La Gente della Casa del Profeta Muhammad (Shaykh M.J. Chirri)

La Gente della Casa del Profeta Muhammad (S)

Shaykh Muhammad Jawad Chirri

Tutti i musulmani onorano la Gente della Casa del Santo Profeta Muhammad, che è chiamata Aal Muhammad o Ahlul Bayt Muhammad. Tale attitudine è conforme alle istruzioni del Santo Profeta che ordinò ai Musulmani di pregare anche per i membri della sua Casa ogni qualvolta pregavano per lui. Impartendogli tale ordine egli ha effettivamente richiesto di riservargli un posto vicino al suo. Il Sacro Corano ha reso obbligatorio offrire le preghiere per Muhammad e inviargli saluti:

“In verità Allah e i Suoi angeli benedicono il Profeta. O voi che credete, beneditelo e invocate su di lui la pace.” (Sacro Corano, 33: 57)

Numerosi Compagni chiesero al Profeta di insegnargli come adempiere questo commando. Molte raccolte altamente rispettate [dai fratelli sunniti] (incluse quelli di al-Bukhari e Muslim) riportano nei loro Sahih (le “raccolte autentiche”) che Kaab ibn Ujrah affermò che il Profeta disse:

“Dì: «O Dio! Fai scendere la Tua Grazia su Muhammad e sulla Casa di Muhammad, così come hai fatto scendere la Tua Grazia su Abramo e sulla Casa di Abramo. In verità tu sei il Degno di lode, il Glorioso. E benedici Muhammad e la Casa di Muhammad, così come hai benedetto Abramo e la Casa di Abramo. In verità, Tu (o Dio) sei il Molto lodato, il Glorioso.” (1)

Quando istruiva i suoi seguaci sulle questioni religiose il Messaggero di Dio non parlava in base ai suoi desideri umani. Il Corano testimonia infatti che egli dichiarava solo quanto gli veniva rivelato:

“e neppure parla d’impulso: non è che una Rivelazione ispirata.” (Sacro Corano, LIII: 3-4)

.

Un onore dovuto ai legami familiari?

Può sembrare che l’inclusione della Gente della Casa di Muhammad nelle preghiere rivolte verso il Profeta sia dovuta alla loro relazione di sangue. Se fosse così non sarebbe in accordo allo spirito degli insegnamenti islamici. Accordargli un simile unico onore per il loro legame familiare con Muhammad equivarrebbe a sostenere la supremazia familiare, ed è in conflitto con i seguenti principi:

1.Tutte le persone sono uguali agli occhi di Dio, in quanto il Sacro Corano ha dichiarato:

“Presso Allah, il più nobile di voi è colui che più Lo teme.” (Sacro Corano, XLIX: 13)          

2. Dio non punisce né ricompensa un Suo servo per i peccati o le buone azioni dei suoi genitori o dei suoi parenti vicini o lontani. Il Corano afferma:

“paventate il Giorno in cui il padre non potrà soddisfare il figlio né il figlio potrà soddisfare il padre in alcunché.” (Sacro Corano, 31: 33)

3. Dio non punisce né ricompensa un essere umano per ciò che al di là della sua capacità e non viene compiuto per sua volontà.

L’essere o meno un parente del Profeta non è questione di scelta personale. Nessuno di noi prima della sua nascita sceglie di appartenere a una particolare famiglia, nazionalità o razza.

Sarebbe quindi molto problematico per i musulmani dover includere i parenti di Muhammad nelle loro preghiere semplicemente perché avevano con lui dei legami di sangue.

.

Un onore dovuto ai loro meriti, non ai loro legami di parentela

Per dissipare questo apparente conflitto è importante sapere che la definizione Aal Muhammad che è ripetutamente menzionata nelle Preghiere rituali quotidiane (as-Salat) non include tutti i suoi parenti. Solo un loro numero particolarmente ristretto vi è incluso.

