una premessa per arrivare ad una conclusione. In primis: sappiamo e comprendiamo tutti – e questo ha bisogno di uno sforzo intellettuale, culturale, politico, mediatico, di diffusione e promozione – che in realtà non si tratta di un conflitto confessionale. Secondo: noi, le parti preoccupate per il conflitto, non dobbiamo accettare che esso si trasformi in confessionale. Voglio rivolgere alcune parole agli sciiti, poi ai sunniti, poi ai cristiani e anche al resto dei musulmani.
Noi sciiti non dobbiamo accettare chiunque presenti questo conflitto attualmente in corso nella regione come uno scontro confessionale. La nostra battaglia nella regione, in quanto sciiti, non è diretta contro i sunniti. La nostra battaglia è diretta contro l’egemonia statunitense, contro il progetto israeliano e contro i takfiri che vogliono schiacciare tutti. La battaglia, per noi, non è confessionale o settaria, non dobbiamo considerarla tale, né agire con simile visione, e questo è quello che noi abbiamo sempre fatto. Vi faccio un esempio. Quando Saddam Hussein governava l’Iraq, egli – se vogliamo guardare la sua classificazione confessionale – si dichiarava sunnita. In Iraq egli ha ucciso il popolo iracheno: sunniti, kurdi e sciiti; ma chi ha pagato il prezzo più alto sono stati gli sciiti, al punto che ancora oggi vengono scoperte delle fosse comuni. Saddam Hussein ha ucciso centinaia di migliaia di sciiti iracheni. Lasciamo da parte la guerra tra l’Iraq e l’Iran, parlo dell’interno. I nostri più grandi sapienti religiosi e Marja (fonti di riferimento giuridico) sono stati uccisi da Saddam Hussein. L’orgoglio della Hawzah ‘Ilmiyah (seminario tradizionale sciita), del pensiero e della giurisprudenza islamica, delll’intelletto arabo e islamico, l’Imam martire Seyyed Muhammad Baqir al-Sadr, è stato ucciso da Saddam Hussein. Egli ha distrutto le nostre Hawzah. Il Mausoleo del Principe dei Credenti (l’Imam ‘Ali, n.d.t.) a Najaf, il Mausoleo dell’Imam Husayn (as) e quello di Abu al-Fadl al-Abbas a Karbala sono stati bombardati dai suoi aerei. C’è stata forse una persona sciita, un sapiente religioso sciita, un Marja sciita, un movimento sciita, che si è alzato ed ha detto “i sunniti ci hanno ucciso”? O che abbia detto “i sunniti hanno bombardato i nostri mausolei e luoghi santi?” O che “i sunniti hanno ucciso il martire al-Sadr”? O che “i sunniti hanno ucciso centinaia di migliaia di sciiti iracheni”? Mai. Non è mai avvenuto. Qualcuno ha accusato i sunniti? Mai! Andate a guardare i media e tutta questa storia, non è mai accaduto. Noi consideriamo Saddam Hussein e i suoi sostenitori responsabili delle nostre uccisioni, non i sunniti. Quando delle esplosioni hanno colpito il mausoleo Askarain (dove si trovano le salme del decimo e undicesimo Imam degli sciiti, n.d.t.) a Samarra, abbiamo considerato i takfiri responsabili dell’esplosione dei mausolei dei nostri Imam (as), non i sunniti. E abbiamo manifestato qui, sunniti e sciiti, tutti insieme. Gli ulamà sunniti hanno indossato con noi il kafan (il sudario funebre islamico, che in questo caso simboleggia l’esser pronti al martirio, n.d.t.) e siamo scesi insieme nelle strade. E’ questo dunque il ragionamento giusto. Oggi, se qualcuno commette ingiustizia, opprime, massacra, qualcuno con cui io non concordo anche politicamente, è possibile che egli sia sunnita, ma questo non vuol dire che il nostro problema è con i sunniti. Questo per quanto riguarda gli sciiti.
