PERCHE’ DOBBIAMO PROIBIRE TATBIR E ZANJIR NEI NOSTRI CENTRI ISLAMICI
Shaykh Bahmanpour sulla pratiche sanguinose di lutto
وَجَعَلْنَا فِي قُلُوبِ الَّذِينَ اتَّبَعُوهُ رَأْفَةً وَرَحْمَةً وَرَهْبَانِيَّةً ابْتَدَعُوهَا مَا كَتَبْنَاهَا عَلَيْهِمْ إِلَّا ابْتِغَاءرِضْوَانِ اللَّهِ فَمَا رَعَوْهَا حَقَّ رِعَايَتِهَا
“Mettemmo nel cuore di coloro che lo seguirono dolcezza e compassione; il monachesimo, invece, lo istituirono da loro stessi, soltanto per ricercare il compiacimento di Dio. Non fummo Noi a prescriverlo. Ma non lo rispettarono come avrebbero dovuto.” (57:27)
Questa breve nota è stata scritta con la consapevolezza del sincero amore e dedizione offerti al nostro amato Imam Husayn (as) da coloro che praticano il tatbir [1] e lo zanjir [2]. Non sono il loro amore e la loro passione a essere messi qui in questione, ma piuttosto la modalità nella quale vengono espressi.
Non vi è dubbio che esprimere dolore per il tragico martirio dell’Imam Husayn (as) è una delle più profonde manifestazioni di tawalla [amore per Dio, per il Profeta e per la sua Famiglia], che costituisce un pilastro della fede islamica, testimoniato da numerosi versetti del Corano e narrazioni dei ma’sumin (infallibili). La condotta, le parole e le espressioni di tawalla e tabarra [rifiuto dei nemici di Dio, del Profeta e della sua Famiglia] di un credente devono comunque sempre essere circoscritte al profondo giudizio razionale e alla cornice della shari’ah, che è il più luminoso sentiero donatoci dal nostro Creatore. La shari’ah è la più razionale, etica, dignitosa, elevata e nobile via di condotta.
Durante la storia le genti hanno espresso il proprio amore e sottomissione al Supremo in modalità peculiari. Alcuni hanno ritenuto che una totale dedizione richiedesse un ritiro assoluto dalla vita, altri hanno creduto che Egli fosse così sublime da necessitare di intermediari per poterLo raggiungere. Altri erano soliti ferirsi all’interno dei tempi per mostrare con il sangue il proprio amore; alcuni si incatenevano ai pilastri di questi tempi e altri sgozzano i loro figli e figlie per mostrare la grandezza della loro devozione. Se le modalità di espressione di sottomissione venissero lasciate alla gente, essa mostrerebbe simili peculiari consuetudini.
L’espressione del dolore per l’Imam Husayn (as) è qualcosa di natura simile. Benché siamo stati incoraggiati ad esprimere apertamente il nostro dolore per Abi Abdillah (as) e sebbene differenti culture possano avere le loro modalità specifica per esprimere il proprio dolore, queste devono comunque essere sempre verificate e risultare conformi alle linee guida della shari’ah, del senso comune e della razionalità. Durante la storia, e anche ai nostri tempi, sono esistite ed esistono differenti modalità di espressione di dolore per l’Imam Husayn (as) che non sono conformi alla shari’ah e al senso comune. Uno di questi costumi che è diventato controverso nella nostra comunità oggi è la pratica del tatbir e del zanjir. Qui cercherò di tracciare le origini della pratica del tatbir e discuterne l’adeguatezza, specialmente negli incontri pubblici e nei nostri Centri.
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1) Storia
E’ difficile collocare l’origine della pratica del tatbir e del zanjir nella storia. Il punto di vista più documentato è che il tatbir (qameh zani) o il tagliarsi con il rasoio (tiq zani) sono pratiche prese in prestito da Persiani e Arabi dagli Azeri Turchi.
