Discorso dell’Imam Khamenei in occasione della Giornata Mondiale di Gerusalemme (Yawm al-Quds) – 25/05/2020
Col Nome d’Iddio Clemente e Misericorde
La lode appartiene esclusivamente a Iddio, Signore dei mondi, e la Sua preghiera e la Sua pace discendano su Muhammad, sulla sua pura Famiglia, sui suoi prescelti Compagni e su coloro che li hanno seguiti fino al Giorno del Giudizio.
Saluto tutte le sorelle e i fratelli musulmani nel mondo, porgo gli auguri in anticipo per l’arrivo della fausta festività di Fitr, pregando Iddio affinché le preghiere e il digiuno in questo santo mese di Ramadan di tutti siano ben accetti presso il Signore, e ringraziando Iddio Generoso per aver dato a tutti noi il dono di poter essere presenti al Banchetto Divino in questo mese.
Oggi è il Giorno di Quds, una giornata che grazie all’intelligente iniziativa dell’Imam Khomeini è diventata l’anello di congiunzione tra tutti i musulmani per quanto riguarda la questione della sacra città di Quds e di sostegno all’oppresso popolo della Palestina; una giornata che in questi decenni ha avuto un ruolo importante e che a Iddio piacendo continuerà ad averlo anche in futuro. I popoli hanno accolto la Giornata di Quds, ritenendola un dovere religioso per poter issare la bandiera della liberazione della Palestina. La principale politica delle potenze imperialistiche e del Sionismo è quella di far sbiadire la questione della Palestina nel pensiero delle nazioni e comunità islamiche e potarla all’oblio.
Il dovere più immediato al riguardo è allora lottare contro questo tradimento che viene alimentato dai mercenari politici e culturali del nemico all’interno delle stesse nazioni islamiche. La verità è che una questione importante come quella della Palestina non può essere dimenticata per via della crescente forza, dignità e intelligenza dei popoli islamici che non permetteranno di portarla all’oblio, nonostante il fatto che gli Stati Uniti, le altre potenze imperialistiche e i loro servitori regionali, abbiano concentrato tutti i loro sforzi e i loro soldi per raggiungere tale obiettivo.
Sento il bisogno di spendere una prima parola sulla magnitudine della tragedia dell’occupazione della terra della Palestina e la formazione del tumore cancerogeno sionista in questa nazione. Tra i crimini commessi dall’uomo nei tempi recenti, non vi è un crimine di pari intensità e gravità. Occupare la terra di una nazione, espellere per sempre la gente dalle sue case e dalla loro patria, e continuare questa oppressione storica per decenni utilizzando le più orrende forme di uccisione, crimine, distruzione di terreni e genocidi: tutto questo rappresenta un nuovo record di brutalità e di comportamento satanico per il genere umano.
I principali agenti e criminali dietro questa tragedia sono i governi occidentali e le loro politiche sataniche. Il giorno in cui i governi vincitori della Prima Guerra Mondiale, nella Conferenza di Parigi, dividevano tra di loro come bottino di guerra l’Asia occidentale, ossia i territori asiatici dell’Impero Ottomani, sentirono più che mai il bisogno di creare una base sicura nella regione per garantire la loro permanente supremazia. Già anni prima l’Inghilterra, con la Dichiarazione Balfour e insieme agli oligarchi ebrei, aveva preparato il terreno per sguinzagliare quella falsità detta Sionismo.
In quegli anni crearono gradualmente l’opportunità di mettere in atto questo piano e dopo la Seconda Guerra Mondiale, approfittando della negligenza e dei problemi dei governi della regione, misero a segno il loro colpo, annunciando la creazione del regime artificiale: lo “Stato senza popolo” sionista.
A ricevere questo colpo è stato in primo luogo il popolo della Palestina e poi tutti i popoli della regione. Uno sguardo ai fatti verificatisi in seguito nella regione dimostra che l’obiettivo principale e a breve termine degli occidentali e degli ebrei proprietari di grandi compagnie, nella formazione del regime sionista, era quello di creare per loro una base e roccaforte per la la loro permanente presenza e influenza in Asia Occidentale, in modo da poter interferire, obbligare e dominare le nazioni e i governi della regione. Per questo decisero di mettere a disposizione di questo regime di occupazione imposto i più svariati equipaggiamenti e strumenti di potere, militare e non, e persino le armi atomiche, programmando lo sviluppo di questo tumore dal Nilo all’Eufrate.
Tristemente, dopo le resistenze iniziali, che in alcuni casi furono lodevoli, la maggioranza dei governi arabi si arresero gradualmente, e soprattutto dopo l’entrata in gioco degli Stati Uniti dimenticarono sia le loro responsabilità umane, islamiche e politiche, sia la loro dignità e fierezza araba, aiutando il nemico e aggrappandosi a speranze inutili. Camp David è un esempio chiaro di questa amara verità storica.
