Lezione dell’Ayatullah Hashemi Shahrudi sulla Wilayat Faqih

Lezione dell’Ayatullah Hashemi Shahrudi sulla Wilayat Faqih

Questa importante discussione venne tenuta dall’Ayatullah Seyyed Hashemi Shahrudi durante una lezione del suo corso di “Kharij al-Fiqh” (livello avanzato di giurisprudenza) nella città santa di Qom, nell’autunno del 1997.


Col Nome d’Iddio

Durante l’ultima lezione si è fatto riferimento a tre hadith inerenti la Wilayat al-Faqih: la lettera di Ibn Ishaq, la tradizione di Abu Khadija e la Maqbula di Ibn Hanzala. Secondo questi tre hadith Musulmani devono far ricorso ai giuristi Islamici non solo per ciò che attiene alla sfera giudiziaria, ma anche riguardo a tutte le altre questioni e vicende.

La tradizione di Ishaq Ibn Yaqub venne narrata dall’Imam Mahdi (A), il dodicesimo Imam, ed è una delle prove più affidabili della Wilayat al-Faqih presente nelle raccolte di giurisprudenza Sciita.

Recentemente sono state fatte alcune pessime dichiarazioni da parte di qualche amico inconsapevole circa la validità della Wilayat al-Faqih. Tali osservazioni sono davvero stupide e possiedono molti aspetti negativi.

E’ assurdo attaccare questo importante e fondamentale principio del nostro Stato e della nostra nazione sollevando dubbi sulla Wilayat al-Faqih. Sono certo che se l’Imam Khomeyni fosse stato vivo non avrebbe tollerato una questione del genere. Per quanto mi ricordo, al tempo, vi erano piccoli e lievi punti interrogativi sulla legittimità della Wilayat al-Faqih ai quali l’Imam reagì assai severamente, biasimando quelle figure che non riuscivano ad afferrare il concetto reale della Wilayat al-Faqih.

Purtroppo queste pessime dichiarazioni non erano basate su intenzioni sincere. Perché alcuni individui devono attaccare il principio della Wilayat al-Faqih? La risposta è semplice: il motivo risiede nel fatto che la Wilayat al-Faqih è il fondamento del nostro Stato e il segreto del nostro successo.

Innanzitutto vorrei dire due parole di introduzione sulla Wilayat al-Faqih, e poi vorrei parlare più precisamente della Wilayat al-Faqih e della Marja’iyya.

Credo che non vi sia dubbio alcuno che la migliore persona per l’incarico della Wilayat al-Faqih sia l’Ayatullah Khamenei. Forse all’inizio circolava qualche dubbio al riguardo, ma dopo tutti questi anni il modo di affrontare i problemi dell’Ayatullah Khamenei è stato così brillante che non ha lasciato ulteriore spazio ai dubbi, sia per gli amici che per i nemici. Sia lodato Iddio che gli ha conferito le qualifiche perfette e necessarie per la Guida: la comprensione delle circostanze sociali e dello spirito dell’Islam. Oltretutto egli ha un’enorme esperienza dello Stato Islamico dell’Iran, la quale lo ha reso degno di questa responsabilità. Tali caratteristiche perfette non possono essere riscontrate in nessun altra figura nella nostra società.

Inoltre mi dimentico di citare la sua grande competenza nel campo dell’Ijtihad. In alcune nuove questioni gli altri giuristi non hanno portato nessuna soluzione legale, ma lui si. Si tratta di un punto distintivo che lo paragona ad altri grandi giuristi. Non è un lavoro troppo difficile esporre gli argomenti che esistono in lavori come l’“Urwa” o il “Jawahir”. Io credo che l’Ijtihad non si dimostri attraverso l’esposizione di argomenti già discussi ma bensì nel lavorare su questioni a cui gli altri giuristi non sono arrivati o sulle quali non hanno riposto sufficiente attenzione.

