I Compagni del Profeta
Seyyed Mustafa Qazwini
La maggior parte dei sapienti musulmani definisce Compagni (sahaba) del Profeta Muhammad le persone che hanno vissuto durante la sua epoca e lo hanno visto o ascoltato parlare, anche per un breve momento.
L’Islam insegna che nessuna persona deve essere lodata o condannata senza una valida ragione, al di là della sua origine, credo o colore. Secondo il Nobile Corano, coloro che sono più vicini a Dio sono coloro che sono più pii: “Presso Dio, il più nobile di voi è colui che più Lo teme” (49:13). Né le relazioni di sangue, né l’amicizia, né la posizione economica o sociale hanno un ruolo nella prossimità a Dio.
Per quanto riguarda i Compagni (sahaba), il Nobile Corano li divide in due gruppi. Il primo consiste in coloro che erano sinceri e leali e hanno sacrificato la loro ricchezza e anima (vale a dire la vita) in difesa della causa dell’Islam. Il Corano dice: “Coloro che credono, che sono emigrati e che lottano sul sentiero di Dio con i loro beni e le loro vite, hanno i più alti gradi presso Dio. Essi sono i vincenti. Il loro Signore annuncia loro la Sua misericordia e il Suo compiacimento e i Giardini in cui avranno delizia durevole, in cui rimarranno per sempre. Presso Dio c’è mercede immensa.” (9: 20-22) Numerosi altri versetti nel Nobile Corano lodano i bravi Compagni del Profeta, come gli al-Badriyun, coloro che erano al fianco del Profeta durante la Battaglia di Badr anche se il loro numero era meno di un terzo di quello dei loro nemici e le loro armi erano insignificanti comparate a quelle dei loro avversari. Essi rimasero fermi e sacrificarono le loro vite e sono tra i migliori esempi per i musulmani.
Allo stesso modo, vi erano rispettabili donne tra i sahaba che parteciparono alla vita politica, sociale ed economica dell’Islam, come Umm Amarah che sacrificò quattro figli in difesa dell’Islam. Mentre stava curando alcune ferite fatali ad uno dei suoi figli, Umm Amarah stessa si recò sul campo di battaglia per combattere il nemico. Il Profeta testimoniò il suo coraggio e disse al suo riguardo: “O Umm Amarah, chi può sopportare ciò che tu stai sopportando?”.
Vi è comunque un altro gruppo, gli ipocriti, che il Nobile Corano descrive chiaramente. Numerosi versetti nel Nobile Corano condannano il loro tentativo di distruggere la comunità islamica. In particolare ci sono due Surah nel Nobile Corano che fanno riferimento ad alcuni Compagni come ipocriti: Surah 9 (al-Tawbah o Il Pentimento) e Surah 63 (al-Munafiqin o Gli Ipocriti). Nella Surahtul Munafiqun, il Nobile Corano insegna che le persone non devono essere giudicate per la loro apparenza esteriore, e neanche per le loro azioni pubbliche, ma piuttosto per la loro sincerità e dedizione a Dio, al Suo Profeta ed alla Comunità Islamica. Questa Surah dice:
“Quando li vedi, sei ammirato dalla loro prestanza; se parlano, ascolti le loro parole. Sono come tronchi appoggiati. Credono che ogni grido sia contro di loro. Sono essi il nemico. Stai in guardia. Li annienti Iddio! Quanto si sono traviati!” (63:4)
Secondo il Nobile Corano essi sono i disobbedienti che Dio non perdonerà nel Giorno del Giudizio: “Per loro è la stessa cosa, che tu (Profeta Muhammad) implori perdono per loro o che non lo implori: Dio non li perdonerà mai. In verità Dio non guida gli empi.” (63:6)
Sebbene essi realizzavano le preghiere e donavano la carità (zakat), questi atti derivavano dalla loro ipocrisia e dal loro desiderio di mettersi in mostra e non dall’amore di Dio. Il Corano dice inoltre: “Nulla impedisce che le loro elemosine siano accettate, eccetto il fatto che non credono in Dio e nel Suo Messaggero, che non vengono alla preghiera se non di malavoglia, che non danno l’elemosina (zakat) se non quando sono costretti.” (9: 54).Anche quando pregavano dietro lo stesso Profeta, allorché una carovana commerciale entrava a Medina, questi ipocriti lasciavano le loro posizioni nella preghiera per guardare la carovana, piuttosto che ascoltare il sermone del Profeta di Dio. Il Corano dice: “Quando vedono un commercio o un divertimento, si precipitano e ti lasciano [Muhammad] ritto [mentre pronunci il sermone religioso della preghiera congregazionale del Venerdì, jum’ah]. Di’: “Quel che è presso Dio, è migliore del divertimento e del commercio e Dio è il Migliore dei sostentatori”. (62:11)
