Le opere spirituali dell’Imam Khomeyni
Nel 1987, nel corso delle sue ricerche sul sufismo dottrinale, Christian Bonaud trovò in una libreria parigina due opere dell’Imam Khomeyni, “Il Commento alla Preghiera dell’Alba” e “La fiaccola che guida verso la luogotenenza (Khalifa) e la Walaya“.
Leggendo la prima delle due, il giovane studioso francese scoprì nel suo autore un vero gnostico (arif), che si esprimeva con un vigore ed una intensità poco comuni, animato da quello Spirito che talvolta si ritiene prerogativa di epoche passate soltanto perché soffia raramente e “dove vuole” (Vangelo di Giovanni, 3). L’aver intravisto un aspetto davvero inaspettato dell’Imam – in palese contrasto con l’immagine di lui fornita dai media – stimolò il Bonaud ad ulteriori ricerche: ma grande fu il suo stupore quando constatò che la dimensione filosofica e spirituale dell’Imam – che pur domina le sue opere scritte e numerosi interventi in pubblico e in televisione – veniva sistematicamente ignorata dai ricercatori. Ebbe allora la grazia di potersi recare in Iran, dove per tre anni, oltre a studiare le fonti filosofiche e gnostiche dell’Imam, poté fruire dell’insegnamento di Seyyed Djalal ad-din Ashtiyani, già collaboratore di Henry Corbin e da questi chiamato “Molla Sadra redivivo“. Risultato di questa autentica ed entusiasmante ricerca spirituale è per il momento una Tesi di Dottorato discussa nel 1995 alla Sorbona con Daniel Gimaret e che ha per titolo “Métaphisique et théologie dans les oeuvres philosophiques et spirituelles de l’Imam Khomeyni“, le cui 395 pagine contengono un’ampia e preziosissima scelta di brani tradotti dell’Imam. Questo lavoro, che l’autore si augura di poter continuare allegando la tematica agli aspetti pratico-operativi dell’opera dell’Imam Khomeyni, è al presente l’unica – e validissima – via in materia. Disponibile in francese presso la nostra redazione, si spera a Dio piacendo, che venga presto tradotta in italiano (un gruppo di fratelli sta già lavorandovi sopra): così i lettori interessati potranno attingere a una purissima fonte di sapienza, verso cui è in atto una congiura del silenzio da parte di quelle forze del Male che più o meno occultamente operano per distruggere ogni forma di vita spirituale e religiosa. Per contrastare questo disegno, cercheremo – con l’aiuto di Dio e l’intercessione dei Quattordici Purissimi – di estrarre dal libro di Bonaud una serie di articoli sull’opera filosofico-spirituale dell’Imam, adattandone il contenuto alle nostre esigenze con una autonoma ed integrata organizzazione del discorso di cui ci assumiamo la piena responsabilità. Qui iniziamo col dare alcune notizie di quadro ed una panoramica delle principali opere dell’Imam.
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UN UOMO DELLA TRADIZIONE
L’Imam Khomeyni è un uomo della “Hawza“, la scuola di formazione tradizionale dei religiosi sciiti: è quindi opportuno delineare la sua personale attitudine rispetto alla modernità in riferimento alla tradizione religiosa e culturale in cui è cresciuto e al cui ravvivamento ha contribuito in modo determinante, in essa vedendo pure un modello educativo di portata universale.