La pratica non ha precedenti nell’Iran pre-Safavide [3]. Fu nell’era Safavide (1501-1722) che il tatbir (qameh zani) e altre pratiche come quella di chiudere i lucchetti sulla carne (qufl-zani) divennero popolari. [4]
La pratica del tatbir ha apparentemente avuto inizio con l’esercito Safavide. Sappiamo che i Safavidi erano in origine un ordine Sufi turco che non conosceva molto della fede sciita e della pratica islamica prima di invitare in Iran grandi giurisperiti come al-Muhaqqiq al-Karaki (m. 1534) dal Libano e da altre zone sciite. Con i Safavidi era usanza che il giorno della marcia in armi dell’esercito avvenisse nel giorno di Ashura. In quel giorno una fazione di forze dell’esercito altamente leali, che veniva chiamata Qezelbash (Teste Rosse) e i cui membri che erano soliti avere sempre la testa rasata, iniziarono a colpire le loro teste con le proprie spade. Questo atto era dovuto o alla loro origine Sufi, o quale forma di simpatia con l’Imam Husayn (as) e i suoi seguaci, o per mostrare la loro prontezza e forza come esercito lealista altamente addestrato. Dopo tutto si trattava di forze speciali che avevano passato un addestramento severo e difficile che includeva il mangiare ogni tipo di animali e rettili quali i serpenti;[5] qualcosa che continua ad essere praticato negli addestramenti delle forze speciali di tutto il mondo.
La pratica, comunque, per qualche tempo rimase ristretta all’Iran. Secondo il sociologo iracheno Ibrahim al-Haidari, cerimonie come quelle del tatbir non vennero praticate in Iraq prima del diciannovesimo secolo. [6] Verso la fine del diciannovesimo secolo iracheni turcomanni, sufi e curdi dell’Iran occidentale iniziarono a praticare simili cerimonie ma gli arabi iracheni non vi si unirono fino all’inizio del ventesimo secolo. [7] Un rapporto di funzionari britannici in Iraq riguardante l’Ashura del 1919 a Najaf indica che in quell’anno un gruppo di circa cento sciiti turchi avevano realizzato il tatbir. [8]
Haj Hamid Razi (m. 1953), che visse per centodieci anni, ha riportato che nella sua gioventù il tatbir non era una usanza presente a Karbala e Najaf. [9] La pratica non è menzionata inoltre nelle memorie di alcun anziano di Najaf e Karbala prima dell’ultima parte del diciannovesimo secolo, in cui “un gruppo di Qezelbash Turchi iniziarono a colpire le loro teste con speciali spade mentre visitavano il mausoleo dell’Imam Husayn.” [10]
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2) La posizione degli Ulama del passato
I rinomati sapienti del passato si sono opposti a questa pratica. Nella sua opera Tufeh Firuziyyeh Mirza Abdullah Afandi (m. 1718), il più prominente assistente di Allamah Majlisi nella compilazione del Bihar al-Anwar, riporta alcune di queste obiezioni. Uno di questi ulama era un modello esemplare di zuhd (ascesi) e taqwa (timor di Dio), il rinomato Muqaddas Ardabili (m. 1585), che si ritiene abbia incontrato il dodicesimo Imam (a). [11]
Apparentemente a causa di queste opposizioni la pratica non si diffuse fino al periodo successivo ai Safavadi, al tempo di Akhund Mulla Agha Darbandi (m. 1869) che fortemente incoraggiò la pratica. [12] Molte delle fonti ritengono lui l’inventore della pratica del tatbir nel diciannovesimo secolo. [13] Egli fu l’autore del controverso Maqtal Asrar al-Shahada (I Segreti del Martirio) [14]. La sua opinione riguardo il dolore per l’Imam Husayn gli consentiva di includere nel suo libro molte storie riguardo Karbala prive di fondamenti storici, atto che spinse gli ulama a criticare e abbandonare il suo libro. Nel libro, per esempio, egli afferma che il giorno di Ashura fu di settantadue ore, che la temperatura di giorno era di settanta gradi oltre il normale, e che l’esercito di Ibn Sa’d era composto da un milione e seicentomila individui!