Ho avuto modo di essere testimone diretto della maniera in cui l’Ayatullah Khamenei inizia ed analizza un argomento, ricercandone le cause molto accuratamente affinché ogni relazione sia chiara. Credo che sia ingiusto negare di avere una Guida tale seguendo i nostri desideri egoistici.

Di conseguenza credo che non vi sia dubbio circa l’alto rango dell’Ayatullah Khamenei. Alcune sue ricerche sono state pubblicate dall’“Istituto Fiqh-e-Ahlul Bayt”.

In aggiunta alle qualifiche generali di ogni Mujathid, l’Ayatullah Khamenei ha ottenuto ulteriori conoscenze scientifiche nel campo della giurisprudenza Islamica, quali ad esempio la conoscenza dell’’Ilm al-Rijal (la scienza che si occupa delle biografie dei narratori di tradizioni). L’Ayatullah Khamenei presta molta importanza a questa materia nelle sue ricerche ed ha presentato nuove idee per risolvere vecchi problemi. Un’altra sua specializzazione è la comprensione del Corano e degli hadith: egli è in grado di fornire evidenze assai chiare e ragionevoli. Tale tipo di comprensione è alla base della giurisprudenza. Una delle maggiori critiche nei confronti dei giuristi attiene il tipo di ragionamento, dovuto alla mancata comprensione del Corano e degli hadith, ma l’Ayatullah Khamenei è molto esperto in questo campo. Egli cerca di analizzare l’espressione letterale del Corano e degli hadith in maniera eccellente, ed a volte giunge a nuovi spunti.

Un’altra caratteristica dell’Ayatullah Khamenei è la sua disciplina di pensiero logica ed accurata, la quale aiuta a risolvere casi complicati.

Nonostante vi siano sempre idee fastidiose e riprovevoli al riguardo, credo fermamente che non vi siano dubbi riguardo alla competenza di Ayatullah Khamenei per l’incarico della Guida (Rahbar).

Dopo questa introduzione, diamo adesso uno sguardo alla Wilayat al-Faqih e alla Marja’iyya. Quest’ultima era in vigore già da prima della Rivoluzione Islamica ma lo stesso non vale per la funzione della Wilayat al-Faqih.

L’autorizzazione ufficiale iniziò attraverso l’immenso sforzo dell’Imam Khomeyni, il quale rese possibile la realizzazione del Governo Islamico. Oggi abbiamo quindi l’autorità della Wilayat al-Faqih, che è la forma più perfetta di Marja’iyya. La Wilayat al-Faqih non riguarda il riferimento ad un giurista circa le regole pratiche ma attiene bensì alla guida dell’intera società. Tale cambiamento mira alla realizzazione dell’obiettivo religioso nella nostra società.

Adesso un giurista non agisce solo in casi specifici come l’amministrazione della proprietà di un orfano o questioni simili. Sarebbe veramente irragionevole che un giurista si impegni in tali faccende senza avere nessuna responsabilità nella società concernente i problemi sociali. Cosa significherebbe una credenza che funziona sugli affari di un orfano e sia incurante del resto? Questa è la mia domanda: perché non sarebbe possibile per un giurista far applicare tutte le leggi islamiche nella società in quanto governante e persona autorizzata?

L’autore dell’opera Jawahir al-Kalam [Shaykh Muhammad Hasan Najafi, ndt] afferma: “Colui che non accetta il principio della Wilayat al-Faqih non può gustare il dolce sapore del fiqh. Ne risulta che la Wilayat al-Faqih è uno dei principi fondamentali nella giurisprudenza islamica. L’unica divergenza risiede sul fatto se un giurista possa governare o meno. Io credo che la radice di questo problema risalga al periodo in cui i giuristi non avevano modo di governare.

Comunque il principio della Wilayat al-Faqih è chiaro e può esser dedotto dal Corano, dagli hadith e anche da argomenti razionali dovuti alla comprensione dello spirito della giurisprudenza.