Secondo i resoconti storici, alcuni di questi ipocriti noti come “Compagni” del Profeta complottavano per ucciderlo (1). Il Nobile Corano menziona che essi progettavano di iniziare una guerra civile a Medina:
“Già prima fomentavano ribellione ostacolando i tuoi progetti, finché venne la verità e trionfò il decreto di Dio, nonostante la loro avversione.” (9: 48)
“Dicono (gli ipocriti): “Se ritorniamo a Medina, il più potente [il capo degli ipocriti] scaccerà il più debole [il Messaggero di Dio ed i suoi seguaci]”. Ma la potenza appartiene a Dio, al Suo Messaggero e ai credenti, ma gli ipocriti non lo sanno.” (63:8)
Alcuni di questi ipocriti stabilirono un masjid (moschea) e invitarono il Profeta ad inaugurarla, non per compiacere Dio ma per competere con gli altri musulmani e causare divisione tra i credenti. Dio ordinò al Profeta di rifiutare il loro invito e distruggere questo masjid che si fondava sull’ipocrisia:
“Quanto a coloro che hanno costruito una moschea per recar danno, per miscredenza, per [provocare] scisma tra i credenti, [per tendere] un agguato a favore di colui che, già in passato, mosse la guerra contro Dio e il Suo Messaggero, quelli certamente giurano: “Non abbiamo cercato altro che il bene!”. Dio testimonia che sono dei bugiardi. Non pregarvi mai. La moschea fondata sulla devozione sin dal primo giorno è più degna delle tue preghiere. In essa vi sono uomini che amano purificarsi e Dio ama coloro che si purificano. Chi ha posto le fondamenta della moschea sul timor di Dio per compiacerLo, non è forse migliore di chi ha posto le sue fondamenta su di un lembo di terra instabile e franosa, che la fa precipitare insieme con lui nel fuoco dell’Inferno? Dio non guida gli ingiusti (dhalimun). L’edificio che hanno costruito non smetterà di essere un’inquietudine nei loro cuori, finché i loro cuori saranno strappati. Dio è sapiente, saggio.” (9: 107-110)
Alcuni degli ipocriti avvicinavano i sinceri credenti musulmani sostenendo di essere una parte genuina della Comunità Islamica; nuovamente, Dio informa i musulmani di non credere loro: “Giurano per Dio che sono dalla vostra parte, mentre invece non è vero: quella è gente che ha paura” (9:56) Gli ipocriti, in innumerevoli occasioni, insultarono ed offesero il Profeta dell’Islam; il Corano dice: “Tra loro ci sono quelli che dileggiano il Profeta e dicono: “È tutto orecchi”. Di’: “È tutto orecchi per il vostro bene, crede in Dio e ha fiducia nei credenti, ed è una [testimonianza di] misericordia per coloro, fra voi, che credono. Quelli che tormentano il Messaggero di Dio, avranno doloroso castigo”. (9: 61)
Perfino il Profeta era inconsapevole di alcuni degli ipocriti a Medina. Sebbene egli fosse a conoscenza di ‘Abdullah ibn ‘Ubay, il capo degli ipocriti, vi erano altri nella Moschea del Profeta – nella città di Medina – dei quali Dio non lo aveva informato. Il Corano dice: “Tra i beduini (A’arab) che vi stanno attorno, ci sono degli ipocriti, come del resto tra gli abitanti di Medina. Essi perseverano nell’ipocrisia. Tu non li conosci, Noi li conosciamo. Due volte li castigheremo e poi saranno avviati verso un castigo terribile.” (9:101)
Gli atti di dissacrazione verso l’Islam e la società islamica raggiunsero un livello tale da parte di alcuni degli ipocriti che Dio promise loro punizione eterna. I musulmani non devono quindi estendere il compiacimento di Dio a tutte le persone che attorniavano il Profeta senza distinguere tra chi era un vero credente e chi pretendeva ciò. I musulmani non devono riferirsi ad essi come “le stelle che, se seguiremo, saremo guidati.” L’Imam al-Bukhari narra:
“Il Messaggero di Dio disse: “Io sarò alla Fontana di Kawthar davanti a voi, e dovrò assistere alcune persone e dovrò insistere. Io dirò: “Signore mio, essi sono i miei Compagni, essi sono i miei Compagni”, e verrà detto: “Tu non sai quali innovazioni hanno apportato dopo di te”.” (2)
L’Imam al-Bukhari narra inoltre una versione simile di questo hadith:
“Il Messaggero di Dio disse alla presenza dei suoi Compagni: “Io sarò alla Fontana aspettando coloro di voi che verranno a me. Per Dio, ad alcune persone verrà impedito di giungere a me, ed io dirò: “Signore mio, essi sono i miei seguaci e la gente della mia ummah (comunità)”. Ed Egli dirà: “Tu non sai cosa hanno fatto dopo di te; essi hanno costantemente voltato le spalle (alla tua religione).”
