La Rivoluzione culturale divina
Ayatullah Martire Seyyed M.H. Beheshti
In occasione dell’anniversario della vittoria della Rivoluzione islamica iraniana, presentiamo un contributo di uno dei suoi elementi più illustri, barbaramente martirizzato dai nemici di Dio e della verità, che ci ricorda quale è stato l’elemento fondamentale della Rivoluzione, che l’ha resa vittoriosa e sorprendete agli occhi del mondo: una rivoluzione culturale interiore riguardante l’adesione a una precisa visione del mondo, che costituisce, oggi come allora, il passo preliminare a ogni azione esteriore, sociale, politica o economica.
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Col Nome di Dio, Clemente e Misericordioso
“Aprimi il petto, Signore, facilita il mio compito, e sciogli il nodo della mia lingua, sì che possano capire il mio dire.” (Sacro Corano, Sura XX, 25-28)
La pace sia sul Messaggero, il fidato e la ferma corda di Dio, il nostro Maestro e guida, l’ultimo dei profeti, Abu’l-Qasim Muhammad (S); e pace sugli immacolati imam della sua Famiglia. Possa la pace essere con noi e con i giusti servi di Dio.
L’uomo è un essere culturale. Molti pensatori considerano l’uomo come un essere economico prima di qualsiasi altra cosa, e di conseguenza basano tutte le valutazioni su questo giudizio. Di fatto l’uomo è un essere culturale. Egli crea una specifica cultura e desidera vivere in base ad essa. Una cultura umana, a ogni modo, ha le sue radici e presenta varie dimensioni. Essa possiede dimensioni economiche, emotive, spirituali e istintive, che includono le sue necessità di cibo, vestiti e ripari, il suo desiderio d’amore e di affetto, le sue ambizioni per il potere e la posizione sociale, e il suo bisogno e la sua ricerca di Dio.
Se noi studiassimo attentamente la cultura di un individuo o di una società, noteremo in essa tutti questi elementi. Alcuni di essi, a ogni modo, possono essere più eminenti di altri in certe società. In alcune società, le tendenze spirituali e religiose sono predominanti e giocano un ruolo decisivo, mentre in altre quelle economiche. In alcune società l’ambizione per il potere e la posizione sociale è rimossa, e in altre la passione per i piacere carnali è distintamente esibita. In certe società si distinguono maggiormente le tensioni estetiche, mentre in altre le tendenze al mammonismo sono più pronunciate.
Ma quali sono i principali fattori responsabili nell’influenzare della vita umana e nel determinare il carattere della sua cultura collettiva? Quali sono le componenti primarie e quale forma esse prendono nella sua costituzione? Quali sono le sue fonti e quali sono i fattori che determinano la direzione della sua evoluzione?
La moralità e il comportamento di ogni individuo sono manifestazioni ed espressioni dell’entità collettiva che è la cultura. È la somma totale delle nostre visioni, del nostro comportamento e delle nostre norme di vita. Per questa ragione, la visione del mondo di una persona, cioè la sua attitudine verso il mondo e verso lo scopo della sua creazione, è considerata come l’infrastruttura del suo comportamento. Alcune culture considerano l’uomo come un essere materiale e considerano l’universo come una mera entità materiale. Stando a questa visione, gli esseri umani sono nati in questo divenire materiale per crescere, vivere, diventare vecchi e poi morire, o anche morire prima di invecchiare. Al contrario, c’è un’altra visione che secondo cui l’esistenza dell’uomo è più comprensiva della mera esistenza fisica, che è confinata a un limitato lasso di tempo fra la nascita e la morte. Stando a questa visione, la vita presente è solo una fase della sua esistenza, che trascende i limiti della morte fisica. Queste differenti visioni fanno sì che le persone differiscano nelle loro visioni, nei loro approcci ai problemi di ogni giorno.
Cosa è che dà un reale significato e un vero scopo all’esistenza umana, e che è anche rilevante rispetto alla nostra Rivoluzione culturale? Qual è la filosofia della vita e qual è la filosofia dell’essere e del divenire dal punto di vista islamico? Ci sono, certo, una serie di problemi familiari che vorrei affrontare in un modo metodico al fine di raggiungere la conclusione desiderata.
