Le invocazioni degli Imam (A) e i loro commenti (C.Y. Bonaud)

Le invocazioni degli Imam (A) e i loro commenti

C.Y. Bonaud

Se la preghiera di domanda (du’a, distinta dalla Preghiera rituale – Salat – che è un servizio liturgico e che scriveremo sempre, per evitare confusioni, con l’iniziale maiuscola) è naturalmente diffusa in tutto il mondo musulmano, il posto preponderante che essa occupa nella Shi’a è particolarmente rimarchevole e caratterizza la spiritualità di questa Scuola, a causa dell’insistenza degli Imam (A) su questa pratica. Un’opera di centotrenta pagine, comprendente più di quattrocento ahadith (tradizioni), è consacrato a questo tema negli “Usul al-Kafi” di Kulayni, la classica raccolta delle tradizioni sciite. Il primo di questi hadith riporta che, interrogato sul senso del versetto coranico “In verità coloro che si mostrano troppo orgogliosi per servirMi (alladhina yastakbiruna ‘an ‘ibadati) entreranno nell’Inferno umiliati” (Corano 40: 60), l’Imam al-Baqir (A) rispose: “Si tratta dell’invocazione; il miglior servizio divino è l’invocazione“; la stessa cosa dirà suo figlio, l’Imam Sadiq (A): “L’invocazione è il servizio divino (inna d-du’aa ‘huwa l-‘ibada)”. 

Gli Imam (A) hanno inoltre lasciato una quantità considerevole di invocazioni e di colloqui intimi (munajat) che costituiscono una letteratura senza uguali nel mondo musulmano, compreso il Sufismo; infatti tutte le giaculatorie (awrad, ahzab) di tutte le confraternite sufiche riunite non sono quasi niente quantitativamente e qualitativamente, se raffrontate al corpo della tradizione degli Imam (A).

L’opera di preghiere trasmesse dagli Imam della Famiglia del Profeta che è a giusto titolo il più celebrato e il più apprezzato è quello che raccoglie le invocazioni dell’Imam ‘Ali bin Husayn as-Sajjad (A), noto anche col soprannome di “Ornamento dei devoti (Zayn ul-‘Abidin) (m. 95 dell’Egira/714 d.C.).

Questa “Raccolta dell’Imam Sajjad” (Sahifa Sajadiyya) o “Salmi della Famiglia di Muhammad” (Zabur Ali Muhammad) è la sola che sia stata trasmessa così come ci è giunta da uno degli Imam: in seguito è stata completata da compilazioni di altre preghiere dello stesso Imam riunite da dotti sciiti in epoche diverse, il che diede luogo all’edizione di una seconda, terza, quarta e quinta raccolta (1).

Le altre invocazioni degli Imam, disperse in varie raccolte di tradizioni, sono state in seguito riunite in una importante letteratura di opere di invocazioni dove sono raggruppate per temi e per Imam: le più celebri di queste raccolte sono il “Misbah al-Mutahadjdjid wa sillah al-Muta’ abbid” dello Shaykh Abu Ja’far Mohammad bin al-Hasan Tusi (m. 460H/1067) e soprattutto l'”Iqbal al-A’mal” di Seyyed ibn Tawus (Radi ad-Din Abu l-Qasim ‘Ali bin Musa m. 664H/1720), i cui scritti sono per la più parte consacrati all’invocazione. Nel corso della storia sono apparse, con varia fortuna, molte compilazioni di invocazioni, di ziyarat e di pratiche liturgiche: una di esse, realizzata nell’ultimo secolo da ‘Abbas al-Qummi (m. 1359H/1940) col titolo di “Mafatih al-Jinan“, costituisce il breviario più diffuso della liturgia sciita, di cui esistono in commercio molte riproduzioni in offset; un’altra raccolta analoga, ma meno diffusa, è il “Muntakhab al-Hasani“, pubblicato a Londra da un’associazione di beneficenza.

