I narratori di ahadith riportano il celebre Hadith at-Thaqalayn (Tradizione delle “due cose preziose”) in due differenti versioni, entrambe raccolte nei libri di Tradizioni. Il Profeta (S), secondo entrambe le versioni, avrebbe detto: “Lascio tra voi due cose preziose (thaqalayn)”. Nel descrivere “le due cose preziose”, sorge la differenza tra le due versioni. Esse proseguono, e si concludono, nei due seguenti differenti modi:
1) «کتاب الله و عترتی اهل بيتی» “Kitabillah wa ‘Itrati Ahlul Baytì” – il Libro di Dio e la Gente della mia Casa
2) «کتاب الله و سنتی» “Kitabillah wa Sunnatì” – il Libro di Dio e la mia Tradizione
Dobbiamo pertanto analizzare quale di queste è quella corretta.
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Risposta:
Le fonti attendibili dimostrano che le vere parole pronunciate dal Messaggero dell’Islam (S) furono “…wa Ahlul Baytì” (la Gente della mia Casa). La narrazione contenente “Sunnatì” (la mia Tradizione) invece di “Ahlul Bayt” non contiene un isnad (catena di trasmissione) affidabile, a differenza del primo, come dimostreremo di seguito.
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Questo testo è stato trasmesso da due famosi raccoglitori di ahadith:
A) Muslim, che nel suo libro “Sahih”, riporta che Zayd ibn Arqam disse: “Una volta il Messaggero di Dio tenne un sermone (khutba) a Ghadir Khumm, un luogo tra Mecca e Medina. Dopo aver lodato Dio e ammonito gli uomini, continuò nella seguente maniera:
«ألا أيها الناس فانّما أَنا بشرٌ يوشک أن يأتی رسول ربّی فأجيب، و أنا تارک فيکم ثقلين: أولهما کتاب الله فيه الهدی و النور، فخذوا بکتاب الله واستمسکوا به- فحث علی کتاب الله و رغّب فيه ثم قال:- و أهل بيتی، أذكر كم الله فى أهل بيتى، أذكر كم الله فى اهل بيتى، أذكر كم الله فى اهل بيتى»
“O gente! In verità io sono un essere umano che si avvicina al momento in cui deve rispondere alla chiamata del suo Signore, per la quale sono preparato. Lascio tra voi due cose preziose: la prima è il Sacro Libro di Dio, che è guida e luce per gli uomini; tenetelo fra le vostre mani ed afferratevi ad esso”. Poi, dopo aver esortato ad agire in accordo al Sacro Corano, disse: “e la mia discendenza, che è la gente della mia Casa (Ahlul Bayt). Per Allah! Vi ricordo della mia Ahlul Bayt”. E terminò il suo sermone ripetendo tre volte questa frase(1) (1). Darimi ha riportato lo stesso hadith nel suo libro “Sunan” (2). I due documenti sono molto chiari e non esiste in essi alcuna alterazione.
B) Tirmidhi, nel suo “Sunan”, ha riportato la narrazione usando la frase “wa itratì, Ahla Baytì”:
«انّى تارك فيكم ما ان تمسّكتم به لن تضلّوا بعدى أحدهما أعظم من الآخر: كتاب الله حبل ممدود من السماء الى الأرض و عترتى اهل بيتى، لن يفترقا حتى يردا عَلىَّ الحوض، فانظروا كيف تخلفونى فيها»
“Lascio tra voi due cose di cui dovrete avere cura. Se vi afferrerete ad esse, mai vi svierete (dopo la mia dipartita). Una di esse è più grande dell’altra: il Libro di Dio, che è una corda distesa dal cielo alla terra, e la mia itrah, Ahla Baytì (la mia famiglia). Queste due non si separeranno finché ritorneranno a me nella Fonte (il Giorno del Giudizio). Fate quindi attenzione a come vi comporterete con esse.” (3)
Tanto Muslim quanto Tirmidhi, autori delle opere “Sahih” e “Sunan”, hanno enfatizzato la frase “Ahla Baytì”; su tratta di due documenti con basi solide e sufficiente credito, e non è necessario pertanto fornire altri argomenti.
