Il discorso di Seyyed Nasrallah sul pensiero dell’Imam Khamenei
Quella che segue è la traduzione, dall’arabo del discorso tenuto dal Segretario Generale di Hezbollah, Seyyed Hassan Nasrallah, nella conferenza dal titolo “Ijtihad e rinnovamento nel pensiero dell’Imam Khamenei”. La conferenza, alla quale hanno preso parte sapienti religiosi, esponenti politici e intellettuali di diversi paesi del mondo islamico, si è tenuta a Beirut, in Libano, il 6 giugno 2011.
Ass. Islamica Imam Mahdi (aj)
Mi rifugio in Dio da Satana il Maledetto. Col Nome d’Iddio Clemente e Misericordioso
La lode appartiene a Dio, il Signore dei mondi. E la pace e le benedizioni siano sul nostro Maestro e Profeta, Abul-Qasim Muhammad ibn Abdillah, sulla sua pura Famiglia e i suoi nobili Compagni, e su tutti i Profeti e Messaggeri.
Ulamà, parlamentari, fratelli e sorelle. La pace, la misericordia e le benedizioni di Dio siano su tutti voi.
Sono onorato di aprire questa conferenza, la quale costituisce un precedente speciale in questo campo. E’ forse la prima volta che una conferenza scientifica e intellettuale ha luogo al di fuori dell’Iran sulla personalità ed il pensiero di Sua Eminenza l’Imam Seyyed Al-Khamenei (che Iddio prolunghi la sua vita) da varie prospettive.
Prima di tutto vorrei rivolgere i miei sinceri ringraziamenti agli organizzatori di questa riunione, e a tutti i presenti che hanno preso parte a questa sessione di apertura ed all’intero programma, specialmente a quelle persone che si sono unite e ci hanno onorato venendo dal di fuori del Libano, tollerando le difficoltà del viaggio.
La mia conoscenza personale, intima e diretta con Sua Eminenza l’Imam Khamenei risale al 1986, quando ho avuto l’opportunità di avere con lui numerosi incontri privati, che mi hanno permesso di conoscere molti suoi pensieri ed idee, i suoi principi, le sue modalità di pensiero, il metodo di analisi degli eventi politici e il suo modo di dirigere e amministrare, come delle sue eccellenti qualità etiche, tra le quali la sua umiltà, gentilezza, affabilità, pazienza, levatura spirituale, ascetismo e vita semplice.
Ho letto molti dei suoi libri, e posso affermare di aver ascoltato la gran maggioranza delle sue lezioni, dei suoi discorsi e delle sue dichiarazioni pubbliche – anche prima che diventasse la Guida dopo la scomparsa dell’Imam Khomeyni (possa Iddio santificare la sua nobile anima) – fino ad oggi. Sto dicendo questo in modo da poter fornire la mia testimonianza.
Ho ugualmente ascoltato la registrazione di molte delle sue lezioni di giurisprudenza su molteplici aspetti. E dopo aver conosciuto le testimonianze di molti di coloro che lo conoscono personalmente, siano essi giurisperiti, pensatori, leader, élite politiche o culturali, e dopo aver seguito il suo passato in termini di vita personale, formazione, pensiero, jihad e coinvolgimento politico, sono in grado di dire con tutta sicurezza che abbiamo di fronte a noi un grande Imam nella Guida e nella wilayat, nella tawqa e nell’ascetismo, nella giurisprudenza e nell’ijtihad, nel pensiero, analisi e nel rinnovamento. Abbiamo davanti a noi un Imam che ha una visione del mondo comprensiva, profonda e solida, basata sui seguenti punti:
primo: fondamenta puramente intellettuali e sapienziali
secondo: conoscenza delle necessità e problematiche quotidiane contemporanee
terzo: conoscenza delle capacità umane e materiali a disposizione della nostra Ummah
quarto: conoscenza delle soluzioni appropriate conformi ai principi basilari e alle fondamenta dell’Islam
E quindi lo troviamo seguire tutti i soggetti, eventi e sviluppi politici con chiarezza e profondità, basandosi su questa prospettiva onnicomprensiva. Con i diversi settori e ceti della società vi trovate alla presenza di una Guida che domina un soggetto in maniera competente, anche rispetto ai suoi più piccoli dettagli, e parla di esso come un esperto, apportandovi nuovi aspetti con un metodo basato sulle prove.