Come musulmani, noi crediamo che questo mondo fisico e fenomenico sia la manifestazione del Creatore della natura e della materia. È la manifestazione della sorgente primaria creativa della vita, Dio, la Fonte di tutta l’esistenza, l’Essere sublime ed esaltato, quell’infinito Potere e quel Polo straordinario che costantemente attrae e allinea tutta l’esistenza che si distende attraverso lo spazio e il tempo. Ogni fallimento nell’armonizzare loro stessi con la Sua potenza trasforma gli esseri in non-entità insensate, vuote ed errante. Nel caso degli esseri umani, la relazione dell’allineamento e dell’unione dell’uomo con l’Essenza divina dipende dalla scelta dell’uomo e dalla sua auto-consapevolezza.
È Dio che è la realtà dell’essere e il senso dell’esistenza. Ogni cosa assume un significato solo alla luce dell’esistenza di Dio. Parlare di un mondo senza Dio, è come parlare in termini assurdi e insensati. Questa è la visione di un credente nell’esistenza di Dio, di un musulmano e di un “uomo naturale (o normale)” riguardo alla sua relazione con l’universo e il suo Creatore. Questa è la convinzione di un musulmano che crede nel Corano, nella Resurrezione e nel Giorno del Giudizio.
Il Corano enfatizza allo stesso modo la vita mondana e la vita dopo la morte. Secondo il Corano, l’esistenza dell’uomo è soggetta a un lungo percorso. Ovviamente, una persona con una tale visione del mondo non può pianificare la propria vita entro la struttura della vita e della morte fisica, quando pensa e pianifica il suo futuro; una persona realistica lungimirante delinea degli schemi e dei progetti. Nei primi cinque o sei anni di vita, egli non possiede alcun piano riguardante il proprio futuro e vive meramente nel presente. È all’età di circa 13 o 15 anni che gli uomini raggiungono una maturità tale da pensare riguardo al loro futuro e divenire consapevoli abbastanza da riflettere sul proprio futuro, e prepararsi ad affrontarlo. Questo è il tempo in cui una persona lungimirante pianifica e programma la sua vita avendo in mente le sue volontà e i suoi bisogni. A ogni modo, la durata della vita in questo mondo è solo una sezione della vita reale dell’uomo, sebbene molto del tempo egli sia impegnato con gli affari di questa vita transitoria. Gli atti compiuti in questa vita sono indicativi della vita nell’altro mondo, che è certamente molto più lunga della vita in questo mondo. Non è qui, in questa vita, che egli dovrebbe decidere cosa farebbe nel prossimo, proprio come fa durante i suo anni di scuola?
Solitamente, uno decide della sua futura professione durante i suoi anni di scuola. Questo fenomeno non sostiene che una debole similarità con il processo di auto-preparazione per la vita dopo la morte – la vita nell’eternità. La cosa che è comune a entrambi i corsi è vivere con il ricordo di Dio e del Suo amore, acquisendo la pace dell’anima e la benedizione spirituale con la Luce di Dio nel proprio Cuore:
“In verità i [veri] credenti sono quelli i cui cuori tremano quando viene menzionato Dio e che, quando vengono recitati i Suoi versetti, accrescono la loro fede. Nel Signore confidano.” [VIII, 2].
“Coloro che credono, che rasserenano i loro cuori al Ricordo di Dio. In verità i cuori si rasserenano al Ricordo di Dio. Coloro che credono e operano il bene, avranno la beatitudine e il miglior rifugio.” [XIII, 28-29].
Il Suo ricordo trasforma tutte le preoccupazioni mentali, le ansietà, le paure e le tensioni in pace e tranquillità.
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Il tema della discussione
Tutto ciò che è stato detto finora era una introduzione alla nostra discussione riguardante la comprensione filosofica della più sublime dimensione della nostra Rivoluzione sociale e culturale. A questo proposito, il “ricordo di Dio” è la dottrina più importante che può sostenere e promuovere i nostri scopi nel modo più efficace. Il “ricordo di Dio” dovrebbe essere rafforzato sia nella nostra individuale che in quella sociale. Farlo è facile e difficile allo stesso tempo. Facile, perché più o meno noi crediamo in Dio, e non siamo completamente estraniati da Dio. Le preghiere rituali che offriamo, al mattino, a mezzogiorno e alla sera, sono, dopotutto, una dimostrazione della responsabilità tra noi e Dio. Perché, se così non fosse, non offriremmo le nostre preghiere quando saremmo da soli, senza la presenza di genitori, mogli, mariti, bambini o vicini, che ce lo ricordano o che ci biasimano. Noi recitiamo le nostre preghiere, sia quando siamo soli che quando siamo in presenza di altre persone. Quindi, è grazie all’importanza del “ricordo di Dio” nelle nostre vite che recitiamo le nostre preghiere a prescindere che altre persone siano in nostra presenza o che ci vedano. Anche questa manifestazione di fede è sufficiente a portare beneficio alla nostra esistenza. Dovremmo comprovare questo atto aggiungendovi anche il Suo ricordo e il Suo amore, cosicché ciò possa illuminare e scaldare la nostra esistenza.