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La veridicità della narrazione contenente la frase “wa sunnatì” (la mia Tradizione) in luogo di Ahla Baytì (la mia Famiglia) è messa in dubbio da diversi fattori, che provano come questa narrazione fu fabbricata e falsificata dagli dagli Ummayadi.
1. Nel suo Mustadrak, Hakim Nayshaburi, scrive quanto segue basandosi sulla seguente catene di trasmissione: “E’ riportato che Isma’il ibn Abi Uwais riporta da Abi Uways, che a sua volta riporta da Thawr ibn Zayd al-Daylami, che ‘Akramah riportò che Ibn ‘Abbas ascoltò il Santo Profeta (S) dire:
« يا ايها الناس انى قد تركت فيكم، ان اعتصمتم به فلن تضلّوا ابدا كتاب الله و سنة نبيه! »
“O gente! Lascio tra voi due cose. Se vi afferrete ad esse, non sarete sviati: il Libro di Allah e la Sunnah del Suo Profeta.” (4)
Tra i narratori di questo hadith, Abi Uways e Isma’il ibn Abi Uways, rispettivamente padre e figlio, sono conosciuti tra i raccoglitori delle narrazioni come una peste e dichiarati falsificatori di ahadith.
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Gli Ulamà al-Rijal (sapienti esperti nella scienza che studia l’affidabilità dei narratori di una catena di trasmissione) sostengono quanto segue al rispetto:
A) Hafiz Mizzi, un ricercatore di ‘ilm al-rijal, nel suo libro Tahdhib ul-Kamal, rispetto a Isma’il e a suo padre, scrive quanto segue: “Yahya ibn Mu’in, un grande sapiente di ‘ilm al-rijal, considera ‘Abu Uways e suo figlio persone non affidabili.” Questo stesso sapiente aggiunge: “Questi due (in riferimento a Abu Uwais e suo figlio) plagiavano gli ahadith”. Rispetto al figlio di Abu Uways, afferma: “Non è credibile”.
B) Il commento di Nasa’i sul figlio di Abu Uways: “Egli è debole e inaffidabile”
C) Abul-Qasim Lalka’i: “Nasa’i ha parlato molto contro questo personaggio, al punto di affermare che dobbiamo rifiutare completamente le sue narrazioni.’”
D) Ibn ‘Adi, un altro sapiente di ‘ilm al-rijal, dice: “Ibn Abi Uways ha narrato strani ahadith, riguardo suo zio Malik, che nessuno accetta.” (5)
E)Ibn Hajar, nell’introduzione alla sua opera “Fath al-Bari”, scrive: “Nessuno può basare le proprie argomentazioni sulle narrazioni riportate da Ibn Abi Uways, a causa delle accuse mosse contro di lui da Nasa’i.” (6)
F) Hafiz Seyyed Ahmad ibn Sadiq, nella sua opera “Fath al-Mulk al-‘Ula”, cita Salamah ibn Shayb che ha detto: “Io ho ascoltato Isma’il ibn ‘Abi Uways dire: ‘Ogni qual volta gli abitanti di Medina disputano su una questione, io fabbrico una Tradizione’.” (7)
In conclusione, il figlio (Isma’il ibn ‘Abi Uways) è stato accusato di fabbricare narrazioni e Ibn Mu’in lo ha definito pubblicamente “bugiardo”. Per questo motivo nessuno dei suoi ahadith è stato riportato nel “Sahih” di Muslim, né nel “Musnad” di Tirmidhi, né in alcun altro dei libri Sahah.
Rispetto a Abi Uways (il padre) è sufficiente riportare quanto Abu Hatam Razi ha scritto nel suo libro “Al-Jarh wa’l-Ta’dil”: “Le sue narrazioni sono state registrate, ma non possono essere utilizzate come base per argomentare, giacché le loro fonti non sono attendibili”. (8) Abu Hatam ha anche citato Ibn Mu’in aver detto: “Abu Uways è inattendibile”.
Gli ahadith che queste due persone, padre e figlio, hanno riportato non sono autentici e contraddicono alle narrazioni ritenute affidabili.