Se fossero stati inclusi tutti i parenti, sarebbe stata una discriminazione di clan o tribù, perché molti di loro non hanno percorso il sentiero di Muhammad e porli al di sopra degli altri avrebbe significato sostenere una supremazia di tipo tribale.

Essere imparentati con il Profeta Muhammad non significa essere accettati da Dio; né questo assicura ai suoi parenti l’essere collocati in Paradiso o li protegge dalla punizione divina. Secondo gli insegnamenti islamici Dio ha creato il Paradiso per chiunque Gli obbedisce e il luogo di punizione per chiunque Gli disobbedisce, indipendentemente dall’affiliazione familiare, nazionale o etnica. Il Sacro Corano contiene perfino un capitolo che maledice Abu Lahab, che era uno zio del Profeta Muhammad:

“Periscano le mani di Abû Lahab, e perisca anche lui. Le sue ricchezze e i suoi figli non gli gioveranno…” (Sacro Corano, Sura al-Masad, CXI)

La verità è che il termine Aal Muhammad si riferisce solo i parenti “eletti” di Muhammad. Queste persone non sono state prescelte né onorate per la loro parentela con il Profeta ma per le loro virtù. Essi hanno vissuto la reale vita islamica seguendo le istruzioni del Sacro Corano e del Messaggero, e non si sono mai separati da loro nelle parole o nelle azioni.

Quando Dio ci informa nel Suo Libro che le più nobili tra le Sue creature umane sono quelle più giuste, e quando il Suo Messaggero ci ordina di onorare la Gente della sua Causa quando lo benediciamo, possiamo dedurne che essi sono i più retti dopo il Profeta.

Se non lo fossero stati non avrebbero meritato un tale unico onore e il Profeta non ci avrebbe istruito di benedirli ogni qualvolta ne menzioniamo il nome. Agire diversamente non sarebbe in accordo al Sacro Corano. Quindi ordinandoci di pregare per loro ogni volta che preghiamo per lui, il Profeta ci stava informando del loro alto rango per essere i più obbedienti nei confronti di Dio e del Suo Messaggero.

.

La storia attesta i loro meriti

Tutti i musulmani concordano che ‘Ali – il cugino del Profeta, con cui il Messaggero di Dio strinse il “patto di fratellanza” – sua moglie Fatimah (la Dama di Luce) – la cara figlia del Messaggero – e i loro due figli al-Hassan e al-Husayn, sono i membri prescelti della Casa di Muhammad, per i quali dobbiamo pregare quando lo benediciamo. Gli elevati attributi di questi parenti scelti di Muhammad costituiscono la principale ragione di questo onore unico elargito loro.

L’Imam ‘Ali eccelleva su tutti gli altri, dopo il Profeta. Egli era lo strenuo sostenitore del Messaggero di Dio. Non ha mai esitato nell’offrire la sua vita per diffondere l’Islam.

I lettori di storia possono facilmente sapere che l’Imam ‘Ali era il miglior difensore dell’Islam e il più fedele alle sue norme.

L’attitudine dell’Imam ‘Ali verso il prestigio e il potere personale era unica. Ogni qualvolta doveva scegliere tra il seguire i suoi ideali e i piaceri della vita terrena, senza esitazione sceglieva i primi. La storia testimonia che preferì perdere la guida del mondo islamico piuttosto che accettare una condizione in cui non credeva.

Gli venne offerto questo incarico contingente se avesse giurato di seguire il Libro di Dio, le istruzioni del Messaggero e, in assenza di istruzioni coraniche e profetiche, la tradizione dei primi due Califfi. Egli rispose:

“(Devo seguire il Libro di Dio e le istruzioni del Suo Messaggero; e in assenza di insegnamenti specifici in queste due fonti) mi impegnerò al meglio della mia conoscenza e capacità.” (2)

La sua conoscenza era sorprendente per la sua profondità ed ampiezza.