Ora, è evidente che un materialista si isola nelle tenebre dell’ignoranza dell’esistenza di Dio – tenebre dove i raggi della Luce divina non lo raggiungono e ove egli rimane lontano da Dio e dal Suo sacro ricordo, rendendo di conseguenza la sua vita insensata e assurda, o quantomeno povera di significato e di luce. Coloro che hanno studiato e attentamente osservato le condizioni dei nostri tempi, possono aver notato che il nichilismo è il destino naturale di coloro che imprigionano le proprie vite entro le mura del materialismo.
La nostra Rivoluzione culturale dovrebbe guidare la nostra società attraverso la via illuminata dell’amore di Dio, cosicché la Luce divina possa illuminare la vita di ognuno di noi, e influenzare il nostro comportamento in modo profondo e creativo. Questo è un compito molto difficile, e richiede molta forza di volontà, notevoli sforzi e vigilanza. È essenziale che la Rivoluzione culturale delinei un programma per gli appartenenti a ogni fascia di età, e progetti un piano per fornire le basi per il loro perfezionamento intellettuale e spirituale.
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La Rivoluzione culturale
La Rivoluzione culturale è un processo molto complesso e con varie dimensioni. Non è così semplice come si può immaginare. C’è davvero bisogno del contributo e dell’impegno da parte di tutti coloro che vi sono in qualche modo coinvolti: i docenti e gli studenti universitari, le guide e i pensatori religiosi, i progettisti e gli intellettuali, e, in breve, di tutti coloro che seguono la via di Dio, devono determinare il punto di partenza, in modo tale che il resto del cammino possa essere determinato strada facendo attraverso uno sforzo incessante.
La Rivoluzione culturale non è una impresa semplice da portare a termine in breve tempo. La Rivoluzione culturale è una rivoluzione che necessita di essere avviata e portata avanti con grande cura e dedizione. Non può progredire e avanzare automaticamente da sé, senza alcuna applicazione o sforzo da parte dei suoi partecipanti. Questi ultimi, gli individui umani, a loro volta non sono esseri automatici o meccanici. Uno degli errori più gravi, cruciali, commesso durante l’era dello scientismo, era l’assunzione che l’uomo fosse una macchina totalmente automatica. Specialmente da quando sono state effettivamente inventate macchine automatiche e auto-regolatrici, questa visione ha guadagnato terreno. Questo modo di pensare ha dominato le menti umane quasi attraverso tutto questo secolo dello scientismo. L’antropologia è stata considerata come lo studio di un macchinario complesso con fili delicati e sensibili. Ma fortunatamente, da circa trenta o quarant’anni, questo modi di vedere sta gradualmente cambiando. La “cosa” che veniva considerata una macchina molto complessa, super-automatica e delicata, si sta scoprendo essere solo un corpo umano, e il corpo una frazione insignificante dell’intera esistenza umana.
L’uomo, un essere sconosciuto
Certo, è comprensibile che questi aspetti della vita umana che assomigliano a quelli degli organismi biologici possono essere, per certi aspetti, paragonati a un meccanismo complesso di una macchina super-automatica. Ma queste non solo le uniche cose che costituiscono un essere umano. L’uomo non è un essere umano solo a causa di queste caratteristiche fisiche. È la cultura che forgia un vero essere umano. Quando giungiamo a questo punto, tutti i tipi di valutazioni e giudizi basati sulla fisica o la fisiologia riguardanti l’uomo crollano totalmente; dal momento che essi hanno fallito nell’offrire una comprensione accettabile dell’essere umano. Durante gli ultimi quaranta anni le scienze umane sono giunte alla conclusione che l’uomo è ancora un essere “sconosciuto”.