Poiché molti dei Compagni ascoltarono il Profeta dire ciò, un Compagno di nome ibn Abu Mulaikah iniziò ad includerlo nella sua invocazione. E’ riportato che egli era solito dire (nell’invocazione): “O Dio, cerco rifugio in Te nei momenti in cui arretriamo dai nostri ranghi e nei momenti in cui siamo messi alla prova riguardo alla nostra religione” (3)
Alcuni musulmani sostengono che chiunque manca di rispetto ad una qualsiasi delle persone che attorniavano il Profeta non è un musulmano o un credente. Certamente, criticare un sahaba genuino e devoto del Profeta è completamente proibito ed inaccettabile. Non bisogna però dimenticare che all’interno del gruppo di persone che attorniavano il Profeta vi erano alcuni che erano ipocriti, dei quali neanche lo stesso Profeta era a conoscenza. Ciò nonostante, Dio era ben consapevole di loro e inoltre maledisse quegli ipocriti che si presentavano come veri Compagni del Profeta, ma in realtà non lo erano.
Alcuni eruditi ritengono il maledire o parlare male di un Compagno come un abominio. Comunque, nel clan Ummayade vi era un particolare califfo che stabilì il precedente di maledire un certo Compagno conosciuto per la sua devozione a Dio ed all’Islam. Se ogni musulmano che maledice uno dei Compagni viene dichiarato miscredente, allora quale sarà il giudizio islamico rispetto a questo califfo?
In aggiunta, alcuni ahadith affermano che i Compagni erano infallibili. Se essi erano infallibili, allora perché dopo la morte del Profeta alcuni dei Compagni, di quando in quando, non solo entrarono in disaccordo gli uni con gli altri, ma le loro dispute sfociarono in attacchi fisici? Se erano infallibili allora perché combatterono tra loro? E’ stato documentato che alcuni individui tra i Compagni del Profeta furono responsabili dell’assassinio del terzo califfo, ‘Uthman ibn Affan. Bisogna continuare ad annoverarli come uguali ai pii Compagni del Profeta?
Se un hadith, come “I miei Compagni sono simili alle stelle…chiunque di voi li segue, sarà guidato”, viene esteso indiscriminatamente a tutti quei Compagni che erano attorno al Profeta, allora simile hadith non può essere considerato autentico nella scuola di pensiero sciita, giacché alcuni di questi Compagni sono stati rimproverati e ammoniti da Dio nel Corano.
Alcuni dei Compagni commisero peccati senza voler sfidare Dio, e Dio ha promesso loro il perdono: “Altri riconoscono i loro peccati, mescolando opere buone e cattive. Forse Dio accoglierà il loro pentimento. Iddio è perdonatore, misericordioso.” (9:102)
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NOTE
1) Per maggiori dettagli: al-Waqidi, al-Maghazi, Vol. 2, 989.
2) Sahih al-Bukhari, “Kitab al-Riqaq”, Hadith 6089 e 6090, “Kitab al-Fitan wa al-Malahim”, Hadith 6527; Sahih Muslim, “Libro sulle virtù”, Hadith 4250; Ibn Majah, “Libro sui riti religiosi”, Hadith 3048; Musnad Ahmad ibn Hanbal, Vol. 1, 384, 402, 406, 407, 425, 439, 453 e 455, Vol. 5, 387, 393 e 400.
3) Sahih al-Bukhari, “Kitab al-Riqaq” Hadith 6104; Sahih Muslim, “Libro sulle virtù”, Hadith n. 4245.
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