Di questi, trecento trentamila vennero uccisi dall’Imam Husayn [15] e venticinquemila dal Nobile Abbas. E’ per questo che il giorno di Ashura sarebbe stato più lungo di ventiquattro ore, perché se voi uccidete una persona ogni secondo in ventiquattro ore non potreste uccidere più di novantanovemila uomini. Egli credeva che Dio avesse creato i cieli e la terra per nessun altro obiettivo che tenere l’aza (cerimonie di lutto e dolore) per l’Imam Husayn (a). [16]
E’ riportato che al Grande Ayatullah Naini (m. 1936) venne chiesto rispetto ai contenuti di Asrar al-Shahada, riguardo al quale egli rispose che se avesse dovuto giudicarlo positivamente avrebbe dovuto dire che l’autore si è ritenuto un mujtahid e in base a questa autorevolezza non avrebbe visto alcun male intrinseco nel proferire bugie, specialmente se potevano apportare dei benefici. Egli ha ritenuto il mentire nel suo libro come un servizio alla religione. [17]
Muhadithe Nuri, l’insegnante e maestro di Shaykh Abbas Qumi e autore di Mustadrak al-Wasa’il, afferma che questo libro ha attirato ogni sorta di critica e derisione contro la Shi’a [18] e l’Ayatullah Motahhari dichiara che i contenuti del libro portano a piangere per l’Islam. [19]
Ad ogni modo, a causa del richiamo popolare della retorica emotiva di Mulla Agha Darbandi, la pratica del tatbir si diffuse e l’opposizione di grandi sapienti come Sayyed Mohsin al-Amin (m. 1952), l’autore dell’imponente A’yan al-Shi’a, che include anche uno dei più completi e affidabili maqtal [20], non riuscì a fermarne l’ondata. Viene detto che l’Ayatullah Na’ini, a causa delle circostanze, permise la pratica. Egli viveva all’epoca del despota iraniano Reza Shah (m. 1944) che aveva proibito ogni manifestazione di tristezza per l’Imam Husayn (as) e faceva arrestare e imprigionare chiunque teneva majlis (programmi di lutto). Fu in simile contesto che l’Ayatullah Na’ini non solo non si oppose a questa pratica, ma emanò una fatwa sulla sua desiderabilità.
Il suo grande contemporaneo e principale marja’ [autorità religiosa nella giurisprudenza] del tempo, l’Ayatullah Sayyed Abu al-Hassan Isfahani (m. 1946), dichiarò questa pratica illecita e emanò una forte fawta contro di essa. Questo avvenne dopo che i talabah (seminaristi) meno istruiti avevano lanciato un feroce attacco contro l’Ayatullah Sayyed Mohsin al-Amin per la sua condanna del tatbir nella sua opera al-Tanzih li A’mal al-Shabih, al punto che lo accusarono di voler abrogare le tradizioni dell’Ahl al-Bayt e fermare la pratica dell’Islam. La fatwa dell’Ayatullah Isfahani fu la seguente: [21]
“L’uso di spade, zanjir, tamburi, trombe e altre cose simili che sono di uso comune oggi nelle processioni di dolore nel giorno di Ashura sono haram (proibite) e contro la shari’ah.” [22]
Comunque, dopo l’Ayatullah Na’ini, alcuni dei suoi studenti appartenenti alla passata generazione di maraji’ non sembrarono disposti ad opporsi apertamente alla sua fatwa.
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3) La posizione degli Ulama’ contemporanei
La nuova generazione di maraji’ non si ritiene vincolata alla fatwa dell’Ayatullah Na’ini ed è diventata sempre più preoccupata dell’impatto globale e inter-culturale di questa pratica nell’epoca della televisione e di internet.
Quelle che seguono sono le fatawa di alcuni dei maraji’ in disaccordo con il tatbir:
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Ayatullah Sayyed Muhammad Baqir al-Sadr:
“Quanto viene performato oggi di nome Tatbir e che causa ferite sanguinose è la pratica degli ignoranti tra la gente secolare e nessuno dei nostri ulama l’ha mai praticato. Essi l’hanno continuamente osteggiato e dichiarato come haram.” [23].
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Ayatullah Khomeini
“Non deve essere praticato nelle circostanze attuali.” [24]
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Ayatullah Khamenei:
“Il Tatbir (qameh zani), non può essere generalmente ritenuto un’espressione di tristezza e dolore, non vi è alcun precedente all’epoca degli Imam (as) e dopo di loro, né vi è alcuna conferma generale o specifica al riguardo da parte dei ma’sumin (a), è oggi causa di oltraggio e discredito della scuola [sciita] e non è permissibile né in pubblico né in privato.” [25]
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Ayatullah Makarim Shirazi:
“Il Tatbir è categoricamente haram. Ogni pratica che causa oltraggio alla scuola [sciita] o provoca danni al corpo deve essere evitata.” [26]
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Ayatullah Javadi Amuli:
“Ogni cosa che può essere causa di oltraggio all’Islam e mancanza di rispetto per le cerimonie di lutto (azadari) non è permissibile. Ci si attende che il tatbir e pratiche simili vengano evitate.” [27]
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Ayatullah Fazel Lankarani:
“La pratica delle cerimonie di lutto (azadari) e dolore per il Signore dei Martiri, il nobile Imam Husayn (as), deve essere realizzata in modo da originare maggiore attrazione e amore verso di lui e la sua sacra causa. Nelle circostanze correnti, non solo il tatbir non svolge questo ruolo, ma a causa della sua inaccettabilità e mancanza di ogni giustificazione comprensibile, provoca conseguenze negative. E’ pertanto doveroso per gli sciiti innamorati della scuola dell’Imam Husayn (as) evitarlo. E in caso di nadhr [28] al riguardo, il nadhr non rispecchia le condizioni di correttezza e realizzazione (in’iqad).” [29]