Forse uno dei migliori libri su questo argomento apparso negli ultimi decenni è quello scritto da Alexis Carrell, L’uomo, questo sconosciuto. Medico eminente e “prodotto” dell’era dello scientismo, egli credeva che l’uomo non può essere definito in termini di criteri o formule scientifici. Neanche le più avanzate scoperte delle scienze empiriche come la fisica, la biochimica o la biologia possono spiegare in maniera soddisfacente l’esistenza umana. Egli va anche oltre, e afferma che queste discipline scientifiche sono inette anche nel trattamento dei suoi disturbi fisiologici, ove non è possibile ignorare le sue forze spirituali. Il suo essere va oltre i criteri forgiati dalla scienza. Una Rivoluzione può quindi aprire nuovi orizzonti per la comprensione di questo essere elusivo che è l’uomo. A ogni modo, uno non può essere certo che seguirà questa rotta sicura della salvezza assicurata senza alcuna interruzione, se egli è lasciato a se stesso. A questo punto possiamo propriamente comprendere il significato di “guidaci sulla retta via”, che noi abitualmente almeno cinque volte al giorno recitiamo.
Ricordo, durante i primi tempi della mia giovinezza, che tra le persone della generazione più giovane si è sviluppata molto spesso una discussione accanita su diversi argomenti. Fu circa trentasei o trentasette anni fa che i problemi di rilevanza ideologica come il materialismo, il marxismo e le antiche credenze iraniche divennero temi delle nostre calde discussioni. I soggetti variavano lungo un ampio spettro, più vasto e più ricco forse di quelli che si discutono oggi. Da allora, dopo un lungo periodo di repressione e restrizione, un’era di indipendenza e libertà è iniziata, nonostante mancasse ogni tipo di esperienza di lotta e gli scontri che avvennero durante questi ultimi 8-10 anni precedenti la nostra Rivoluzione. Questo è il motivo per cui le questioni che ci furono poste e le risposte che furono date variavano lungo un ampio spettro.
Durante quei giorni, in quanto giovane musulmano devoto, ero a volte coinvolto in accese discussioni con altri giovani. Una volta avemmo una dura e accanita discussione riguardo a una delle questione che spesso vengono sollevate riguardo al versetto “guidaci sulla retta via”. Ci si chiedeva: che senso ha che ogni giorno ripetiamo tale versetto (“guidaci sulla retta via”) nelle nostre preghiere? Non siamo forse musulmani? Se l’Islam è la retta via, non siamo già sulla retta via essendo dei musulmani? Se Dio ci ha mostrato la retta via, qual’è il senso di chiederGli di guidarci sulla retta via? Non implica forse un dubbio sulla religione che seguiamo? Perché allora crediamo nell’Islam e recitiamo le nostre preghiere? Visto che lo stesso atto di recitare le preghiere implica il fatto che crediamo nell’Islam. Ricordo come alcune persone usarono fare improprie osservazioni e dare spiegazioni inadeguate. Esse erano solite fornire risposte svianti e immature, che potevano portare a dure conseguenze causando serie deviazioni e incomprensioni.
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La necessità dell’uomo di una guida costante
È un fatto che la nozione di “guidaci sulla retta via” non è stata formulata solo per il proposito di recitarla in ogni preghiera, ma perché l’uomo è sempre in bisogno della guida divina. Perché?
Perché la vita umana non è simile ai cicli altamente automatizzati di una macchina o di un computer che lavorano seguendo certi programmi o ordini predeterminati. L’uomo, d’altra parte, è inserito in un processo in cui sceglie e prende una decisione, e questa condizione richiede una guida costante. L’uomo è un ricercatore e un esploratore costante, e un esploratore ha sempre bisogno di una guida. Chi può essere una guida migliore di Dio, la cui guida può accompagnare l’uomo attraverso le complesse contingenze della vita, rinvigorire e risvegliare in esso la coscienza e la consapevolezza, che può avvertirlo dei pericoli e ricordargli i propri doveri. Certo, è possibile che alcune persone possano divenire eccessivamente permalosi a riguardo e pensare che tutto ciò che fanno sia sbagliato o dannoso. Questa è debolezza, non consapevolezza. Noi abbiamo bisogno di stare all’erta e vigili, non essere sospettosi e capricciosi. Essere capricciosi ed esitanti può dimostrarsi molto dannoso allo stesso modo in cui il corretto pensare può dimostrarsi benefico. È stato ripetutamente sottolineato nel Corano, in vari versetti, che i profeti furono inviati per liberare i popoli dalle tenebre dell’ignoranza e dell’oblio attraverso l’auto-realizzazione e il ricordo di Dio. Il Corano mette in guardia l’uomo dalle vie azzardate e pericolose che egli si troverà a percorrere.
