L’autenticità del Sahifah al-Sajjadiyyah
Il “Ŝahīfah al-sajjādiyyah” è una raccolta di invocazioni spirituali scritta dall’Imam °Alī Ibn al-Ĥusayn, conosciuto anche come “Zayn al-°Abidīn” (letteralmente: “l’ornamento di chi adora”) o “al-Sajjād” (letteralmente: “colui che si prostra a lungo”). Egli trasmise le sue invocazioni a tutti i suoi figli, in particolar modo a Muĥammad Ibn °Alī (noto anche come “Imam al-Bāqir”), pace su di lui, e Zayd Ibn °Alī. Nel periodo successivo tutte queste suppliche si diffusero tra gruppi sciiti di svariata provenienza, ivi inclusi gli aderenti del movimento zaydita 1.
Gli esperti nella scienza degli ahādith ritengono che gran parte del testo in questione sia mutawātir. Ciò significa che esso sia stato trasmesso sin dalle prime generazioni di musulmani attraverso moltieplici catene di trasmissione il cui numero fornisce una certezza inequivocabile riguardo alla sua autenticità.
Ad ogni modo, un accurato studio della presente versione del “Ŝahīfah al-sajjādiyyah” induce a determinate conclusioni. Le prime cinquantaquattro invocazioni possiedono infatti un’unicità di stile omogenea che, però, varia nelle quattordici invocazioni susseguenti e, ancor di più, nelle ultime quindici “conversazioni intime” (munajat). Per questo motivo alcuni sapienti hanno preso seriamente in considerazione l’ipotesi che le ultime invocazioni del “Ŝahīfah” siano state aggiunte in un secondo periodo, ipotizzando l’intervento di Shams al-Dīn Muĥammad Ibn Makkī (deceduto nell’anno 786 H.), noto anche come “al-Shahīd al-Awwal”2, a tal riguardo, il quale potrebbe averle reperite da altri documenti ma non dal “Ŝahīfah” stesso. Pare inoltre che anche le ultime “conversazioni intime” abbiano ottenuto grande popolarità grazie all’°Allāmah Muĥammad Bāqir al-Majilisī3 (deceduto nell’anno 1110 H.), autore della famosa opera “Bihār al-anwār”.
Si ricordi oltretutto che esistono tutta una serie di invocazioni attribuite all’Imam al-Sajjād che non fanno parte dell’originale “Ŝahīfah al-sajjādiyyah”. Alcuni sapienti le hanno raccolte in opere specifiche che hanno poi chiamato “Ŝahīfah al-sajjādiyyah al-thāniyyah” (il secondo schifa), “Ŝahīfah al-sajjādiyyah al-thālithah” (il terzo ŝahīfah), “Ŝahīfah al-sajjādiyyah al-rābi°ah” (il quarto schifa) e “Ŝahīfah al-sajjādiyyah al-khāmisah” (il quinto ŝahīfah). Il “secondo ŝahīfah” fu compilato da Muĥammad Ibn Ĥasan al-Ĥurr al-°Amilī4 (deceduto nell’anno 1104 H.), il terzo invece da Mirzā °Abdullāh Ibn Mirzā °Isā Tabrīzī5. La versione più lunga è comunque la quinta (al-Ŝahīfah al-sajjādiyyah al-khāmisah) compilata da Muĥsin al-Aminī6. La sua versione include le invocazioni presenti nei schifa precedenti, le quali arrivano a centotrenta, più altre cinquantadue invocazioni addizionali.
E’ cosa assai probabile che molto del materiale presente nelle versioni più tarde del “Ŝahīfah al-sajjādiyyah” non risalga effettivamente all’Imam al-Sajjad (A). Si consideri inoltre che le tarde aggiunte del “Ŝahīfah” sono spesso caratterizzate, oltre che da un da profonda umiltà e senso di colpa presenti anche nella prima versione del “Ŝahīfah”, anche da un’intransigente ostilità nei confronti dei nemici dell’Ahl al-Bayt. Nella prima versione del “Ŝahīfah”, comunque, non traspare la suddetta intransigenza. Considerando le circostanze storico-politiche in cui l’Imam al-Sajjād (A) scrisse il “Ŝahīfah” ed il suo stato di semi-prigionia sotto sorveglianza Ommaiade, pare sia assai probabile ch’egli non abbia incluso espliciti riferimenti ai suoi nemici nella sua opera. D’altra parte è certamente vero che l’Imam, a volte, allude all’ingiustizia subita dalla sua famiglia e all’usurpazione dei suoi diritti ma ciò non avviene in maniera evidente come in altre invocazioni (a lui attribuite, o scritte per mano dei suoi successori). Per esempio, in un passo, l’Imam parla dell’ingiustizia sofferta dagli Imam ma questa viene subito accompagnata dall’ammissione della saggezza divina presente nel protrarre il Suo comando (vedesi la quarantottesima invocazione).