Il contenuto di queste preghiere e invocazioni, a cui vanno associate le ziyarat – visite anche solo spirituali alle tombe degli Imam – è non soltanto d’una eccezionale bellezza espressiva, ma anche e soprattutto d’una straordinaria ricchezza metafisica e spirituale. E’ questo un terreno ancora inesplorato da parte degli islamologi, ma che è stato oggetto d’una attenzione particolare – benché ancora insufficiente in confronto alla straordinaria ricchezza del patrimonio – da parte dei dotti sciiti, per i quali costituisce una fonte dottrinale di primo ordine. Numerosi autori si sono applicati a commentare integralmente o in parte la “Raccolta dell’Imam Sajjad” e determinate invocazioni e ziyarat: nominiamo la “Corazza maggiore” (al-Jawshan al-Kabir; Mafatih, pp. 60-62); la “Ziyarah ‘Ashura” (2) (Mafatih, pp. 456-461) commentata da Abu’l-Fadl Tehrani, nonno della moglie dell’Imam Khomeyni; la “Ziyarah Jami’a” (Mafatih), commentata tra gli altri da Shaykh Ahmad Ahsa’i, al cui commentario Henry Corbin dedicò un ciclo di corsi e un succoso paragrafo del suo monumentale “En Islam iranien” (Libro I, cap. 5, par. I) (3). Ricordiamo ancora la splendida invocazione dell’Imam Husayn (as) di ‘Arafa (Mafatih, pp. 261-274), nonché la celebre invocazione trasmessa dall’Imam ‘Ali (A) a Kumayl bin Zyad nota sotto il nome di quest’ultimo (4); purtroppo un grande numero di questi preziosi commenti resta ancora inedito.

 

IL DU’A COME CORANO ASCENDENTE

Noi siamo fieri – scrive l’Imam Khomeyni nel suo “Testamento” – che le vivificanti invocazioni denominate “Corano ascendente” (al-Qur’an-u-Sa’id) siano dei nostri Imam infallibili...”.

Il Corano è questa Parola che Dio ha fatto discendere verso le Sue creature per il tramite del Suo Profeta (S): orbene, poiché “Conosce il Corano solo colui al quale è stato indirizzato”, le invocazioni del Profeta e degli Imam sono la risposta perfetta – a guisa di eco – dei Prossimi Amici e Luogotenenti (califfi) di Dio al loro Beneamato, che in essi presente, nuovamente ne ispira la risposta. Il fondersi in questo “Corano ascendente” è così il mezzo migliore per andare incontro al Beneamato e prepararsi a ricevere la Sua parola alla stregua di uno dei Suoi prossimi amici.

Secondo l’Imam Khomeyni, le preghiere, le invocazioni e le “ziyarat” dei Santi Imam sono dei testi che non si limitano a parlare della Via e a indicarla, ma piuttosto delle vere guide “che prendono per mano l’uomo in cerca della Realtà e lo conducono verso di Lui” (Rah-e ‘eshq, La Via dell’amore, 1989, pag. 35: è una lettera alla nuora Fateme Tabataba’i) (5).

Occorre dunque lasciarsi guidare da esse, recitandole con la bocca di coloro che le hanno enunciate, onde impregnarsi della loro luce.

 

VALORE SOCIALE DEL DU’A

Le preghiere degli Imam sono dunque inseparabili dal Corano, e quegli spiriti sedicenti illuminati che hanno voluto separarle per preservare il rango del Corano, o perché ritenute d’ostacolo all’attività sociale, mostrano di non aver capito niente al riguardo. Con la consueta chiarezza, l’Imam Khomeyni così si esprime nel suo commento televisivo alla Sura della Lode: “Queste attenzioni verso Dio e le invocazioni, se correttamente lette, orientano l’uomo verso il Principio occulto, il che sarà causa d’un minor attaccamento dell’uomo a se stesso. La qual cosa non solo non gli è d’ostacolo all’attività, ma piuttosto la suscita, senza tuttavia che venga considerata come fine a se stessa: in quanto servitore di Dio, egli comprende che l’attività che compie è un servizio di Dio.

Queste invocazioni fanno uscire l’uomo dall’oscurità che l’avvolge: quando ciò è avvenuto, egli diventa un uomo che agisce per Dio, che maneggia la spada per Dio, che combatte per Dio, che si alza per Dio.

Queste invocazioni – i sermoni del “Nahjul Balagha“, il “Mafatih al-Jinan” e gli altri libri di invocazioni – sono tutti degli aiuti dati all’uomo per fare di lui un vero essere umano.