Quindi noi abbiamo bisogno di far rivivere, di restaurare e preservare in noi stessi il senso di consapevolezza e responsabilità verso i nostri doveri, che derivano dalla nostra ricerca di Dio, per mezzo di questa Rivoluzione culturale. Noi dobbiamo raggiungere uno stato permanente di questa forma di coscienza, e ciò di certo non è un compito facile.
Al fine di spiegare la difficoltà di questo compito in maniera più comprensibile, farò alcuni esempi. Una persona che interpreta tutti i problemi della vita in uno stato di alienazione da Dio, ed elabora un insieme di attitudini e prospettive, può avanzare nella vita senza alcuna apprensione o timore delle conseguenze. Ma non è possibile per un timorato di Dio adottare una di queste attitudini come un incurante e senza esaminarne le conseguenze. Ci sono certe persone che adottano una politica di ricerca di benessere e convenienza. Da bambini essi crescono con questa attitudine, e man mano che crescono e diventano adulti preferiscono ambire e inseguire una vita sicura e comoda, libera da dolori, pericoli e sacrifici. Questo tipo di visione è tipica di una persona il cui principale obiettivo è quello di evitare dolori e problemi. Ma quando una persona avente un impegno con Dio cerca di sfuggire ai suoi doveri verso di Lui, la sua coscienza immediatamente lo “rimprovera” per questo comportamento irresponsabile. La sua coscienza lo invita ad affrontare tutti i tipi di difficoltà e pericoli per raggiungere l’obiettivo, e gli chiede di sacrificare il suo essere, i suoi beni e se necessario la sua stessa vita: egli cioè dovrebbe essere pronto anche a sacrificare ogni cosa al fine di eseguire la volontà di Dio. La sua voce interiore richiede che non dovrebbe avere alcuna paura di rimanere ferito o anche di essere ucciso, ed egli dovrebbe abbracciare l’idea di sacrificare la sua vita per il compiacimento di Dio.
Ogni volta che facciamo visita ai giovani ricoverati in ospedale, ai feriti e ai disabili che si sono sacrificati per la nostra Rivoluzione o sul fronte di guerra, siamo sorpresi e pieni di ammirazione per loro. I loro volti felici e radianti riflettono la loro gioia interiore, mentre sappiamo bene che soffrono pei i forti dolori e per la loro condizione fisica. Questi coraggiosi guerrieri dell’Islam, dai loro letti ci gratificano gioiosamente con i sorrisi sui loro volti, sebbene costretti a sopportare dolori incessanti. Ricordo una volta che andai a far visita a uno di questi eroi dallo spirito elevato della nostra Rivoluzione islamica. Egli era un uomo di mezza età. Ovviamente le ferite da lui ricevute erano estremamente dolorose, ma il suo volto era brillante e in pace. Il versetto del Corano recita:
Coloro che credono, che rasserenano i loro cuori al Ricordo di Dio. In Verità i cuori si rasserenano al Ricordo di Dio [XIII, 128].
Si dovrebbe quindi tener presente che, sebbene egli (il guerriero ferito) fosse immerso nel dolore e la febbre causata dalle sue ferite infiammate così alta da permettergli a malapena di aprire gli occhi, il suo volto era comunque felice e splendente, riflettente dalla sua anima interiore.
Cosa agiva di fatto dentro di lui tale da permettere alla sua anima di sovrastare e dominare sul suo corpo malmesso? Di fatto, si trattava della sua inflessibile fede e fiducia in Dio, e la credenza che Dio osserva lui e le sue azioni. Il suo comportamento non era sotto il controllo di un desiderio di comodità. Esso mostra come la dominazione di una cultura divina trasforma il comportamento umano, anche in simili penose condizioni di dolori e tormenti fisici. Un tale essere umano non può essere portato a deviare dalla via di Dio per andare su un’altra via. Le persone che sono dall’altra parte sono di natura stizzosa e sconsiderata, che non possono vivere se non discutono, criticano o mettono in dubbio. È quasi impossibile per loro, per una persona del genere, rimanere in pace senza entrare in contrasto con qualcuno.