E’ da notare che Hakim Nayshaburi, il raccoglitore di questo hadith, ha ammesso la debolezza di questo hadith; egli non si è però preoccupato di correggere il documento, ma ha presentato una testimonianza sulla veridicità del contenuto della narrazione che riportiamo qui di seguito.
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« انی قد ترکت فيکم شيئين لن تضلّوا بعدهما: کتاب الله و سنتی و لن يفترقا حتی يردا علیَّ الحوض »
“Lascio tra voi due cose preziose; se vi afferrerete ad esse, mai sarete sviati: il Libro di Dio e la mia Sunnah. Mai si separeranno fin quando torneranno a Hawd (la Fonte).” (9)
Hakim Nishaburi presentò per questo hadith un Sanad Marfu’(10) (catena la cui fonte non procede dagli Infallibili, ossia il Profeta e gli Imam) affermando: “Ad-Dabì riporta che Salih ibn Musa at-Talhì narrò che ‘Abdul ‘Aziz ibn Rafi’ ascoltò da Abì Salih che Abu Hurayra riportò questo hadith.”
Questo hadith, come il precedente, è un hadith falso. Vediamo a continuazione quanto affermano i sapienti di ‘Ilm al-Rijal rispetto a Salih ibn Musa:
“Yahya ibn Mu’in afferma che: ‘Salih ibn Musa non è affidabile.’ Abu Hatam Razi afferma: ‘I suoi hadith sono deboli e munkar(11), e molti di questi suoi ahadith li attribuisce a persone affidabili.’ Nisa’i afferma: “Il suo hadith non viene riportato”, e aggiunge ancora: “Il suo hadith è abbandonato (matruk)’.” (12)
Ibn Hujr nel suo libro “Tahdhib at-Tahdhib” scrive: “Ibn Habban disse: ‘Salih ibn Musa riportava narrazioni per bocca di persone affidabili, che sono incompatibili con quanto riportato da questi’. Per concludere assicura che i suoi hadith non sono stati confermati. Abu Na’im, rispetto a Ibn Musa afferma che il suo hadith è matruk e costantemente riporta ahadith rigettati.” (13)
Sempre Ibn Hujr, nel suo “At-Taqrib” (14) sostiene la falsità dell’hadith. Anche Dhahabi nel “Kashif” scrive (15) : “Il suo hadith è debole”. In “Mizan Al-I’tidal” (16), Dhahabi narra questo hadith da parte di Ibn Musa e lo considera respinto.
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Ibn ‘Abdul Barr in “At-Tamhid” (17) presenta come documento di questo testo (matn), i seguenti narratori: “Abdul Rahman ibn Yahya narra da Ahmad ibn Sa’id che Muhammad ibn Ibrahim ad-Dubayli aveva ascoltato da ‘Ali ibn Zayd al-Farai’di e questo da Al-Hunayni aver detto che Kazir ibn ‘Abdullah ibn ‘Amru ibn ‘Uf che suo padre ascoltò da suo nonno questo hadith.”
Imam Shafi’i, rispetto a Kazir ibn ‘Abdullah, afferma che è uno dei pilastri della falsità. (18) Allo stesso modo Abu Dawud assicura che è uno dei falsi e bugiardi. (19) Ibn Habban osserva: “‘Abdullah ibn Kazir faceva riferimento ad un libro di ahadith di suo padre e dei suoi antenati il cui contenuto è interamente falso, ed è proibito farvi riferimento, se non per confutarlo o censurarlo.” (20)
Nisa’i e Darqutni a questo rispetto dicono: “Quanto riferito da lui è matruk. Imam Ahmad, al pari di Ibn Mu’in, afferma che Kazir ibn ‘Abdullah è un narratore di ahadith matruk e non è degno di fiducia.” E’ sorprendente che Ibn Hujr, nel suo libro “At-Taqrib”, traduca soltanto il termine “debole” e definisca ‘esagerati’ coloro che lo definirono come “bugiardo”, mentre i sapienti di ‘Ilm al-Rijal lo considerano menzognero e falsificatore. Anche Sabih dice: “Le sue parole sono deboli e infondate”.