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Ayatullah Sayyed Kazim Ha’iri:
“Superstizioni come il tatbir causano il discredito dell’Islam e della Shi’a”. [30]
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Ayatullah Mazahiri:
“Il Tatbir e atti simili non sono permessi.” [31]
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Ayatullah Sobhani:
“Il Tatbir non è permesso.” [32]
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Ayatullah Bahjat:
“Ogni atto che causa oltraggio alla Shi’a deve essere evitato.” [33]
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Ayatullah Nuri Hamadani
“Il Tatbir è problematico.” [34]
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Ayatullah Tabrizi:
Nella sua risposta a un istifta’[35] riguardante il tatbir:
“Le cerimonie di lutto (Azadari) devono essere realizzate in modo da non causare discredito per la Shi’a.”[36]
Inoltre:
“Non è provato che il tatbir sia un atto di azadari per l’Imam Husayn (as), per la sua Ahl al-Bayt e per i suoi compagni. E’ necessario quindi che tutti i credenti scelgano il tipo di azadari che è provato e ben stabilito, come piangere, battersi il petto e realizzare processioni di lutto.”[37]
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Ayatullah Muhaqqiq Kabuli:
“Non è permesso che alcune persone si spoglino nei majalis di azadari (cerimonie di lutto) o infliggano severe ferite a loro stesse usando qameh o zanjir con lame.” [38]
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Ayatullah Alawi Gorgani:
“Il Tatbir causa discredito della Shi’a e non è permesso.”
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Ayatullah Wahid Khorasani e Ayatullah Sistani:
In un’intervista, l’Ayatullah Faqih Imani di Isfahan ha dichiarato che quanto udito rispetto alla posizione dell’Ayatullah Wahid Khorasani riguardo la permissibilità del tatbir non è accurato e poteva essere la sua opinione in passato. “Ho inviato un mio rappresentante da Sua Eccellenza ed egli gli ha detto che nelle circostanze attuali il tatbir è haram. Il suo ufficio potrebbe comunque non darvi una risposta diretta.” [39] Riguardo l’opinione dell’Ayatullah Sistani, egli dice: “Mio nipote è il genero dell’Ayatullah Sistani. L’ho inviato da Sua Eccellenza e similmente all’Ayatullah Wahid, egli ha detto che il tatbir è haram.”
L’analisi di alcuni argomenti a favore del tatbir
Giacché un atto come quello di ferire il corpo è essenzialmente e in principio haram secondo il nostro fiqh (la giurisprudenza sciita), i sostenitori del tatbir hanno cercato di presentare alcuni argomenti per escludere la sua illeceità dalle cerimonie di lutto per l’Imam Husayn (as). Nessuno di questi argomenti può però giustificarlo, come spiego di seguito:
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1- L’approvazione (taqrir) del ma’sum (a).
Questo argomento è basato su una narrazione nella quale la nobile Zainab (as) avrebbe colpito la sua testa contro un palo della howdah, [40] facendo così sanguinare il suo volto. Da questa storia viene dedotto un duplice argomento. Primo, l’atto della nobile Zainab è in se stesso una grande prova della liceità del tatbir poiché ella venne allevata nella Famiglia del Profeta e non avrebbe mai commesso alcun atto haram. Secondo, questo atto avvenne in presenza dell’Imam Sajjad (as) ed egli non si oppose. Si tratta quindi di un’approvazione tacita (taqrir) dell’Imam riguardo la permessibilità di questa azione.
La storia, comunque, non è accettata dai sapienti. Si tratta del racconto di un lavoratore che stava decorando la casa di Ibn Ziyad mentre si svolgeva la battaglia di Karbala! Non si sa nulla di questo uomo se non che il suo nome fosse Muslim al-Jassas, e sorprendentemente egli era assolutamente all’oscuro dell’intero evento di Karbala!! L’origine dell’hadith è un libro chiamato Nur al-Ayn fi Mashhad al-Husayn di uno sconosciuto autore sunnita di nome Ibrahim ibn Muhammad al-Nayshaburi. Alcuni credono che egli fosse il sapiente shafi’ita del quindo secolo Abu Ishaq al-Isfarayini. Il libro è pieno di racconti disinformati di Karbala privi di ogni catena di trasmissione. Nessuna altra fonte o maqtal ha menzionato questa storia ed è così strana che Shaykh Abbas Qummi, l’autore del Mafatih al-Janan, ha criticato i suoi contenuti. Egli afferma che è estremamente incredibile attribuire simile atto a Zainab (as) perché ella era l’Aqila [41] dei Bani Hashim e possedeva la stazione di ridha [42] e taslim [43]. [44] Inoltre, attraverso una ricerca storica, egli conclude che i prigionieri non avevano il lusso di avere una howdah quando vennero trasportati a Kufa. Oltre a ciò, la raffigurazione di Zainab (as) in questa storia, specialmente la poesia che le viene attribuita, ritrae una personalità diametralmente differente da ciò che abbiamo appreso riguardo a Zainab (as) dalle fonti autorevoli e attendibili.