Ci sono poi certe persone – e non sono poche – che colpiscono gli altri e sono a loro volte colpite, e duramente feriscono loro stesse, ma essi si curano poco dei loro dolori. Le ferite li fanno soffrire e li tormentano amaramente, ma essi dominano il dolore grazie al loro straordinario amore per le imprese “eroiche”. Un eroe e un furfante si assomigliano per diversi aspetti. Entrambi agiscono in sprezzo del pericolo. Pericoli o ostacoli non li mettono in allarme, ma dovrebbero richiamare il furfante antisociale a ritornare sulla via di Dio, affinché rinfoderi la spada, deponga le armi e si sottometta al dovere. Finché egli era nelle tenebre rispetto ai suoi doveri verso Dio, aveva una certa linea di azione e di operazione ed era quasi felice e contento della sua incuranza e il suo stile di vita menefreghista. Ma una volta che si è legato a una certa ideologia e a una specifica causa, è divenuto consapevole, e sa bene quale deve essere il suo corso d’azione appropriato e adatto. Ora possiede piena consapevolezza.
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La scelta consapevole
Cari fratelli e sorelle, il più grande dolore a cui un essere umano può essere sottoposto è lo sforzo di fare una scelta libera e consapevole; quando uno si trova in uno stato di esitazione riguardo a vari problemi e a situazioni enigmatiche che necessitano di essere affrontati secondo le direzioni indicate da Dio. E’ quando uno deve abbandonare il disimpegno sprezzante per intraprendere la strada sublime della cultura islamica e adottare una vita dolorosa di scelta e consapevolezza. Un ruffiano sprezzante indifferente alle comodità, che sacrificherebbe facilmente la sua salute, i suoi arti, perfino la sua vita per soddisfare la sua bramosia di avventura sarebbe schiacciato dal loro e dall’agonia della scelta caratteristica di un degno guerriero.
Diviene ancora più difficile quando, come Alì (a), doveva scegliere la sua linea di azione sul petto del suo nemico, con una spada affilata nelle mani. In quello stesso momento nel quale decide di tagliargli la gola, in pochi secondi avviene un incidente che nessun sistema d’allarme automatico e sofisticato avrebbe potuto prevedere. Cosa si dovrebbe fare? Il nemico lo insultò sputandogli in faccia. Cosa si dovrebbe fare? L’uomo vittorioso ma vendicativo ordina a sé stesso di tagliare la testa dell’avversario senza ritardo alcuno. Comunque una scelta più conscia, sobria ed onesta lo stimola affinché egli elimini la propria sete personale di vendetta, poiché ciò non si addice ad una persona nata e cresciuta nella tradizione e nella cultura Islamica. E’ a questo punto che egli si alza e pone la spada nel suo fodero.
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L’obiettivo dell’Islam
Gli scopi e gli obiettivi di un comune uomo politico sono ben noti a tutti. Egli insegue un’alta posizione politica, uno status sociale e il potere. Egli è ambizioso al punto da arrivare a indulgere in ogni tipo di crimine al fine di ottenere i suoi scopi egoistici. Egli è capace di non tirarsi indietro di fronte a ogni crimine, intrigo o assassinio lunga quella criminale direzione. Qualunque cosa egli faccia è mirata a questo stesso scopo. Egli pianifica, cospira e cerca di approfittare di ogni opportunità per sconfiggere i suoi rivali. Egli cerca di demolire i suoi rivali attraverso ogni sorta di intrighi, strategie e cospirazioni con l’aiuto dei suoi alleati, fino a sconfiggere il rivale o a essere egli stesso sconfitto. I suoi scopi e obiettivi sono chiari.