Ciò che si può dire con certezza è che le prime cinquantaquattro invocazioni del “Ŝahīfah al-sajjādiyyah” siano senza dubbio riconducibili all’Imam al-Sajjād (A). Tale certezza, diminuisce gradualmente man mano che ci si imbatte nelle quattordici suppliche susseguenti, nelle “conversazioni intime” e nelle tarde versioni del “Ŝahīfah”.
In realtà la presente versione del “Ŝahīfah” risale a Muĥammad Taqī al-Majlisī7 (deceduto nel 1070 H.) il quale la riporta da “al-Shahīd al-Awwal”. Degno di nota è il fatto che Muĥammad Taqī al-Majlisī fosse in possesso di moltissime catene di trasmissione attraverso le quali aveva ricevuto l’opera in questione ed esse raggiungevano addirittura il milione (in accordo a quanto avrebbe riportato lui stesso in una sua opera). Tra tutte queste catene di trasmissione, al-Majlisī diffonde la versione di “al-Shahīd al-Awwal”, risalente a Yaĥyā Ibn Zayd Ibn °Alī Ibn Ĥusayn Ibn °Alī Ibn Abī Ţālib, la cui catena di trasmissione, però, è abbastanza debole. La ragione di ciò risiede in una vicenda che lo coinvolse in prima persona e che narriamo qui di seguito.
Un giorno egli sognò si essere nella moschea di Isfahān ove, all’improvviso, gli apparve l’Imam al-Mahdī (A). Al-Majlisī gli fece una serie di domande riguardo ad alcune questioni a lui poco chiare, che l’Imam chiarì totalmente. Poi gli chiese di consigliargli un libro da poter mettere in pratica e l’Imam gli disse di andare da Muĥammad al-Tāj. Nel sogno, al-Majlisī riesce a reperire questo libro e nota che si tratta di un libro di invocazioni. Dopo essersi svegliato, notò però di essere a mani vuote e iniziò a piangere ed auto-commiserarsi.
Al-Majlisī riflettè dunque su chi potesse essere Muĥammad al-Tāj e ipotizzò che si trattasse di Shaykh Muĥammad Mudarris, chiamato “Tāj” (letteralmente: “corona”) a motivo del suo talento e della sua popolarità tra i sapienti del suo tempo. Quando giunse da lui, notò che aveva in mano una copia del “Ŝahīfah al-sajjādiyyah”. Egli gli raccontò dunque il suo sogno e Shaykh Mudarris gli disse che lui avrebbe raggiunto elevate vette gnostiche, a Iddio piacendo. Al-Majlisī, però, non fu soddisfatto della risposta e iniziò a girovagare per il bazār, in perplessità e angoscia, fino a quando, nell’area del mercato dei meloni, si imbattè in al-Ĥasan, un uomo molto pio anch’egli soprannominato “Tāj” da chi lo conosceva. Al-Majlisī lo salutò e al-Ĥasan lo invitò alla sua libreria personale, della quale ne aveva fatto un waqf8. Ivi, al-Ĥasan gli disse: “Prendi tutti i libri che vuoi che ritieni tu possa mettere in pratica”. Immediatamente al-Majlisī notò il libro che vide nel suo sogno e lo prese. Si trattava proprio della versione del “Ŝahīfah al-sajjādiyyah” risalente a “al-Shahīd al-Awwal”. Al-Majlisī tornò dopo da Shaykh Muĥammad Mudarris e notò che anche la sua versione del “Ŝahīfah” risaliva a “al-Shahīd al-Awwal”. In breve, al-Majlisī ha ritenuto che la suddetta versione gli fosse stata consigliata dall’Imam al-Mahdī (A) stesso.
