IL MIRACOLO CORANICO
Fa parte del credo dei musulmani ritenere che i profeti siano stati inviati da Iddio per guidare l’umanità e che questi abbiano mostrato chiari segni onde provare la veridicità del loro messaggio. Tra questi segni vengono annoverati i miracoli: atti straordinari fuori dalla portata comune, inimitabili e divinamente protratti.
In alcuni casi i profeti hanno mostrato miracoli come risposta alle richieste della propria gente, come nel caso del profeta Salih che fece giungere una cammella dal lato di una montagna. A volte i profeti hanno mostrato miracoli in base al contesto storico o sociale in cui vivevano: per esempio Mosè trasformò il suo bastone in serpente in una società in cui l’uso della magia era assai diffuso, oppure Gesù curò i lebbrosi, ridiede vista ai ciechi e riportò in vita i morti in un ambiente non privo di asceti ed eremiti e laddove la medicina del tempo era relativamente in fase avanzata. Nella penisola arabica la cultura al tempo del Profeta Muhammad si incentrava molto sull’eloquenza e la retorica al punto tale da essere considerata la forma d’arte più affascinante per legenti. Fu così ch’egli presentò il Corano avente uno stile unico, né in prosa né in poesia, indescrivibile per gli arabi del tempo e inimitabile nella forma e nel contenuto. I nemici dell’Islam cercarono sin dall’inizio di opporsi all’influenza esercitata dal Corano definendo il Profeta un poeta (21:5), un indovino (52:29), uno stregone (51:39) e addirittura un folle (15:6).
Walid Ibn Mughira al-Makhzumi, un noto oratore dell’epoca nonché particolarmente avverso all’Islam, passò un giorno innanzi al Profeta e sentendolorecitare in Preghiera alcuni passi della sura al-Mu’min ne rimase estrefatto e ammise la propria incapacità di produrre un qualcosa di simile. In seguito i Quraysh lo esortarono ad impegnarsi nel confutare la sfida coranica ma, durante un’assemblea appositamente organizzata, non ne fu in grado. Walid così si chiuse in casa per tre giorni stupito dal fascino dei versetti coranici. La sua ostilità comunque non gli permise di abbracciare la religione d’Iddio. Il Corano ne parla nei passi 74:18-25.
Alcune opere che sono state scritte in ambito islamico sull’inimitabile natura del Corano (i’jaz al-Qur’an) sono “I’jaz al-Qur’an fi nazmihi wa ta’lifihi” di Muhammad Ibn Zayd al-Wasiti (d. 307 H.) e “Bayan i’jaz al-Qur’an” di Abu Sulayman Ibn Ibrahim al-Busti (d. 388 H.). Altri famosi autori classici ad averne parlato sono al-Rummani (d. 386 H.), al-Baqillani (d. 403 H.), al-Jurjani (471 H.), Fakhr al-Razi (d. 606 H.) e al-Suyuti (d. 910 H.). Tra gli studiosi contemporanei si possono citare al-Balaghi (d. 1352 H.), Tabatabai (d. 1401 H.) e al-Khu’i (1412 H.).
E’ interessante apprendere che i miracoli non sono mai stati presentati dai profeti come premessa alla loro missione. In molti casi, infatti, alle genti veniva direttamente chiesto di far uso del proprio intelletto onde realizzare la realtà racchiusa nel messaggio religioso. Quando inoltre i cristiani discussero con il Profeta si emozionarono a tal punto che si misero a piangere dopo aver udito le sue argomentazioni. Dato però che i profeti hanno avuto a che fare anche con molti scettici e increduli, i miracoli rappresentano un incentivo per richiamare la loro attenzione.
IL PARAGONE DEL MIRACOLO CORANICO CON GLI ALTRI MIRACOLI
Esistono alcune peculiarità, elencate di seguito,inerenti al miracolo coranico che lo contraddistingono dai miracoli compiuti dai profeti precedenti:- Il miracolo coranico è eterno ed universale, accessibile a tutti e non è delimitato da un particolare periodo o contesto storico.- A differenza degli altri miracoli, il Corano è un miracolo duraturo nel senso che non è svanito con la dipartita del profeta che lo ha portato.- Se una persona sviluppa i propri tratti interiori e le proprie capacità spirituali scoprirà sempre maggiori nuovi significati racchiusi nel Corano.Non si tratta dunque di un miracolo rivolto solo agli increduli.
ASPETTI DEL MIRACOLO CORANICO
Nel descrivere i vari aspetti miracolosi del Corano sono state menzionate differenti caratteristiche definite da alcuni studiosi come “inimitabili”:- Gli elevati ideali in esso racchiusi inerenti a guidare l’uomo verso la propria meta finale. Nel Corano vengono spiegate le ragioni e i segreti dell’esistenza umana, il ruolo delle creature e la loro relazione con il Creatore.- Le leggi coraniche presentano una serie di diritti e doveri per ogni aspetto dell’esistenza umana. Esse infatti non solo si relazionano agli aspetti individuali e sociali ma anche alla responsabilità nei confronti d’Iddio e alla stazione nell’Aldilà.- La logica del Corano è semplice ed accessibile a tutti ma, allo stesso tempo, profonda ed efficace per ogni persona. A differenza dei testi adatti ad una sola categoria di persone (eruditi, classe media, gente comune, ecc…) il Corano parla a tutti in base ai diversi livelli di capacità intellettuale, esperienza e pietà.- Nonostante il Corano non sia un libro di scienza moderna alcuni dei fenomeni naturali che vengono in esso discussi sono in armonia con alcune scoperte scientifiche degli ultimi secoli.- A volte il Corano fornisce alcune informazioni riguardo a società e comunità antiche o alle intenzioni degli ipocriti non accessibili pubblicamente. Fa menzione inoltre di alcune previsioni che presto si avverarono, come il trionfo dei romani e il rientro dei musulmani a Mecca.