Se cercate di rintracciare le cause dei vari scontri politici che sono avvenuti per il soddisfacimento del potere e della posizione sociale, attraverso la storia, dai tempi in cui le battaglie erano combattute con le armi più semplici fino ai giorni nostri, caratterizzati dalla moderna guerra di propaganda, noterete che la mobilitazione delle forze e le risorse hanno lo scopo comune del potere e mirano a mettere in ginocchio il proprio nemico. A ogni modo, se ai politici venissero poste le seguenti domande: per cosa è il mio potere? Cosa farei con la poltrona a cui ambisco così tanto? Queste domande negherebbero l’assunzione che il potere è un fine in sé. Ciò implicherebbe che il potere e la posizione sociale non sono un mezzo per soddisfare la sua bramosia di ricchezza e benessere, ma un mezzo per realizzare gli ideali divini di fronte ai quali ogni essere umano è responsabile. Quando uno raggiunge una tale posizione, ci si aspetta che egli sia attento e responsabile di fronte a ogni passo. E in ciò ha costantemente bisogno della guida divina. Prima di fare un passo egli deve attentamente considerare come affrontare gli oppositori. Come dovrebbe combatterli? Dovrebbe dialogare con loro? Dovrebbe annientarli? Dovrebbe essere gentile o duro con loro? Dovrebbe giungere ai loro cuori? Dovrebbe usare parole dure e offensive, oppure essi dovrebbero essere conquistati attraverso parole gentili e convincenti? Lo scopo non è se l’asprezza o la dolcezza con il nemico finirebbero o meno nella perdita o nell’incremento del suo potere; il criterio ora non è il potere, ma l’adesione al dovere divino. Soggiogare o distruggere il nemico non è il fine della cultura islamica, ma è quello di educare e istruirlo. Non esiste un tale limite per una persona che è impegnata meramente in lotta per il potere, e che non sente alcun dovere o responsabilità nei confronti degli ideali di Dio, dal momento che egli è principalmente interessato nello sconfiggere il nemico. Ma per colui che crede nella logica divina, il fine è che un nemico dovrebbe essere guidato ed educato a seguire la retta via – non costringerlo all’obbedienza e alla resa, ma guidarlo a obbedire a Dio.
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La Presenza divina
Se siamo responsabili e ci sentiamo legati nel confronto del dovere divino in tutte le nostre scelte, allora dobbiamo essere estremamente attenti nei nostri modi, comportamenti, tattiche e strategie. Comprenderete che questo è un compito estremamente difficile che richiede la guida costante da parte di Dio e l’ispirazione dalla nostra divina scuola di pensiero.
Un individuo che ricopre una posizione di responsabilità in una società divina, deve essere perfettamente consapevole della guida di Dio mentre compie i suoi doveri. Egli ha costantemente bisogno di questa guida divina e della luce divina attraverso la fonte dell’Islam, per mostrargli la retta via e guidarlo nel modo giusto nel compimento dei propri doveri. E come se in campo amministrativo o commerciale fosse messo di fronte a diverse proposte e soluzioni provenienti sia da amici e persone a lui vicine che da estranei. Dal punto di vista di un comportamento “ordinario”, il corso della sua azione può essere chiaro: egli sarà portato a favorire un amico o un conoscente. Ma come onesto e sincero amministratore islamico, ci si aspetta che egli agisca in maniera equa e imparziale. Egli dovrebbe trattare con tutti allo stesso modo. Equità e giustizia dovrebbero essere i suoi soli criteri. Per lui, l’amico o lo sconosciuto, il parente o il vicino, il connazionale o lo straniero, quelli che parlano la sua lingua e quelli che invece parlano lingue di altri paesi, quelli che professano la sua religione o quelli che invece ne professano un’altra, devono sono tutti uguali e sullo stesso piano. Egli deve essere giusto con tutti e non deve far differenza o discriminazione tra loro se non in casi ben precisi, e comunque sempre entro il sistema dell’Islam. L’uomo dovrebbe sempre ponderare e giudicare le sua azioni, non in base alle ordinarie norme sociali, ma attraverso i criteri divini, al fine di realizzare l’ideale divino. Questa è una filosofia divina che domina le vite dei cittadini coscienziosi della Repubblica islamica, che si sono schierati con questa Rivoluzione. Ora noi possiamo vedere da noi stessi quanta strada abbiamo fatto e quanto successo abbiamo avuto nei nostri tentativi di mettere in atto questa filosofia nelle nostre vite. Quanta strada hanno percorso i nostri giovani lungo questa direzione di vivere e pensare secondo il volere di Dio, quanta strada ancora devono percorrere?
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Una precauzione
Qui devo spendere una parola per mettere in guardia i giovani e le persone di mezza età, che costituiscono il nucleo della generazione attiva, affinché non pensino mai di non poter cambiare loro stessi a causa della loro età. Stando alla logica del Corano, nessuno è mai troppo vecchio. Uno dei più sublimi principi islamici considera l’uomo come un essere che è sempre in divenire. Dal primo giorno della sua vita fino all’ultimo, un uomo è sempre in divenire e immerso in un processo di sviluppo e cambiamento; uno stato simile a quello di un fluido sempre in cambiamento. Il Corano afferma a riguardo:
“Dì: “O Miei servi, che avete ecceduto contro voi stessi, non disperate della misericordia di Dio. Dio perdona tutti i peccati. In verità Egli è il Perdonatore, il Misericordioso” [XXXIX, 53].