Anche i gruppi combattenti, dopo alcuni sforzi e sacrifici eccellenti nei primi anni, intrapresero la via senza traguardo dei negoziati con l’occupazione e i suoi sostenitori, abbandonando un sentiero che poteva portare alla realizzazione del sogno palestinese. I negoziati con gli Stati Uniti e gli altri governi occidentali, e quelli con le inutili istituzioni internazionali, furono amare esperienze senza successo per la Palestina. Mostrare il ramoscello di ulivo all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, non ebbe altro esito che gli accordi dannosi di Oslo, e determinò per lo stesso Yasser Arafat un destino che è pieno di lezioni per tutti.
Una nuova pagina nella lotta per la Palestina venne aperta con il sorgere della Rivoluzione Islamica in Iran. Sin dai primi passi – cioè dall’espulsione degli elementi sionisti che ritenevano l’Iran del dittatore una loro base e fortezza sicura – all’affidamento dell’ambasciata del regime sionista ai rappresentanti della Palestina, l’interruzione dell’esportazione di petrolio, e altre azioni importanti e attività politiche intense, tutte queste misure portarono all’emergere di un “Fronte della Resistenza” in tutta la regione, facendo risbocciare nei cuori la speranza nella soluzione del problema. Con l’arrivo del Fronte della Resistenza, il regime sionista ha incontrato sempre maggiore difficoltà, e a Iddio piacendo ne incontrerà sempre più in futuro. Comunque anche lo sforzo dei sostenitori di questo regime, in testa ai quali vi sono gli Stati Uniti, per difendere la sua esistenza, è aumentato. L’emergere di forze giovani, credenti e altruiste di Hezbollah in Libano e la formazione dei gruppi pieni di motivazione come Hamas e Jihad Islamica all’interno dei confini della Palestina ha spiazzato e preoccupato non solo i capi sionisti, ma anche gli Stati Uniti e gli altri oppressori occidentali, che hanno iniziato a porre in cima ai propri piani il reclutamento di agenti nella regione e all’interno delle nazioni arabe, oltre al rafforzamento materiale e politico del regime di occupazione. L’esito del loro lavoro intenso lo vediamo oggi nel comportamento e nelle parole di alcuni governanti arabi e di alcuni attivisti politici e culturali arabi traditori.
Oggi entrambe le parti in conflitto presentano novità, con la differenza che presso il Fronte della Resistenza vi è un andamento che va verso il maggiore potere, la maggiore speranza e l’acquisizione di sempre maggiori elementi di forza, mentre al contrario il Fronte dell’Ingiustizia, della Miscredenza e dell’Imperialismo è sempre più vuoto, più incapace e più rassegnato. Una chiara prova in sostegno a questa argomentazione è il fatto che l’esercito sionista, che un tempo veniva considerato invincibile ed era in grado di fronteggiare i grandi eserciti di due nazioni in pochi giorni, oggi è costretto a ritirarsi e ad accettare la sconfitta dinanzi alle forze popolari combattenti presenti in Libano e a Gaza.
Nonostante ciò, l’ambito della guerra è molto importante, pieno di pericoli e di cambiamenti e ha bisogno di perenne attenzione: l’argomento di questo conflitto è molto importante, vitale e fatale. Ogni sorta di negligenza, di errore di calcolo o di approccio della questione alla leggera, comporterà danni pesanti.
Pertanto voglio dare qualche consiglio a tutti coloro che hanno a cuore la questione della Palestina.
La lotta per la libertà della Palestina è Jihad sul sentiero di Allah, un dovere religioso e un qualcosa che viene richiesto dall’Islam. La vittoria in questa lotta è garantita, dato che la persona che combatte, persino nel caso di morte, raggiunge uno dei due possibili migliori destini [il martirio ed il Paradiso/ndt]. Oltre questo, la questione della Palestina è una questione umana; cacciare milioni di persone dalle loro case, dai loro terreni agricoli e dal luogo dove vivono e lavorano, avvalendosi dell’assassinio e del crimine, disturba qualsiasi coscienza umana e induce chiunque a rispondere, a patto che sia dotato di coraggio e volontà. E quindi limitare ciò a un problema dei palestinesi ed al massimo degli arabi, è un errore madornale.
Coloro che per il tradimento di qualche personaggio palestinese o qualche governante arabo si ritengono autorizzati ad ignorare questo problema islamico e umano, sono in errore nella comprensione del problema e potrebbero anche commettere il tradimento di falsificare la verità.