I suoi sermoni, lezioni e parole contenute nel Nahjul Balagah (Il Sentiero dell’Eloquenza) testimoniano l’autenticità del detto del Messaggero di Dio:

Io sono la città della conoscenza e ‘Ali ne è la porta; pertanto chiunque vuole entrare nella città deve farlo dalla porta.” (3)

La storia degli altri tre emeriti membri della Casa di Muhammad – Fatimah e i suoi due figli al-Hasan e al-Husayn – mostra che erano i più sinceri servi dell’Islam.

Gli hadith autentici parlano delle loro qualità e caratteristiche quali permanenti alleati della Giustizia e della Verità. Zayd Ibn Arqam riporta che il Messaggero di Dio disse ad ‘Ali, Fatimah, al-Hassan e al-Husayn:

“Io sono in pace con chiunque è in pace con voi e sono in guerra con chiunque è in guerra con voi.” (4)

Abu Huraira riporta che il Messaggero di Dio (S) disse:

Chiunque ama al-Hasan e al-Husayn ama me; e chiunque li odia, odia me.” (5)

Hubshi Ibn Janadah dice di aver ascoltato il Messaggero (S) dire:

“‘Ali proviene da me e io provengo da ‘Ali e nessuno mi rappresenta al di fuori di ‘Ali.” (6)

Il Profeta (S) non voleva onorare ‘Ali semplicemente perché era un suo parente. Al-Abbas (suo zio) e il resto degli Hashemiti, incluso Jafar (il fratello di ‘Ali), erano tutti parenti del Messaggero di Dio. Tutti loro avrebbero potuto essere qualificati a rappresentarlo. Ma egli disse: “Nessuno mi rappresenta ad eccezione di ‘Ali.”

Una volta Muawiya stava criticando ‘Ali alla presenza di Saad Ibn Abu Waqass. Saad gli disse: “Ho ascoltato il Messaggero di Dio dire ad ‘Ali: ‘Tu se per me come Aronne per Mosè, ma non vi sarà altro profeta dopo di me’.” (7)

Quindi il Messaggero diede ad ‘Ali una posizione affianco alla sua perché la posizione di Aronne era affianco a quella di Mosè.

Al-Bukhari riporta nel suo Sahih che il Messaggero (S) disse: “Fatimah è la regina delle donne del Paradiso.” (8)

Nessuno entra in Paradiso se non attraverso la rettitudine e chiunque entra in Paradiso è nobile agli occhi di Dio. Se Fatimah è la Regine delle donne del Paradiso deve essere la più retta e nobile donna di fronte a Dio.

Al-Hakim riporta nel suo Mustadrak che Abu Dharr (un noto Compagno di Muhammad la cui rettitudine è nota tra i musulmani) disse che il Messaggero dichiarò: “L’esempio dei membri della mia Casa è come quello dell’Arca di Noè. Chiunque vi salì si salvò e chiunque fallì ad imbarcarsi perì…” (9)

Il Messaggero di Dio ordinò ai musulmani di seguire i suoi parenti scelti. Questi familiari di Muhammad sono quindi considerati la Fazione della Verità, distintisi per i loro meriti ed opere, in quanto hanno raggiunto la stazione di più giusti servitori di Dio.

.

Perché erano così nobili?

Perché i membri della Casa di Muhammad eccellono sugli altri arabi e non arabi in rettitudine?

Precedenti nella storia

Per comprendere il motivo dobbiamo ricordare che quanto avvenne nella Casa di Muhammad non fu senza precedenti nella storia della Profezia. Abbiamo anzi molti antecedenti simili. Iddio Altissimo rese Aronne compagno di suo fratello Mosè nella sua missione celeste. Egli non concesse tale onore a nessun’altra persona tra gli Israeliti. Questo fu dovuto all’alto livello spirituale di Aronne e in risposta all’invocazione di Mosè, come menzionato nel Sacro Corano:

“Disse [Mosè]: “Aprimi il petto, Signore, facilita il mio compito, e sciogli il nodo della mia lingua, sì che possano capire il mio dire; concedimi in aiuto uno della mia famiglia, Aronne, mio fratello. Accresci con lui la mia forza, e associalo alla mia missione…” (Sacro Corano, 20: 25-32)

