Un breve profilo di Elia (as) e Giosuè (as)
Secondo una tradizione di Ibn ‘Abbas, dopo Mosè (as), Giosuè (as) divise la popolazione degli Israeliti in Siria, paese la cui terra fu distribuita, a sua volta, tra di essi. Uno di questi gruppi di Israeliti si stabilì nella città di nome Baalbek, dove Elia (as) predicava alla gente. Qui vi era un re politeista che costringeva i suoi sudditi ad adorare una statua chiamata Baal come loro dio.
Iddio, Colui che è Esaltato, dice:
In verità Elia era uno degli Inviati. Disse al suo popolo: “Non sarete timorati [di Allah]?”. Invocherete Baal e trascurerete il Migliore dei creatori: Allah, il vostro Signore e il Signore dei vostri avi più antichi? (37:123-6)
Ma lo chiamarono bugiardo e non credettero alle sue parole.
La moglie del re era una donna peccatrice e quando il marito andò all’estero le affidò il regno.
Aveva un servo molto saggio ed intelligente che salvò trecento persone da costei.
Era la donna più peccatrice al mondo, sette re di Gerusalemme la sposarono ed era madre di novanta figli e nipoti.
Il vicino del re era un uomo virtuoso, credeva in Dio e nei Suoi inviati. Il suo giardino si trovava vicino al palazzo del re e l’introito proveniente da quel che vi coltivava era il suo sostentamento. Anche il re lo rispettava.
Una volta che il re partì per il viaggio, la malvagia moglie approfittò della sua assenza per avere possibilità di uccidere il vicino e portar via il giardino alla famiglia.
Ciò provocò l’ira di Dio.
Quando il re tornò dal viaggio fu informato dalla propria moglie, non approvò e disse che aveva sbagliato.
Iddio incaricò Elia (as) di predicare al popolo la vera religione e di adorare solo Lui e nessun altro, ed abbandonare l’adorazione degli idoli.
La gente tacciò Elia (as) di essere un bugiardo, lo insultò e lo minacciò di morte ma egli rimase paziente.
Nuovamente invitò le persone ad adorare Iddio e ad ubbidire ai Suoi comandi ma il loro atteggiamento peggiorò giorno dopo giorno.
Secondo quanto dettato dalla rivelazione di Dio Elia (as) disse al re di rinunciare a qualunque forma di opposizione, altrimenti lo avrebbe distrutto. Il re si arrabbiò e decise di punirlo severamente e di ucciderlo. Elia (as), apprendendo la gravità della situazione lasciò la città rifugiandosi su una montagna.
Rimase lì per sette anni e trascorse il suo tempo in preghiera, sopravvivendo cibandosi solo di frutta.
Iddio protesse il Suo Profeta e mantenne quel luogo al riparo da ogni sguardo.
Nel frattempo il figlio del re si ammalò ed il popolo perse le speranze. Tale figlio era molto amato dal re.
Il popolo pregò gli idoli per la guarigione del figlio ma ciò non funzionò.
Il re pensando che Elia (as) si trovasse sulla montagna mandò da lui i suoi uomini. Questi chiamarono il Profeta e lo implorarono di scendere e di pregare per il figlio del re.
Elia (as) scese e disse: “Iddio il Creatore mi ha inviato a voi ed io sono il Profeta. Ascoltatemi. Andate dal re e portate lui il mio messaggio. Iddio è Uno e non ha simili. Iddio da sostentamento a tutti. Egli crea gli uomini e li può distruggere. A Lui appartiene il potere ed il comando. Perché il re non si rivolge a Iddio Misericordioso, anziché pregare chi non risponde alle suppliche e gli idoli?”
Quelle persone andarono dal re e raccontarono tutto. Il re si infastidì ed ordinò ai suoi uomini di portarlo come prigioniero, ritenendolo suo nemico.
I suoi uomini non lo trovarono e tornarono dal re. Questo inviò i cinquanta capi del suo esercito ad arrestarlo dicendo: “Per prima cosa ditegli che abbiamo fiducia in lui e nel suo Dio. Quando egli verrà da voi arrestatelo e portatelo qui”.
I cinquanta comandanti andarono alla montagna e dissero ad alta voce: “Ci fidiamo di te, quindi ti preghiamo di scendere ed incontrarci”.
Elia (as) era nella foresta e li sentì, alzò le mani in preghiera e chiese a Dio di permettergli di andare da loro “e se sono bugiardi, proteggimi ed invia loro un castigo di fuoco”.
Iddio è consapevole ed udente ed inviò subito un castigo di fuoco, così furono tutti annientati in un attimo.