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Questa analisi dimostra che l’hadith “…wa sunnatì” fu composto e trasmesso da narratori per nulla veridici e da membri della corte degli Ummayadi, con il fine di contrastare la versione autentica contenente “…wa Itratì”. Consideriamo necessario ricordare agli oratori delle moschee ed alle guide religiose di astenersi dal diffondere quelle narrazioni attribuite falsamente all’Inviato di Dio (S) ed utilizzare invece narrazioni affidabili come quella di Muslim nel suo “Sahih”, dove utilizza il termine “Ahlul Baytì” basandosi su una catena confermata e affidabile, o Tirmidhi che utilizza l’espressione “’Itratì wa Ahlul Baytì”. Ricordiamo ai ricercatori della scienza di approfondire maggiormente l’Ilm al-Hadith (la scienza delle Tradizioni), affinché possano differenziare le narrazioni autentiche da quelle false.
In ultimo, vogliamo ricordare che il Profeta (S), con Ahlul Baytì, si riferiva a sua figlia Fatima Zahra (A), a suo cugino e genero ‘Ali (A) e ai suoi nipoti Hasan e Husayn (A), giacché tanto Muslim nel suo “Sahih” (22) quanto Tirmidhì nel suo “Sunan” (23) trasmettono il seguente hadith narrato da ‘Aishah (moglie del Profeta e figlia di Abu Bakr):
﴿ إنَّما يُرِيدُ اللَّهُ لِيُذْهِبَ عَنْكُمُ الرِّجْسَ أَهْلَ الْبَيْتِ وَ يُطَهِّرَكُمْ تَطْهِيرا ﴾
“Allah vuole soltanto purificarvi da ogni impurità, o Gente della Casa (Ahlul Bayt) e rendervi del tutto puri” (Al-Ahzab, 33:33)
Questo versetto fu rivelato all’Inviato di Dio (S) quando si trovava nella casa di Umm Salamah. Il Profeta (S) coprì allora con il suo mantello sua figlia Fatima, Hasan e Husayn (A) e chiese ad ‘Ali di entrarvi e coprì tutti con il suo mantello. “Dio mio, essi sono la mia Ahlul Bayt!” disse e poi continuò “allontana da loro ogni impurità e rendili del tutto puri!” Umm Salamah chiese: “O Messaggero di Dio! Io sono fra essi?” – volendo sapere se anche lei fosse inclusa in questo versetto – ma da sotto il mantello si udì la voce del Profeta (S) dire: “Rimani dove ti trovi!”, negandogli l’ingresso sotto il mantello: “In verità voi siete [comunque] nel retto sentiero”. (24)
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Il Santo Profeta (S) presentò quindi la sua Famiglia insieme al Sacro Corano e li indicò entrambi come una prova di Dio per la sua gente. In questo modo possiamo dedurre quanto segue:
1) Le parole della Famiglia – ‘Itrat – del Messaggero di Dio (S) costituiscono, al pari del Sacro Corano, una prova e nelle questioni religiose, oltre alle questioni dottrinali (aqidati) e giuridiche (fiqh), dobbiamo ricorrere a quanto da loro indicato e quando esiste una prova da parte loro, non dobbiamo sviarci verso l’opinione di altre persone. I Musulmani, dopo la scomparsa del Profeta (S), si divisero in due gruppi sulla questione del califfato e dell’amministrazione degli affari della Comunità, ognuno adducendo delle ragioni a supporto della propria posizione; comunque essi non devono differire assolutamente nel riconoscere il ruolo sapienziale dell’Ahlul Bayt, autorità che bisogna seguire ed imitare (Marja ‘Ilmi), essendoci un’unanimità generale sull’autenticità dell’hadith di Thaqalayn, registrato da tutte le scuole. Questo hadith considera il Corano e l’Ahlul Bayt come i due Marja da imitare nelle questioni dottrinali e nelle norme pratiche. Se l’Ummah Islamica seguisse i contenuti di questo hadith, le divisioni diminuirebbero e l’unità prevarrebbe.
