LA COMPILAZIONE DEL SACRO CORANO
Il Sacro Corano rappresenta il pilastro fondamentale dell’Islam. Tutti i suoi aspetti, le rivelazioni, la raccolta, la compilazione, la recitazione e la protezione da ogni sorta di alterazione sono supervisionati da Iddio, gloria a Lui l’Altissimo, attraverso il Suo Profeta, pace su di lui e la sua famiglia. Egli dice:
“Noi ci facciamo carico della sua raccolta e della sua recitazione. Quando lo raccogliemmo, ne facemmo seguire la sua recitazione. E Noi ci facciamo carico della sua spiegazione” (Sura al-Qiyamah:17-19)
Il Sacro Corano è una componente divina e vitale in relazione alla missione del nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia. Si tratta della parola d’Iddio, gloria a Lui l’Altissimo, della guida quotidiana di un credente e di un vero e proprio miracolo. Tale tesoro è stato preservato fino ai nostri giorni così come fu rivelato in origine.
Il nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia, diede risalto ai seguenti punti durante il corso della sua vita:
Lo studio e la dedizione nei confronti del Sacro Corano divennero vere e proprie discipline dopo che il nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia, emigrò a Medina e stabilì una società musulmana indipendente. Egli ordinò ad un certo numero di compagni di recitare il Sacro Corano, e di impararne ed insegnarne le leggi che erano state rivelate. Questa attività era così importante che, in accordo ad un permesso divino, i sapienti dedicati a questa disciplina furono estromessi dall’obbligo del jihad:
“I credenti non devono partire tutti assieme, per ogni spedizione deve rimanere un contingente affinché si dedichi allo studio e ad ammonire le genti al momento del loro ritorno” (Sura at-Tawba, 9:122)
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Il nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia, nominò scribi in grado di riportare per iscritto tutto ciò che veniva rivelato. Egli diceva dove doveva essere esattamente posto un Versetto nel Libro. Gli scribi a cui affidò questo importante compito furono: ‘Ali Ibn Abi Talib, pace su di lui, ‘Abdullah Ibn Mas’ud, ‘Abdullah Ibn Rawaha, Khalid Ibn Sa’id e, in un periodo più tardo, Zayd Ibn Thabit e altri ancora2.
Sulayman Ibn Qays al-Hilali, uno dei tabi’in3, afferma: “Ero con ‘Ali nella moschea di Kufa e le genti erano in cerchio attorno a lui. Disse: «Chiedetemi finché sono tra voi. Chiedetemi riguardo al Libro d’Iddio. Giuro su Iddio che nessun Versetto è sceso sul Messaggero d’Iddio senza che me lo leggesse e mi desse la sua interpretazione»”.
La prima persona a prendersi la responsabilità di scriba a Medina fu ‘Ubayy Ibn Ka’b al-Ansari. Egli sapeva scrivere già al tempo della jahiliyyah. Quello di scrivere era un fenomeno assai raro tra gli Arabi e ‘Ubayy Ibn Ka’b era tra coloro che avevano appreso questa scienza in quel tempo.
Zayd Ibn Thabit abitava a Medina vicino al nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia. Anch’egli sapeva scrivere. Agli inizi, quando il nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia, aveva bisogno di qualcosa e ‘Ubayy Ibn Ka’b non era presente, chiamava Zayd. Col passar del tempo la sua calligrafia iniziò a guadagnare popolarità e, su ordine del nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia, imparò a leggere e scrivere anche l’Ebraico, affinché scrivesse e traducesse lettere per lui. Zayd Ibn Thabit svolse l’incarico di scrittore e corrispondente più di ogni altro compagno.
I più importanti scribi della rivelazione furono ‘Ali Ibn Abi Talib, ‘Ubayy Ibn Ka’b e Zayd Ibn Thabit, mentre gli altri svolsero funzioni secondarie.
Baladhuri alla fine dell’opera “Futuh al-Buldan” cita Waqidi: “Durante l’avvento dell’Islam 70 persone tra i Quraysh sapevano scrivere tra cui: ‘Ali Ibn Abi Talib, ‘Umar Ibn al-Khattab, ‘Uthman Ibn al-‘Affan, Abu ‘Ubaydah Ibn Jarra, Tahla Ibn ‘Abdullah, Yazid Ibn Abi Sufyan, Abu Udhayfa Ibn Uthba Ibn Rabi’a, Hatib Ibn Amr, Abu Salamah Ibn ‘Abdul Asad Makhzumi, Aban Ibn Sa’id Ibn al-As Ibn Umayyah, suo fratello Khalid Ibn Sa’id, Abdullah Ibn Sa’d Abi Sarh, Huwatib Ibn ‘Abdul ‘Uzza, Abu Sufyan Ibn Harb, Mu’awiyah Ibn Abi Sufyan e Juhaym Ibn Salt”.