Il Profeta Abramo supplicò il Signore di rendere alcuni dei suoi discendenti Imam delle genti. Dio rispose alla sua invocazione e gli promise di rendere Imam alcuni dei suoi buoni discendenti senza permettere ad alcuno tra quelli malvagi di raggiungere questa elevata stazione. Leggiamo nel Sacro Corano:

“Concedemmo [ad Abramo] Isacco e Giacobbe e nella sua progenie stabilimmo la profezia e il Libro. Gli pagammo la sua mercede in questa vita e nell’altra sarà tra i giusti.” (Sacro Corano: 29: 27)

Dio ha scelto inoltre, insieme ai parenti di Abramo, i parenti di Imran e li ha preferiti agli altri:

“In verità, Allah ha eletto Adamo e Noè e la famiglia di Abramo e la famiglia di Imrân, al di sopra del resto del creato,  [in quanto] discendenti gli uni degli altri. Allah è audiente, sapiente.” (Sacro Corano, 3: 33-34)

Zaccaria invocò l’Altissimo di garantirgli un figlio giusto. Dio rispose alla sua preghiera e gli angeli gli annunciarono la buona novella:

“Zaccaria allora si rivolse al suo Signore e disse: “O Signor mio, concedimi da parte Tua una buona discendenza. In verità Tu sei Colui Che ascolta l’invocazione”. Gli angeli lo chiamarono mentre stava ritto in preghiera nel Santuario: “Allah ti annuncia Giovanni, che confermerà una parola di Allah, sarà un nobile, un casto, un profeta, uno dei devoti”.” (Sacro Corano, 3: 38-39)

Secondo questi versetti la Profezia che precedette quella di Muhammad percorse la stessa strada. Tra i discendenti e parenti di questi Messaggeri vi erano persone prescelte che raggiunsero le più alte stazioni della fede e quindi meritavano di essere incaricate da Dio.

.

Perché Dio ha concesso a questi Profeti simili nobili figli e parenti?

Iddio ha creato alcune persone tra i discendenti e i figli di questi Messaggeri in risposta alle loro invocazioni o come ricompensa per la loro perseveranza nel diffondere il Messaggio di Dio.

Come agli altri profeti, a Muhammad vennero concessi speciali parenti e discendenti quale ricompensa per la sua perseveranza al servizio di Dio e in risposta alle sue preghiere.

Egli ci ha ordinato di dire: “Dio onora Muhammad e i membri della sua Casa” e pregò per la purezza di questi membri in varie occasioni.

Al-Hakim riporta che il Profeta coprì con un mantello Ali, Fatimah, al-Hasan e al-Husayn e pregò dicendo:

“O Dio! Questa è la mia famiglia. Ti chiedo di onorare Muhammad e la famiglia di Muhammad.” In risposta alla sua preghiera giunse la seguente rivelazione: “O Gente della Casa (Ahl-al Bayt), Allah non vuole altro che allontanare da voi ogni sozzura e rendervi del tutto puri.” (Sacro Corano, 33: 33) (10)

Non fu quindi strano il fatto di avere tra i discendenti e parenti di Muhammad nobili uomini e donne che possedevano un alto livello di rettitudine. Sarebbe stato insolito, al contrario, se tra i parenti del Profeta non fossero esistite simili persone.

Dio ha onorato Abramo, Mosè, Zaccaria e altri Profeti creando nella loro progenie e tra i suoi parenti persone distinte, preferendole al resto delle genti. Perché Egli non avrebbe dovuto onorare il Suo ultimo e più importante Profeta creando tra la sua discendenza e parenti alcune persone di elevata nobiltà?

.