L’autore del Jawahir fa ampio uso del suo talento giuridico onde giungere a decisioni interessanti nel campo della magistratura. Alcuni giuristi hanno dubitato di prove scritturali della Wilayat al-Faqih quali la “Maqbula” o la tradizione di Abu Kadija. Ma anche se volessimo mettere da parte queste prove, l’argomento razionale ci spinge a credere che un legislatore non può limitarsi al ruolo di semplice giudice e che una società Sciita richiede legislatori e giudici Sciiti, vale a dire giuristi qualificati.

Un altro punto molto importante è il fatto che la Wilayat al-Faqih sia la continuazione dell’Imamato. Oggi vediamo persone abiette che instillano dubbi riguardo la legittimità della Wilayat al-Faqih, affermando che tale principio è stato inventato da alcuni individui. Tale idea è completamente in contrasto con i versetti coranici e i ben noti hadith che dichiarano esplicitamente che la Wilayah appartiene primariamente a Dio, poi al Profeta (S), agli Imam e a coloro che sono stati nominati dagli Imam e quindi, in questo caso, non vi è scelta per gli individui. In una tradizione inerente alla nomina di un giudice viene detto: “Noi scegliamo il giudice, non voi”.

Forse alcuni si affidano alla teoria della “Shura” (Consultazione) o a idee moderne quali l’elezione diretta in stile occidentale. Ma la realtà è che la Shia non possiede alcun riferimento a queste teorie. La ragione più nota per la non-esistenza di tali teorie nella cultura Sciita è che non vi è nessuna tradizione da parte dei nostri Imam, pace su di loro, inerente alla Shura o alle condizioni degli elettori. Questo concetto di Shura può essere applicato oggigiorno onde scegliere i responsabili di uno Stato ma, nel caso della Wilayat al-Faqih, tutti i versetti coranici sono assolutamente contro la Shura, alcuni dei quali sono i seguenti: “Il giudizio non spetta a nessuno eccetto che a Dio”, “Non vi è autorità per essi”, “Obbedite a Dio, al Suo Profeta e a coloro tra voi che detengono l’autorita’”. Come possiamo ben notare, non vi è espressione che indichi l’elezione di un governante per le genti.

Tra gli hadith notiamo espressioni quali “Essi sono i miei rappresentanti tra voi e io sono il rappresentante di Dio” citate dal Profeta Muhammad (S). Come possiamo vedere lungo il corso della storia islamica, quando l’Imam Ali (A) era al governo dello Stato Islamico, egli sceglieva in prima persona i suoi rappresentanti e non chiedeva alle genti di scegliere quello che più gradivano.

Personalmente credo che la questione dell’elezione provenga totalmente dall’Occidente e sia totalmente assente dalle opere islamiche. Anche il concetto di Shura nella cultura Sunnita differisce dal concetto di Shura inteso al giorno d’oggi, poiché la comparsa della Shura tra i Sunniti si fondava su ragioni politiche ben precise.

Come è possibile notare durante il periodo degli Ummaiadi e degli Abbassidi, non vi era nessuna istituzione chiamata “Shura”: essa era semplicemente un riferimento ad una pratica risalente al periodo dei quattro Califfi.

Vi è comunque un altro significato di elezione nella giurisprudenza Sciita, laddove questa viene intesa come far conoscere ed introdurre qualcuno alle genti. Tale concetto è assai differente da quello occidentale. In ogni caso, qui vi è un ruolo speciale conferito alle persone: il ruolo di supervisionare i governanti.

Oggi vediamo alcuni individui che vogliono sottoporre la Wilayat al-Faqih all’elezione del popolo affinché questi ne autorizzi l’incarico o possa deporre a suo piacimento. Io credo che lo scopo di tale ideologia sia quello di cancellare la Wilayat al-Faqih dalla sua reale posizione.

Quindi chiedo profondamente sia ai giovani che ai sapienti di studiare attentamente questo argomento e di non farsi influenzare da teorie devianti.

Il punto successivo su cui voglio discutere è la questione dell’A’lamiyya. Nelle antiche opere di giurisprudenza questa espressione non viene mai citata ma è stata utilizzata recentemente, in testi contemporanei, in ispecie nel caso dell’Ijtihad e delle norme pratiche. La radice di questa idea trae origine da una causa razionale. Vale a dire che, quando sorge una divergenza di opinione tra due giuristi riguardo alle leggi pratiche, il musulmano dovrà far riferimento al più sapiente.