2) Se il Sacro Corano è la Parola di Dio, priva di qualsiasi mancanza, come possiamo supporre che esista un errore in esso, mentre Iddio ci dice:
﴿لا يَأْتِيهِ الْباطِلُ مِنْ بَيْنِ يَدَيْهِ وَ لا مِنْ خَلْفِهِ تَنْزِيلٌ مِنْ حَكِيمٍ حَمِيدٍ﴾
“Non lo tange la falsità in niuna delle sue parti” (Fussilat, 41: 42).
E’ evidente che se il Sacro Corano non è avvicinato da alcuna falsità, coloro gli sono prossimi (vale a dire gli Infallibili Imam) sono ben lontani dal commettere qualsiasi errore, e non è corretto comparare uno o più individui che sono soggetti al peccato, con il Sacro Libro di Dio.
Questo hadith testimonia, inoltre, l’infallibilità degli Ahlul Bayt. D’altra parte vogliamo far notare che non è necessario esser un profeta per esser infallibili, come vediamo nel seguente versetto nel quale Maria, la madre di Gesù (A), è considerata una delle prescelte e pure:
﴿ إِنَّ اللَّهَ اصْطَفاكِ وَ طَهَّرَكِ وَ اصْطَفاكِ عَلى نِساءِ الْعالَمِينَ ﴾
“In verità, o Maria, Allah ti ha eletta; ti ha purificata ed eletta tra tutte le donne del mondo.” (Ali ‘Imran, 3: 42)
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(1)Muslim, Sahih, vol. IV, pag. 1803, n. 2408, ed. ‘Abdul Baqi.
2))Darimi, Sunan, vol. II, p. 431 e 432.
3) Tirmidhi,, vol. V, pag. 663, n. 37788
4) Hakim, Mustadrak, vol. I, p. 93.
5) Hafizh Mizzi, Tahdhib ul-Kamal, v. II, pag. 127.
6) Ibn Hujr Asqalani, Muqadamah Fath ul Bari, pag. 301, ed. Darr ul Ma’rifah.
7) Hafizh Saiid Ahmad, Fath ul Mulk ul ‘Ali, pag. 15.
8) Abul Hatam Razi, Al-Jarh wat-Ta’dil, vol. V, pag. 92.
9) Hakim, Mustadrak, vol. I, pag. 93.
10) “Hadith Ma’ruf”: viene così definita la Tradizione il cui contenuto è famoso tra i trasmettitori di ahadith in comparazione ad altri hadith con un contenuto opposto.
11) “Hadith Munkar”: ha il significato contrario di “Hadith Ma’ruf”, ovvero un detto che è stato riportato soltanto da un trasmettitore non affidabile. Per riferirsi ad un “Hadith Munkar” si utilizza anche l’espressione “Hadith Mardud” e “Hadith Matruk”, che hanno il significato di “rigettato” e “abbandonato”, e questo avviene quando il loro trasmettitore è accusato di falsità.
12) Hafizh Mizzi, Tahdhib ul-Kamal, vol. XIII, pag. 96.
13) Ibn Hujr, Tahdhib ul-Tahdhib, vol. IV, pag. 355.
14) Ibn Hujr, Taqrib, Tradizione n. 2412.
15) Dhahabi, Mizan ul-I’tidal, vol. II, pag. 302
16) Dhahabi, Al-Kashif, Tradizione n. 2891.
17) Al-Tamhid, vol. XXIV, pag. 331.
18) Ibn Hujr, Tahdhib ul-Tahdhib, vol. XVIII, pag. 377, ed. Darr-ul Fikr; Tahdhib ul-Kamal, pag. 138, vol. XXIV.
19) Idem.
20) Ibn Habban, Al-Majruhin, vol. II, pag. 302.
21) Malik, al-Mawatta, pag. 889, v. III.
22) Sahih Muslim, vol. IV, pag. 1883, vol. XXIV.
23) Tirmidhi, vol. V, pag. 663.
24) Hasan ibn ’Ali as-Saqaf, Sahih, sifati Salat an-Nabi, p. 289-294.
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(*) tratto da “La Shia risponde” di Seyyed Rida Husaynì Nasab, compilato sotto la supervisione dell’Ayatullah Jafar Subhani.
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