Menzionerò alcuni settori e ceti [della società] come esempi – che ho seguito attraverso i media – nei loro incontri con Sua Eminenza Seyyed al-Qaed (la Guida).
– I sapienti religiosi e gli insegnanti delle scuole tradizionali islamiche (Hawza); quando egli incontra i sapienti religiosi, gli studenti e insegnanti della Hawza, egli parla della Hawza come un esperto sui vari metodi di insegnamento tradizionale, sulle varie aree di studio, sulle modalità di avanzamento, sulla salvaguardia degli aspetti positivi del metodo di insegnamento tradizionale e classico, e degli aspetti contemporanei, ecc.
– I pensatori e intellettuali, insegnanti e studenti universitari; egli parla loro dei vari metodi di insegnamento universitari, dei problemi che affrontano le università, del loro futuro e prospettive, come un insegnante universitario, in modo esperto, con una comprensione accurata.
– Le attività femminili; dove egli presenta in questi incontri la sua visione riguardo al rango della donna, alla sua posizione, al suo ruolo e responsabilità rispetto alle sfide quotidiane del mondo contemporaneo.
– Con gli economisti e le organizzazioni imprenditoriali; dove egli presenta i suoi punti di vista sull’economia e la politica economica dell’ordinamento islamico.
– I direttori e insegnanti delle scuole, medici, ingegneri, agricoltori; proprio recentemente ha avuto un incontro con gli artigiani dove ha parlato a lungo del loro mestiere.
– Con i cineasti; egli parla dei film e delle loro produzioni, degli obiettivi nella produzione di film e dell’evoluzione e miglioramento in questo campo.
– Con gli artisti; nelle aree della poesia, musica, pittura e sculture.
– Con i memorizzatori e recitatori del Sacro Corano; con i recitatori di poesie religiose (maddah) del Profeta e della sua Famiglia.
– Le questioni di attualità, per non menzionare i dirigenti politici, ed anche il campo militare. Ero presente in un incontro in cui parlò ‘casualmente’ al riguardo, ed ho potuto notare che egli conosce vari tipi di armamento, varie strategie militari e perfino le tattiche di guerra e l’uso delle armi.
In realtà ci troviamo di fronte a una grande ed eccezionale personalità. Ma vediamo che molti in questa Ummah ne hanno poca conoscenza. Comprendiamo a che punto questo Imam e Guida è oppresso (mazlum) e solo (gharib), nella sua Ummah, e perfino all’interno dello stesso Iran… chiedendo scusa ai fratelli iraniani. E questo è il caso anche nella più prominente e chiara dimensione della sua personalità, che è relazionata alla sfera della sua guida politica, da quando ha assunto la responsabilità di guidare l’Ummah ventidue anni fa. Perché francamente voi siete di fronte ad una personalità che i nemici assediano e della quale gli amici non comprendono il giusto rango. Senza esagerazione: i nemici assediano questa personalità, bloccano la sua realtà e luce nel mondo e nell’Ummah, e gli amici non riconoscono e rispettano i suoi diritti.
La nostra responsabilità è di far conoscere all’Ummah questo grande Imam, in modo che essa possa beneficiare dalle benedizioni dell’esistenza di una simile Guida, di un simile giurisperito e pensatore, a beneficio della situazione presente e futura dell’Ummah, per la sua esistenza terrena e per quella nell’al di là. Questa Ummah che affronta sfide ad ogni livello, sfide che non ha affrontato nei decenni e secoli passati. E questa è la missione di questa conferenza, una missione che è di grande importanza e delicatezza.
Permettetemi nel tempo rimasto a disposizione di presentare una rapida testimonianza riguardo la dimensione della guida politica della personalità dell’Imam, che possiamo osservare dalle sue posizioni e la mia esperienza diretta con Sua Eminenza, che rivela l’ampiezza della sua comprensione, e la precisione, profondità e correttezza delle sue analisi e predizioni riguardanti alcuni eventi nel Medio Oriente e nella nostra regione in particolare, e inoltre la pertinenza delle posizioni sagge e coraggiose che egli ha assunto e continua ad assumere.