L’Imam accetta apertamente il progresso scientifico e tecnologico dell’Occidente, e con esso le sfide poste all’Islam nell’ambito pratico: accenniamo solo agli interventi su assicurazioni, operazioni bancarie, lotterie, inseminazioni artificiali, operazioni di cambiamento del sesso, fino ai rapporti con eventuali abitanti extraterrestri. Ma con altrettanta chiarezza è convinto che l’Occidente sia nella sua anima, non solo spiritualmente malato ma anche intellettualmente deficiente e in preda ad una gravissima crisi di agnosticismo: gli difettano l’intellettualità speculativa e la spiritualità, che sole costituiscono la vera umanità. In tale prospettiva – di cui sottolineiamo la valenza fondativa – il modernismo non ha alcun senso, poiché la metafisica e la spiritualità non appartengono al mondo del cambiamento. Esiste insomma una verità eterna, parzialmente accessibile all’intelligenza tramite la meditazione filosofica e soprattutto la gnosi, ed è appunto a questa verità che chiama e conduce la Parola di Dio. Si tratta dunque di conoscerla e di viverla attualmente: questo è il solo rapporto con la modernità che l’Imam ritiene lecito, dimostrandosi così autentico testimone della Tradizione nel suo secolo, e non già uomo di questo secolo intenzionato a modernizzare la Tradizione! (Osserviamo che la mancanza di chiarezza e la molta confusione riguardo a questo delicato rapporto è uno dei fattori che ha prodotto l’attuale crisi della cristianità istituzionale: il che è una lezione anche per i Musulmani). Volendo approssimativamente inquadrare l’intento e la portata del messaggio spirituale delle opere dell’Imam, può servire di introduzione la “Lettera al Presidente Gorbaciov” (disponibile anche in italiano). Dopo considerazioni sulla natura umana fondamentale – universale e invariabile – (fitra), e sull’innata tendenza dell’uomo all’assoluto oltre i limiti della realtà fisica, viene delineato un breve corso di formazione spirituale che da Avicenna e Farabi, passando per l’illuminazionismo di Sohrawardi e la filosofia trascendente di Molla Sadra, giunge alla gnosi di Ibn ‘Arabi, per trovare compimento nel magistero degli Imam.
In realtà l’opera dell’Imam Khomeyni è un fiore di rara qualità nel giardino della gnosi sciita, nato dall’innesto delle filosofie di Avicenna e Sohrawardi e della gnosi akhbariana (cioè di Ibn Arabi) sul fertile terreno dell’insegnamento degli Imam; a prescindere dai suoi frutti nel mondo tradizionale dell’Islam, riteniamo che essa contenga un messaggio di liberazione intellettuale e di realizzazione spirituale per quella “terra desolata” (T.S. Eliot) in attesa di risveglio che è l’attuale Occidente.
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IL “COMMENTO ALLA PREGHIERA DELL’ALBA” (SHARH DU’A’I-SHAHAR)
Iniziamo la rassegna delle opere spirituali dell’Imam con questo magistrale commento, che è anche la sua prima opera, scritta nel 1347/1929 a ventisette anni, contemporaneamente all’inizio del suo apprendistato presso Mohammad ‘Ali Shahabadi, che per sette anni fu il suo “Shayhk e maestro nelle conoscenze metafisiche”. Si tratta di un’opera di circa 145 pagine in 8° consacrate a commentare in arabo una Preghiera (du’à) attribuita al quinto Imam, Muhammad b. ‘Ali al-Baqir (as), che è da recitarsi prima dell’alba durante le notti di Ramadan e anche, in una più estesa versione, il giorno della Mubahala (crf. Cor. 3, 61). L’Imam si mostra già provetto maestro, in quanto non solo padroneggia la filosofia e la gnosi, ma si impegna anche su posizione delicate, evidenziando personali posizioni.
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“LA FIACCOLA CHE GUIDA VERSO LA LUOGOTENENZA PROFETICA E LA WILAYA“(MISBAH AL-HIDAYA ILA L-KHALIFA WA L-WILAYA)
Questa seconda opera in arabo è una breve epistola di 80 pagine in 8° terminata nel 1349/1931 dove, a partire dalle teorie dell’Effusione (fayd) e dell’Uomo Universale (Insan Kamil), si propone una inedita visione della Wilaya, spinta fino alle sue estreme conseguenze. Come in tutti gli scritti dell’Imam è palese l’armonia della Tradizione degli Imam della Casa del Profeta con gli insegnamenti di Ibn ‘Arabi e di Molla Sadra, in un mutuo illuminarsi che è indispensabile cogliere per comprendere il testo.