Alcuni giuristi contemporanei credono che il dovere seguire il giurista più sapiente sia una precauzione obbligatoria (ihtiat wajib).

Personalmente ritengo che il grado di A’lamiyya utilizzabile come preferenza tra i giuristi risieda quando esistono differenze profonde ed evidenti tra questi. Se la differenza dei due giuristi è lieve ma vi sono molti punti in comune, allora non sarà possibile identificare il “più sapiente”. Probabilmente, infatti, questi giuristi avranno frequentato lo stesso seminario, la stessa scuola di pensiero ed avranno ottenuto la stessa educazione sui metodi di ricerca. Ma quando la differenza è grande ed evidente, allora sarà possibile enunciare chi sia il più qualificato.

L’altro punto riguardo il concetto di A’lamiyya è che questa teoria non consiste nell’esperienza in Usul al-Fiqh o ‘Ilm al-Rijal. Certo, questi fattori sono importanti, ma vi sono altri fattori effettivi che, a mio avviso, rendono il giurista A’lam. Essi sono i seguenti:

Primo, possedere una profonda conoscenza dello spirito dell’Islam. Tale tipo di comprensione non solo necessita di una notevole conoscenza del Corano, degli hadith o dell’Usul al-Fiqh ma anche di una certa familiarità con la pratica e le maniere del Profeta (S) e degli Imam (A). Vale a dire che il giurista deve sapere accuratamente il modo in cui il Profeta (S) e gli Imam (A) avevano il controllo della società e il modo in cui erano soliti risolvere i problemi. In che modo facevano eseguire la legge islamiche nella società? Credo che per avere una buona conoscenza della condotta e della vita del Profeta (S) e degli Imam (A) si dovrà prima considerare quali priorità essi consideravano come bene per la società, riponendo attenzione alle circostanze della società stessa.

Qui vorrei dire che una delle ragioni per le quali l’Imam Khomeyni fu il giurista più sapiente del suo tempo è appunto questo aspetto: la comprensione delle priorità. Quando presentò la dottrina della Wilayat al-Faqih, il suo genio ebbe modo di esprimere la perfetta comprensione delle situazioni e delle priorità.

Prima dell’Imam Khomeyni la dottrina della Wilayat al-Faqih era vista come la supervisione di un giurista su questioni come la nomina di un giudice, la cura delle proprietà di un orfano e via dicendo. Se l’Imam Khomeyni non avesse raggiunto una profonda comprensione della realtà dell’Islam, e delle pratiche del Profeta (S) e degli Imam (A), oltre che alla comprensione delle situazioni sociali, egli non sarebbe mai giunto a presentare la dottrina della Wilayat al-Faqih nella maniera in cui fece.

Il riporre attenzione su questo punto mostra il carattere degno dell’A’lamiyya dell’Imam Khomeyni: egli ha attualizzato il credo religioso a beneficio della società. Non si è trattato di un mero lavoro teoretico senza alcun effetto.

Esiste un hadith dal quale può esser dedotta la Wilayat al-Faqih nota come “la lettera di Ibn Ishaq”. L’Imam Khomeyni dimostrerà tale principio attraverso questa evidenza con ragioni indiscutibili sia scritturali che intellettuali.

Un altro fattore effettivo per l’A’lamiyya è quello di avere una notevole comprensione delle questioni culturali, intellettuali e giuridiche, caratteristica molto importante in campi quali il sistema bancario, l’economia, la magistratura, eccetera.

L’altro punto necessario per un giurista e per una Guida è quello di avere familiarità con la conoscenza dell’Ahlul Bayt, con le questioni teologiche e con gli aspetti storici ed etici. Se supponiamo di avere davanti due giuristi, uno specializzato esclusivamente nelle opere di hadith come il “Wasa’il al-Shi’a” e l’altro che ha una perfetta conoscenza delle tradizioni degli Imam, io certamente sceglierò il secondo in quanto amministratore delle cose pubbliche e rappresentante della conoscenza islamica.