Farò alcuni esempi. Ne ho molti ma mi limiterò soltanto ad alcuni, considerando il tempo limitato a disposizione, e tenendo in considerazione le varie delicate condizioni politiche correnti. Intendo dire che anche rispetto a quelli che menzionerò, non lo farò riportando completamente i dettagli, ma anzi li limiterò a causa delle delicatezza delle varie condizioni politiche in Libano e nella regione.
In realtà ho preparato degli esempi riguardanti la nostra regione. Considerando che è un Faqih o pensatore islamico dell’Iran, o una Guida in Iran, ma che tratta gli eventi regionali con simile precisione e chiarezza, questo indica un segno importante e distintivo. Noi non parliamo di una persona che vive in Libano, Siria, Palestina, Egitto o Giordania, ovvero paesi che sono in prima linea nel campo di battaglia. Ed ho scelto avvenimenti – basta un cenno per riportarli alla memoria – che tutti noi abbiamo vissuto nel corso degli ultimi due decenni.
Inizierò con la Conferenza di Madrid del 1991. Ricordiamo quando gli americani, dopo l’“Operazione Desert Storm”, cambiarono le equazioni politiche nella regione e nel mondo. Gli Stati Uniti erano diventati l’unica superpotenza e per la prima volta delegazioni di tutti i paesi arabi, inclusi Libano e Siria, si sono sedute allo stesso tavolo [con i sionisti]. In quella fase, come risultato di molteplici cambiamenti nelle equazioni politiche regionali e globali, e tenendo a mente che l’Amministrazione USA del tempo aveva dichiarato il suo impegno a raggiungere quella che essa chiamava una “pace completa e giusta”, e che noi chiamiamo un compromesso imposto; come risultato di ciò, molte persone ritenevano – sembrava piuttosto un consenso nella nostra regione – che ci trovavamo ad un passo da un compromesso dal quale non vi era modo di sfuggire, perché gli americani avrebbero imposto le loro condizioni a tutti i paesi coinvolti. In questo tempo mi ricordo che l’Imam Khamenei aveva un’opinione che era differente a questo apparente consenso, e questo è un aspetto che voi vedrete negli altri esempi dei quali parlerò. Egli disse che questa conferenza non giungerà ad alcun risultato, che questo accordo non verrà realizzato e che gli USA non saranno in grado di imporre un compromesso ai governi e popoli di questa regione. Ed ora, dopo circa venti anni, sentiamo parti e personalità che erano presenti e hanno partecipato alla conferenza di Madrid, e che continuarono poi i negoziati, parlare di due decenni di delusione, frustrazione, sconfitta e perdita di tempo quali risultati di ciò che vennero chiamati “negoziati”.
Ognuno di noi ricorda nel 1996 il grande cambiamento avvenuto nelle negoziazioni israelo-siriane, quello che venne definito l’addio di Rabin (allora primo ministro israeliano, n.d.t.) e la disponibilità di quest’ultimo a ritirarsi, come aveva detto allora, entro i confini del 4 giugno 1967. Ovvero dalle alture occupate del Golan fino ai confini del 4 giugno 1967. E una posizione prevalse nella nostra regione, in Libano, Siria e Palestina, in Giordania, Egitto e nell’intera area, dove tutti iniziarono a dire che una soluzione era stata raggiunta, specialmente perché nel 1993 erano stati siglati gli accordi di Oslo, e l’Autorità Palestinese continuava la strada dei negoziati; il lavoro dell’Egitto era quindi terminato, la Giordania faceva il ‘Wadi Araba’ (tratto di pace con Israele), l’Autorità palestinese gli Accordi di Oslo, e rimanevano [solo] Libano e Siria. La principale condizione per raggiungere un accordo tra Israele e Siria era la decisione di Israele di ritirarsi entro i confini del 4 giugno, che era quanto aveva detto Ishaq Rabin; quindi le dispute erano giunte alla loro fine e rimanevano soltanto alcuni dettagli che attraverso pochi altri incontri di negoziazione sarebbero stati risolti. Ricordo che in questa fase, in questa ‘crescente’ atmosfera, chiunque veniva da noi diceva: “Non stancatevi – voi sapete che nel 1996 la Resistenza era in un crescendo esponenziale -, le questioni sono state concluse, e non c’è motivo per sacrificare altro sangue e martiri, fare combattimenti, confronti e sacrifici.” Ci veniva anzi detto di ordinare i nostri progetti sulla base di questo compresso che era stato raggiunto. E ci invitarono anche a rivedere noi stessi non solo come movimento di Resistenza, ma anche il nostro nome, struttura, retorica politica e programma, e iniziare a pensare a cosa fare con le nostre armi, e il potenziale militare di cui disponevamo a quel tempo, ecc., sulla base che la questione era ormai conclusa. Ovviamente, ogni errore nella valutazione a quel tempo avrebbe avuto conseguenze pericolose, perché se la Resistenza avesse perduto la sua visione e sentiero, o cessato le proprie azioni, allora ciò che è stato raggiunto dopo il 1996 non sarebbe stato raggiunto. Mi riferisco alla vittoria nel 2000.