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“I QUARANTA HADITH” (TCHAL HADITH)
La prima opera in persiano dell’Imam, terminata il 4 di Muharram 1358/1939, è un voluminoso commento di circa 555 pagine in 8° a una scelta di quaranta hadiths concernenti il tema del combattimento spirituale, a partire dalla lotta contro i vizi dell’anima per arrivare allo stato supremo della conoscenza unitiva, cioè della presa di coscienza dell’Unità (Tawhid): ragion per cui gli hadiths teorici e dottrinari sono in minoranza rispetto a quelli il cui intento è l’educazione dei costumi e la formazione spirituale.
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“IL SEGRETO DELLA PREGHIERA RITUALE” (SERR AS-SALAT)
Terminato qualche mese dopo i “40 Hadith“, questo trattato in persiano di 117 pagine in 8° ha come tema il simbolismo esoterico della Preghiera rituale (Salat) e dei suoi preliminari. Senza dubbio è il più difficile tra tutti i testi dell’Imam e probabilmente il più originale, dove sono messi a frutto dieci anni di studio e di meditazione; tanta è la sua ricchezza e fecondità spirituale, che ce ne serviremo ampiamente in futuri articoli.
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“LE REGOLE SPIRITUALI DELLA PREGHIERA RITUALE” (ADAB AS-SALAT)
Questo secondo libro in persiano consacrato alla Preghiera rituale, terminato nel 1361/1942, è molto più voluminoso del precedente (381 pagine in 8°), di cui non è una semplice volgarizzazione per via della sua autonomia tematica. Più che svelare elevati misteri, vuole condurre a una presa di coscienza di ciò che è la Preghiera rituale – e, più in generale, la pratica del servizio divino – nella sua realtà profonda, non arrestandosi alla forma esteriore e alle regole che la fissano, ma elevandosi oltre alla lettera di questa forma fino a quel senso che ne è il cuore. Ora la prima regola spirituale è la comprensione di quei segreti che sono contemporaneamente nascosti e rivelati da quell’eccezionale agire simbolico che è la Preghiera rituale, e dagli insegnamenti del Profeta (s) e degli Imam (as) al riguardo.
Lo scopo è dunque di svelare all’intelligenza alcuni di questi segreti, e insieme di commuovere il cuore per motivare l’essere dell’uomo nella sua interezza a compiere il viaggio verso Dio. Le “Regole”, che per metà sono consacrate al Corano e al commento di alcune Sure, sono una sintesi tra i primi scritti dottrinali e quelli più orientati sulla pratica della via, come i “40 Hadith“: in questo senso, quest’opera della maturità è da molti considerata il miglior libro dell’Imam Khomeyni.
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Il “COMMENTO ALL’HADITH DEGLI ESERCITI DELL’INTELLIGENZA E DELL’IGNORANZA” (SHARH-E HADITH-E JONUD-E ‘AQL-O JAHL)
Questo testo in persiano, terminato il 12 Ramadan 1363/1944, è l’ultimo dei grandi testi gnostici dell’Imam. Quando Bonaud redasse la sua tesi era ancora inedito: il manoscritto originale consta di 239 pagine in 8° di una scrittura assai fitta, ed è il primo volume d’un commento rimasto incompiuto su un lungo hadith degli “Usul al-Kafi” di Kolayni. Questo testo – il più voluminoso tra gli scritti dell’Imam – non è fondamentale nell’ambito puramente metafisico, ma per contro è una delle principali basi per ogni studio che tocchi la cosmologia e l’antropologia nelle opere dell’Imam, soprattutto in riferimento alla via spirituale.
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L’INGRESSO NEGLI “STATUTI DELLA MOLTEPLICITA'”
L’Imam redasse le sue opere gnostiche tra i ventisette e i quarantatré anni, in una età in cui i migliori praticanti di queste scienze sono generalmente ancora in una fase di acquisizione; lo stile dei testi è vivo e brillante, la lettura particolarmente gradevole per via della sicurezza dell’autore.