Per quanto riguarda i nostri fratelli sunniti: cari fratelli, c’è bisogno di essere coscienti e prudenti. Alcuni paesi, per servire i loro interessi, presentano il conflitto come uno scontro tra sunniti e sciiti onde raccogliere tutti i sunniti nella loro battaglia e attirarli nel loro progetto, progetto che non ha nulla a che vedere con questo. Per esempio essi vogliono creare un conflitto con l’Iran. Perché? Essi diranno “perchè l’Iran è un paese sciita”. Bene, vi voglio porre una questione. Lo Shah Reza Pahlavi, lo Shah che governava prima dell’Imam Khomeyni, questo Shah, miei fratelli, era sunnita o sciita? La sua confessione era sciita! Egli visitava ogni anno il mausoleo dell’Imam Rida (l’ottavo Imam della Shi’a, n.d.t.), faceva la ziyarat (la visita religiosa ai luoghi santi sciiti, n.d.t.), inviava sua moglie a Najaf, ecc. Perché l’Iran dello Shah, lo sciita, era vostro amico, vostro alleato e ben voluto, pur sapendo che era amico di Israele? E perché siete contro l’Iran dell’Imam Khomeyni, lo sciita che sostiene la Palestina, il popolo palestinese, gli arabi e i musulmani, e volete trasformare il conflitto politico con lui in un conflitto sunnita-sciita? Non si tratta di una menzogna, di un inganno, di disinformazione? Poiché siamo in un periodo pericoloso, possiamo cadere facilmente nel fanatismo settario. Sappiamo tutti fare i discorsi, scandire slogan ed eccitare le folle, ma la fase attuale ha bisogno di coscienza, di saggezza e di un alto senso di responsabilità. Dobbiamo fare attenzione a quale battaglia verremo condotti. Ricordatevi del conflitto in Libia, di quello in Egitto e di tutti gli altri di cui ho parlato. Lo stesso vale per i cristiani. Se i cristiani adottano l’attitudine di dire: “Non ci riguarda, noi abbiamo una posizione imparziale, siamo estranei al problema, gli sciiti e i sunniti si uccidono, che ci possiamo fare? Andate lì ed aiutateli”, sbagliano: tutti sono in pericolo. Anche le altre confessioni islamiche sono nel mirino. Tutti devono essere vigili e responsabili rispetto a ciò che accade nella regione, tutti devono comportarsi coscientemente e agire in maniera responsabile. Allo stesso modo, tutti devono respirare, salire sulla cima della montagna, riflette e meditare un po’. Non è un problema se parliamo e discutiamo insieme. Invece di lanciarci insulti sui giornali, preferirei che fossimo più severi gli uni verso gli altri nelle riunioni private. Ciò potrebbe condurre ad una soluzione. Questa è la verità del conflitto. E per questo tutti dobbiamo essere saggi, vigili, avere discernimento e il giusto comportamento e rimanere in questa battaglia fino alla vittoria, altrimenti saremo sconfitti tutti e andrà perduta l’intera regione.
Domani [giorno di Ashura, n.d.t.] è il giorno del sacrificio e dell’immolazione, della generosità immensa e illimitata, della sincerità e della fedeltà, della fermezza e della volontà, dell’amore e del fervore. Domani è il giorno della tristezza, del sangue versato ingiustamente, delle lacrime che scorrono e della perdurante afflizione, ma anche il giorno dell’epopea e del modello d’ispirazione. Domani, una volta ancora, Aba Abdillah al-Husayn (as) si manifesta al mondo mentre s’immerge nel cuore della battaglia per la difesa dell’Islam di suo nonno Muhammad (S), della Ummah e della sua esistenza, nobiltà e sacralità. Domani Aba Abdillah al-Husayn (as) griderà il suo motto eterno. Un grido che non era rivolto soltanto ai martiri di Karbala e all’esercito di morti di Umar ibn Sa’d, ma a tutti gli uomini e le donne di ogni generazione fino al Giorno del Giudizio: “C’è qualcuno ad aiutarmi?” Questo vostro grido, come tutti gli anni, dimostra la vostra risolutezza verso i valori, l’etica, la spiritualità e la sincerità dell’evento di Karbala. Stasera, per questo mondo e l’altro, in questo mondo e nell’altro, testimonio che in tutte le sfide, pericoli, negli scontri e nelle invasioni degli israeliani e non-israeliani, in voi e nei vostri volti non ho visto altro che la fedeltà, fermezza e sincerità frutto dell’Imam Husayn (as). Siamo stati testimoni di ciò ogni giorno e ogni momento: nel volto dei parenti dei martiri, nel volto dei feriti, nel volto dei mujahidin pazienti, resistenti e sempre presenti sul campo, nel volto dei nostri familiari che donano i loro figli, le loro vite, i loro averi e i loro cari, hanno dimostrato che il loro grido “Labbayka ya Husayn” (Siamo al tuo servizio o Husayn!) è sincero. Domani, in tutte le piazze risentiremo il grido di Husayn (as) nel giorno di Ashura dell’anno 61 dell’Egira e rinnoveremo il nostro patto e la nostra fedeltà all’Imam Husayn (as): noi siamo con lui e non lo abbandoneremo mai, anche se per questo verremo fatti a brandelli e bruciati, o qualsiasi altra cosa. Domani, prima ad al-Husayn (as), e poi a tutto il mondo, agli amici e ai nemici, a coloro che amano e attendono [la parusia del dodicesimo Imam, l’Imam Mahdi, n.d.t.], dimostreremo che siamo al di sopra delle minacce, dei pericoli e dei conflitti, e siamo uomini e donne del campo di battaglia, il cui grido è “Ya Husayn!”. Domani, se Iddio vuole, completeremo tutte queste cerimonie di lutto che Dio ci ha dato la benedizione di celebrare. Prego Dio, Gloria a Lui l’Altissimo, di accettare le vostre azioni e preghiere, di proteggervi e sostenervi.
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