Questa unanime visione era dominante in Libano e vi dico che simili analisi erano presenti anche in Iran ad un ampio livello tra molti alti dirigenti. Comunque, quando siamo andati da Sua Eminenza l’Imam Khamenei (che Iddio prolunghi la sua vita) – io ero presente con diversi altri fratelli – queste analisi sono state presentate a lui come quelle maggiormente prevalenti nella regione, e Sua Eminenza Imam Khamenei disse chiaramente: “Non credo che questo avverrà, non credo che questo compromesso tra Israele e Siria, e con il Libano, verrà raggiunto. Io vi propongo – e questo è un esempio della condotta di Seyyed al-Qaed, egli parla sempre in questo modo – di continuare il jihad e l’azione della Resistenza, e anzi di aumentare il jihad e l’azione in modo da poter materializzare il raggiungimento della vittoria. E non prestate ascolto e attenzione a tutte queste ipotesi, possibilità e inviti.”
Ovviamente noi abbiamo visto queste parole, a quel tempo, come contrarie a tutte le analisi, al contesto e informazioni che noi potevamo vedere in Libano, e che molti vedevano nella regione. Al nostro ritorno da questo incontro, ricordo che appena due o tre settimane dopo, non oltre, Ishaq Rabin stava tenendo un discorso a Tel Aviv, e un estremista israeliano – ovviamente tutti gli israeliani sono estremisti – giunse, aprì il fuoco e lo uccise. Shimon Peres prese allora il suo posto e a quel tempo i due movimenti Hamas e Jihad Islamico ricevettero duri colpi, al punto che alcuni ritenevano che i movimenti di resistenza palestinesi non avessero la capacità e potere di lanciare operazioni militari. Ci furono invece le operazioni di martirio cercato a Gerusalemme e Tel Aviv, che in quel momento scossero l’entità sionista, come voi tutti ricordate; poi la situazione deteriorò nel sud del Libano, e come risultato, nel 1996 una conferenza venne organizzata a Sharm al-Sheikh, che riunì i capi del mondo per difendere Israele e condannare quello che venne definito “terrorismo”. Hamas, Jihad Islamico e Hezbollah vennero menzionati per nome, e vennero rivolte delle minacce e prese delle decisioni per isolare i movimenti “terroristici” (secondo la loro definizione), ‘prosciugare’ le fonti dei loro finanziamenti e fare pressioni su di loro. Poi, nell’aprile del 1996, ebbe luogo la battaglia dei “Grappoli di Ira”, poi Shimon Peres venne sconfitto nelle elezioni e venne Netanyahu e si ritornò al punto di inizio. Come l’Imam Khamenei raggiunse simile conclusione, e simile credenza chiara e sicura, in un momento in cui tutte le élite politiche, al pari degli analisti politici e leader nella nostra regione, ritenevano il contrario? Chi vedeva gli eventi andare in una direzione differente? Questo era il secondo esempio.
Il terzo esempio: sulla questione della Resistenza in Libano, egli era solito parlare della vittoria del movimento di Resistenza. Prima del 2000, senza specificare un tempo, parlava dell’inevitabilità della vittoria. Ed era solito dirci che egli credeva nella vittoria finale della Resistenza, basandosi sulla sua comprensione religiosa delle parole di Dio: “Se voi aiutate [la causa di] Allah, Egli vi aiuterà” (Sacro Corano, 47:7). E per la prima volta io ascoltai qualcuno dire: “Allah scherza? Allah non scherza; in parole semplici, Dio ci parla seriamente, e dice: ‘Se voi aiutate (la causa di) Allah, Egli vi aiuterà’. Questo movimento di Resistenza aiuta (la causa di) Allah, e Allah lo aiuterà sicuramente”. Dopo il 1996 egli diceva che Israele era intrappolato in un pantano. Era solito dire che Israele non poteva fare alcun progresso e invadere nuovamente il Libano, né poteva ritirarsi nella Palestina occupata per i pericoli che comportava questo ritiro senza alcun accordo e condizione, né poteva rimanere in questa situazione. Quindi era intrappolato in un pantano, e bisognava perciò aspettare e vedere cosa avrebbe fatto Israele, ma tutto naturalmente dipendeva dalla continuazione della Resistenza.
Verso la fine dell’anno 1999 in Israele si svolsero le elezioni per il Primo Ministro. I principali rivali erano Ehud Barak e Netanyahu. Entrambi promettevano che in caso di una loro vittoria sarebbero usciti dal Libano. Ehud Barak specificò una data per il ritiro, ricordo il 7 luglio. Egli promise cioè di ritirarsi il 7 luglio del 2000. Le settimane e i mesi trascorsero. Quale era l’atmosfera prevalente in Libano, Siria e nella regione? Era che si sarebbe giunti a questa data specifica e gli israeliani non si sarebbero ritirati dietro la linea di confine. Voi tutti ricordate questo. E Barak cercò, attraverso gli americani, gli europei ed altri paesi nel mondo, di ottenere garanzie, programmi o accordi di sicurezza con il governo libanese o con l’ex presidente (siriano) Hafiz al-Assad, ed egli fallì. L’atmosfera tra tutti era che l’esercito occupante israeliano non si sarebbe ritirato, e che quando la scadenza del termine sarebbe giunta, sarebbe stato facile per Barak dire al suo popolo ‘io vi avevo promesso il ritiro il 7 luglio, ma non ho ricevuto alcuna garanzia di sicurezza, accordo o pre-condizioni, quindi ritirarsi è pericoloso e un grande errore strategico, pertanto non lo farò’. E non vi nascondo che noi, in Hezbollah, a livello politico e militare eravamo nella stessa condizione del resto delle potenze politiche presenti nel paese e nella regione, avevamo questa stessa prospettiva. Di nuovo facemmo una visita nella Repubblica Islamica dell’Iran ed avemmo un incontro con Sua Eminenza Imam Khamenei, e gli spiegammo la nostra prospettiva rispetto a questi eventi, e quelle che erano le aspettative, ma egli aveva una visione completamente differente e sorprendente.
Egli disse alla presenza di un incontro di fratelli (di Hezbollah) che “la vostra vittoria in Libano è estremamente vicina, è molto più vicina di quanto voi pensiate, e voi vedrete ciò con i vostri stessi occhi”. E questo era in contrasto con tutte le analisi, scritti, dati e informazioni esistenti. Anche rispetto alle informazioni in nostro possesso non vi era alcuna indicazione riguardo al tempo dei preparativi israeliani di ritirarsi dal sud del Libano. Egli disse ai fratelli: “Quando tornate in Libano, preparatevi per questa vittoria e pensate al discorso politico che vorrete fare e a come agire quando il nemico israeliano si ritirerà dal confine.” Noi andammo in Iran con una prospettiva e ne tornammo con una differente. Per questa ragione il sorprendente ritiro del 25 maggio non ci colse di sorpresa, e ci preparammo molto bene su come affrontare la zona sulla linea di confine e la popolazione residente nell’area.
La Guerra dei 33 giorni, la Guerra di Luglio (nel 2006), una guerra che era internazionale in termini di decisione (nel compierla), e araba in termini di supporto (per Israele), e israeliana in termini di applicazione. Araba in riferimento ad alcuni Stati arabi che erano coinvolti nella decisione di intraprendere la guerra. Il motivo era la distruzione della Resistenza in Libano, e voi tutti siete stati testimoni della natura brutale e distruttiva dell’attacco israeliano, specialmente durante l’inizio della guerra. Al punto che ogni discorso riguardo la vittoria (della Resistenza), anzi, anche soltanto parlare di salvezza e di uscire da questa guerra sani e con dignità era prossimo alla pazzia. ‘Perché voi siete un movimento di Resistenza con potenziali limitati, in un piccolo paese, e l’intero mondo complotta contro di voi, e una guerra di questa brutalità e ferocia è condotta contro esso’… Mentre i palazzi crollavano sotto i bombardamenti israeliani e mi trovavo al sud, ricevetti da un amico – questa è la prima volta che ne parlo -, un messaggio vocale dall’Imam Khamenei. Questo avveniva mentre le costruzioni nel sud del Libano venivano bombardate. Questo messaggio occuperebbe molte pagine se fosse riportato per iscritto, perciò menzionerò soltanto pochi importanti punti attinenti il nostro discorso.