Sfortunatamente la sua produzione spirituale s’arresta con l’incompiuto “Commento all’Hadith degli Eserciti dell’Intelligenza e dell’Ignoranza”, a causa della priorità data ad altri insegnamenti, prima che l’Imam si impegnasse definitivamente in un combattimento che la situazione dell’Islam rendeva ai suoi occhi imperativo. Sentiamo la sua commovente e serena confessione: “Abbiamo descritto dettagliatamente gli statuti della natura umana fondamentale (fitra) in alcuni libri ed epistole, in particolare nel “Commento all’Hadith degli eserciti dell’Intelligenza e dell’Ignoranza”; ma la penna si è prosciugata a metà commento e fino ad oggi (1952) l’assistenza divina non si è verso di me prodigata perché lo terminassi. Dio – a Lui la Lode e la Grazia – mi ha provato facendomi entrare negli statuti della molteplicità; a Lui è diretto il lamento e la confidenza“. Non bisogna tuttavia pensare che questo genere di scritti siano il frutto di una passione della giovinezza: alcuni discorsi, il commento televisivo alla “Sura della Lode” o Fatiha soprattutto i suoi poemi mistici (scritti fino agli ultimi giorni di vita) mostrano che l’Imam Khomeyni fu sino alla fine un “arif“.
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I TEMI TRATTATI DALL’IMAM
Possono essere trattati attorno a quattro grandi assi:
-1° Il fine della ricerca spirituale, che è la conoscenza di Dio. -2° Il pellegrino della ricerca spirituale, cioè l’uomo, in particolare colui che è giunto al termine e che è incaricato di condurvi gli altri: l’Imam, che è l’Uomo perfetto o universale (Insan Kamil). -3° La via spirituale, le sue condizioni, i suoi ostacoli e il suo percorso, che deve condurre a ciò che è il compimento dell’essere umano: il ritorno a Dio. -4° Il veicolo ascendente che permette di percorrere questa via, cioè la Preghiera rituale, rito assiale dell’Islam, che sintetizza col suo simbolismo tutti i segreti metafisici e iniziatici.
Per limitarci al primo asse – che fonda teoreticamente gli altri tre – si parte da una riflessione sull’esistenza per giungere anzitutto a ciò che ne costituisce il fondamento, vale a dire la realtà stessa dell’esistenza.
Si tratterà allora d’andare in cerca della Realtà assoluta dell’esistenza in sé, prima di vedere come questo Dio non conosciuto e inconoscibile Si riveli attraverso la mediazione del Suo Luogotenente, l’Uomo Universale, il Vicino Amico Perfetto, che manifesta i Nomi divini e le Perfezioni dell’Esistenza.
Questo preliminare viaggio metafisico si arresterà finalmente alla soglia dell’Esistenza che dispiega se stessa, poiché al di là comincia il dominio dell’arco discendente dell’Effusione dell’esistenza attraverso la manifestazione dei mondi creaturali. Segue poi il ritorno dell’esistenza verso il suo Principio, lungo un arco di cerchio complementare del precedente, frutto della realizzazione spirituale dell’uomo che segue la via retta dell’Uomo Universale e della Wilaya.
Come si vede da questo breve sguardo, siamo di fronte a un tesoro metafisico-spirituale di straordinaria portata, la cui ignoranza è un crimini di lesa intelligenza. Le opere dell’Imam contengono infatti sufficiente materiale per uno studio che segua la curva dei due archi dell’Esistenza: in primo luogo la sua discesa fino al limite costituito dalla “materia”, poi la sua risalita fino all’apparizione dell’uomo.
Qui occorre soffermarsi sulla natura e la costituzione dell’anima umana, congegnata per compiere il periplo di risalita chiamato reintegrazione (ma’ad); si possono infine affrontare le tappe che realizzano questo ritorno verso il Principio, che è un compimento e non una marcia indietro! Qui le dottrine metafisiche, cosmologiche e antropologiche danno tutti i loro frutti, poiché questo ritorno dipende dal grado di recezione e di attuazione pratica – o al contrario dal rifiuto e dal disinteresse – di cui si fa prova in rapporto a queste conoscenze. Ciò vale benissimo anche per il ritorno “post mortem”, comune a tutti – con i suoi gradi e le sue tappe -, o del ritorno che compete all’élite degli iniziati, tramite la realizzazione spirituale – anch’essa con le sue stazioni e i suoi stati.