Quando il re venne a sapere tutto ciò divenne furioso ed ordinò al servo, che era un uomo buono e pio ed un credente in Dio, di andare insieme ai suoi uomini, dicendogli: “E’ tempo di pentirsi, vai da Elia, rendigli omaggio e chiedigli di venire a predicare e mostrare la strada giusta”. Poi disse al suo popolo di rinunciare all’adorazione degli idoli.
Il servo andò alla montagna con gli uomini del re e chiamò il Profeta. Elia (as) riconobbe la sua voce e Dio gli ordinò di andare dal credente, accoglierlo e stringergli la mano.
Elia (as) andò da lui e questo gli espose le condizioni del re dicendo “se non verrai il re mi ucciderà”. Iddio rivelò allora al Suo inviato che il messaggio del re era una menzogna e che voleva solo ingannarlo per poi poterlo uccidere.
Dio disse: “Di al servo di non preoccuparsi del re. Suo figlio morirà. Il re sarà triste e non gli farà del male”.
Quando il servo raggiunse il re vide peggiorare la condizione del figlio, il quale morì e quindi il re non badò a loro a causa della tristezza per la morte del figlio.
Dopo molto tempo il re si rasserenò e chiese al servo riguardo ad Elia (as). Questo disse di non aver incontrato Elia (as).
Dopo di ciò, Elia (as) scese dalla montagna e stette nella casa del Profeta Giona (as) per un anno. Quando nacque Giona (as), Elia (as) lasciò la sua casa e andò di nuovo sulla montagna dove era stato in precedenza.
Quando Giona (as) era piccolo la madre smise di allattare. Ella andò sulla montagna in cerca di Elia (as), diede lui la triste notizia della morte del figlio e disse che Dio le aveva rivelato di andare da lui per salvare la vita al figlio.
“Se preghi Dio per la vita di mio figlio, Egli lo farà tornare in vita. Ho tenuto mio figlio in segreto e non ho informato nessuno della sua morte né l’ho sepolto”. Elia (as) chiese: “Quanti giorni sono passati dalla sua morte?” Disse: “Sette giorni”.
Elia (as) si recò nella casa e alzando le mani in preghiera chiese a Dio di resuscitarlo. Iddio il Misericordioso accettò la preghiera e diede al bambino nuova vita. Dopo di ciò Elia (as) tornò alla montagna.
Quando Giona (as) ebbe quarant’anni, Dio lo nominò Profeta.
Come già detto, quando Dio aveva riportato in vita Giona (as), Elia (as) era tornato sulla montagna. Dopo sette anni Dio si rivelò e disse ad Elia (as) di chiedere ciò che desiderava, perché Egli lo avrebbe concesso. Elia (as) disse che era stufo della sua vita e stanco degli Israeliti, che questi erano contro Dio e che per questo motivo anche egli era contro di loro.
Dio rivelò: “O Elia, c’è un tempo prescelto per venire da me. Non intendo lasciare la mia terra vuota senza di te. Ci deve essere un Inviato sulla terra. Chiedi ogni altra cosa”. Elia (as) disse: “Vendicami. Non far piovere per sette anni. Quando loro verranno da me a chiedere aiuto io ti pregherò per la pioggia”.
A causa della maledizione di Elia (as) non piovve e ci fu una carestia. La gente capì che tutto ciò derivava da questa maledizione.
Tutti si avvicinarono a lui e dissero: “Ubbidiremo a te e a tutto quel che dici”.
Elia (as) con il suo compagno Giosuè (as) andarono dal re. Il re lo accusò di aver distrutto il paese attraverso l’ira divina. Elia (as) disse: “Iddio ha distrutto i miscredenti che non avevano fede”. Il re lo implorò di pregare Dio per liberarli dalla Sua ira.
Nel buio Elia (as) alzò le mani e pregò di liberare il popolo dal castigo e chiese a Giosuè (as) di guardare il cielo. Giosuè (as) disse di vedere una nuvola.
Elia (as) gli chiese di informare il popolo che avrebbe piovuto e che dovevano fare attenzione alla loro incolumità.
La pioggia iniziò a cadere ovunque e la carestia sparì per grazia di Dio.
Le persone iniziarono a passare le proprie vite facendo buone azioni ma dopo qualche tempo si rivoltarono contro il Profeta.
A volte Iddio si vendica attraverso il proprio Inviato e a volte inviando un nemico appartenente alla stessa comunità.
Tutto ad un tratto, uno dei nemici del re attaccò lui e la regina, li uccise e li gettò nel giardino del seguace di Dio.
Elia (as) dichiarò Giosuè (as) “suo vicario”.
Iddio Onnipotente lo aiutò con delle ali e lo innalzò fino al paradiso.
Mentre ascendeva al cielo, Elia (as) lanciò la sua stola per Giosuè (as) e Dio nominò costui come un Profeta dei Palestinesi e gli conferì tutti i Suoi doni per rivelazione su di lui. Gli Israeliti lo rispettarono e seguirono il suo percorso.