In questo messaggio vocale l’Imam Khamenei ci disse: “Miei cari fratelli, questa guerra è simile alla Battaglia di Khandaq, la Battaglia di Ahzab (del Fossato) nella quale i Quraish, i giudei di Medina e tutte le tribù unirono le loro forze per assediare il Messaggero di Dio (pace su di lui e la sua famiglia) e i suoi Compagni a Medina, con l’obiettivo di sradicare questi credenti. Questa guerra è simile a quella, e i cuori arriveranno alla gola: “…avevate il cuore in gola e vi lasciavate andare ad ogni sorta di congettura a proposito di Allah” (Sacro Corano, 33: 10). Comunque affidatevi a Dio, ed io vi dico: voi vincerete sicuramente”. Questo avveniva nei primissimi giorni. “Voi sarete sicuramente vittoriosi, e oltre a questo vi dico che quando la guerra terminerà con la vostra vittoria, diventerete una potenza tale che nessun altro potere sarà capace di sollevarsi contro di voi”. Chi poteva fare questa predizione o giungere a simile conclusione, specialmente durante i primi giorni della guerra?
Gli eventi successivi all’11 settembre: questo è il penultimo esempio, perché nell’ultimo voglio parlare sulla Palestina. Il penultimo esempio riguarda gli eventi successivi all’11 settembre e alla decisione dell’amministrazione USA di lanciare una guerra contro l’Afghanistan. Era il periodo di preparazione precedente l’attacco, con l’arrivo di navi e forze statunitensi, e si parlava di occupare l’Iraq dopo l’Afghanistan. Voi tutti ricordate come durante questo tempo le menti, i cuori e le anime fossero profondamente scossi, e molti ritenevano che la nostra regione era entrata nell’era statunitense, sotto l’ombra dell’egemonia e controllo diretto americano, e che questo controllo USA nella nostra regione sarebbe durato per cento o duecento anni. Ed alcuni iniziarono a collegare le nuove invasioni o guerre americane alle crociate, parlando quindi di uno o due secoli di occupazione.
In una visita nella Repubblica Islamica ebbi l’onore di visitare l’Imam Khamenei e gli chiesi la sua opinione in merito. Qui stiamo parlando dell’Iran, ovvero che c’è una persona che vive in Iran, guida l’Iran, e gli americani stanno arrivando per occupare i vicini Afghanistan e Iraq, e navi e basi militari lo circondano da tutti i lati. Non stiamo cioè parlando di un pensatore, ricercatore o analista politico, o di un centro di ricerca. Noi stiamo parlando riguardo a una Guida che deve prendere una decisione, e guidare una politica che dipende dalla sua prospettiva. Egli mi disse qualcosa completamente contraria a quanto prevaleva nella regione. A quel tempo, molti governi e forze politiche iniziarono a fare ricerche su come poter negoziare e trovare soluzioni in linea con gli americani. Oggi sto martellando i fratelli iraniani… anche alcuni funzionari nella Repubblica Islamica – e queste sono le parole della Guida nel mese di Ramadan, quindi se egli non mi avesse detto questo, non sarebbe stato opportuno per me riferirlo – anche alcuni funzionari nella Repubblica Islamica si recavano dalla Guida e gli dicevano che vi sono nuove realtà, ed è nostra responsabilità trovare soluzioni o metodi di dialogo, o alcuni compromessi con l’amministrazione americana. Comunque egli rifiutò. Lo fece soltanto per il suo coraggio, zelo e fermezza? No. Rifiutò basandosi piuttosto su una visione strategica verso la realtà presente e futura. Quel giorno gli dissi che vi era un’atmosfera di apprensione nella regione; questo è naturale, anche noi eravamo coinvolti. Egli mi disse: “Dì ai fratelli di non essere preoccupati, gli Stati Uniti hanno raggiunto l’apice (del loro potere). Questo è l’inizio del loro declino.” Egli disse: “Giungendo in Iraq e Afghanistan cadranno nell’abisso. Questo è l’inizio della fine degli Stati Uniti e del progetto americano nella nostra regione, e voi dovete agire in accordo a queste basi”.