Secondo l’opinione di vari studiosi i fattori citati non rappresentano aspetti miracolosi di per sé e dunque non sono relazionabili al miracolo coranico. Il miracolo coranico sarebe dunque inerente all’eloquenza e al linguaggio che non trova eguali nella storia dell’umanità. In passato si è scritto molto sul carattere linguistico di versetti e sulla loro inimitabilità. Al riguardo al-Jurjani scrive: “Se una singola parola viene rimossa da un passo coranico, è futile cercarne una nell’intero vocabolario arabo che la possa sostituire”.
Dato che come primo impatto il Corano venne introdotto al pubblico oralmente, è logico ritenere che la sua eloquenza sia stata il primo fattore ad aver catturato l’attenzione delle genti. Ben presto gli studiosi musulmani si dedicarono così allo studio dell’eloquenza e alla sua standardizzazione attraverso le varie branche della linguistica.
Dato che il Corano rappresenta un miracolo eterno per l’intera umanità e non soltanto per un determinato popolo vissuto in una particolare era, non è sorprendente per il musulmano constatare che si tratti dell’unico libro di origine abramitica che ci è giunto nella sua lingua e forma originale. La lingua dunque diventa uno strumento fondamentale del miracolo profetico così che le future generazioni di musulmani abbiano accesso al messaggio spirituale e religioso e vengano attratte dalla Parola Divinaattraverso la recitazione e la ponderazione sui versetti.
Anche in psicologia si conclude che tutto quello che vien detto possiede un’influenza su chi ascolta e riceve il messaggio. Religiosamente parlando, le parole possono determinare la dimora della persona nell’Aldilà: offendere verbalmente altra gente o ridicolizzare le sante personalità apporta sofferenza all’anima, mentre esortare al bene e alla pietà conduce alla beatitudine. I musulmani ritengono che tramite il Corano Iddio comunichi con l’uomo con frasi e parole e dunque queste stesse frasi e parole hanno un determinato effetto sulle menti, i cuori e le anime delle persone. Più vengono lette, e più la fede accresce nel fedele: “E quando vengono recitati i Suoi passi, la fede accresce in loro” (8:2).
Degno di nota è il fatto che il Corano, a differenza degli studiosi, non enfatizza il termine i’jaz o mu’jizah per indicare un miracolo, ma utilizza il termine “segno” (ayah). Chiamandolo segno, il miracolo perde il senso di tensione o opposizione e le anime vengono chiamate a “librarsi” nei domini della fede con una forza di attrazione piuttosto che con una “arida prova”.
L’IPOTESI DELLA SARFAH
“Al-Sarfa”, letteralmente “volta, allontanamento”, è un termine utilizzato nelle discussioni teologiche riguardanti l’inimitabilità del Corano. Si tratta di una tesi sostenuta da alcuni studiosi ma che non ha trovato molto seguito, trovandosi nella gran parte dei casi in minoranza rispetto alle altre opinioni vigenti. Secondo questa teoria Dio avrebbe reso l’uomo incapace di poter produrre qualcosa di simile al Corano. Tale atto divino è quanto viene definito sarfah. Senza di esso l’uomo sarebbe in grado di produrre frasi, capitoli ed opere simili al Corano. Sostenitori della suddetta tesi furono Abu Ishaq al-Nazzam (d. 231 H.), il suo studente al-Jahiz (d. 255 H.) e Sharif al-Murtada (d. 436 H.).
Una prova presentata a sostegno della sarfah è il seguente passo coranico: “Allontanerò dai Miei segni coloro che, senza verità, sono arroganti sulla terra” (7:146). La maggioranza degli esegeti ha interpretato questo versetto in relazione a coloro che provano avversità nei confronti dei segni divini e non alla sarfah. La protezione in questo caso sarebbe da riferirsi al fatto che il Corano presenta la verità in modo chiaro ed innegabile, preservata da ogni tentativo di distorsione.
I sostenitori della sarfah ritengono che l’uomo, per sua natura, sia effettivamente capace di produrre qualcosa di simile al Corano ma che Dio gli abbia bloccato questa abilità ogni volta che cerca di farlo.
In un certo senso la tesi della sarfah spoglia il Corano della sua natura miracolosa in quanto il vero miracolo è un fattore esterno ad esso (la sarfahappunto). Da un lato, dunque, il Corano afferma che uomini e jinn non possono produrre niente di similead esso ma dall’altro sarebbe la sarfah ad essere il miracolo e non la rivelazione stessa.
A cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte