Alcune nozioni sul Taqlid
Hujjatu-l-Islam Fallahzadeh
Introduzione
L’Islam è l’ultima e la più completa religione divina. Tutti i suoi programmi sono conformi alla natura dell’uomo e tengono in considerazione i suoi reali vantaggi. La messa in pratica di tali programmi è in grado di condurre l’uomo alla beatitudine; la società ideale è quella in cui vengono eseguite le norme islamiche. I ‘precetti’ costituiscono una delle principali e fondamentali basi delle edificanti leggi islamiche.
I salvifici programmi dell’Islam sono i seguenti:
1) le questioni che riguardano la fede, chiamati ‘Principi della Religione’;
2) le norme pratiche, chiamate ‘Rami della Religione’ o ‘Precetti’;
3) le questioni inerenti allo spirito e al comportamento umano, chiamate ‘Etica’.
I Principi concernono la correzione del pensiero e della fede della persona; egli deve accettarli e convincersi della loro esattezza basandosi su argomentazioni (anche semplici). Giacché questi hanno a che fare con la convinzione della persona, e perciò è necessario che egli acquisti certezza della loro esattezza, non è possibile aderirvi basandosi sul giudizio altrui.
I Precetti hanno invece carattere pratico e servono a determinare il dovere dell’essere umano, ciò che egli è tenuto a compiere e ciò che non deve compiere. Per conoscere i precetti islamici è possibile seguire i responsi di un esperto in materia, che viene di solito chiamato mujtahid.
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Suddivisione dei precetti
L’Islam suddivide le azioni compiute dall’uomo in:
a) doverose: quelle il cui compimento è necessario e la cui omissione è punita da Dio, come le cinque Preghiere quotidiane e il digiuno del mese di Ramadan;
b) proibite: quelle che è necessario non compiere e il cui compimento merita il castigo divino, come mentire e fare ingiustizia a qualcuno;
c) consigliate: sono quelle azioni il cui compimento è cosa buona e merita la ricompensa divina, e la cui omissione non è punita da Dio, come la Preghiera della notte e l’elemosina;
d) sconsigliate: sono quelle azioni la cui omissione è cosa buona ed è ricompensata dal Signore, e la cui esecuzione non merita alcun castigo, come soffiare sul cibo e mangiare cibi molto caldi;
e) facoltative: sono quelle azioni il cui compimento e la cui omissione sono eguali tra loro; per tali azioni non v’è né punizione né ricompensa, come camminare e sedersi.
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Che cos’è il Taqlid?
‘Taqlid’ significa ‘seguire’ e nella giurisprudenza islamica indica l’eseguire i propri doveri religiosi conformemente ai responsi di un mujtahid [esperto di diritto islamico].
1) Chi non è mujtahid, non è, in altre parole, in grado di dedurre i precetti islamici dalle relative fonti; deve quindi fare taqlid.
2) Dal momento che gli esperti di diritto islamico sono pochi, la maggior parte delle persone è tenuta a fare taqlid.
3) Il mujtahid dal quale si fa taqlid è chiamato ‘marja´u-t-taqlid’.
4) Il mujtahid dal quale si fa taqlid deve essere, per necessaria precauzione, più esperto degli altri della propria epoca.
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Condizioni del mujtahid dal quale s’intende fare taqlid
Il mujtahid dal quale s’intende fare taqlid dev’essere:
1) probo: il suo timor di Dio dev’essere tale che lo induca a eseguire tutti i propri doveri religiosi e astenersi dai peccati. La persona proba è contraddistinta dal fatto che non commette peccati maggiori e non è recidivo nel commettere quelli minori [peccato maggiore è quello che Dio ha espressamente promesso di castigare col fuoco dell’Inferno, come mentire e calunniare].
2) Vivo: chi ha da poco raggiunto l’età del dovere oppure non ha mai fatto taqlid, deve seguire i responsi di un mujtahid vivo; non può dunque fare taqlid da un mujtahid defunto.
3) Se il mujtahid dal quale si fa taqlid muore, con il permesso di un mujtahid vivo, è possibile continuare a fare taqlid da lui.
4) Chi continua a fare taqlid da un mujtahid defunto, nelle questioni in cui quest’ultimo non ha dato responso e nelle faccende che si sono presentate dopo la sua morte – come, ad esempio, le questioni inerenti alla guerra e alla pace – deve fare taqlid dal mujtahid vivo.
5) Il mujtahid dal quale s’intende fare taqlid dev’essere seguace della scuola jafarita, deve cioè essere sciita duodecimano. Perciò gli sciiti non possono fare taqlid dai giurisperiti non sciiti duodecimani.
6) L’Islam ha stabilito i doveri dell’uomo e della donna secondo la loro natura e la loro creazione. Alleviare la donna dalla pesantissima responsabilità di diventare marja´u-t-taqlíd, non significa calpestare i suoi diritti. In effetti, nell’Islam le donne possono diventare mujtahid, dedurre i precetti divini dalle relative fonti (il Corano e le tradizioni dell’Ahlulbait) ed evitare in tal modo di dover fare taqlid.
7) Il mujtahid a´lam è quello che, nel dedurre le norme islamiche (dal Corano e dalle tradizioni dell’Ahlulbait), sia più abile degli altri mujtahid.
8) Chi ha raggiunto l’età dell’obbligo, deve indagare per conoscere il mujtahid a´lam.
È necessario scegliere il mujtahid dal quale fare taqlid in assoluta indipendenza, senza seguire alcuno. Ad esempio, la donna, a tal proposito, non ha l’obbligo di seguire il marito, deve bensì fare taqlid dal mujtahid che ha riconosciuto avere le condizioni richieste dall’Islam, anche se suo marito fa taqlid da un altro mujtahid.
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