Ovviamente questo discorso è basato su analisi e dati. Per questo chiesi maggiori informazioni al riguardo. Egli replicò: “Quando il progetto americano è incapace e gli Stati Uniti d’America non sono in grado di difendere i loro interessi nella regione attraverso i regimi ad essi sottomessi nella zona, né tutti gli eserciti, basi militari e navi dispiegati nella regione sono sufficienti per questo – perché a quel tempo erano già presenti basi militari e navi – e si trovano obbligati a portare in questa regione forze e navi dal mondo interno, questo è allora un segno di impotenza e non di forza. Questo conferma inoltre l’ignoranza dei governanti e di coloro che decidono negli USA, conferma la loro ignoranza riguardo i popoli di questa regione. Popoli che rifiutano occupazioni, egemonie e controllo, e appartengono alla cultura ed alla storia del Jihad e della Resistenza. Per questa motivo, quando gli americani verranno in questa regione, essi annegheranno in un pantano e inizieranno a cercare vie di fuga. Perciò quello che sta accadendo non deve causare paura. Quanto sta avvenendo deve invece essere una fonte di grande speranza per un periodo nel quale l’Ummah si libererà dall’egemonia degli arroganti”.
Qui, o fratelli e sorelle, possiamo dire che vediamo davvero un chiaro e importante aspetto, che molti non conoscono, di questo Imam. Posso dirvi che durante il decennio scorso la nostra Ummah e la nostra regione hanno affrontato la più pericolosa guerra, probabilmente della loro storia. Gli Stati Uniti e i loro alleati occidentali, i governanti del mondo, con tutta la loro potenza militare, sicurezza e intelligence, e con tutti i loro potenziali mediatici, tecnici, finanziari ed economici, con tutte le loro guerre psicologiche, con tutto quello che essi possiedono, hanno usato tutta queste risorse per raggiungere l’obiettivo di controllare questa regione, occupare i nostri paesi e rovesciare i governi resistenti e i movimenti di Resistenza. Questo era chiaramente il progetto di George W. Bush, quello di stabilire il “Nuovo Medio Oriente”. L’Imam Khamenei era la Guida del confronto nella più pericolosa, potente e difficoltosa guerra, una guerra che ha richiesto molta intelligenza, saggezza, coraggio e capacità di comando e direzione.
Comunque, ancora fino ad oggi, molte dimensioni del ruolo che è stato svolto da questa grande Guida sono rimaste sconosciute.
Concludo con l’esempio finale, sulla questione di Israele. Sua Eminenza l’Imam Khamenei crede – mi riferiscono a incontri privati, al di fuori dei discorsi pubblici e quanto dice nei suoi discorsi – che l’entità sionista si sta muovendo verso l’annichilimento. Egli crede fermamente in questo. Ed egli ritiene che l’annichilimento di Israele non è così distante, intendendo non in un futuro distante. Ovvero egli vede ciò vicino. Ed egli crede che questo compromesso non produrrà alcun risultato. Qualsiasi cosa sta accadendo attorno a noi, in Palestina e nella nostra regione, sia nel corso dei negoziati, sia nei successi e nelle vittorie dei movimenti di Resistenza in Libano e Palestina, sia nelle recenti proteste palestinesi fuori dalla terre occupate, conferma che questo popolo possiede una solida determinazione a resistere. Significa che dopo 60 anni, tutte le sofferenze, calamità e punizioni che questo popolo ha patito, non lo hanno portato a perdere la speranza, né alla frustrazione; sono i dirigenti politici ad essere frustrati. Ma questa generazione di giovani che ha soltanto ascoltato della Nakba e della Naksa è già testimone dell’epoca delle vittorie. Questa generazione conferma che siamo davanti a generazioni di genti palestinesi che possiedono forte speranza ed alto entusiasmo a ritornare nella propria terra natia.