Gli avversari di cui prima accennavamo, non comprendono ciò che vuol dire l’invocazione, ignorandone l’effetto sull’anima umana. Essi non sanno che tutti i beni e le benedizioni provengono da coloro che pregano, che a bassa voce pronunziano invocazioni e menzionano Dio: anche ripetute alla stregua di un pappagallo, queste invocazioni producono il loro effetto, e chi le pronuncia consegue un maggior valore rispetto a coloro che le trascurano…E’ questa una pratica da cui non si deve allontanare la gente, ma che al contrario deve essere diffusa, incitando le persone ad avere queste attenzioni nei riguardi di Dio. A prescindere dal fatto che esse aiutano l’uomo ad attingere la perfezione assoluta, va detto che giovano anche alla gestione del paese…L’educazione della società avviene con questi strumenti, mediante le invocazioni trasmesse dal Profeta (e dagli Imam).

Il Corano parla in questi termini della preghiera, incitandovi le genti: “Dì: Il mio Signore non si curerà affatto di voi se non Lo invocherete” (Corano, 25:77).Ne consegue che chi non accetta queste preghiere non accetta nemmeno il Corano: chi dice di non volere le invocazioni, non vuole nemmeno il Corano”.

 

IL DU’A COME INTRODUZIONE AL CORANO

Inoltre – e soprattutto! – queste invocazioni trasmesse dal Profeta (S) e dagli Imam (A) sono “la via d’accesso al Corano“, senza la quale esso resterebbe pressoché inaccessibile: il che avviene in ragione della purificazione e della formazione spirituale che esse assicurano, ma anche perché “ciò che si trova nel Corano sotto forma di simbolo chiuso, si riscontra nelle invocazioni e nei colloqui intimi (degli Imam) in maniera più aperta (Rah-e ‘eshq, p. 35).” Nella “Via d’Amore” l’Imam scrive alla nuora Fateme che ci sono segreti ai quali “nessun altro tranne che Lui e il Suo beneamato hanno accesso, e che quindi sono di fatto inaccessibili: tali sono, ad esempio, le lettere isolate che aprono alcune Sure (cfr. Corano 2, 1; 36, 1; 38, 1), come anche un buon numero di nobili versetti (del Corano) che gli esoteristi, i filosofi, gli gnostici e i sufi commentano e interpretano ciascuno a suo modo. Tuttavia, se giunge loro “un briciolo di questi segreti” in misura della personale predisposizione, ciò avviene per il tramite delle Genti della Casa, in vista delle quali la rivelazione sgorga dalla sua Fonte viva“.

Appartengono a quest’ordine la “concezione del legame tra l’avventizio e l’eterno, variamente espresso nel Corano; la maniera con la quale la Realtà “è con” (ma’iyyat) le creature, da alcuni chiamata “essere – con sostentatore…”; l’apparizione della Realtà nelle creature presso la Realtà… il senso del versetto “Egli è il Primo e l’Ultimo, l’Apparente e il Nascosto” (Corano 57, 3) …e altri simili” (Ra-e ‘eshq)

 

NOTE 

1) Della prima raccolta esiste una versione in inglese a cura di W. Chittick.

2) La traduzione dell’invocazione in italiano, con testo in arabo, è consultabile al seguente indirizzo: http://islamshia.org/ziyarat-ashura-arabo-e-italiano/

3) In italiano, cfr. H. Corbin “Nell’Islam Iranico”, primo volume, Mimesis edizioni, 2012.

4) La traduzione dell’invocazione in italiano, con testo in arabo, è consultabile al seguente indirizzo: http://islamshia.org/dua-kumayl-bin-zyad/

5) Fondazione delle opere dell’Imam Khomeyni, 1368/1990 (in persiano). Esiste un breve, ma interessantissima estratto di questa lettera indirizzata dall’Imam alla nuora che chiedeva consigli sulle letture spirituali, all’interno di questo articolo: http://islamshia.org/le-opere-spirituali/

 

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Writer : shervin | 0 Comments | Category : La scuola dell’Ahlul-Bayt , Novità , Via Spirituale

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