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2- La Ziyarah del dodicesimo Imam (a)
In un passo della Ziyarah attribuita al sacro Dodicesimo Imam si dice: “Mi lamenterò per te ogni mattina e ogni sera, e per te piangerò sangue piuttosto che lacrime.” L’argomento presentato è che se l’Imam (as) piange sangue, perché a noi non è permesso versarne un po’ del nostro per l’Imam Husayn (as)? L’assurdità di questo argomento è auto-evidente. Nessuno pretenderebbe da questa bella e ispiratrice immagine del discorso che l’Imam (as) pianga realmente sangue per l’Imam Husayn (as). E se alcuni sono così letteralisti da voler prendere questo passo nel suo senso letterale, allora sarebbe meglio che seguissero la frase esattamente per quello che dice, e piangessero sangue per l’Imam (as) piuttosto che utilizzare dei coltelli per questo obiettivo.
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3- Perdere il controllo nel matam [45] di Husayn
Un altro argomento che è possibile ascoltare al riguardo è che la tragedia di Husayn (as) ha creato in loro tale dolore da portarli a perdere il proprio controllo e colpirsi con coltelli e spade. Questo è il più ingiustificato di tutti gli argomenti. Innanzitutto, qualcuno che teme di perdere il controllo non mette questi strumenti a sua disposizione; in secondo luogo, coloro che praticano il tatbir si preparano per compierlo già giorni prima e non si tratta di un atto improvvisato. Ma soprattutto essi non provano delle emozioni maggiori degli Imam (as) per l’Imam Husayn (as). Nessuna pratica simile, o qualcosa di vicino ad essa, è stata riportata dalle nostre Guide divine. L’Imam Husayn (as) ha compiuto il grande sacrificio per dare salute al nostro mondo insano, non per condurre le genti fuori di testa.
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4- La desiderabilità (jaza’) del lamento per l’Imam Husayn
Jaza’ (جزع) può essere tradotto come “lamento eccessivo”. Esso si manifesta generalmente in occasione di eventi profondamente tristi. I sostenitori del tatbir sostengono che è desiderabile esprimere il jaza’ per l’Imam Husayn (as) e il tatbir è un esempio di ciò.
Se il tatbir è un esempio di jaza’, allora perché non altre cose? A maggior ragione se diciamo che jaza’ è espressione di emozioni incontrollate. Perché non bruciare la propria pelle, o tagliare i lombi delle proprie orecchie, o accecare un occhio e usare l’altro? La risposta a tutti questi casi ipotetici è ovvia: ogni cosa ha un limite, incluso il jaza’. I limiti sono definiti o dal senso comune o dalla shari’ah. I sostenitori del tatbir certamente non incoraggeranno l’amputazione di un braccio come forma di solidarietà con il nobile Abbas, perché questo è ovviamente fuori dai limiti.
