Francia, odio e discriminazioni contro i musulmani: continua la guerra all’Hijab
Giovedì 17 settembre scorso, durante un incontro di una commissione parlamentare francese, diversi deputati hanno abbandonato l’aula perché…all’interno era presente anche una ragazza musulmana che indossava il velo (hijab)!
Durante l’incontro, nel quale si discuteva della pandemia COVID-19 e dei suoi effetti sui giovani, diversi parlamentari – tanto dell’estrema destra quanto del partito al governo guidato da Macron – hanno abbandonato i lavori, affermando che non potevano accettare che la rappresentante dell’Unione degli Studenti, la ventunenne Maryam Pougetoux, indossasse il velo islamico.
Anne-Christine Lang, del partito “En Marche” al governo con Macron, nel corso della seduta e prima di lasciare l’aula, ha dichiarato che non poteva tollerare la presenza di una donna col velo in un incontro all’interno dell’assemblea nazionale, “il cuore battente della democrazia”!
Il giorno successivo, pubblicando sul proprio profilo Twitter il video del suo intervento prima di abbandonare la riunione, ha riaffermato: “Come deputata e femminista, legata ai valori repubblicani, alla laicità e ai diritti delle donne, non posso accettare che una persona partecipi ai nostri lavori con l’hijab, che per me resta un simbolo di sottomissione. Per questo ho lasciato l’incontro”.
Maryam Pougetoux era stata già oggetto di odiosi pregiudizi e vergognosi attacchi da parte delle più alte istituzioni francesi sin dal maggio 2018, quando venne eletta portavoce dell’organizzazione studentesca UNEF. Il semplice fatto di indossare volontariamente e liberamente il velo islamico scatenò parole di grave e patetica intolleranza dell’allora Ministro degli Interni Gérard Collomb, dell’allora Segretario di Stato per l’uguaglianza di genere Marléne Schiappa e di altre importanti figure politiche francesi.
I velenosi attacchi islamofobi e laicisti contro Maryam Pougetoux, che all’epoca aveva solo diciannove anni, vennero inaugurati da Laurent Bouvet, politologo e docente universitario, rappresentante della “Sinistra popolare” conosciuto anche come “gladiatore del secolarismo”, che sulla sua pagina Facebook pubblicò un’immagine tratta da un’intervista televisiva proprio della presidente eletta della branca della Sorbona dell’Unione Studentesca Nazionle (Unef). L’intervista riguardava le proteste contro le riforme del governo, ma l’attenzione e i commenti di Bouvet erano riposti esclusivamente sul velo che incorniciava il volto della giovane studentessa francese.
Sulla stessa linea d’onda i commenti che seguirono sui vari canali internet. Sempre su Facebook il socialista Julien Dray dichiarò: “Come membro fondatore dell’Unef… la leadership sindacale che approva questa giovane donna come leader macchia tutte le lotte che abbiamo condotto nelle università“.
Anche il Ministro degli Interni, Gérard Collomb, si unì alle invettive secolariste, definendo “scioccante” l’apparenza di Pougetoux, che segnerebbe la sua “differenza” con la società francese, arrivando addirittura a dichiarare che in questo modo “i giovani potrebbero venire attratti dalle tesi di Daesh (ISIS)”! Incalcolabili i messaggi di odio nei suoi confronti presenti nei vari “social network”, mentre alcuni esagitati giunsero perfino a pubblicare su internet il suo numero di telefono.
Il settimanale blasfemo “Charlie Hebdo”, da parte sua, pubblicò in prima pagina una vignetta di Maryam Pougetoux, successivamente ripresa anche dal “New York Times”, in cui veniva rappresentata con lineamenti rozzi e scimmieschi.
Su “Buzzfeed”, nell’ultima intervista rilasciata da allora, la giovane studentessa francese rispose agli odiosi attacchi di cui è stata oggetto dicendo: “Il mio velo non ha una funzione politica. E’ la mia fede. Devo quasi giustificarmi per la mia scelta quando non dovrei”, spiegando che indossa il velo “per scelta, per convinzione religiosa, ma nel rispetto della legge e degli altri.”
Rispondendo all’allora Ministro per l’uguaglianza di genere Marlène Schiappa, che accusava il velo di essere espressione dell’“Islam politico” (?!), Maryam Pougetoux aveva detto: “Non è assolutamente così. Gli conferiscono un significato che io stesso non gli do. Mi vengono affibbiate intenzioni che non sono le mie. In nessun momento ho indossato il velo come volontà politica. Dietro l’“Islam politico” mettiamo un po’ di tutto e di più.”
Sulle esternazioni del deputato Adrien Quatennens, che considerava incompatibili l’uso del velo e le responsabilità sindacali, la giovane studentessa ribatteva: “Non vi è assolutamente alcuna contraddizione. Rappresento gli studenti e sono stata eletta perché hanno ritenuto che avessi le capacità per svolgere il mio compito sindacale.”
La Francia, “la culla della libertà”, “la culla dei diritti umani”, “la culla della libertà di parola”, che tollera e rispetta perfino (o soprattutto?) espressioni blasfeme, oltraggiose e volgari come quelle di Charlie Hebdo… quella Francia, quando si trova di fronte al credo di una donna che per fede indossa il velo, un abito nobile e decoroso, si sente in diritto di offenderla, boicottarla e – per evitare perfino di sentire la sua voce – abbandonare l’aula nella quale è presente.
Frasi e azioni pronunciate e commesse da parlamentari e ministri che varano e promulgano le leggi stesse di quel paese!
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