L’obiettivo della lotta è la liberazione di tutta la Palestina – dal mare al fiume – ed il ritorno di tutti i palestinesi nella loro nazione. Ridurre l’obiettivo alla formazione di un governo in un angolino di questo territorio e nella forma umiliante voluta dalla dialettica maleducata dei sionisti non è dimostrazione di realismo e nemmeno di ricerca della verità. La verità è che oggi milioni di palestinesi hanno raggiunto un grado tale di pensiero, esperienza e sicurezza di se per potersi impegnare in questo grande Jihad ed essere sicuri del soccorso divino e della vittoria finale, dato che [il Corano, ndt] ricorda: “Allah aiuta chi chiede il Suo aiuto, in verità Allah è il Forte, l’Invincibile”… Indubbiamente, tanti musulmani in tutto il mondo li aiuteranno e manifesteranno loro la propria solidarietà, a Dio piacendo.
Utilizzare qualsiasi possibilità Halal (lecita dal punto di vista islamico, ndt) e permessa in questa lotta è doveroso, e quindi è legittimo usufruire del sostegno mondiale, ma non bisogna assolutamente fidarsi dei governi occidentali e delle istituzioni internazionali che in apparenza o dietro il sipario, dipendono da loro. Essi sono contrari alla presenza di qualsiasi entità islamica di successo; sono indifferenti rispetto ai diritti dei popoli e degli esseri umani; loro stessi sono i responsabili della maggior parte dei danni e dei crimini contro i popoli musulmani; in questo momento, quale istituzione mondiale o quale potenza criminale è in grado di dare una risposta al problema degli assassinii, delle stragi, delle guerre, dei bombardamenti, e delle sanzioni che creano carestie artificiali in diversi paesi arabi e islamici?
Oggi il mondo conta una ad una le vittime del Coronavirus nel globo, ma come mai nessuno chiede chi sia il responsabile della morte di centinaia di migliaia di persone nelle nazioni dove Stati Uniti ed Europa hanno acceso la miccia della guerra? Chi è il responsabile di tutto il sangue versato ingiustamente in Afghanistan, Yemen, Libia, Iraq, Siria e altri Paesi? Chi è il responsabile di tutti i crimini, di tutte le occupazioni, di tutte le distruzioni e di tutte le ingiustizie in Palestina? Perché nessuno ha contato questi milioni di bambini, di donne e di uomini innocenti nel mondo islamico? Perché nessuno porge le condoglianze per la strage dei musulmani? Perché milioni di palestinesi devono stare lontani dalla propria casa e dalla propria patria e vivere in esilio per settanta anni? E perché la nobile città di Quds, già Qibla dei musulmani, deve essere offesa? L’organizzazione cosiddetta delle Nazioni Unite non assolve ai propri doveri e gli enti sedicenti a difesa dei diritti umani sono tutti morti. Lo slogan “difesa dei diritti delle donne e dei bambini” a quanto pare non comprende le donne e i bambini oppressi dello Yemen e della Palestina.
È questa la verità sulle potenze malvagie dell’Occidente e le assemblee mondiali da loro dipendenti. E la condizione di alcuni governi che li seguono, nella nostra regione, è così acutamente vergognosa e scandalosa che è difficile da descrivere a parole…
E allora la comunità islamica coraggiosa e credente deve appoggiarsi a se stessa ed alla sua forza interiore; deve estrarre dalla manica la sua mano potente e superare gli ostacoli affidandosi a Dio.
Il concetto importante che l’elite politica e militare del mondo islamico deve tenere presente, è che la politica degli Stati Uniti e dei sionisti, è quella di creare divergenza tra le file del Fronte della Resistenza. L’avvio di guerre intestine in Siria, l’assedio militare e la strage continua in Yemen, la creazione dell’ISIS, la distruzione e gli atti di terrorismo in Iraq, e questioni simili in altre nazioni della regione, sono tutti trucchi per tenere occupato il Fronte della Resistenza e dare tempo al Regime Sionista. Alcuni politici delle nazioni islamiche, alle volte senza saperlo ed altre volte volontariamente, entrano al servizio degli obiettivi del nemico. Per impedire che ciò avvenga, i giovani dignitosi di tutto il mondo islamico devono richiedere con serietà che questo obiettivo venga inseguito. I giovani, in tutte le nazioni islamiche, soprattutto nelle nazioni arabe, devono tenere presente il consiglio del grande Imam Khomeini che disse: “Rivolgete contro gli Stati Uniti – ed al nemico sionista – tutte le vostre grida”.