O fratelli e sorelle, quello che l’Imam Khamenei dice rispetto a Israele può essere compreso semplicemente considerando il retrocedere dell’America nella regione e della guida americana del mondo, e considerando gli sviluppi che hanno avuto luogo a favore del progetto della Resistenza nella regione, e la sfiducia nel processo dei negoziati. E quando vediamo questa prontezza al sacrificio negli occhi dei giovani palestinesi, arabi e musulmani in generale, vediamo questa debolezza e assenza di leadership politica in Israele e valutiamo le esperienze ottenute dalla Guerra di Luglio e della Guerra di Gaza, allora possiamo comprendere facilmente l’Imam Khamenei quando dice che Israele raggiungerà il suo annichilimento nel prossimo futuro, a Iddio piacendo.
Questa intelligenza e organizzazione sono basate – qui non voglio parlare sulle dimensioni intangibili di questa comprensione e di queste predizioni – sulla profondità e veridicità dei principi e premesse del pensiero dell’Imam Khamenei, del suo pensiero politico, e basate sulla correttezza della sua lettura degli eventi, ed anche sul coraggio di questa Guida. Guardate, anche se avesse principi corretti, ed una corretta lettura degli eventi, ma questa Guida fosse codarda e intimorita, cambierebbe i principi del suo pensiero e l’analisi degli eventi nell’interesse di una debole, flebile e arrendevole posizione. E il coraggio di una persona, appoggiandosi a Dio – Colui che promette ai mujahidin: “E coloro che si sforzano duramente per Noi, Noi sicuramente li guideremo nelle nostre vie, ed Allah è sicuramente con coloro che fanno il bene” – costruisce una Guida così intelligente e saggio. Una Guida che vede le cose al di sopra di come le vedono gli esperti ed analisti politici, i centri di ricerca e le aspettative ordinarie.
Oggi, poiché apriamo questa conferenza con la fine di questo discorso, ancora una volta dobbiamo mostrare il nostro profondo rispetto e grande elogio ai Palestinesi, e specialmente ai giovani resistenti, coraggiosi e indomiti mujahidin palestinesi e siriani, che ieri si sono riuniti vicino i confini delle alture siriane occupate del Golan. La loro perseveranza nell’esser presenti e partecipi, la loro tenacia nello sfidare e confrontarsi con il nemico e la caduta di decine di martiri e centinaia di feriti sono un chiaro messaggio di risolutezza e determinazione presente in questa Ummah. Questi giovani hanno di nuovo esposto la realtà dell’amministrazione americana e dei governi occidentali, specialmente dell’amministrazione USA che vuole ‘confiscare’ le rivoluzioni arabe e ingannare le menti dei giovani arabi. Hanno esposto la politica di questa amministrazione, i suoi motivi e premesse, e confermato il pieno appoggio statunitense a Israele, come dichiarato da Obama. La stessa posizione espressa dal Congresso USA con i suoi continui applausi durante il discorso di Netanyahu, pochi giorni fa. L’amministrazione USA prende posizione e dice che quanto accaduto ai confini era un atto legale di autodifesa. Non vi è condanna, rimprovero o qualcosa di simile. Stanno invece ‘benedicendo’ Israele. Questa è la realtà degli Stati Uniti che ci parlano di diritti umani, dignità e libertà.
Il puro sangue che ieri è stato versato è una nuova testimonianza della consapevolezza politica e storica che è stata creata e consolidata dall’Imam Khomeyni (possa essere santificata la sua nobile anima), e dopo di lui da Sua Eccellenza l’Imam Khamenei. Queste erano alcune prove soltanto di alcuni aspetti della personalità di questo Imam. Quando noi parliamo di questo saggio, coraggioso e comandante ci basiamo su queste realtà, che sono una piccola parte di quello che conosciamo e che non possiamo qui menzionare. Spero che la vostra conferenza sia capace con successo di rispondere parzialmente alla responsabilità che ricade sulle spalle dei sapienti religiosi, élite, pensatori e intellettuali di questa Ummah, di introdurre le sue guide, specialmente durante questo periodo di grandi fitnah (sedizioni). Che Iddio vi dia il successo.
Assalamu alaykum wa rahmatullah wa barakatuhu.
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