In una certa misura è un passare dalla pura teoria alla pratica e alla messa in opera di tutti gli acquisti dottrinali.
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IL PRIMATO DELLA REALIZZAZIONE SPIRITUALE
Quanto appena detto conferma che nell’Imam Khomeyni è onnipresente la preoccupazione della realizzazione spirituale come fonte di ogni dottrina autentica: il passaggio alla gnosi operativa è visto come l’unica finalità che dia un senso a tutti i travagli speculativi. La potenza del magistero dell’Imam si manifesta nella costanza a ricondurre tutto con forza all’essenziale, a questo scopo adeguando ogni motivazione.
Da questa capacità di sintesi e di concentrazione deriva quel vigore che permette all’analisi di non disperdersi, e al pensiero di non smarrirsi nei meandri concettuali: al contrario, tutto il discorso è incessantemente ricondotto alla realtà esistenziale, in un confronto continuo (il che si manifesta anche nella precisione della terminologia tecnica, lontana da ogni evanescenza e inesattezza semantica).
Se tutto comincia e finisce con la realizzazione spirituale, è nella presa di coscienza della realtà dell’esistenza che bisogna cercare l’origine delle dottrine degli gnostici e dei filosofi trascendenti.
Queste ultime sono di fatto la migliore preparazione a questa presa di coscienza, per cui solo in casi eccezionali se ne può fare a meno; occorre tuttavia stare in guardia dall’arrestarsi al livello dottrinale, perché altrimenti persino la dottrina dell’Unità diventerebbe il più grande ostacolo alla realizzazione dell’Unità. Detto altrimenti, le dottrine metafisiche e spirituali hanno un senso solo perché sono il frutto e il seme della realizzazione spirituale.
L’Imam stesso ribadisce con mirabile sintesi la sua convinzione al riguardo nella bellissima lettera alla nuora, che gli aveva chiesto indicazioni per le sue letture spirituali. “Figlia mia – egli scrive – compi ogni sforzo per deporre i veli, non ammassare i libri. Supponiamo che tu abbia trasportato opere filosofiche e gnostiche dalla libreria a casa tua…o che tu abbia fatto di te stessa un serbatoio di parole e di termini tecnici, che tiri fuori dal sacco durante riunioni e ricevimenti, soggiogando i presenti con le tue conoscenze; così per uno stratagemma di Satana e del “Sé imperioso” (nafs ammara = l’anima che spinge al male, cfr. Corano 12:53) – più perverso ancora di Satana! – tu, appesantendo il tuo fardello, potresti essere divenuta – per satanico divertimento – una bambola da salotto…Allora avrai aumentato o diminuito i tuoi veli? Dio ha rivelato il nobile versetto “Quelli cui fu imposta la Torah e che non seppero portarla s’assomigliano all’asino che porta i libri” (Corano 62:5) per svegliare i dotti, affinché sappiano che l’immagazzinare scienze – anche quelle riguardanti le leggi divine e la dottrina del Tawhid – non diminuiscono i veli, ma li aumentano e li ispessiscono. Non ti dico di fuggire scienza, gnosi e filosofia, e passare la tua vita nell’ignoranza, perché questa sarebbe una deviazione; ti dico solo di fare ogni sforzo perché il tuo movente interno sia divino, volto in direzione dell’Amico“.
Più avanti, dopo aver rimarcato che i libri dei filosofi familiarizzano l’uomo con l’ambito metafisico, mentre quelli degli gnostici preparano il cuore all’incontro con l’Amato, così sigilla questi consigli dal profumo divino: “Ma ciò che tocca più il cuore sono i colloqui intimi e le preghiere degli Imam dei Musulmani: essi sono delle Guide verso la meta – e non dei semplici indicatori! -, che prendono per mano l’uomo in cerca della realtà e ad essa lo conducono“.
Concludiamo la nostra panoramica preliminare con queste luminose indicazioni, del tutto adatte agli occidentali d’ambo i sessi, e che ci danno un po’ il gusto dell’elevato magistero spirituale dell’Imam Khomeyni.
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