La politica di normalizzazione della presenza del regime sionista nella regione è una delle principali politiche degli Stati Uniti d’America. Alcuni governi arabi della regione che svolgono il ruolo di maggiordomo degli USA e lavorano per preparare ciò attivando le relazioni economiche e agendo in contesti simili. Questi sforzi però sono tutti sterili e senza esito. Il regime sionista è una protuberanza mortale e un danno puro per la regione, e indubbiamente verrà asportato, lasciando la vergogna e l’ignominia per coloro che si sono messi a disposizione della politica imperialista. Alcuni, per giustificare il proprio comportamento vergognoso, dicono che il regime sionista è una realtà nella regione, senza ricordarsi che bisogna combattere contro le realtà nocive e dannose, e che bisogna distruggerle. Oggi il Coronavirus è una realtà e tutti gli esseri umani dotati di intelletto ritengono un dovere combatterlo. Il vecchio virus del Sionismo non resisterà a lungo, e con l’impegno, la fede e la dignità dei giovani verrà estirpato.
Il principale consiglio del sottoscritto è proseguire a combattere, riordinare le organizzazioni che si occupano del Jihad, la loro cooperazione con e l’ampliamento dell’orizzonte del Jihad all’interno dei territori palestinesi. Tutti devono aiutare il popolo della Palestina in questo sacro Jihad. Tutti devono riempire le mani dei combattenti palestinesi e appoggiarli con forza. Noi faremo con gloria tutto quello di cui saremo capaci. Un giorno abbiamo capito che il combattente palestinese ha religione, dignità e coraggio da vendere e che il suo unico problema è la mano vuota e priva di armi. Ed allora con la guida e l’aiuto divino abbiamo pianificato gli aiuti e l’esito degli equilibri di potere in Palestina è cambiato, e per questo oggi Gaza è in grado di resistere all’attacco militare del nemico sionista e di vincere. Questo cambio di equilibrio di potere, all’interno dei territori occupati, riuscirà a dirigere verso i passi finali la questione della Palestina. L’Autorità nazionale palestinese, in questo ambito, ha un grande compito. Con un nemico selvaggio, non si può parlare tranne che con la forza e con una posizione di potere, e il terreno fertile per il raggiungimento di questa forza, grazie a Dio, è presente nel popolo coraggioso e resistente della Palestina. I giovani palestinesi, oggi, sono assetati di dignità. Hamas e la Jihad islamica in Palestina, e Hezbollah in Libano, hanno dato la giusta lezione a tutti. Il mondo non dimenticherà il giorno in cui l’esercito sionista oltrepassò i confini del Libano avanzando fino a Beirut, e non dimenticherà il giorno in cui il criminale assassino Ariel Sharon scatenò un bagno di sangue a Sabra e Chatila, e non dimenticherà il giorno in cui questo stesso esercito, sotto i colpi di Hezbollah, non trovò altra soluzione che ammettere la sconfitta e ritirarsi dal Libano sopportando pesanti perdite e mettersi a implorare per un cessate il fuoco…avere la mano piena e avere una posizione di potere significa questo. Lasciamo pure che una nazione europea, che deve vergognarsi in eterno per aver venduto armi chimiche al regime di Saddam, dichiari illegale il glorioso e combattente movimento di Hezbollah. Illegale è un regime come quello degli Stati Uniti che produce l’ISIS, e un regime come quello di questa stessa nazione europea che con le sue armi chimiche ha causato la morte di migliaia di persone nella città iraniana di Banè e nella località irachena di Halabja.
L’ultima parola è che la Palestina appartiene ai palestinesi, e deve essere gestita con la loro volontà. Il referendum con la partecipazione di tutte le etnie e i fedeli di tutte le religioni della Palestina – un piano che abbiamo proposto da circa due decenni – è l’unico risultato da raggiungere dopo aver superato i problemi di oggi e di domani della Palestina. Questo piano dimostra che l’accusa di antisemitismo, che viene ripetuta dai trombettieri occidentali, è assolutamente infondata. In questo piano, i palestinesi ebrei, cristiani e musulmani parteciperanno ad un referendum per scegliere il sistema politico della Palestina; ciò che sicuramente deve andarsene è il sistema sionista ed il sionismo, un’innovazione estranea alla religione ebraica.
Nel concludere voglio ricordare i martiri di Quds [Gerusalemme], Shaykh Ahmad Yassin, Fathì Shaqhaqhi, Seyyed Abbas Mousavì e il grande condottiero dell’Islam e il volto indimenticabile della Resistenza – il martire Soleimani – e il grande combattente del Jihad dell’Iraq – il martire Abu Mahdi al-Muhandis – e salutare lo spirito del grande Imam Khomeini che ha aperto a noi la via della dignità e del Jihad e voglio chiedere la benedizione divina anche per il fratello defunto, Hossein Sheikholislam, che per tanti anni si è impegnato in questa via.
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