Quindi jaza’ ha un limite nell’urf [46] e un limite nella shari’ah. Dal punto di vista della shari’ah, Jabir ibn Abdullah al-Ansari riporta dall’Imam al-Baqir (as) che “il più estremo livello di jaza’ è gridare, schiaffeggiarsi il viso e il petto, e tagliarsi i capelli della fronte.”[47] In una narrazione debole [48] certi atti di jaza’ sono generalmente proibiti ma permessi in particolare per esprimere dolore per l’Imam Husayn (as), sebbene richiedano pentimento e istighfar. Questo hadith è riportato in al-Tahdhib dall’Imam al-Sadiq (as). Khalid ibn Sadir chiese all’Imam riguardo la kaffarah (espiazione) di certi tipi di jaza’. Dopo aver spiegato della kaffarat, che dimostra che la jaza’ ingiustificata non è permissibile, l’Imam (as) dice: “e non vi è kaffarah nello schiaffeggiarsi il volto ad eccezione del pentimento e dell’istighfar, [e come potrebbe essere altrimenti] visto che le donne fatimide strapparono i colletti dei loro vestiti e si schiaffeggiarono il volto in segno di lutto per Husayn (as); e per amore di Husyan (as) i volti vengono schiaffeggiati e gli abiti strappati.” [49]
Una triste cosa che ho notato è che questo hadith, venendo citato da fonti secondarie o a memoria, è stato alterato, probabilmente involontariamente, dai sostenitori del tatbir. Le copie di al-Tahdhib e Wasa’l al-Shi’ah che ho consultato hanno riportato l’hadith così “e per amore di Husayn le guance meritano di essere schiaffeggiate e gli abiti strappati” (وعلى مثله تلطم الخدود وتشق الجيوب), mentre alcune pubblicazioni prodotte dai sostenitori del tatbir hanno scritto “e per amore di Husayn le guance devono essere schiaffeggiate, i volti devono essere graffiati e i vestiti strappati” [وعل ي مثل الحسين فلتشق الجيوب ولتخمش الوجوه ولتلطم الخدود).[50] La differenza tra i due è considerevole. In primis, l’hadith originale non è in tono imperativo, mentre la versione distorta lo è. Secondo, nella versione distorta viene aggiunta la frase “i volti devono essere graffiati” (ولتخمش الوجوه) che cambia drasticamente il significato. Khamsh significa graffiare fino a sanguinare e la frase aggiunta significa perciò che “per Husayn (as) i volti devono essere graffiati fino a sanguinare.” Questo mentre il khamsh è particolarmente proibito nel dolore, e l’Imam Husayn (as) diede istruzioni alle sue donne di non fare khamsh dopo la sua morte.[51] Non sono stato in grado di verificare quale è stata la prima fonte che ha compiuto simile ardita distorsione nell’hadith.
Dal punto di vista dell’urf e del senso comune, tagliare la propria pelle e carne con spade, coltelli o rasoi non è mai stato considerato un esempio di dolore e jaza’ nella nostra storia trasmessa prima del tatbir. Si, a volte ha espresso una forma di devozione alle divinità, o gesta sufi di karamah [52], come ho visto in alcuni loro majalis, ma mai un’espressione di dolore. Come ho menzionato in precedenza, venne inventata dai Sufi Qezelbash e durante la Dinastia Qajar divenne una pratica popolare in Iran grazie agli sforzi di Mullah Agha Darbandi. Insistere su simile pratica innovativa come atto essenziale di devozione della Shi’a è lontano dalla realtà.
In aggiunta a questo, gli effetti sociali avversi di questa pratica sono indiscutibili. Sayyed Mohsin al-Amin li riteneva non un atto di devozione ma un’innovazione vergognosa che ha gettato discredito sulla fede sciita. [53] E’ per questo che la sua pratica non viene difesa solo dai sostenitori appassionati del tatbir, ma hanno cercato di promuoverla anche i centri di potere non islamici. E’ stato riportato che nel 1945 l’ambasciata britannica a Teheran abbia acquistato 15000 qameh (spade utilizzate nel tatbir) per poi distribuirle tra i mawkib. [54] Nessun giudizio sulle loro intenzioni!
Il seguendo aneddoto è riportato dall’Ayatullah Khamenei. Egli dice: “Quando i comunisti occuparono l’Azerbaijan, rimossero tutti i segni dell’Islam dall’area e trasformarono le moschee in stalle…non permettevano alcuna manifestazione dell’Islam e della Shi’a ad eccezione di una: il tatbir. Le istruzioni erano che ai musulmani non venisse permesso di tenere le preghiere comunitarie o avere sedute di recitazione del Corano. Era loro permesso soltanto di praticare il tatbir. Evidentemente essi vedevano nel tatbir una buona pubblicità contro la religione e la Shi’a.” [55]
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Un’ultima parola
E’ sempre facile accreditare benefici immaginari ad una devozione innovativa. Il Corano condanna i cristiani per l’innovazione del monachesimo, dicendo comunque che essi non lo fecero con una cattiva intenzione. Costoro credevano di ricercare in questo modo il compiacimento di Dio, mentre stavano deviando dal retto sentiero. E ovviamente essi immaginarono che avrebbe comportato miriadi di benefici devozionali e si sottoposero a strazianti sacrifici per dimostrare la loro devozione a Dio, sebbene Dio non fosse compiaciuto con questi sacrifici.