Quindi è auspicabile che le persone di mezza età e quelle più giovani siano attive e determinate nel sostenere la Rivoluzione culturale, e risolute nel coltivare modi e stili in accordo al sistema divino. Il loro comportamento e le relazioni con gli altri e con le cose, dovrebbero essere in accordo con lo spirito divino e congeniale al senso del dovere divino e del ricordo di Dio. E se ci si rende conto che la nostra condizione non è molto avanzata sotto questo punto di vista, e nostre vecchie cattive abitudini ancora persistono, dovremmo ammettere che la nostra Rivoluzione culturale interiore non ha raggiunto il grado desiderato di profondità ed efficacia.
Di fatto, se la Rivoluzione culturale con la sua dimensione filosofica, e le sue dimensioni di consapevolezza e visione del mondo come suoi elementi fondanti, ci si aspetta che avanzi, essa dovrebbe portare gli individui e la società, entrambi, nella direzione dell’ideale coranico e islamico. Invece di guardare ogni cosa in termini egoistici e materiali di conformità o antipatia personale, o di dignità o indegnità, le persone dovrebbero accordarsi a valutare le loro vite, le loro scelte e le loro azioni nella più ampia prospettiva del Corano e dell’Islam. Essi dovrebbero cancellare simili pregiudizi e presunzioni dalle loro menti, che prevalevano durante l’epoca pre-rivoluzionaria.
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La continuazione della Rivoluzione
Se esaminiamo la portata dell’avanzamento della nostra Rivoluzione, noteremo che abbiamo ancora molta strada da fare. Infatti dovrebbe essere considerata vitale per la vita dell’Islam e della Rivoluzione che essa continuasse perpetuamente e infinitamente nel futuro. Ai problemi economici, civili, amministrativi, militari e simili dovrebbe essere data una importanza secondaria e supplementare. Il nostro scopo principale, quello più importante, è riuscire a mantenere la nostra amministrazione, la nostra politica, le nostre forze armate, la nostra produzione e le nostre attività commerciali, l’import e l’export, in subordinazione all’ideale islamico. Ogni cosa dovrebbe essere subordinata all’essenza islamica, alla coscienza islamica, alla prospettiva islamica. Se trascuriamo la sovranità della visione del mondo islamica su tutti gli aspetti della nostra esistenza, la nostra Rivoluzione sarà probabilmente in pericolo.
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La più importante dimensione della Rivoluzione islamica
Qual è il più importante e il principale aspetto di questa Rivoluzione? La risposta è: l’aspetto culturale.
Questa Rivoluzione, fortunatamente, è cominciata come movimento culturale. Ciò fu dovuto al fatto che recentemente noi abbiamo con successo modificato questo aspetto della nostra entità collettiva e del nostro sistema politico. Anche altre rivoluzioni, certamente, sono iniziate con un certo sottofondo culturale specifico; ma questa nostra Rivoluzione islamica ha superato tutte le altre rivoluzioni a riguardo. Noi abbiamo giustamente attribuito la sua vittoria al predominante spirito islamico di auto-sacrificio e volontà di martirio tra il nostro popolo. Se non fosse avvenuto questo la vittoria sarebbe stata impossibile. Non sarebbe una grande tragedia se questa Rivoluzione, che è il frutto di un movimento culturale, si dovesse trasformare in qualcosa d’altro di quello che fu alla sua nascita? Se non prestiamo attenzione questa vittoria potrebbe in futuro trasformarsi in qualcosa d’altro. È nostra responsabilità che ognuno di noi non finisca per perdere di vista il filo principale del nostro movimento culturale. Io spero, con ogni giorno che passa, che ci troveremo sempre più avanti in questa direzione. Io spero che utilizzeremo l’alchimia del ricordo di Dio per trasformare il nostro comportamento e i nostri modi, il nostro linguaggio e i nostri pensieri, la nostra morale e le nostre sensibilità, ogni cosa insomma, nella direzione indicata dall’Islam, dal Corano, dalla sunnah, e l’Islam dell’autorità e della guida che ha ispirato la nostra Costituzione, insh’Allah.
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Pubblicato da “Al-Tawhid”, vol. I, N. 1, Muharram 1404
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