La ricompensa del Profeta (S)

Il Sacro Corano rende esplicitamente chiaro che l’amore per i parenti di Muhammad è un dovere islamico. Dio ha ordinato a Muhammad di chiedere ai musulmani di ricompensarlo per il suo adempimento della missione celeste amando i suoi parenti prossimi:

“Questa è la [buona] novella che Allah dà ai Suoi servi che credono e compiono il bene. Di’: “Non vi chiedo alcuna ricompensa, oltre all’amore per i parenti”. A chi compie una buona azione, Noi daremo qualcosa di migliore. In verità Allah è perdonatore, riconoscente.” (Sacro Corano, 42: 23)

Dio dice a Muhammad di informare tutti i musulmani che l’unica ricompensa egli vuole per aver adempiuto alla sua missione celeste è quella dell’amore dei musulmani per i suoi parenti.

E questo soltanto perché questi membri sono i più obbedienti a Dio e i Suoi più amati servi tra i musulmani.

Ordinando al Suo Messaggero di fare così Egli sta quindi comandando ai musulmani di onorare i parenti scelti di Muhammad, di riporre la propria fiducia in essi e di percorrere il loro sentiero.

In ottemperanza a questo commando celeste il Santo Profeta chiese a tutti i suoi seguaci di amarli. Egli affermò di essere in pace con chiunque era in pace con loro e di essere in guerra con chiunque era in guerra con loro. Egli lì considerò simili all’Arca di Noè. Chiunque vi salpò a bordo si salvò, e chiunque fallì annegò.

La Casa di Muhammad può essere un mezzo di unità per i Musulmani. Questa unità può essere realizzata quando i Musulmani intraprendono l’attitudine che Dio e il Suo Messaggero vogliono che essi abbiano verso queste persone. Sarebbe errato per i musulmani separare Muhammad dai membri della sua Casa, perché egli stesso ha voluto unirli. Questo è chiaramente evidente dalla sua istruzione in base alla quale i suoi seguaci devono unire il suo nome con quello dei suoi parenti scelti ogni volta che essi pregano per lui, all’interno e all’esterno delle loro Preghiere rituali quotidiane.

.

NOTE

1) Tra queste raccolte di hadith citiamo le seguenti:

A. Al-Bukhari, Sahih Al-Bukhari, parte 6, pag. 101 (nel Libro dell’interpretazione del Sacro Corano)

B. Muslim, Sahih Muslim, parte 4 (nella preghiera sul Profeta dopo la dichiarazione di fede), pag. 136.

C. Muhammad Ibn Majah, Sunan Ibn Majah, vol. 1, hadith n. 904.

D. Al-Tirmidhi, hadith n. 483, parte n. 1. Altri hadith sono riportati da Abu-Said Abu, Masud Talhah e Ibn Masud. Tutti concordano con il summenzionato hadith di Kaab Ibn Ujrah.

2) Ibn-Athir, Al-Kamil (La storia complete), parte 3, p. 35.

3) Al-Hakim, Al-Mustadrak, parte 3, p.26. Per approfondimenti, consultare l’articolo “Sull’hadith: ‘Io sono la città della conoscenza ed ‘Ali ne è la porta”: http://islamshia.org/io-sono-la-citta-della-conoscenza-ed-ali-ne-e-la-porta/ , ndt.

4) Ibn Majah, Sunan Ibn Majah, hadith n. 145.

5) Ibid., hadith n. 143.

6) Ibid., hadith n. 119.

7) Ibn Majah, hadith n. 121.

8) Al-Bukhari, Sahih Al-Bukhari, parte 5 (Capitolo sulla distinzione dei parenti del Messaggero), p. 25.

9) Al-Hakim, Sahih Al-Musradrak, parte 3, p.151.

10) Al-Hakim, Al-Mustadrak, parte 3, p. 148.

.

Tratto da: M.J. Chirri “The brother of the Prophet Muhammad: the Imam Ali”, Qom, Ansariyan Publications.

.

Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte

Writer : shervin | 0 Comments | Category : La scuola dell’Ahlul-Bayt , Novità

Comments are closed.