Muzaffar bin Qamar ha dichiarato che un giorno si recarono a casa dell’Imam as-Sadiq (as) e chiesero il permesso di entrare. Entrando sentirono l’Imam parlare con qualcuno in una lingua strana. Era siriaco. L’Imam pianse tanto ed essi piansero con lui.
Dopo che il servo andò via, l’Imam disse loro di entrare e questi lo fecero. Il narratore disse di aver sentito la voce dell’Imam alla porta e chiese lui se quella lingua fosse araba o siriaca. “Piangevi e piangevamo anche noi”. L’Imam risposte che stava ricordando Elia (as), uno dei migliori profeti, e che stava recitando una Dua che costui era solito recitare.
L’Imam recitò la stessa Dua di fronte a quelle persone. Costoro non avevano mai sentito la recitazione di tali versi prima.
Dopo di ciò, l’Imam tradusse i versi in arabo e disse che quando fu recitata questa Dua, Iddio ordinò ad Elia (as) di sollevare la testa dalla prostrazione e che non sarebbe stato punito. Elia (as) disse: “Io sono il Tuo servo e Tu sei il mio Signore, il Caritatevole”, poi sollevò la testa e come promesso Dio non lo punì.
L’Imam Muhammad al-Baqir (as) ha narrato la stessa storia. Come era solito fare Musa bin Aqil, l’Imam parlava di Elia (as) adoperando il nome arabo di Iliya invece che Ilyas.
Come narrato in una tradizione, l’Imam Jafar as-Sadiq (as) disse: “Elia e Giosuè mangiavano semi di prezzemolo con il loro cibo”.
L’Imam Muhammad al-Taqi (as) è citato in un’opera in cui narra che l’Imam Jafar as-Sadiq (as) disse che una volta, suo padre, l’Imam Muhammad al-Baqir (as), stava circombulando la Ka’baa quando arrivò un uomo. Dopo che l’Imam terminò la circombulazione, l’uomo lo condusse in una casa vicino la collina di Mecca. L’Imam as-Sadiq (as) disse: “Egli mi chiamò lì. Eravamo noi tre e nessun altro.” L’uomo accolse l’Imam as-Sadiq (as) e lo benedì poggiando la sua testa contro quella dell’Imam. Dopo di ciò si voltò verso l’Imam Muhammad al-Baqir (as) e disse: “Vuoi prima informarmi o vuoi che ti ponga delle domande?” L’Imam Muhammad al-Baqir (as) disse: “Come preferisci”.
L’uomo disse: “Se ti pongo una domanda, rispondimi solo con quel che è ispirato dal tuo cuore”. L’Imam al-Baqir (as) rispose che aveva sentito da suo padre che colui che pone questa domanda possiede due conoscenze diverse una dall’altra, mentre la conoscenza del divino invece non ha differenziazioni.
L’uomo disse: “La mia domanda è questa. Cosa è ciò di cui stai parlando?” L’Imam rispose “Dio è Grande. Ed Egli ha dato la conoscenza al Profeta ed agli Imam per le necessità delle persone”. Sentendo questo, l’uomo sollevò il velo dal suo volto, si sedette comodamente, divenne molto felice e disse: “Sono venuto per questo motivo”.
Poi egli domandò circa questa sapienza utile ad aiutare le persone che fu donata al Profeta ed i suoi discendenti e di come questi ne fossero a conoscenza. L’Imam rispose che era stata concessa attraverso la rivelazione di Dio e che gli Imam potevano ascoltare la voce degli angeli ma non potevano vederli come invece erano capaci i Profeti. Il rango di Profeta è veramente alto e permetteva di arrivare direttamente a Dio, parlarci sul momento e tornare, ma non è una posizione concessa a tutti.
L’uomo disse: “Quel che dici è vero, o figlio del Profeta! Adesso ti chiederò riguardo ad una questione complessa. Perché gli Imam non rivelano la loro conoscenza alla gente come fece il Profeta?”
Sentendo ciò l’Imam al-Baqir rise e disse che Dio non vuole che le persone ordinarie vengano messe a conoscenza della divina sapienza eccetto i Suoi inviati, i cui cuori Egli ha messo alla prova. Il profeta Muhammad al-Mustafa (S) mantenne la pazienza nei confronti dell’arroganza della gente di La Mecca con il permesso di Dio.
Dio non diede il permesso per una guerra contro i miscredenti ed il Profeta mantenne nascosta la sua Profezia alla sua comunità.
Dopo un lungo periodo, Dio ordinò al Profeta (S) di rendere pubblici i Suoi ordini nei confronti dei miscredenti.