Tra le donne che sapevano scrivere citiamo: Umm Kulthum Ibn ‘Uqba, Karimah Ibn Miqdad e Shafah Ibn Abdallah. Shafah, su ordine del nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia, insegnò a scrivere ad Hafsah e quindi anch’essa divenne una delle donne scribe. ‘Aisha e Umm Salmah erano tra coloro che sapevano soltanto leggere.
A Medina, Sa’d Ibn Ubadah, Mundhir Ibn Amr, Ubayy Ibn Ka’b, Zayd Ibn Thabit, Rafi’ Ibn Malik, Usayd Ibn Udayr, Ma’n Ibn Adiy, Bashir Ibn Sa’d, Sa’d Ibn Rabi’. Aws Ibn Khiwalla e Abdullah Ibn Ubayy sapevano scrivere.
Durante il periodo della rivelazione, la scrittura avveniva su:
I Versetti, dopo essere stati messi per iscritto, venivano preservati e conservati dal nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia, in casa sua. Quando uno dei compagni voleva scrivere un particolare capitolo, questo veniva copiato da tali fonti. Normalmente i Versetti venivano messi in contenitori e conservati nel muro.
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Esistono tre opinioni di rilievo riguardo alla compilazione del Sacro Corano:
Durante il periodo di ‘Uthman esistevano differenti versioni del Sacro Corano, e, dopo essersi consultato con alcuni compagni, conservò una copia soltanto, tra le tante, in quanto originale; tale copia risaliva al periodo di Abu Bakr ed era stata affidata alla custodia di Hafsah, e tutti gli altri manoscritti vennero bruciati. Degno di nota è il fatto che ‘Uthman non fu biasimato per aver distrutto le varie copie bensì per averle distrutte bruciandole.
‘Uthman ebbe in possesso sette copie della sua versione standard: una di esse fu tenuta a Medina, che venne chiamata la “copia dell’Imam”, mentre le altre furono spedite a Mecca, Kufa, Basra, Sham, Bahrain e Yemen4.
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Chi sostiene la tesi che il Sacro Corano venne compilato durante il califfato di Abu Bakr argomenta la sua teoria come segue.
Sappiamo che il nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia, istruì gli scribi al fine di mettere per iscritto la rivelazione divina, ma sappiamo anche che il nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia, non sempre ricevette la rivelazione sotto-forma di capitolo completo in una sola volta. L’ultima rivelazione scese nove giorni prima della sua dipartita, quando egli era gravemente malato.
Quindi sorge la domanda: come ha potuto il nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia, avere il tempo necessario di sistemare il contenuto del Sacro Corano in maniera ordinata e specifica?
Esistono inoltre diverse narrazioni che parlano della crisi avvenuta durante il massacro dei 70 qurra’5 durante l’incidente di Bi’r al-Ma’una e il massacro dei 400 qurra’ durante la battaglia di Yamama. Tali tradizioni riportano che Abu Bakr e ‘Umar Ibn al-Khattab ebbero l’idea di preservare il Sacro Corano e di dividerlo in capitoli e Versetti motivati dal timore che un giorno tutti i qurra’ sarebbero stati massacrati.
Tale opinione si basa sull’accettazione di determinate tradizioni. L’Ayatollah al-Khu’i ha riportato ventidue di queste narrazioni, rendendole soggette ad un severo scrutinio e provando la loro debolezza e inaffidabilità. Egli conclude dicendo che al massimo, quello che può essere successo, è che i raccoglitori riunirono ciò che era già stato preservato dalle mani del nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia6.
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Esistono numerose tradizioni affidabili che indicano che il Sacro Corano venne compilato durante il periodo del nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia.
Il famoso “hadith al-thaqalayn” prova l’esistenza del Libro durante gli ultimi giorni di vita del Profeta, pace su di lui e la sua famiglia. La tradizione è stata riportata nelle raccolte Sunnite e Shi’ite, seppur con variazioni terminologiche minori, ma il tema centrale è lo stesso per ognuna. Si tratta infatti di un “hadith mutawatir”7.
Nel “Sahih Muslim”, Zayd Ibn Arqam riporta che il nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia, disse: “Lascio tra voi due cose preziose: la prima è il Libro d’Iddio in cui vi è guida e luce e quindi prendetevene cura; la seconda è la mia Ahl al-Bayt. Giuro su Iddio… ricordatevi della mia Ahl al-Bayt, ricordatevi della mia Ahl al-Bayt, ricordatevi della mia Ahl al-Bayt”8.