Anche coloro che praticano il tatbir possono ponderare sui meriti devozionali e concepire varie filosofie atte a giustificarne la pratica. Possono affermare che si tratta di una manifestazione di profondo amore e lealtà per l’Imam Husayn (as), un segno dell’esser pronti a sacrificare la propria vita per l’Imam, un simbolo del valore e dell’audacia di fronte alla morte, il desiderio del martirio, la vicinanza alla Famiglia del Profeta e una sfida contro i nemici dell’Islam. Anche se enumeriamo centinaia di altri simili meriti, essi non possono nascondere il fatto che il tatbir fu un’innovazione introdotta dai Sufi Qezaelbash, che venne diffusa da Mulla Agha Darbandi ed è una disgrazia per l’Islam, getta discredito sulla Shi’a e oltraggia il senso comune.
Avendo reso chiaro il mio punto di vista, l’obiettivo di questa nota non è quello di discutere giuridicamente a favore o contro il tatbir, giacché i rispettati maraji hanno già espresso la loro opinione al riguardo. Il mio principale argomento qui è che, poiché vi è disaccordo tra i maraji’ riguardo il tatbir e giacché la maggioranza dei maraji’ contemporanei lo ritengono un atto haram o problematico, noi non dobbiamo permetterlo nei nostri Centri Islamici. Permettere nei nostri Centri un atto che viene ritenuto haram dalla maggioranza dei membri della comunità sfida l’intera idea di un Centro Islamico. Queste minoranze, che seguono i loro maraji’ che ritengono questi atti permissibili e per i quali abbiamo grande rispetto, possono praticarlo privatamente.
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NOTE
[1] Pratica che consiste nel colpirsi la testa con un coltello o una lama come preteso gesto luttuoso fino a far fuoriuscire il sangue. (Ndt)
[2] Pratica che consiste nel colpirsi la schiena con catene elame come preteso gesto luttuoso fino a far fuoriscire il sangue. (Ndt)
[3] مهدی مسائلی، قمه زنی، سنت با بدعت؟، ص 19.
[4] محسن حسام مظاهری، مقاله «رسانه ی شیعه، مروری بر تاریخ تکوین مجالس و آیین های عزاداری در ایران». مجله اخبار ادیان، شماره 18، فروردین و اردیبهشت 1385
[5]مصاحبه با دکتر یوسفی غرویhttp://www.tebyan.net/index.aspx?pid=15281
[6] ابراهیم الحیدری، تراژدی کربلا، ترجمه ی علی معموری، ص 475.
[7] کاظم دجیلی، عاشواء فی النجف و کربلا، ص 287
[8] Ishaq Naqqash, Administration Report of The Shamiyya Division, P.269
[9] گفتگو با دکتر شاکر لطیف 1996/4/12م.، کتاب تراژدی کربلا.
[10] طالب علی شرقی، النجف الاشرف عاداتها و تالیدها، ص 223-220
[11] جاسم حسن شبر، ارشاد الخطیب، ص 47 و 48.
[12] عبدالله مستوفی، شرح زندگانی من یا تاریخ اجتماعی و اداری دوره ی قاجاریه، ج1، ص 276. مهدی بامداد، شرح رجال ایران در قرن 12 و 13 و 14 هجری، ج4، ص 138.
[13] محسن رنجبر، مجله تاریخ در آیینه پژوهش، سال چهارم، شماره چهارم، زمستان ۱۳۸۶.
[14] Il nome completo del libro è اِكْسیرُ الْعبادات فی اَسْرارِ الشّهادات
[15] In un altro passo menziona quattrocentomila.
[16] فاضل دربندی، اسرار الشهاده، ص ۵
[17]محمد هادی یوسفی غروی (از محققان حوزه و متخصصان تاریخ اسلام) http://article.tebyan.net/15281
[18] حاجی نوری، لولو و مرجان، به نقل از محمد آلاندوزلی، آیینه پژوهش، ۱۳۸۱ ،شماره ۷۷ و ۷۸.
[19] مرتضی مطهری، حماسه حسینی.
[20] Racconto letterario della storia e delle vicende inerenti al martirio dell’Imam Husayn (Ndt).
[21] انّ استعمال السّیوف و السلاسل و الطبول و الابواق و ما یجری الیوم أمثاله فی مواكب العزاء بیوم عاشورا انّما هو مُحرم و هو غیر شرعی. (فرهنگ عاشورا، ص 215.)