Molti commenti di questa versione del “Ŝahīfah al-sajjādiyyah” sono stati scritti da vari sapienti tra cui Shaykh Bahā’i (deceduto nell’anno 1031 H.), Mīr Damād (deceduto nell’anno 1040 H.) e °Allāmah Muĥammad Bāqir al-Majlisī. Il più famoso rimane comunque il “Riyāđ al-Sālikīn” di Sayyid °Alīkhān al-Ĥusayn al-Ĥasan al-Shirāzī (deceduto nell’anno 1120 H.).
1 Dopo l’uccisione dell’Imam al-Ĥusayn, pace su di lui, e di settanta suoi seguaci avvenuta nella piana di Karbala, sorsero molti movimenti con l’intento di vendicare il sangue del nipote del Profeta dell’Islam (S), come quello dei “penitenti” (tawwābūn), quello guidato da Mukhtar al-Thaqafī e, appunto, quello di Zayd Ibn °Alī, il quale venne ucciso durante la sua rivolta contro il regime degli Ommaiadi. Una parte degli sciiti, invece di considerare l’Imam al-Baqir (A) come legittimo successore dell’Imam al-Sajjad (A), ritenne che la suddetta autorità sarebbe spettata a chi avrebbe guidato una ribellione armata contro gli Ommaiadi. Per questo motivo essi ritennero che Zayd Ibn °Alī fosse stato il legittimo Imam dopo suo padre. Fu così che ebbe origine il movimento zaydita.
2 “Al-Shahīd al-Awwal” significa letteralmente “il primo martire”. Egli fu vittima di un complotto organizzato da settanta suoi avversari (guidati da un ex-sciita di nome “al-Yadush”) i quali redassero un documento in cui dichiaravano la propria fede sciita e accusavano Shams al-Dīn al-Makkī di aver attribuito qualità divinificatrici agli Imam dell’Ahl al-Bayt. Il giudice della città di Bahrūd inviò questo documento a Damasco ove giunse nella mani di Ibād Ibn al-Jimād, un sapiente shafi°ita che già da tempo era ostile a Shams al-Dīn. Questi inoltrò la lettera al giudice malikita Burhān al-Dīn al-Malikī il quale fece arrestare e condannare a morte Shams al-Dīn. “Al-Shahīd al-Awwal” fu inoltre l’autore della celebre opera di giurisprudenza islamica intitolata “al-Lum°a al-dimashqiyyah”, che scrisse in sette giorni dal carcere prima di morire..
3 Si tratta di uno dei più celebri tradizionisti del mondo sciita e venne nominato “Shaykh di Isfahān”, la più alta carica politico-religiosa del suo tempo. Egli diffuse la Shi’a tradizionale tra le masse popolari dell’antica Persia. La sua notorietà divenne così grande che lo Shāh Ĥusayn, l’ultimo monarca della dinastia safavide, volle essere investito da lui. L’°Allāmah al-Majlisī chiese in cambio l’emissione un decreto governativo che proibisse il vino, le competizioni pubbliche areligiose, la prostituzione, il gioco d’azzardo, gli scacchi, l’oppio, la droga, la musica, la danza e i bar.
4 Si tratta dell’autore della celebre opera “Wasā’il al-Shī°ah” nella quale egli raccolse migliaia di tradizioni dell’Inviato d’Iddio (S) e dell’Ahl al-Bayt inerenti alla giurisprudenza islamica, facendo una selezione dai primi testi sciiti e includendovi anche i celebri “quattro libri” (al-kutub al-arba’ah).
5 Si tratta dell’autore dell’opera “Riyāđ al-°ulamā’”, noto anche come “al-Afāndī”. Fu uno studente dell’°Allāmah al-Majlisī.
6 Si tratta dell’autore dell’opera “A°yān al-shī°ah”.
7 Si tratta del padre dell’°Allāmah Muĥammad Bāqir al-Majlisī, autore dell’opera “Rawđah al-muttaqīn fī sharĥ man la yahđuruhu al-faqīh”. Egli divenne una prominente figura in seno alla Shi’a grazie alla sua spiritualità e alla sua attitudine personale gnostica e religiosa.
8 Si tratta di un luogo consacrato e sancito legalmente dalla sharī°ah per un determinato utilizzo di natura sociale o religiosa.
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