Il Profeta (S) lo fece, inizialmente preoccupato dal rivelare il tutto apertamente. Stava aspettando il momento giusto per mostrare la sua posizione e la sua conoscenza divina perché sapeva che le persone non gli avrebbero creduto. Egli non aveva il permesso di dichiarare guerra. Il Profeta (S) ha detto di attendere l’approssimarsi della parusia dell’Imam Mahdi (aj) per vendicarsi dell’uccisione dei profeti e delle persone ingrate e dare loro e ai loro compagni una punizione.
Sentendolo, l’uomo estrasse una spada e disse: “Questa spada è per quando ci sarà una grande battaglia contro i peccatori”.
L’Imam al-Baqir (as) disse: “Si, per volere di Dio, il Profeta Muhammad è un vero e rispettabile Profeta”.
Ancora una volta quella persona si coprì il volto e disse: “Io sono Elia e qualunque cosa io abbia chiesto la conoscevo bene. Ma volevo rafforzare la fede”.
Dopo di ciò egli pose altre domande e poi sparì.
Secondo una tradizione dell’Imam Al-Hasan al-’Askari (as), il Profeta (S) disse al suo seguace Zaid bin Arqam che se voleva salvare se stesso dall’annegare, dal bruciare, dal soffocare fino alla morte, doveva recitare questa invocazione ogni mattina:
Bismillahi MashaAllah la yasrifus-su’a, Il-lallahu, Bismillahi MashaAllah la-yasukul Khaira illallah. Bismillahi Masha Allah Ma-yakunu min-nimatin, faminallahi. Bismillahi MashaAllah la haula wa la quwwata illa billahil Aliyal Azim. Bismillahi MashaAllah Salla-lahu ala Muhammadin wa-alihi Taiyabin.
Coloro che recitano questa invocazione tre volte al mattino e tre volte la sera saranno protetti da ogni tipo di problema.
Il Profeta (S) ha detto che al-Khidr (as) ed Elia (as) si incontrano per l’Hajj ogni anno e recitano la invocazione menzionata quando partono.
Secondo lo Shaykh Muhammad bin Shahrashub, un giorno il Profeta (S) sentì qualcuno dire: “O Dio, lascia che io sia un discepolo del Profeta Muhammad negli ultimi tempi della comunità”. Il Profeta (S) si recò sulla montagna e vide un uomo anziano con i capelli bianchi. La sua altezza era di trecento piedi di lunghezza. Egli vide il Profeta Muhammad (S), si alzò in piedi, lo abbracciò e disse: “Mangio solo una volta l’anno e questo è il momento di mangiare”. Un piatto pieno di diversi cibi venne dal paradiso e lo mangiarono insieme. Egli era Elia (as).
L’Imam Jafar as-Sadiq (as) ha detto che esisteva una persona di nome Elia (as). Era il capo di quattrocento persone degli Israeliti. Il re degli Israeliti si innamorò di una donna di un’altra comunità. Era una politeista. Il re si propose a lei come sposo. Lei disse che avrebbe accettato se le permetteva di portare i sui idoli con se e di adorarli. Inizialmente il re si rifiutò ma successivamente accettò i suoi termini e la sposò concedendole di portare con se i suoi idoli. Altre ottocento persone seguirono lei e i suoi idoli.
Il Profeta Elia (as) si recò dal re e disse: “Iddio ti ha reso un re con una vita prospera e tu sei diventato disubbidiente”. Il re non si curò di quel che egli disse. Elia (as) lo maledì e pregò Dio di colpire loro con una carestia di tre anni. La carestia arrivò ovunque. Essi macellarono i propri animali e li mangiarono tranne un puledro sul quale cavalcava il re.
Il ministro del re era un uomo buono, religioso e credeva in Dio. Egli stava con il Profeta Elia (as) insieme ai suoi seguaci. Iddio ordinò al Suo Profeta di recarsi dal re e di chiedergli di pentirsi cosicché Egli potesse perdonarlo. Il Profeta Elia (as) andò dal re, gli portò il messaggio di Dio e gli disse di obbedire. Il re si mise a discutere e disse che avrebbe obbedito.
Dopo di ciò il Profeta Elia (as) chiamò tutti i suoi seguaci. Per prima cosa sacrificò un animale come offerta, seconda cosa egli uccise la moglie del re e bruciò i suoi idoli. Il re si pentì amaramente e divenne un autentico seguace di Elia (as).
Iddio Misericordioso inviò la pioggia e li rese liberi dalla carestia.
L’Imam al-Ridha (as) disse che le persone di Gerusalemme credettero Gesù (as) il loro dio perché egli resuscitò i morti. Giosuè (as) resuscitò allo stesso modo i morti, camminò sull’acqua e guarì i ciechi.
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Brano tratto da Hayat al-Qulub di Allamah Muhammad Baqir Majlisi