[22] سخنان سید ابوالحسن اصفهانی بر ضد قمهزنی در یك رساله فارسی به نام انیس المقلدین در نجف در سال 1345ق/1926م چاپ شده است. (آقا بزرگ تهرانی، الذریعه، ج2، ص466 و جعفرالخلیلی؛ هكذا عرفتهم، ج3، ص229)
[23] کل الحلول عند آل الرسول، دکتر تیجانی، چاپ اول 1997 م، ص150
[24]( در وضع موجود قمه نزنند) امام خمینی ، استفتاات ج 3 ، ص 581 ،س 37 و 38 ؛ فرهنگ عاشورا، ص 358.
[25] Questa era la risposta a una domanda sulla permissibilità del tatbir in privato. (آیت الله خامنه ای، استفتائات، ص 326 مسئله1461)
[26] http://article.tebyan.net/189137
[27] http://article.tebyan.net/189137
[28] Voto che viene compiuto secondo i precetti legali islamici. (Ndt)
[29] آیت الله فاضل، جامع المسائل , ج 1 ص 622
[30] http://article.tebyan.net/189137
[31] http://article.tebyan.net/189137
[32] http://article.tebyan.net/189137
[33] E’ interessante notare che alcuni hanno citato l’Ayatullah Bahjat che avrebbe detto che l’Ayatullah Abu al-Hassan Isfahani non solo permetteva il tatbir ma lo aveva reso obbligatorio. E poiché lui aveva paura di praticare il tatbir, si unì un gruppo di settecento mujtahid che lo stavano facendo e così i suoi vestiti divennero insanguinati. Egli poi espresse la volontà di essere seppellito con questi vestiti. Questa è la risposta a quella diceria che nega categoricamente tutte queste menzogne: http://article.tebyan.net/61234
[35] Verdetto giuridico di un sapiente musulmano. (Ndt) [53]
[36] استفتاءات جدید (تبریزی)؛ ج 1، ص: 456، سوال 2014
[37] طریق النجات، میرزا جواد تبریزی، ج2، ص445
[38] پیام حضرت آیت الله العظمی محقق کابلی(مد ظله) در آستانه محرم الحرام 1432http://www.mohaqeq.org/fa/news/48.html
[39] Il video dell’intervista è disponibile al seguente indirizzo: http://www.fetan.ir/home/18655
[40] Carro che veniva in genere piazzato sulla gobba dei cammelli atto a trasportare le persone. (Ndt)
[41] Dama, titolo che veniva dato ad una donna saggia e sapiente. (Ndt)
[42] La stazione del compiacimento divino. (Ndt)
[43] La stazione del totale abbandono in Dio. (Ndt)
[44] منتهی الآمال ، ج 1 ، ص 75 .
[45] Letteralmente indica una pratica luttuosa. Nella cultura sciita contemporanea si tratta del battarsi le mani sul petto come espressione di lutto, tristezza e dolore. (Ndt)
[46] Concezione popolare che viene tenuta in considerazione dai giurisperiti islamici nel formulare i loro responsi. (Ndt)
[47] وسائل ، ج 2 ، ص 915 ، باب کراهه الصراخ بالویل و العویل (اشد الجزع الصراخ بالويل ولطم الوجه و الصدر و جز الشعر من النواصى)
[48] Questo hadith viene ritenuto “debole” a causa di Khalid ibn Sadir. I fuqaha hanno abbandonato questo hadith a causa del trasmettitore e della contradditoria natura dei suoi contenuti.
[49] لاَ شَيْءَ فِي اَللَّطْمِ عَلَى اَلْخُدُودِ سِوَى اَلاِسْتِغْفَارِ وَ اَلتَّوْبَةِ وَ قَدْ شَقَقْنَ اَلْجُيُوبَ وَ لَطَمْنَ اَلْخُدُودَ اَلْفَاطِمِيَّاتُ عَلَى اَلْحُسَيْنِ بْنِ عَلِيٍّ ع وَ عَلَى مِثْلِهِ تُلْطَمُ اَلْخُدُودُ وَ تُشَقُّ اَلْجُيُوبُ (تهذیب؛ ج ۸؛ ص۳۲۵؛ وسائل الشيعة (اسلامیه) ج 15 ص 583)
[50] Cfr. per esempio https://www.yahosein.com/vb/showthread.php?t=93463
[51] اللهوف ، ص 141-140
[52] Atto straordinario le cui cause rimangono in genere celate alla gente comune. (Ndt)
[53] التنزیه ، ص 13
[54]http://www.bultannews.com/fa/news/230660
[55] نقل شده در دیدار عمومی با مردم مشهد در اول فروردین 1376 http://www.pasokhgoo.ir/node/8415
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