In questo scenario, il giurista che manca della conoscenza appropriata non potrà mai agire perfettamente ed il suo metodo di ragionamento sarà incompleto. Possiamo quindi concludere che per un giurista non è sufficiente studiare giurisprudenza (fiqh) e principi di giurisprudenza (usul al-fiqh) per alcuni anni in un seminario religioso onde essere veramente un sapiente.

Queste caratteristiche che ho menzionato per l’A’lamiyya sono tutte presenti nell’Ayatullah Khamenei. Egli ritiene che la giurisprudenza debba essere ottenuta dalla giurisprudenza stessa senza essere influenzata da altri fattori. Tale prospettiva ben si identifica nella sua personalità.

Nei suoi decreti religiosi, le sue decisioni sono molto vicine a quelle autorevoli. Egli rispetta le idee dei grandi sapienti e cerca di afferrare da essi tutti gli spunti validi per poi giungere alla sua decisione. Tale caratteristica è un altro ingrediente essenziale per la sua A’lamiyya.

Adesso, come argomento finale, vorrei affrontare la questione della Marja’iyya. Un’opinione dichiara che l’A’lamiyya è una condizione esclusiva della Marja’iyya. Ma se riflettiamo bene, la Marja’iyya è una guida per le genti che permette loro di adempiere ai propri bisogni religiosi e pratici. In altre parole, è una specie di legislazione religiosa e giuridica. Per tal ragione vi sono anche altre condizioni per la Marja’iyya quali la giustizia, il timor di Dio e la nascita legittima. Per alcune di queste condizioni non possiamo trovarvi una ragione determinante ma possiamo dire che, dato che si tratta di una posizione importante nella società, colui che è investito da tale autorità deve soddisfare le condizioni richieste.

L’Ayatullah Sadr, nel suo trattato di leggi pratiche chiamato “Al-Fatawa al-Waziha”, enumera altre condizioni, ed altre ancora sono state citate da altri giuristi. Tra esse vi sono l’efficienza e l’adeguatezza di un giurista. Ma non ho trovato queste condizioni nelle opere della gran parte dei giuristi.

Credo che sia un argomento interessante da discutere ed analizzare negli studi islamici, nei centri e nei seminari. Ma ora il punto è: quale è il grado della giustizia e del timor di Dio necessario per la Marja’iyya? Certamente si tratta di un grado assai elevato. Ma guardando l’insieme delle cose, credo che le condizioni più importanti per la Marja’iyya siano l’efficienza e il merito, poiché sono molte le persone che seguono un marja’ mettendo in pratica le sue decisioni.

E’ interessante dire che questa istituzione, quella della Marja’iyya, non esisteva nella cultura Sciita fino al tempo di Muhammad Ibn Makki al-Amili (XII-XIV secolo), noto come Shahid al-Awwal (il primo martire), che ne fu il fondatore e disse che nella società Sciita deve esistere una guida che faccia da riferimento per le necessità religiose e serva per l’adempimento delle leggi pratiche.

Muhammad Ibn Makki fu un brillante giurista, l’A’lam del suo tempo, il quale comprese lo spirito dell’Islam e della giurisprudenza. Nella nostra epoca, l’Imam Khomeyni è stato un giurista unico, il quale ci ha presentato la teoria della Wilayat al-Faqih attraverso ragioni inconfutabili, considerando la Marja’iyya, pur con tutta la sua importanza, soltanto una sua parte. E infine, ringrazio Iddio che la nostra presente Guida, l’Ayatullah Khamenei, possiede tutte le qualifiche necessarie sia per l’incarico della Marja’iyya che quello della Wilayat al-Faqih.

Prego Iddio Onnipotente che voi tutti abbiate il successo.

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Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte

Writer : shervin | 0 Comments | Category : Ayatullah Khamenei , Giurisprudenza

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