Secondo un’altra tradizione, alcuni convertiti si recarono a Medina al fine di imparare la religione dell’Islam e questi furono forniti di “copie dei capitoli del Corano da leggere e imparare a memoria”9.
Alcuni giorni prima della sua dipartita, il nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia, disse ai musulmani: “Devo scrivere una cosa per voi affinché non vi traviate dopo di me”.
Ma ‘Umar disse: “Invero il Profeta, il Messaggero di Dio è afflitto dalla malattia e voi avete il Corano. Il Libro d’Iddio ci è sufficiente”10.
Ci sono almeno cinquantadue Versetti nei quali il Santo Corano viene chiamato “Libro” (Kitab). A volte è stato detto che la parola “Libro” nel Sacro Corano si riferisce a fogli sparsi o alle parole scritte nei cuori dei musulmani, ma l’Ayatollah al-Khu’i commenta quanto segue: “Vi è una prova chiara sul fatto che il Corano fu scritto e compilato a quel tempo, poiché la parola ‘Libro’ non viene usata per indicare quanto memorizzato e nemmeno per indicare fogli sparsi o incisioni, se non metaforicamente; ma non è corretto applicare un significato metaforico ad un dato termine, eccetto nel caso che non vi sia una chiara evidenza nel contesto. La parola ‘Libro’ denota l’esistenza di una vera raccolta e non di fogli sparsi, né tanto mento di frasi memorizzate”11
Si pensi poi al voler nominare il primo capitolo del Sacro Corano “Aprente” (Al-Fatihah) durante il periodo della vita del nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia. Ciò significa che tale capitolo rappresentava l’inizio del Libro. Questo a dimostrazione di come il Sacro Corano venisse rilegato così come nella forma attuale, nonostante l’ordine cronologico della rivelazione non sia lo stesso dei Versetti e dei capitoli.
Quando il nobile Profeta, pace su di lui e la sua famiglia, recitava il Sacro Corano all’Arcangelo Gabriele, lo faceva in un ordine particolare ed anche alcuni compagni erano presenti in tali momenti. In una tradizione ‘Ubayy Ibn Ka’b riporta quanto segue: “Il Messaggero d’Iddio è venuto da me e mi ha detto che doveva salutarmi e recitare per me il Corano. Quindi il Messaggero d’Iddio mi recitò ogni capitolo del Corano dalla Fatihah ad al-Nas, rammentandomi i meriti di ogni capitolo”12.
Per concludere, un’altra prova è il fatto che nessuno dei compagni obiettò mai l’arrangiamento deciso. Non vi sono state critiche riguardo ad omissioni, aggiunte, alterazioni da parte del califfo e del suo partito. Anche il partito di opposizione non portò nessuna lamentela. Il terzo califfo venne biasimato per aver ordinato che altre versioni rispetto all’originale venissero bruciate o distrutte, ma nessuno lo accusò mai per aver manipolato il testo del Sacro Corano. Altra cosa importante, gli Imam dell’Ahl al-Bayt hanno sempre fatto citazioni dal Sacro Corano così come è nella forma attuale e non vi fu mai obiezione sull’utilizzo di questo Corano da parte della Shi’ah.
NOTE
1 Sayyid Akhtar Rizvi, Qur’an and Hadith, p. 41.
2 Sayyid Akhtar Rizvi, Qur’an and Hadith, p. 40; Haji Mirza Mehdi Pooya, Genuiness of the Holy Qur’an, p. S.V. Mir Ahmed ‘Ali, “A Commentary on the Holy Qur’an”.
3 Discepoli dei compagni del nobile Profeta (S).
4 Ya’qubi, Tarikh, vol. 2, p. 159.
5 Memorizzatori e recitatori del Santo Corano.
6 al-Khu’i, “al-Bayan fi Tafsir al-Qur’an”, trad. A.A. Sachedina, “Prologomena to the Qur’an”, p. 175.
7 Una tradizione che è stata riportata da un numero talmente elevato di catene di trasmissione che la sua negazione è impossibile.
8 Sahih Muslim, vol. 3, p. 1873.
9 Ahmad Von Denffer, “‘Ulum al-Qur’an”, p. 39.
10 Sahih Muslim, vol. 3, p. 1295.
11 al-Khu’i, “al-Bayan fi Tafsir al-Qur’an”, trad. A.A. Sachedina, “Prologomena to the Qur’an”, p. 172.
12Muqadamatan, p. 64-67.
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